São Tomé, nuova via sul Pico Cão Grande di Sergio Almada Berreta e Gareth Leah
All’inizio dell’estate 2016 il climber messicano Sergio "Tiny" Almada e l'inglese Gareth Leah si sono recati sulla remota isola di São Tomé al largo della costa occidentale dell'Africa Centrale, dove nel corso di quattro settimane hanno aperto una difficile via a spit sul Pico Cão Grande. Questo magnifico pilastro domina con i suoi quasi 400 metri di altezza la foresta pluviale equatoriale e la cima è stata raggiunta lungo la via Nubivagant (Vagando tra le nuvole), una linea di 455m a spit con difficoltà attorno al 8b / A0. I due hanno salito in libera tutta la via, tranne i tiri 2, 3 e 4 in quanto il tempo era scaduto per tentare di liberare anche queste lunghezze. La prima via sulla torre è stata aperta nell'ottobre 1975 da una spedizione portoghese guidata da Jorge Trabulo Marques, mentre la cima è stata raggiunta per la prima volta nel 1991 da un piccolo team giapponese condotto da Kenichi Moriyama. Anche se non è chiaro se Almada e Leah abbiano aperto la seconda o la terza via fino in cima, quello che è certo è che questa nuova avventura nella giungla ha lasciato il suo segno.
NUBIVAGANT di Gareth Leah
Una torre di roccia vulcanica scura avvolta nelle nuvole domina un paesaggio extraterrestre. Formata millenni fa, quando il magma si è solidificato all'interno della bocca di un vulcano attivo, la sua presenza è impressionante. Si tratta della montagna Cao Grande, una torre vulcanica di 370m situata nel profondo della giungla dell'isola di São Tomé, nell'Africa sub-sahariana.
Prima della nostra spedizione avevo impiegato un anno a progettare (e soprattutto sognare) il giorno in cui avrei potuto visitare quest'isola, i cui paesaggi assomigliano ad una scena del film Jurassic Park. Era un progetto che sapevo essere ambizioso per tanti livelli. Tutto doveva essere attentamente pianificato e organizzato, visto che l'isola non offre quasi nulla in termini di merci acquistabili o assistenza medica. Se qualcosa fosse andato storto, saremmo stati da soli.
Arrivare sull'isola mi ha aperto gli occhi, dal punto di vista culturale. I cani randagi che correvano per le strade trafficate, una famiglia di sette persone in sella ad una sola moto 125cc, un test d’equilibrio degno di una performance da circo. Guidando attraverso le strade strette che portavano a sud dalla capitale siamo arrivati alla piantagione Agripalm, il punto più lontano che riuscivamo a raggiungere prima di essere costretti a proseguire a piedi attraverso la giungla.
Dopo 3 km attraverso la fitta giungla siamo sbucati alla base della parete, accolti da un tetto alto 100 metri che sporgeva quasi 30 metri. Non c'erano informazioni a riguardo della montagna prima del nostro arrivo e una volta alla base abbiamo capito l’enorme compito che ci attendeva.
Dopo tre settimane con 14 ore di scalata al giorno siamo sbucati in vetta. Raggiungere la cima non è stato facile, difficoltà continue hanno minacciato di porre fine al progetto fin dall'inizio, e molte non erano legate all’arrampicata: problemi con i bagagli, il caricabatterie, il generatore, con i morsi di serpente, la logistica nella giungla, il cambio valuta, la malattia e le macchine bloccate nel fango hanno fatto di tutto per fermare i nostri sforzi per raggiungere l'obiettivo. Tuttavia, ad ogni nuovo ostacolo che si frapponeva al nostro cammino siamo riusciti a trovare una soluzione, anche se spesso queste soluzioni non erano quelle che si potrebbe definire "tradizionali".
Dopo aver completato la via e adesso, con un po’ di tempo a disposizione per riflettere sull'isola, la montagna e le persone che abbiamo incontrato, sono grato per tutto quello che ho guadagnato da questo viaggio. Che è molto più che una semplice nuova via, ma comprende nuovi amici e la capacità di comprendere una vita in cui le persone sono padrone del loro ambiente.
Un grazie a: Nite Ize, Mad Rock, Hanchor, Maxim Ropes, Voltaic Systems, DMM, Adventure Medical Kits, Adidas Outdoors, Five Ten
Expo.Planetmountain | |
adidas | |
www | |
FB Gareth Leah |