Pierra Menta 2007: vincono i francesi Perrier - Gachet e le italiane Martinelli - Pedranzini
La 22^ Pierra Menta ai francesi Florent Perrier e Gregory Gachet che, nell’ultima tappa di domenica, controllano senza difficoltà gli azzurri Giacomelli e Lunger. Francesca Martinelli e Roberta Pedranzini incoronate vincitrici della grand épreuve del skialpinisme per la seconda volta consecutiva.
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Giacomelli e Lunger nel vano inseguimento dei francesi.
Lorenzo Scandroglio
“Sarà dura, perché l’ultima tappa è breve - difficile recuperare oltre un minuto - e noi siamo pieni di acciacchi ma ci proveremo”, questo ci aveva confidato (tenendosi il polso ferito) l’altoatesino Hansjorg Lunger, “il lungo”, il compagno di Guido Giacomelli, prima di partire per l’ultima fatica di questa Pierra 2007. E alla fine i timori della vigilia si sono avverati. I beniamini di casa Florent Perrier e Gregory Gachet si sono aggiudicati questa stupenda edizione della scialpinistica del Beaufortin andando a incidere i loro nomi sul prestigioso albo d’oro.
Per arrivare ai fatidici 10.000 metri di dislivello positivo in quattro giorni, tratto distintivo di questa competizione, mancavano i 1600 metri dell’ultima tappa. La coppia italiana Giacomelli - Lunger, che si era trovata provvisoriamente in vantaggio al secondo giorno, sulla linea dell’ultimo start accusava oltre un minuto di ritardo dai francesi. Bazzecole, verrebbe da dire. Ma non è così a certi livelli, dove i ritardi si misurano in secondi e i minuti sono un abisso. Per non dire delle avversità opposte da una sorte non proprio favorevole ai due italiani e di cui abbiamo già dato conto nella cronaca delle precedenti tappe. Fatto sta che le due salite dell’ultimo capitolo dell’edizione 2007 erano poco tecniche e presentavano solo due passaggi da percorrere a piedi, nel bosco, fra neve marcia, fango, radici traditrici e aghi di pino. Uno poco dopo l’inizio del percorso, l’altro verso la fine. Per il resto salite facili, più lunga la prima (1295 m), breve la seconda (335 m), e discesa finale con epilogo pedonal-boschivo, come detto.
Fin dall’inizio si mettevano in luce i francesi di casa ma quel che lasciava stupiti è che a inseguire non erano né Giacomelli e Lunger né i terzi della classfica provvisoria, l’italiano Denis Trento e il transalpino Tony Sbalbi. Sulla prima cima si era già capito che per il gradino più alto del podio la partita era chiusa. Guido e Hansjorg transitavano infatti in posizioni di rincalzo, accusando evidentemente i colpi delle tappe precedenti e gli 8000 metri di dislivello già messi nelle gambe in tre giorni. La bagarre era invece aperta per la terza posizione (la crisi della coppia azzurra di punta difficilmente avrebbe tolto loro la seconda piazza, considerati i vantaggi accumulati sugli inseguitori nei giorni precendeti). Per il terzo posto concorrevano 2 coppie francesi e la coppia italo-francese Trento-Sbalbi che, fin qui, mantenevano una terza posizione in classifica generale sul filo dei secondi. Ma l’exploit generalizzato dei francesi faceva indietreggiare Trento e Sbalbi fino alla quinta posizione finale. Terza piazza della Pierra 2007 che andava così ai transalpini Alexandre Pellicier e Bertrand Blanc. Riassumendo, in sintesi, occorre dire però che la tappa era appannaggio dell’equipe francese Meilleur – Bon Mardion (quarta posizione generale), seguita della coppia Pellicier – Blanc e, praticamente insieme, dai vincitori Perrier-Gachet i quali, una volta capito che Giacomelli e Lunger erano rimasti indietro, decidevano di non correre rischi e di portare a termine la gara in sicurezza.
Fra le donne le bormine Francesca Martinelli e Roberta Pedranzini, dopo aver dominato le tre giornate precedenti, chiudevano con una netta vittoria anche l’ultima tappa. 17’:59” il loro vantaggio complessivo sulle francesi Corinne Favre-Nathalie Bourillon. Una leadership mai in discussione la loro, al punto che in vista dei terzi campionati europei di Svizzera di Morzine-Avoriaz (24-28 marzo 2007), le valtellinesi si candidano come le più serie pretendenti al gradino più alto del podio.
“Siamo felicissime –hanno dicharato - e finalmente abbiamo conquistato la Pierra vera (l’edizione 2006, vinta sempre dalle azzurre, era stata leggermente ridimensionata per il maltempo, ndr). I percorsi erano stupendi e questo pubblico unico al mondo”.
Giovani: ecco i campioni di domani
Fra i giovani di tutte le età dominio italo francese con la sola eccezione di un equipe catalana nella categoria Juniores. I segnali più significativi vengono però dagli Espoir, (fino a 23 anni) dove si possono già valutare i talenti dell’immediato futuro. Qui le prime piazze, sia fra gli uomini che fra le donne, sono andate agli italiani. Si noti che i tracciati sono gli stessi delle categorie maggiori con l’unica differenza che, rispetto alla Pierra Menta completa, si corrono 2 tappe su 4. Basta confrontare i tempi per rendersi conto dei valori in campo rispetto ai vari Giacomelli, Perrier e compagnia. Basti dire che Mattia Coletti e Lorenzo Holznecht, i vincitori Espoir maschili, hanno fermato il cronometro sul quinto tempo complessivo di quest’ultima tappa.
L’altro grande talento, “l’artista” valsusino Matteo Eydallin, generoso e modesto come pochi (su entrambe le salite ha teso un cordino fra lui e il compagno e l’ha letteralmente trainato), è stato rallentato dal compagno svizzero ed ha chiuso in seconda posizione di categoria con un distacco sotto il minuto. Anche qui siamo già ai più alti livelli mondiali.
Li attendiamo tutti agli europei e, soprattutto, tra due anni con i senior.
Considerazioni: scialpinismo alla française, Caf e Cai
Sono almeno due le cose da ribadire alla luce di questa grande gara di scialpinismo di origine moderna. La prima è che in Francia lo scialpinismo da gara è ancora scialpinismo vero, privo dell’ossessione della sicurezza (il che non significa, si badi bene, privo di norme e di precauzioni prese fin nei dettagli da un’organizzazione eccezionale) e connotato da una forte componente alpinistica e tecnica, con numerose progressioni su creste affilate, risalite di couloir ghiacciati, tratti da percorrere a piedi. Spesso i concorrenti devono calzare i ramponi e, non di rado, aiutarsi sul terreno con le mani (si veda la foto che ritrae Roberta Pedranzini sulla cresta del Grand Mont, durante la terza tappa di sabato 17 marzo, in posizione precaria). Chissà, forse in Italia, ma lo diciamo come provocazione, dà il suo contributo anche una certa cultura “mammona” per cui l’ossessione sul pericolo nasce più nei focolari domestici e nelle aule parlamentari che sul terreno: basti dire che in Francia, ma anche in Austria, gli scialpinisti possono anche risalire le piste battute (almeno per allenarsi, specie quando c’è poco tempo, in settimana, e non si può andare a fare la gita lunga) e alla nostra domanda sulle questioni di sicurezza ci siamo sentiti rispondere: “Sì in Francia lasciamo risalire le piste con le pelli perché è più sicuro. Così gli scialpinisti non corrono il rischio delle valanghe”. “E i frontali sulle piste?”, chiediamo noi. “A noi risulta che si tratta sempre di incidenti fra sciatori in discesa. E poi facendo la somma fra incidenti per valanghe e incidenti in pista si vede che abbiamo ragione”.
La seconda considerazione riguarda temi che, indirettamente, hanno a che fare con la cultura della montagna. Perché in Italia, a fronte di un movimento in crescita fra i praticanti dello scialpinismo da gara, non esiste un pubblico che segue le competizioni? Certo, si potrebbe rispondere anche con il fatto che i tracciati sono più in alto, che non si coinvolgono i centri abitati (mentre alla Pierra Menta, quando l’innevamento lo consente, si attraversano più volte gli abitati, come in Italia succede soltanto in una scialpinistica sui generis quale la Sellaronda), ma la questione è evidentemente un’altra. In Francia l’universo montagna è unito, pur nelle differenze e nelle specificità delle varie discipline. Il Caf (Club alpino francese) sostiene le gare di ski alp e ci sono persino delle squadre ufficiali del sodalizio francese. Coloro che partecipano ai corsi del club alpino partecipano anche alle competizioni, da spettatori o da concorrenti, e questo non esaurisce un approccio alla montagna che resta connotato da una forte componente conviviale, estetica e contemplativa. In Italia questi due mondi sono divisi e non comunicano fra loro, specie nelle città (guarda caso, ovvero dove si fanno congetture astratte su un mondo senza viverlo). Anzi, spesso si guardano con sospetto quasi si trattasse di visioni del mondo opposte e tipologie umane differenti. Roba da ridere. Che alla fine fa solo male al movimento. Bisogna vederli questi francesi che alle 5 del mattino, armati di bandiere, fisarmoniche, vini e formaggi, attraversano il paese, calzano sci e pelli di foca e, in migliaia, di tutte le età, risalgono i pendii per andare al Grand Mont, godersi una giornata in montagna in compagnia e vedere la Grand épreuve de skialpinisme. La gita solitaria, immersa nei silenzi alpini, la faranno poi, la settimana dopo magari. Ma intanto stringono amicizia con la montagna e prendono confidenza con essa, in ogni momento della vita.
Un Premio speciale
La Pierra Menta si sa, non è solo una competizione. E’ anche, e soprattutto il suo calore e il suo colore. Così, nel colore della Pierra, nel dietro alla quinte del suo aprés ski, è nata l’idea dei giornalisti francesi e italiani di istituire un premio fuori programma alla simpatia.
Nella sala delle premiazioni ufficiali di Beaufort, gremita di un migliaio di persone, l’assegnazione del premio ha riscosso grande successo. Per il suo sorriso, per il suo sguardo, per le “beaux mollet” (hanno scritto i francesi), Laura Chiara Besseghini, ottimamente quarta in classfica femminile con Christiane Nex, ha conquistato così il Premio speciale della stampa della Pierra Menta 2007.
Lorenzo Scandroglio
lorenzo.scandroglio@tin.it
Per arrivare ai fatidici 10.000 metri di dislivello positivo in quattro giorni, tratto distintivo di questa competizione, mancavano i 1600 metri dell’ultima tappa. La coppia italiana Giacomelli - Lunger, che si era trovata provvisoriamente in vantaggio al secondo giorno, sulla linea dell’ultimo start accusava oltre un minuto di ritardo dai francesi. Bazzecole, verrebbe da dire. Ma non è così a certi livelli, dove i ritardi si misurano in secondi e i minuti sono un abisso. Per non dire delle avversità opposte da una sorte non proprio favorevole ai due italiani e di cui abbiamo già dato conto nella cronaca delle precedenti tappe. Fatto sta che le due salite dell’ultimo capitolo dell’edizione 2007 erano poco tecniche e presentavano solo due passaggi da percorrere a piedi, nel bosco, fra neve marcia, fango, radici traditrici e aghi di pino. Uno poco dopo l’inizio del percorso, l’altro verso la fine. Per il resto salite facili, più lunga la prima (1295 m), breve la seconda (335 m), e discesa finale con epilogo pedonal-boschivo, come detto.
Fin dall’inizio si mettevano in luce i francesi di casa ma quel che lasciava stupiti è che a inseguire non erano né Giacomelli e Lunger né i terzi della classfica provvisoria, l’italiano Denis Trento e il transalpino Tony Sbalbi. Sulla prima cima si era già capito che per il gradino più alto del podio la partita era chiusa. Guido e Hansjorg transitavano infatti in posizioni di rincalzo, accusando evidentemente i colpi delle tappe precedenti e gli 8000 metri di dislivello già messi nelle gambe in tre giorni. La bagarre era invece aperta per la terza posizione (la crisi della coppia azzurra di punta difficilmente avrebbe tolto loro la seconda piazza, considerati i vantaggi accumulati sugli inseguitori nei giorni precendeti). Per il terzo posto concorrevano 2 coppie francesi e la coppia italo-francese Trento-Sbalbi che, fin qui, mantenevano una terza posizione in classifica generale sul filo dei secondi. Ma l’exploit generalizzato dei francesi faceva indietreggiare Trento e Sbalbi fino alla quinta posizione finale. Terza piazza della Pierra 2007 che andava così ai transalpini Alexandre Pellicier e Bertrand Blanc. Riassumendo, in sintesi, occorre dire però che la tappa era appannaggio dell’equipe francese Meilleur – Bon Mardion (quarta posizione generale), seguita della coppia Pellicier – Blanc e, praticamente insieme, dai vincitori Perrier-Gachet i quali, una volta capito che Giacomelli e Lunger erano rimasti indietro, decidevano di non correre rischi e di portare a termine la gara in sicurezza.
Fra le donne le bormine Francesca Martinelli e Roberta Pedranzini, dopo aver dominato le tre giornate precedenti, chiudevano con una netta vittoria anche l’ultima tappa. 17’:59” il loro vantaggio complessivo sulle francesi Corinne Favre-Nathalie Bourillon. Una leadership mai in discussione la loro, al punto che in vista dei terzi campionati europei di Svizzera di Morzine-Avoriaz (24-28 marzo 2007), le valtellinesi si candidano come le più serie pretendenti al gradino più alto del podio.
“Siamo felicissime –hanno dicharato - e finalmente abbiamo conquistato la Pierra vera (l’edizione 2006, vinta sempre dalle azzurre, era stata leggermente ridimensionata per il maltempo, ndr). I percorsi erano stupendi e questo pubblico unico al mondo”.
Giovani: ecco i campioni di domani
Fra i giovani di tutte le età dominio italo francese con la sola eccezione di un equipe catalana nella categoria Juniores. I segnali più significativi vengono però dagli Espoir, (fino a 23 anni) dove si possono già valutare i talenti dell’immediato futuro. Qui le prime piazze, sia fra gli uomini che fra le donne, sono andate agli italiani. Si noti che i tracciati sono gli stessi delle categorie maggiori con l’unica differenza che, rispetto alla Pierra Menta completa, si corrono 2 tappe su 4. Basta confrontare i tempi per rendersi conto dei valori in campo rispetto ai vari Giacomelli, Perrier e compagnia. Basti dire che Mattia Coletti e Lorenzo Holznecht, i vincitori Espoir maschili, hanno fermato il cronometro sul quinto tempo complessivo di quest’ultima tappa.
L’altro grande talento, “l’artista” valsusino Matteo Eydallin, generoso e modesto come pochi (su entrambe le salite ha teso un cordino fra lui e il compagno e l’ha letteralmente trainato), è stato rallentato dal compagno svizzero ed ha chiuso in seconda posizione di categoria con un distacco sotto il minuto. Anche qui siamo già ai più alti livelli mondiali.
Li attendiamo tutti agli europei e, soprattutto, tra due anni con i senior.
Considerazioni: scialpinismo alla française, Caf e Cai
Sono almeno due le cose da ribadire alla luce di questa grande gara di scialpinismo di origine moderna. La prima è che in Francia lo scialpinismo da gara è ancora scialpinismo vero, privo dell’ossessione della sicurezza (il che non significa, si badi bene, privo di norme e di precauzioni prese fin nei dettagli da un’organizzazione eccezionale) e connotato da una forte componente alpinistica e tecnica, con numerose progressioni su creste affilate, risalite di couloir ghiacciati, tratti da percorrere a piedi. Spesso i concorrenti devono calzare i ramponi e, non di rado, aiutarsi sul terreno con le mani (si veda la foto che ritrae Roberta Pedranzini sulla cresta del Grand Mont, durante la terza tappa di sabato 17 marzo, in posizione precaria). Chissà, forse in Italia, ma lo diciamo come provocazione, dà il suo contributo anche una certa cultura “mammona” per cui l’ossessione sul pericolo nasce più nei focolari domestici e nelle aule parlamentari che sul terreno: basti dire che in Francia, ma anche in Austria, gli scialpinisti possono anche risalire le piste battute (almeno per allenarsi, specie quando c’è poco tempo, in settimana, e non si può andare a fare la gita lunga) e alla nostra domanda sulle questioni di sicurezza ci siamo sentiti rispondere: “Sì in Francia lasciamo risalire le piste con le pelli perché è più sicuro. Così gli scialpinisti non corrono il rischio delle valanghe”. “E i frontali sulle piste?”, chiediamo noi. “A noi risulta che si tratta sempre di incidenti fra sciatori in discesa. E poi facendo la somma fra incidenti per valanghe e incidenti in pista si vede che abbiamo ragione”.
La seconda considerazione riguarda temi che, indirettamente, hanno a che fare con la cultura della montagna. Perché in Italia, a fronte di un movimento in crescita fra i praticanti dello scialpinismo da gara, non esiste un pubblico che segue le competizioni? Certo, si potrebbe rispondere anche con il fatto che i tracciati sono più in alto, che non si coinvolgono i centri abitati (mentre alla Pierra Menta, quando l’innevamento lo consente, si attraversano più volte gli abitati, come in Italia succede soltanto in una scialpinistica sui generis quale la Sellaronda), ma la questione è evidentemente un’altra. In Francia l’universo montagna è unito, pur nelle differenze e nelle specificità delle varie discipline. Il Caf (Club alpino francese) sostiene le gare di ski alp e ci sono persino delle squadre ufficiali del sodalizio francese. Coloro che partecipano ai corsi del club alpino partecipano anche alle competizioni, da spettatori o da concorrenti, e questo non esaurisce un approccio alla montagna che resta connotato da una forte componente conviviale, estetica e contemplativa. In Italia questi due mondi sono divisi e non comunicano fra loro, specie nelle città (guarda caso, ovvero dove si fanno congetture astratte su un mondo senza viverlo). Anzi, spesso si guardano con sospetto quasi si trattasse di visioni del mondo opposte e tipologie umane differenti. Roba da ridere. Che alla fine fa solo male al movimento. Bisogna vederli questi francesi che alle 5 del mattino, armati di bandiere, fisarmoniche, vini e formaggi, attraversano il paese, calzano sci e pelli di foca e, in migliaia, di tutte le età, risalgono i pendii per andare al Grand Mont, godersi una giornata in montagna in compagnia e vedere la Grand épreuve de skialpinisme. La gita solitaria, immersa nei silenzi alpini, la faranno poi, la settimana dopo magari. Ma intanto stringono amicizia con la montagna e prendono confidenza con essa, in ogni momento della vita.
Un Premio speciale
La Pierra Menta si sa, non è solo una competizione. E’ anche, e soprattutto il suo calore e il suo colore. Così, nel colore della Pierra, nel dietro alla quinte del suo aprés ski, è nata l’idea dei giornalisti francesi e italiani di istituire un premio fuori programma alla simpatia.
Nella sala delle premiazioni ufficiali di Beaufort, gremita di un migliaio di persone, l’assegnazione del premio ha riscosso grande successo. Per il suo sorriso, per il suo sguardo, per le “beaux mollet” (hanno scritto i francesi), Laura Chiara Besseghini, ottimamente quarta in classfica femminile con Christiane Nex, ha conquistato così il Premio speciale della stampa della Pierra Menta 2007.
Lorenzo Scandroglio
lorenzo.scandroglio@tin.it
Note:
Pierra Menta 2007 - 3a tappa | |
Pierra Menta 2007 - 2a tappa | |
Pierra Menta 2007 - 1a tappa | |
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