Pietro Bassotto libera 'Mata Leao' (8c+) a 61 anni

L'altro giorno Pietro Bassotto ha liberato "Mata Leao" nella falesia di Novalesa, in Val di Susa. Si tratta di un concatenamento tra due vie esistenti, "Mistification" 8a+ e "Karate Kid" 8c, per il quale il climber piemontese propone l'8c+. Un grado importante, che diventa ancora più significativo se si considera che Bassotto è del 1963, ovvero ha 61 anni!
Non è la prima volta che Bassotto sale una via di questo livello: dopo aver iniziato ad arrampicare oltre 30 anni fa, è riuscito a salire il suo primo 8c+ all'età di 59 anni, "Extrema Cura Plus" a Gravere, nel 2022. "Mata Leao", però, non è una ripetizione, bensì una prima libera, e questa first ascent rappresenta un altro risultato assolutamente straordinario e fuori dal comune. Che dimostra come impegno, costanza e dedizione permettono di arrivare traguardi altissimi, rendendo età anagrafica e grado dei semplici numeri.
Ci parli della via?
La via si trova nella falesia La terrazza di Novalesa in Val Cenischia. Si tratta di un concatenamento tra l'8a+ di Mistification e l'8c di Karate Kid. La partenza è su Mistification e poi si devia a destra, con un traverso molto duro che porta alla parte iniziale di Karate Kid. Praticamente dopo aver fatto un 8a+/b, si sale un 8c.
Quando hai iniziato a provarla?
Circa due anni fa, grazie all’amico Paolo Leoncini che ha avuto l’intuizione del possibile concatenamento. Inizialmente ero un po' scettico perché pensavo che il traverso non si potesse fare, poi provandolo insieme ho trovato la méthode. Da lì ho cominciato a crederci, e non l’ho più mollata.
Come hai approcciato questo progetto?
Anche se i due tiri li avevo fatti qualche anno prima, confesso che non è stato facile ripeterli e unirli. L’ultimo tentativo è stato a novembre del 2024. Qualche giorno fa, guardando il meteo, ho visto che c’erano buone condizioni a Novalesa e mi sentivo molto bene fisicamente, così anche se in anticipo rispetto il periodo ideale, sono andato a provare il progetto. Ho avuto buone sensazioni da subito e al quarto giro della giornata sono riuscito a farlo!
Scali non proprio da ieri diciamo. Riesci a riportarci indietro, ai tuoi inizi?
Sì, iniziai a scalare nel lontano 1987. La scalata a quei tempi era prevalentemente outdoor in falesia, oppure in montagna. Nel 1988 ho partecipato alla mia prima gara di arrampicata, il campionato italiano Indoor al Palavela di Torino. Negli anni ho fatto molte gare tra lead, speed e boulder, mi piaceva fare gare perché ritenevo che fosse anche un ottimo allenamento per la scalata outdoor.
Nel 2021 ho smesso di fare le gare perché la tracciatura si stava spostando sempre più dall’arrampicata al parkour. Quei movimenti a mio avviso non rispecchiano l’arrampicata su roccia e non mi servivano più a migliorare le mie prestazioni outdoor.
Nei miei primi anni scalavo prevalentemente a-vista. All’inizio con le rotpunkt non avevo metodo e non capivo come mai non riuscivo a realizzare. L’unica spiegazione che mi davo era: non mi tengo abbastanza. Questo mi scoraggiava e perciò provavo solo vie che riuscivo a fare con pochi tentativi.
Col tempo invece è migliorato l’approccio mentale alle vie lavorate. Ho iniziato a scalare prevalentemente in rotpunkt e questo mi ha permesso di alzare il livello. Contemporaneamente ho iniziato a fare boulder outdoor, e questo mi ha permesso di migliorare oltre la forza e la tecnica, anche la tattica su come affrontare il passaggio singolo.
Quello che colpisce Pietro non è soltanto il livello - 8c+ - ma questo livello abbinato alla tua età. Come te lo spieghi?
Le differenze tra adesso e quando ero giovane, sono tante. Da giovane dedicavo meno tempo alla scalata, quando andava bene scalavo su roccia una volta a settimana e una volta mi allenavo. Negli ultimi anni scalo due o tre volte su roccia, tra vie e blocchi, e una o due volte mi alleno. Poi tempo fa scalavo molto a-vista, adesso è quasi solo lavorato.
Non può solo essere legato alla quantità
Sai, scalando di più è aumentata anche la motivazione. Avere sempre un obiettivo su un progetto mi stimola a prepararmi al meglio.
Sei un bel esempio di longevità nello sport
Le differenze fisiche rispetto al passato certo ci sono: i miei massimali al trave si sono abbassati, la scioltezza nei movimenti è diminuita, la stanchezza fisica è aumentata, i dolori muscolari durano più a lungo e il recupero è più lento. Ma non mi lamento affatto. E come ho detto prima, è migliorata la motivazione e l’approccio mentale.
Guardando indietro, c'è qualche salita che ti piace particolarmente? Lavorato? Onsight?
Tra boulder e vie ci sono molte salite che mi piace ricordare, ma a dire il vero preferisco pensare ai progetti che vorrei fare in futuro. Detto questo, la via più difficile prima di Mata Leao è stata Extrema cura plus (8c+) a Gravere nel 2022. Per quanto riguarda l'a-vista, non è più il modo che preferisco scalare. È difficile trovare tiri di un certo livello dove non ci siano già video o foto del passo chiave, oppure segni di magnesite o posizionamento di rinvii che danno indicazioni evidenti sul dove passare. Adesso persino in alcune guide vengono date informazioni sul tiro. Preferisco segnalare la mia migliore prestazione flash, Terzo tempo (8a+) nel 2015 a Narango di Arco.
Cosa significa questa libera per te?
L’arrampicata mi ha sempre dato tanto, e questa è indubbiamente una grande soddisfazione personale.
E adesso?
Ho altri progetti sia di lead sia di boulder, ma non vorrei mettermi troppa pressione. Soprattutto però, spero di poter continuare a scalare e che la salute mi accompagni come finora.