Prima libera della Via Bepi Mazzotti al Dain per Rolando Larcher
Il 2/10 Rolando Larcher ha realizzato la prima libera integrale con difficoltà di 8a max della Via "Bepi Mazzotti" al Piccolo Dain (valle del Sarca, Trento), aperta nel 1985 da Umberto Marampon.
Rolando Larcher lo scorso 2 ottobre ha realizzato la prima libera integrale della Via "Bepi Mazzotti" al Piccolo Dain (valle del Sarca, Trento), aperta nel 1985 da Umberto Marampon. Larcher, dopo aver esplorato (nel novembre 2005 percorrendola tutta dal basso) e successivamente provato questa via aperta in artificiale e ormai dimenticata, è riuscito nella prima libera superando in successione tutti i 12 tiri. Una corsa durata 6 ore per 450m di sviluppo che concentrano le massime difficoltà nella seconda parte con 3 lunghezze di 7b+, 1 di 7c+ e 1 (la più difficile) di 8a, al penultimo tiro. Una rivisitazione tutta in libera che ancora una volta rende onore alla splendida parete della Valle del Sarca e a Rolando Larcher, uno dei suoi più attivi estimatori. PICCOLO DAIN: LA PIU BELLA PARETE DEL SARCA Via “Bepi Mazzotti” in libera di Rolando Larcher Lo scorso autunno, a novembre inoltrato, assieme a Maurizio Cramerotti, ci siamo tolti la curiosità di provare la via “Bepi Mazzotti” al Piccolo Dain, di Umberto Marampon. Volevamo vedere se era fattibile, chiaramente in libera. Fino a metà, al giardino sospeso, riuscii ad arrivare a vista, sopra però, mi arresi alle difficoltà ed alle brevi giornate novembrine. Riuscii comunque a salire a vista, i tiri rimanenti meno impegnativi, tirare un po' di chiodi prima dell'oscurità, ma anche capacitarmi della bellezza della roccia e del reale potenziale in libera di questo itinerario. Il progetto c'era, ma lo misi in standby fino alla primavera. La chiodatura della via è composta da una fila di chiodi artigianali a pressione, soste comprese. La seconda parte della via, quella più impegnativa e strapiombante, aveva bisogno di qualche piccolo ritocco per questioni di sicurezza e comodità. Ma, prima di investire energie, andai con Simone Banal, a riprovare il penultimo tiro, un inquietante strapiombo di 8 metri, per sincerarmi della sua reale fattibilità in libera. Le prese le trovai tutte, compreso un vuoto clamoroso; 450 metri è lo sviluppo della via, ma il sedere galleggia sopra il paese di Sarche, 300 metri più sotto, per un effetto totale “vertiginoso”. A questo punto sono ritornato da solo, calandomi dall'alto e in un paio di giorni, ho studiato le sequenze, rinforzato le 6 soste della parte alta e nelle lunghezze più scabrose, dove c'era la possibilità, ho piantato qualche chiodo normale, tanto per accompagnare i dubbiosi chiodi a pressione. Alla fine di maggio, assieme a Geremia Vergoni, ho fatto il primo test in cordata, per capacitarmi dell'impegno richiesto, ma solo della parte alta. L'esito lo si può definire positivo, a parte un gelido vento da nord, che ci ha fatto scalare tutta la giornata con la giacca in gore-tex. Dopo la “pausa estiva”, lampante eufemismo alpinistico, ho ripreso il progetto i a fine settembre con Lino Celva. Ci siamo calati per provare nuovamente la parte alta e rinfrescando le sequenze sono riuscito a farla in rotpunkt. Ora, sono pronto per l'integrale e il 2 ottobre, nuovamente con “Rizzo”, Maurizio Cramerotti, siamo all'attacco in mezzo ai lecci grondanti d'acqua. Lui è perplesso per la giornata, uggiosa e umidissima, ma io confido nel Dain, la sua brezza, trasforma sempre in fantastiche, giornate che si preannunciano calde o umide. Nei primi tiri, effettivamente sudiamo alla "Bonolis", ma poi parte l'aria e l'aderenza acquista qualità. Io sono in forma e Rizzo rapido, mi segue a ruota e così senza commettere errori e con nessuna rottura di prese, in 6 ore filiamo in cima. Anche questo progetto è realizzato, mi ha richiesto alcune giornate faticose, ma spese spensieratamente, come quando si gioca in casa e tanti ricordi riaffiorano, spaziando solamente lo sguardo. Concludo aggiungendo, che grazie a questa via, ho avuto la possibilità di divertirmi ancora una volta, lungo la parete più bella della Valle del Sarca, a cui sono maggiormente legato. Il risultato di questa rivisitazione è un itinerario in libera interessante ed impegnativo, che porterà forse qualche ripetizione a questa via dimenticata. L'unico appunto, va fatto per l'anacronistico stile d'apertura, buono per gli anni 50-60, ma non nel 1985 dove l'arrampicata libera era già una realtà. Ringrazio tutti i compagni che mi hanno accompagnato, in particolar modo "Rizzo", Maurizio Cramerotti per la sua infinita disponibilità, alla sicura e con la macchina fotografica. Mio padre Renato, che per salvare in extremis la sessione fotografica, a 70 anni suonati, si è calato e risalito da un baratro stomachevole. Per il materiale, ringrazio: La sportiva, The North Face, Kong Rolando Larcher CAAI PICCOLO DAIN, Valle del Sarca Via Bepi Mazzotta Apertura: Umberto Marampon (1985) Prima libera: Rolando Larcher (2/10/2006) Sviluppo totale: 455m Accesso: l'attacco della via si raggiunge dal paese di Sarche in circa 30minuti. Sviluppo: 450m Difficoltà tiro per tiro: 3b; 6a; 6c+; 5b; 7b+; 7c+; 6c; 7b+; 7b+; 6c; 8a; 4b. Discesa: dall'uscita risalire verso sinistra per 50m nel bosco e poi per traccia ripida scendere dal lato della gola del Limarò fino ad incrociare il sentiero che da Ranzo porta a Sarche, 1 ora. Materiale: 1a metà: normale dotazione alpinistica, kevlar, stopper e friends fino al Kamalot giallo, 18 rinvii; 2a metà, oltre il giardino sospeso: soste attrezzate, solo stopper e rinvii.
Nelle foto Rolando Larcher durante la prima libera della Via Bepi Mazzotta al Piccolo Dain (ph Maurizio Cramerotti). |
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