Severino Scassa e l'arrampicata nella falesia di Andonno

L'arrampicata di Severino Scassa e la falesia di Andonno
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Severino Scassa in arrampicata su Javas 8a+ settore Mistero ad Andonno
Roberto Fioravanti

Gennaio 1987, Finale ligure
E' una bella giornata nella valle del silenzio, al settore Alveare il sole rimbalza dalla roccia riempiendo di sudore la fronte dei pochi arrampicatori. Sto risalendo con la corda dall'alto "diverso perverso" la via di moda in quel periodo, un passaggio duro dopo 12 metri di veramente facile, il 7b di riferimento, solo pochi riescono a farlo, i veramente migliori. Dal vociare sottostante giungono espressioni di stupore. È arrivato Bausone che sta raccontando di un tizio che ha fatto qualcosa di sorprendente. Arrivo in sosta felice meglio di così non avevo mai fatto! Vengo calato.Tutti stanno ascoltando Federico Bausone in un silenzio rotto da espressioni di stupore, nessuno si preoccupa di farmi i complimenti, dopo 19 tentativi con la corda dall'alto ero riuscito a raggiungere la sosta con un solo resting, nessuno di noi era ancora riuscito a farla cosi bene.

- Parlavano di un tale, Severino, che è riuscito a salire sul tiro che stavo provando in pochissimi tentativi, - un amico fidato c'era e se lui mi ha detto così è vero!
-Se l'amico garantisce!-
Pare che venga da Alba, ha 17 o 18 anni ma già riesce a salire su queste difficoltà
Sicuramente un dono naturale

È una bella mattina di dicembre, stiamo viaggiando sulla tangenziale di Torino, fuori dal finestrino i campi sembrano torte cosparse di zucchero a velo, pochi uccelli volano di fianco a noi, dalle loro traiettorie tremolanti si intuisce che crepano dal freddo. Fortunatamente i finestrini sigillati e li riscaldamento a palla ci lasciano guidare senza i guanti.
Usciamo dalla autostrada allo svincolo per Cuneo, siamo quasi arrivati.

"L'appuntamento era per le undici" mi ripete Elisabetta.
"Comunque eravamo d'accordo che ci aspettava su!" lo so , lo so, sono sempre in ritardo.
Quando arriviamo alla base della falesia Seve sta assicurando il suo amico su Javas ripetendogli i movimenti e i vari metodi che potrebbe usare per uscire dalla parte strapiombante.
Siamo accaldati per la salita e banfiamo ma il nostro alito non si condensa in nuvole come sembrava logico aspettarsi arrivando dalla pianura, il calore del sole rimbalza sulla parete bianca diffondendo un gradevole tepore che ci fa credere di essere in aprile.

"Ho pensato tutto ieri alle vie da scegliere e ti ho preparato una bella selezione"

Avevo chiesto a Seve di pensare a quali vie avrebbe consigliato a chi voleva arrampicare per la prima volta ad Andonno, non mi aspettavo tanta sollecitudine.
"Finiamo di salire questo tiro e ci mettiamo al lavoro"

"intanto se ti va' ti farei qualche domanda, qui siamo nel tuo regno e sono sicuro che hai un sacco di segreti da svelare!
Vediamo.. vorrei chiederti, quanti tiri hai attrezzato da queste parti?", Severino non stacca lo sguardo dal suo socio e senza neanche smettere di dargli indicazioni mi risponde:
"io ho chiodato una trentina di tiri. Ho praticamente cominciato a scalare in questo posto, conosco tutti quelli arrampicano qui, molti hanno chiodato, nel corso di tanti anni e si trovano ancora itinerari storici, i primi tiri duri d'Italia, vie completamente scavate, tiri in placca stile Verdon, strapiomboni, vie di più tiri, in totale ci sono circa 200 tiri di tutte le difficoltà e in tutti gli stili."

Cala il socio e si siede di fianco a me, facciamo uno schizzo della falesia vista di fronte.
"Questo è il settore di sinistra, qui stanno richiodando ma io non ci vado mai, poi c'è il muro strapiombante di "Noia" con vie di alta difficoltà che continuano di fatto fino a dove incroci la zona dell'onda e le placche di Guss, queste tre zone costituiscono il settore centrale, da qui parte il settore destro dove si trovano un po' di bei tiri semplici e alla estrema destra c'è il settore per i principianti.""quindi la fama di Andonno posto inaccessibile ai principianti è un mito, se mi dici che c'è anche un settore per i principianti..."

"Bè ci sono delle vie facili che non sono neanche brutte, diciamo intorno al sei trovo che ci siano proprio dei bei tiri, se cerchi delle vie più facili ci sono anche quelle ma è chiaro che il meglio di Andonno è sui gradi dal sei in su, intanto se non ti spiace ricomincio a salire che altrimenti mi congelo."
Già perché fa caldo, ma siamo pur sempre a Dicembre e se si vuole scalare si deve mantenere il calore del corpo."

Severino appartiene a una generazione passata di arrampicatori, quelli che hanno cominciato a scalare in placca, su tiri tecnici e poco strapiombanti, se non addirittura appoggiati e si vede, si vede da come si muove sul tiro che sta salendo, è anche evidente che lo conosce a memoria ma non è solo questo, la sua tecnica è figlia di anni di arrampicata su roccia e nipote di ore di allenamento in sala su plastica.

"Oramai sul pannello non ci vado quasi più, sono stufo di tirare appigli sintetici, sono anche meno motivato oggi, forse è perché devo assorbire le anestesie (negli ultimi sei mesi Seve ha subito due operazioni), forse perché sto invecchiando, chi lo sa, adesso mi accontento di farmi quei 4 o 5 tiri di 8a alla settimana per sentirmi in forma, poi se vedo che un tiro non mi ispira mica ho più la smania del grado. Anche le mie preferenze sono cambiate, se una volta ripetevo anche vie completamente trapanate pur di fare un 8b+ oggi riesco a tollerare solo un massimo di cinque o sei scavate a via."

Quello delle prese scavateè un argomento che ci ha sempre portato via una grossa fetta di discussione. Io sono contrario alle prese scavate, in modo totale sui massi, sulle vie mi sento incline al perdono di poche trapanate, se indispensabili, "tanto gli spit sono trapanati anche loro" mentre una fila di prese scavate, incollate, martellate non lo riesco proprio a capire, resto sgomento di fronte a tanto cattivo gusto.
La posizione di Severino è leggermente diversa, un po' più pragmatica,
"Se trovo un bel tiro di 7b con una sezione che farebbe salire il grado a 8a non ho dubbi, scavo subito un paio di appigli e via, su difficoltà maggiori però ho cambiato approccio, se proprio bisogna attacco un paio di prese con la sika, cosi almeno se ci sarà qualcuno più forte che riesce a saltarla si possono levare. Solo due cose non sopporto, chi scava su tiri già fatti in libera e le vie in cui ci sono più prese scavate che naturali, salvo ad Annot dove tutto è completamente scavato ma non lo sembra neanche."

Tenda, Annot, Castillon, Ceuse... buona parte dei tuoi successi sono in terra Francese la preferisci all'Italia o che?
"Il discorso è molto semplice, in Francia ho trovato un atmosfera più "simpatica" che in Italia, dove tutti sono subito pronti a criticare e mettere in discussione, soprattutto alle spalle, o in modo sterile. In Francia vice versa ho sempre avuto discussioni costruttive, poi c'è la mia amicizia con Axel Franco, che, essendo entrambi sugli stessi livelli assume un valore ancora maggiore, le cose che ci legano sono molte, confrontiamo sempre i nostri punti di vista, mi ritengo fortunato ad avere Axel come amico."

Mi ricordo i tuoi primi successi, non ci conoscevamo bene ma il tamtam delle falesie funzionava alla perfezione anche prima di Internet.... "lo so, lo so, i primi successi li ho avuti in Italia con degli amici a Finale, si, ho arrampicato molto a Finale è li che ho fatto le mie prime vie dure lavorate, il primo tiro duro è stato un certo 7b, poi dei 7c..." E poi?"

"Poi sono andato in Buoux, ero partito agguerritissimo, sono andato a provare "Reve de papillon" volevo farla in giornata invece l'ho fatta al primo tentativo del giorno dopo. Ero gasatissimo, sai, non l'aveva fatta nessun italiano e poi era un vero riferimento. Le Menestrel, Tribout, Godoffe, erano loro che illuminavano le cronache dei tempi, ogni tanto ci penso sembra passato così tanto tempo... invece sono solo 10 anni, 27 Marzo 1989, oggi, se prendi in mano una rivista dei tempi, se guardi le immagini, se leggi le cronache, i gradi, i vestiti, le scarpette è tutto così lontano..."

Non si può negare, il mondo dell'arrampicata ha mutato completamente aspetto, esteriormente e interiormente, mi ricordo lo stupore che mi assaliva quando partecipavo alle prime discussioni e nel discutere con gli amici sentire concetti sulla linea "gli spit hanno ucciso il romanticismo". Ve li immaginate oggi sui materassi di una sala d'arrampicata?Suonerebbero più come una barzelletta che un argomento su cui spendere intere giornate.

"Comunque, l'ambiente è cambiato, non pensi?", "oh si decisamente, gli arrampicatori sono cambiati da anoressici sono diventati muscolosi, i classici straccioni da falesia sono scomparsi, la dieta ora prevede numerosi integratori chimici e plasticbar di vario tipo ma soprattutto da polemici sono diventati superpolemici."

"e anche l'atmosfera sotto le vie è mutata"
"No non completamente, però sento che molto è cambiato, sai, quando vado in giro per le falesie non è più come una volta. Adesso quello che interessa è il grado: alla gente, soprattutto ai giovani, non importa che il tiro sia bello, interessa il grado, poi scendono e ti sbattono addosso un "a vista" (se ci sono riusciti) senza neanche dire se il tiro è bello o no, se ci sono dei movimenti, se sono in un bel posto, se gli è piaciuto, di grazie non parliamone.

Così tu magari ti sei fatto un culo così a chiodare, a cercare le linee e pulirle... Una volta erano di più quelli che chiodavano e forse erano di più quelli che capivano il tuo lavoro, che lo apprezzavano. In ogni caso anche oggi c'è anche gente che apprezza, che è riconoscente. Anche se mi viene più facile trovarla in Francia, è molto vicina e piuttosto che andare in postacci in Italia preferisco andare sulle belle falesie del sud della Francia. Poi ho un sacco di amici lì e ho trovato un ambiente veramente positivo, fatto di rapporti più sinceri, più spontanei.

C'è il giusto spirito di competizione, senza rivalità e invidia, anche quando si scala, ci si incita a vicenda a fare del proprio meglio."

L'aria comincia a farsi sempre più fresca e il sole sta calando, è tutto il pomeriggio che stiamo chiacchierando appassionatamente, investiti entrambi da una fitta trama di ricordi ma devo fare un intervista per un giornale, che diamine! Mi rendo improvvisamente conto di non aver fatto la domanda più classica: l'allenamento!

"Non seguo più una vera tabella, non ci sto dentro, poi non faccio più gare..."
"perché?"
"Anche lì è come in falesia. All'inizio erano dei grandi meeting, delle scuse per incontrarsi, per scambiare idee, adesso c'è gente che ti parla solo più dei circuiti che ha concatenato sul pannello e della tal presa, non sanno più cosa è la roccia che odore hanno le falesie. Quelli che se ti incrociano non ti salutano neanche, forse non vincerei più ma non è questa la ragione per cui mi sono tirato fuori."

Più veloce delle nostre parole il sole sta calando lasciando spazio al freddo, l'alito condensa da troppo tempo e Severino sta' assicurando ancora "fino a quando arrampicherai?" gli chiedo e mi risponde "Finché riuscirò a fare il nodo alla corda, poi prenderò una guida e me lo farò fare."
Devo aver fatto troppe domande, sarà meglio che torni a casa.


SCHEDA: la falesia Andonno

 




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