Silvio Reffo e il suo viaggio arrampicata a Red River Gorge

Il racconto del climber Silvio Reffo del suo viaggio negli USA alla scoperta della bellezza di alcuni parchi nazionali e della Red River Gorge in Kentucky una delle falesie d’arrampicata più alla moda degli ultimi anni.
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Silvio Reffo sale Pure Imagination a Red River Gorge
Matteo Pavana / www.theverticaleye.com
Era da tempo che sognavo di viaggiare oltre oceano e raggiungere l'America. Osservare, scoprire, conoscere il nuovo Continente, non solo dal punto di vista arrampicatorio, stava diventando quasi una necessità. Troppi luoghi ammirati solo in foto e scorrendo qualche video, così come tanti racconti di amici e conoscenti, mi invogliavano a compiere questo viaggio. Così, finalmente, il 18 settembre, io e Francesca, la mia ragazza, siamo pronti a partire per questa nuova avventura! Il nostro piano è quello di dedicare la prima settimana ad un tour nel Far West, visitare quindi i numerosi parchi naturali che caratterizzano questo territorio, con qualche sosta a sgranchirsi le gambe nelle falesie o aree boulder lungo la strada. Dopo questo primo momento “turistico”, l'idea è quella di spostarsi, invece, a Red River Gorge, famoso spot statunitense, balzato alle orecchie di tutto il mondo verticale negli ultimi dieci anni per la roccia sorprendente e l'indiscutibile qualità delle vie.

Il nostro tour inizia, quindi, a San Francisco, stupenda città che si affaccia sull’Oceano Pacifico, caratterizzata da strade che si rincorrono su e giù dalle colline e da numerosi parchi. Un’intera giornata in bicicletta ci permette così di scoprire ciò che di meglio questa città ha da offrire. Nel tardo pomeriggio, un volta caricata l’auto a noleggio dei bagagli, partiamo alla volta della mecca della scalata americana: Yosemite Valley! Qui, nel buio della notte, si possono solo colmare con l’immaginazione le ombre delle infinite pareti e delle giganti conifere. L’indomani ci tuffiamo a scoprire e ad assaporare la bellezza di questa valle traboccante di racconti e leggende di esilaranti arrampicatori che hanno letteralmente fatto la storia dell’arrampicata.

El Capitan e l’Half Dome sono imponenti, illuminati da un sole caldo che accompagna tutti gli scalatori che salgono lenti lungo le statiche disseminate sulla parete. Purtroppo per noi il tempo per scalare è davvero risicato e si esaurisce in qualche blocco nell’altrettanto famoso Camp 4 e in pochi tiri di corda, aperti e liberati dal ben noto John Bachar. Salutiamo, a malincuore, questa incredibile valle, superando il Tioga Pass e l’area di Tuolumne Meadows, che consigliamo vivamente a chiunque decida di avventurarsi in queste zone, visto il paesaggio a dir poco mozzafiato!

L’indomani ci dirigiamo verso lo stato del Nevada con tappa intermedia nella famosa area boulder di Bishop. Alla sera, stanchi per le molte ore di auto e le poche di sonno, arriviamo a Las Vegas dove l’esagerazione e l’estrema ostentazione, di cui qui è capace l’essere umano, creano quasi lo stesso senso di vuoto che ci ha offerto il deserto fino a poco prima. I giorni successivi ci rituffiamo volentieri nella nostra amata natura, visitando lo straordinario Gran Canyon, la magica Monument Valley, l’incredibile Arches National Park, per finire con gli spettacolari pinnacoli del Bryce Canyon.

Terminata questa fantastica prima settimana all’insegna del viaggio on the road, ritorniamo a Las Vegas, questa volta solo per prendere il volo aereo con direzione Lexington, cittadina limitrofa al parco, ben noto nel mondo climber, di Red River Gorge. Finalmente ci si potrà dedicare esclusivamente alla roccia! Stanchi ma eccitati dalla possibilità di scalare senza limiti arriviamo nell’area sconfinata di Red River, ricca di foreste che nascondono uniche pareti di arenaria compatta, dai colori più vari. In questa stagione, gli alberi si accendono delle tipiche sfumature autunnali che si fondono con l’arancio dei muri protetti dalle fronde.

Purtroppo, nonostante la bellezza e l’enorme potenziale del luogo, il nostro entusiasmo viene un po’ smorzato dal clima e dall’umidità a dir poco tropicali che non permettono una scalata efficace, nemmeno sui gradi più facili. Infatti, i primi giorni qui sono all’insegna della pioggia incessante, trasportata da una tempesta tropicale che si sta abbattendo proprio nelle vicine Florida e Carolina. Così, i progetti devono necessariamente attendere condizioni migliori.

Nonostante tutto, ci aiutano a ricaricare la motivazione l’incredibile entusiasmo e l’accoglienza calorosa dei climbers locali e non, che non perdono occasione per scambiare due parole, incitare e complimentarsi, anche solo per un singolo passaggio riuscito bene. La sera ci si ristora tutti insieme presso i due punti di ritrovo principali del parco, il colorato Miguel’s Pizza (dove la pizza, anche se americana, non è per niente male!) e il curato locale di Rock House, gestito, come il primo, da un gruppo di giovani amici arrampicatori del luogo. Speriamo davvero che, nei prossimi giorni, le condizioni climatiche migliorino a tal punto da permettere di realizzare i tanti progetti agognati!

Una mattina, come per miracolo, le temperature sembrano letteralmente precipitare; decido dunque di recarmi a provare uno dei progetti che desideravo salire: Southern Smoke. Al secondo tentativo della giornata, a dir poco incredulo, mi ritrovo in catena a questo tiro di gran resistenza. La sera del giorno dopo è il momento di andare a recuperare all'aeroporto Matteo, Lorenzo e Michele che rimarranno con me a Red River per le successive due settimane. Francesca, invece, ci saluta suo malgrado per far rientro a lavoro, in Italia.

Il nuovo team, pronto e motivato, non rimane di certo con le mani in mano. Da parte mia, sposto le attenzioni su una grande classica della falesia: Pure Imagination, su di un muro leggermente strapiombante che segue una linea logica di tacche e buchi con una roccia da capogiro. Le sensazioni sono buone e, al secondo tentativo, dopo essere caduto al primo blocco, arrampico il resto della via con tranquillità e una certa scioltezza. La spensieratezza di questo giorno si tramuta ben presto, però, in tensione. Le temperature nei giorni successivi ritornano ad essere estive e le condizioni climatiche proibitive. La mattina presto, prima dell'arrivo del sole, sembra l'unico momento dove trovare temperature sufficienti per sferrare un unico tentativo decisivo. Una mattina, quindi, sveglia all'alba e dopo un rapido riscaldamento mi fiondo sotto la via. La pressione è alle stelle, il sole corre nel cielo veloce alzando inesorabilmente, minuto dopo minuto, la temperatura. Parto deciso e mi lascio sfilare metri alle spalle. In poco mi ritrovo in catena e urlo contento della salita e, soprattutto, di essere riuscito a gestire al meglio la tensione.

Le giornate passano veloci, tra vie lavorate, a vista, chiacchiere, risate e ci ritroviamo, quasi senza accorgercene, agli ultimi giorni del nostro viaggo con ancora tanta voglia di scalare e numerose vie da provare. Come per beffa, arrivano anche le condizioni! Le temperature più fresche ci regalano sensazioni decisamente migliori sui tiri e, di certo, le prestazioni non attendono a venire. Infatti, mi porto a casa in giornata l'8c+ di 50 worlds of pump e vie a vista fino all'8b.

Tutti felici e soddisfatti, è arrivato il momento di tornare a casa. In aeroporto, mentre aspettiamo il nostro aereo, sorseggiamo in silenzio un calice di vino. Ripenso a questo mese trascorso negli USA, a tutti i luoghi visitati, alle persone conosciute e con cui ho condiviso questa fantastica esperienza. Sono proprio contento che l'arrampicata rappresenti per me una continua occasione di crescita personale e, soprattutto, un'irrinunciabile opportunità di viaggiare e conoscere "l'altro", quindi, sempre di più, anche me stesso.

di Silvio Reffo

Silvio Reffo ringrazia: Climbing Technology, La Sportiva, Oliunid, adidas eyewear e C-Lover






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