La Cina non porta fortuna. Di Stefano Ghisolfi

A cinque giorni dall'ultima tappa della Coppa del Mondo di arrampicata Lead 2016 che si disputerà sabato e domenica prossimi a Kranj in Slovenia, il climber Stefano Ghisolfi analizza la sua vittoria della sesta tappa a Xiamen in Cina a metà ottobre.
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Stefano Ghisolfi vince la Coppa del Mondo Lead 2016 a Xiamen in Cina
IFSC / Eddie Fowke

Per vincere una gara un pizzico di fortuna ci vuole sempre. Ma per battere gente del calibro di Dmitrii Fakiryanov, Jakob Schubert, Domen Skofic, Romain Desgranges, Gautier Supper e Sean McColl non una ma due volte, è chiaro che ci vuole ben altro: talento, capacità atletica e dedizione oltre il normale. È quello che ha dimostrato di possedere Stefano Ghisolfi, quando verso la fine dello scorso ottobre a Xiamen ha vinto per la seconda volta nella sua carriera una tappa della Coppa del Mondo Lead, e per la seconda volta è successo in Cina. A cinque giorni dell'ultimo appuntamento dell'anno, la tappa decisiva di Kranj in Slovenia, il climber di Torino esamina così questa prestazione da incorniciare.


LA CINA NON PORTA FORTUNA
di Stefano Ghisolfi

La Cina non mi porta fortuna, non è vero. Ci deve essere un’altra spiegazione perché’ ogni volta che vado in Cina riesco ad andare bene. Anzi, c’è di sicuro, perché l’anno scorso proprio in Cina sono caduto dopo 3 prese in semifinale. E allora come mai la maggior parte dei podi in Coppa del Mmondo che ho fatto li ho fatti lì? (3 su 4 per l’esattezza). La spiegazione secondo me si può trovare con la logica.

Ho pensato potessero essere le condizioni climatiche che potrei trovare favorevoli, ma confrontando il freddo della gara del 2012 in cui ho vinto la mia prima medaglia di bronzo, e il caldo torrido dell’ultima gara ho dedotto che le cose non possono essere correlate. Le gare in Cina, oltre che il posto hanno anche un’altra cosa in comune: la data. Tutte sono sempre organizzate nello stesso periodo, a fine ottobre, un periodo particolare della stagione in cui è difficile mantenere la forma. Di solito (credo) la forma si ricerca in altri periodi dell’anno, puntando di più a settembre in cui ci sono gare come Campionati Mondiali e Europei.

E allora perché io a ottobre sono in forma? Non penso a ottobre di essere più in forma di altri periodi, forse però riesco a mantenere la forma costante per un periodo di tempo molto lungo che va da luglio a settembre, in funzione della durata della Coppa del mMondo. Questa è la mia spiegazione ai miei podi in Cina, non saprei in che altro modo giustificarli (anche perché non è uno dei miei posti preferiti diciamo)! Arriva un certo periodo dell’anno in cui mi ritrovo a essere veramente tra i più forti, e quest’anno, in questa gara ero io il più forte e l’ho sentito dalle qualifiche alla finale.

Faccio entrambi i top in qualifica e solo Domen Skofic e Jakob Schubert fanno altrettanto. Gia quando nelle prime fasi di gara riesco a piazzarmi tra i primi capisco che le cose stanno funzionando bene. E così sono continuate: scalo la semi in modo quasi impeccabile e raggiungo top, per la prima volta accompagnato da nessun altro, e per la seconda volta dopo Chamonix a luglio mi ritrovo in prima posizione dopo le semifinali. Questo significa anche dover partire per ultimi e dover gestire la tensione per più tempo, fino all’ultimo minuto di isolamento, aspettando che tutti scalino la loro via e sentendo il pubblico esultare ad ogni presa salita dagli avversari. Nessun boato però questa volta ha accompagnato la caduta degli avversari che mi hanno preceduto, il pubblico non ha gioito “da top”, da questo ho dedotto che la via non era stata chiusa da nessuno.

Quando siamo in isolamento non possiamo vedere nessuno scalare e sapere fin dove un avversario sale, gli unici segnali arrivano dal pubblico, che applaudisce, esulta o urla un “no” sorpreso. Nella testa di chi è in isolamento comincia a formarsi un’idea della classifica, fittizia e a volte totalmente sbagliata, ma su una cosa si è certi sempre: il top di un atleta non passa inosservato a chi è ancora in isolamento.

Per fortuna questa volta ho sentito cadere chi partiva prima di me, in ogni caso se avessi fatto top io sarei stato sicuro di vincere poiché ero primo in semifinale. Partire per ultimi è sempre una grossa responsabilità, non si vuole deludere nessuno, ma si ha tutto da perdere. Chi parte ultimo si aspetta una prestazione come quella della semifinale, tutti gli altri si aspettano un gran finale, ma non è sempre così che va a finire.

Parto sulla via determinato, senza paura di sbagliare e apprendo quello stile dinamico che i tracciatori volevano tirare fuori dagli scalatori, un lancio a due mani a metà via non mi spaventa (la presa di arrivo la conosco bene, ce l’abbiamo al BOX), supero anche un altro filtro dinamico e mi ritrovo con quello che avevo capito sarebbe stato l’ultimo riposo. Passo una sezione intensa e lotto fino alla morte sull’ultima parte della via, cado stremato e sono appeso alla corda.

Dal momento in cui si cade al momento in cui si scopre la classifica di solito passano dei minuti, che sembrano ore, tocco con i piedi per terra e saluto il pubblico esultante, ho fatto una bella prestazione, ma quanto bella? Nel pubblico vedo Leonardo e Alberto che saltano e sbraitano mentre mi facevano un video, allora azzardo a fare una domanda alzando solo un indice di una mano, significa: “sono primo?”. Risposta positiva.

In fondo forse la Cina mi porta un po' fortuna, non credo in superstizioni del genere ma è divertente pensarci. L’unica cosa che mi dispiace del fatto di vincere in Cina è cantare l’inno di Mameli di fronte a un pubblico cinese che di solito capisce poco di cosa succede durante la gara (credo), quello che spero è di poterlo cantare un giorno davanti a un grande pubblico italiano.

Questa volta il grande pubblico italiano era composto dai miei compagni di squadra Claudia, Alberto e Marcello e anche Leonardo, Alessandro e Ludovico della Speed, e la ciliegina sulla torta è stato un signore, di cui purtroppo non ricordo il nome, italiano in Cina per lavoro, che ha seguito dal vivo la mia gara e cantato l’inno di Mameli con voce da tenore a squarciagola!

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