Quali regole per le gare di ghiaccio, di Maurizio Gallo
Intervento di Maurizio Gallo, guida alpina, direttore di gara dell'Ice Master World Cup e progettista dell'Ice Climbin Stadium della Valle di Daone.
Si sono appena spenti i riflettori sulla prima tappa della Ice Climbing World Cup di Daone (www.daoneicemaster.it) e già si fanno i primi bilanci su quello che ha funzionato (moltissimo, diciamolo subito) e quello che, invece, è da "registrare", soprattutto per quanto riguarda gli aspetti più generali, come i regolamenti di gara, i rapporti con le Federazioni internazionali e nazionali... Insomma, tutto quel "lavoro" che, per un circuito così "giovane" e in continua evoluzione com'è quello delle gare di ghiaccio, ha bisogno di tempo e, nel tempo, deve essere provato, messo a punto e consolidato. Sì, perché questo è un momento importante per le competizioni di ghiaccio, e il successo di pubblico a Daone (oltre 4000 persone il giorno delle finali) spinge a mettere in campo le esperienze e confrontarsi sulle idee per migliorare le gare, ma anche per allargare il circuito. E' per questo che volentieri pubblichiamo le riflessioni di Maurizio Gallo, guida alpina, ma soprattutto "inventore" delle strutture ritenute, per unanime consenso, le più belle di queste competizioni, sia agli albori delle moderne gare con piccozze e ramponi di Cortina '99 e 2000 sia in seguito con quelle, sempre più incredibilmente evolute, delle 5 edizioni di Daone. C'è da dire poi che Maurizio Gallo (da Cortina a Daone) oltre che il direttore di gara è sempre stato anche l'anima "tecnica" in queste competizioni, oltre che gran conoscitore dell'ice climbing in tutti i suoi aspetti. QUALI REGOLE PER LE GARE DI GHIACCIO? di Maurizio Gallo Dopo anni di alterne vicende per quanto riguarda le competizioni di arrampicata su ghiaccio siamo di nuovo di fronte a una situazione critica, per superare la quale ritengo opportuno esporre alcune idee. Le competizioni di arrampicata su ghiaccio, si stanno evolvendo molto rapidamente in direzioni spesso molto distanti fra loro: da una parte le gare show/carnevale, da un'altra le gare quasi esclusivamente sul dry (pannelli e prese, tronchi penzolanti, ecc.), dall'altra le competizioni/meeting sul naturale, e dall'altra ancora le competizioni di un neonato circuito di Coppa del mondo che, ora come ora, non riesce a coinvolgere tutti gli atleti più rappresentativi della realtà mondiale: dove sono i francesi, gli americani, i canadesi che venivano qualche hanno fa? E chi più ne ha Io, da Cortina '99, ne ho viste e sentite di tutti i colori: ho partecipato in prima persona alla quasi rissa con Will Gadd che voleva a tutti i costi che fosse obbligatorio l'uso delle dragonne...; ho sentito tutte le lamentele degli atleti per le zone troppo strette che obbligavano a vere contorsioni; ho visto e realizzato progressive evoluzioni degli attrezzi, sia delle piccozze che dei ramponi Adesso si discute cosa sia lecito o meno per rendere meno facile la salita delle vie Così, oggi, ogni gara ha le sue regole, gli atleti non sanno più che pesci pigliare, come i giudici. E sembra ancora che si debba fare selezione attraverso le regole e non per la difficoltà delle vie cosa che ritengo totalmente negativa. In fondo le regole sono solo delle convenzioni, delle scelte che devono essere fatte soprattutto per mantenere alta la spettacolarità e d'altra parte consentire una corretta valutazione dei giudici, posizionati molto al di sotto dell'atleta che arrampica, semplificando la vita ad entrambi e non complicandola all'inverosimile. Quindi, a mio parere, si dovrebbe semplicemente dire: - no alle tecniche che possono essere considerate artificiali: utilizzo di una piccozza come scala agganciandoci l'altra, il piede, o altro; - si agli speroni che fra l'altro evitano che l'arrampicata si risolva sempre con una interminabile sequenza di Yaniro (con la corda sempre fra i piedi) o con una semplice gara di forza. Mi pare che se da una parte le gare di total dry per distinguersi da quelle di arrampicata debbano impedire l'uso delle mani sulle prese e sui pannelli, questo non può assolutamente essere riproposto nelle gare (o nelle sezioni) su ghiaccio dove costituirebbe una limitazione assurda alla tecnica di arrampicata. Come, d'altra parte, gli accoppiamenti di becca nella stessa presa o nello stesso aggancio sul ghiaccio non possono essere valutati un sistema di uso artificiale degli attrezzi. Lo stesso vale anche per tutti i contatti della gamba con il manico dell'attrezzo, in particolare negli Yaniro, o nei bloccaggi, purché la mano continui a stringere l'impugnatura e a sopportare completamente il peso del corpo. Insomma: bisogna trovare una soluzione che renda il più naturale possibile l'arrampicata ed evitare che siano le regole e la loro applicazione a fare selezione. A Ouray, per fare un esempio, si autorizza l'uso della parte superiore del corpo sulla piccozza, ma non dello sperone la sensazione è che si voglia imporre le regole che più fanno comodo per salire le vie più in alto degli altri; deve essere chiara, invece, una cosa: un conto è l'etica che uno vuole utilizzare nelle sue salite (dove ognuno può scegliere), altra cosa sono le regole comuni e uguali per tutti in una competizione dove non si può prescindere anche dalla spettacolarità. Quest'anno in Val Daone la novità è stata l'arrivo della supervisione dell'UIAA, arrivo peraltro che ha portato nel mondo delle gare di ghiaccio quasi una trasposizione delle gare di arrampicata senza tener conto delle diversità delle due discipline. Arrivo, quindi, per certi aspetti ignorante del mondo del ghiaccio e, se mi è consentito, anche un po' poco attento, tanto da introdurre con preavviso di pochi giorni delle regole come la presentazione degli atleti da parte delle Federazioni (cosa poi rientrata per non far finire dopo pochi minuti la gara per mancanza di concorrenti e senza tener conto che per il ghiaccio non si è mai parlato di federazioni fino ad ora), o come le omologazioni UIAA (e non secondo le norme di conformità) su caschi e imbragature che se oggi venisse impugnata potrebbe rivoluzionare completamente le classifiche. Nelle gare di ghiaccio un elemento fondamentale è l'ambiente: al freddo lo spettacolo viene anche dal calore del pubblico, dal calore delle tradizioni montanare, l'impegno per preparare una struttura coinvolge talmente i volontari locali, che l'evento-gara è inevitabilmente il loro evento, la loro storia e non si può prescindere da tutto ciò altrimenti si rischia di far morire tutto. Anche lo stile, atleti un po' come gladiatori che combattono con il ghiaccio che si rompe, che non è mai uguale dopo ogni passaggio, lo spettacolo di battaglia con gesti tecnici estremamente dinamici, hanno una rilevanza non eliminabile da regole o da rigidità istituzionali. Insomma, mi sembra che per l'UIAA tutto ciò sia molto difficile da percepire perché lontano anni luce dallo stile e dal mondo dell'arrampicata sportiva, certamente molto più conosciuto alla Federazione Internazionale. Mi vengono in mente dei paragoni: nello snow board la gara più spettacolare è il border cross dove le regole sono poche e si combatte una vera battaglia sulla pista. Anche lo stile X games è quello che può ispirare, e non è vero che un circuito mondiale non può avere queste caratteristiche anche perché, oggi, saranno solo una ventina gli atleti veramente interessati alla Coppa del mondo: un niente nel panorama dell'arrampicata su ghiaccio. E se non si riesce a recuperare un vero interesse complessivo tutto potrebbe finire fra un anno. Se l'UIAA non è in grado di recepire ed accettare queste differenze di spirito e di stile, per me, come per tanti altri, è meglio continuare su altre strade. Maurizio Gallo - Guida alpina
Nella foto, dall'alto: Ice Master World Cup Valle di Daone 2006; Maurizio Gallo (ph Giulio Malfer) | ||||
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