Pietra di Luna, tutte le falesie e l'arrampicata sportiva della Sardegna in una guida

Intervista a Maurizio Oviglia, autore della 5a edizione di Pietra di Luna (ed. Fabula), la nuova guida all'arrampicata sportiva in Sardegna che, con quasi 4.000 monotiri e 200 falesie, raccoglie e racconta tutta la storia verticale dell'Isola.
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Pietra di Luna - Guida all'arrampicata sportiva in Sardegna - Falesie di Maurizio Oviglia (Ed. Fabula 2011)
Maurizio Oviglia
Più di 600 pagine, fitte fitte, tutte dedicate all'arrampicata sportiva su monotiro in Sardegna. Un universo di quasi 4.000 vie su più di 200 falesie sparse in tutta l'Isola, che ha richiesto a Maurizio Oviglia più di 4 anni di lavoro. Un'opera enorme. Anzi, verrebbe da dire onnicomprensiva se non proprio "maniacale". Praticamente ci sono tutte le vie e le falesie della Sardegna, corredate da foto, cartine, tracciati, descrizioni (con, caso più unico che raro, anche l'indicazone degli apritori e dove necessario della prima RP). E poi ci sono la storia e le storie, i personaggi e tutto quello che ha mosso l'evoluzione dell'arrampicata sportiva sull'Isola con tutte le info per districarsi e orientarsi. "Pietra di Luna - Guida all'arrampicata sportiva in Sardegna - Falesie" è un imperdibile vamecum che, oltre a dar conto di quanto è successo in questi 9 anni dall'uscita della 4a edizione - basti dire che le vie e le falesie sono quasi raddoppiate, segna anche l'importanza e il ruolo delle Guide di arrampicata. Per questo abbiamo voluto sentire l'autore, Maurizio Oviglia, per capire non solo come ha affrontato il progetto ma anche il ruolo e il valore, anche culturale, che possono avere queste pubblicazioni.

Maurizio, siamo arrivati a Pietra di Luna atto 5°, si direbbe un long seller... Come presenteresti questa nuova edizione ad un giovane climber?
Un giovanissimo climber sicuramente possiederà uno smart phone o un ipad, ed avrà già scoperto che può scaricarsi delle applicazioni con i nomi o i gradi delle falesie in cui gli interessa scalare. Saprà che in rete esistono database con tutti i nomi ed i gradi, copiate senza nessuna remora dalle guide in circolazione. Quindi, apparentemente, il giovane climber, non ha bisogno di un libro come Pietra di Luna, costoso e pesante, per giunta fatto di (ormai obsoleta) carta… Eppure vorrei dire a questo giovane climber che è proprio sui libri come questo che può leggere ciò che in rete non trova, e forse non si troverà mai. La storia delle vie e dei chiodatori, i loro sogni e le loro avventure, le realizzazioni dei tanti climbers che con le rocce della Sardegna si sono poi confrontati. E una montagna di informazioni che solo chi conosce a fondo questi luoghi e li frequenta tutti i giorni può dare, tutte informazioni che sul web non trovi! Senza parlare delle quasi 300 foto, realizzate sul campo, spesso da fotografi professionisti… Tutto questo in un libro di 600 pagine, scritto piccolo piccolo – tanto il nostro giovane non avrà certo problemi di presbiopia – che vale la pena avere in libreria.

Sono passati 24 anni dalla prima uscita. Con quale spirito hai affrontato questa nuova opera e qual era l'idea?
Eh sì, alla fine mi sono dovuto confrontare con questo lavoro, che porto avanti ormai dal 1985, anche se la prima edizione data 1988. Negli ultimi 9 anni (la IV edizione è uscita nel novembre 2002) le falesie sono quasi raddoppiate e le vie anche. Così inizialmente sono partito dall’idea, volendo mantenere una guida che coprisse tutta la Sardegna, di fare un libro di falesie scelte. Tuttavia mi sono poi reso conto che la scelta era difficile e dolorosa da farsi. Anno dopo anno venivano chiodati nuovi settori che mi dispiaceva escludere. Allora ci andavo, li recensivo ripetendo tutte le vie, facevo le foto ed i tracciati e li inserivo nel mio file di lavoro. Quando ho realizzato che sarebbe stato impossibile raccogliere in un libro solo anche le vie lunghe ed i boulder, ho deciso in accordo con l’editore Fabula, di fare tre libri separati, mantenendo Pietra di Luna come guida che coprisse tutta l’isola.

Come si è sviluppato il progetto, cammin facendo?
Normalmente io lavoro in word, che modifico continuamente man mano che raccolgo le informazioni, e solo alla fine impagino. Così, dopo 4 anni di lavoro, e solo pochi mesi prima dell’uscita, ho realizzato che il libro sarebbe stato di più di 600 pagine, una specie di bibbia, difficilmente vendibile e trasportabile! E’ stato un momento duro, ed ho seriamente pensato all’idea di dividerlo in due, nord e sud Sardegna. Ma fortunatamente con il tipografo e l’editore siamo riusciti a trovare una carta abbastanza fine che permettesse di mantenerlo accettabile sotto il profilo dell’ingombro e del peso.

Puoi parlarci del metodo con cui hai affrontato questo nuovo lavoro (sei ripartito da zero?)
Ho mantenuto quanto c’era nella vecchia guida, ovviamente, ma ho riverificato tutto, come normalmente faccio anche per altre zone che non siano la Sardegna. Molti settori sono stati oggetto di restyling negli ultimi anni, quindi andavano nuovamente recensiti. Poi ho dovuto cambiare dai disegni dell’edizione precedente alle foto con tracciati, e questo ha richiesto un sacco di tempo ed energie in più. Molte volte per realizzare le foto ho dovuto andare di fronte alle falesie, nella macchia spinosa, su terreno non sempre agevole. E poi fare un disegno è più facile, fare i tracciati devi esattamente sapere dove passa la via e dove è la sosta, altrimenti sei impreciso ed il lettore se ne accorge.

Un lavoro enorme... come sei riuscito a motivarti e perché c'era bisogno di questa nuova Pietra di Luna?
Penso di lavorare essenzialmente per passione, altrimenti mi sarebbe impossibile realizzare opere del genere, dove il ricavo è abbondantemente inferiore ai costi che ho sostenuto per i sopralluoghi ed il tempo che ho impiegato…
Perché – mi chiedi - c’era bisogno di una nuova Pietra di Luna? Beh, bisognerebbe chiederlo ai tantissimi che negli ultimi anni mi hanno scritto quasi ogni giorno, per sapere quando usciva la nuova guida! E a quel lettore americano che l’aveva definita la miglior guida in circolazione. Son cose che ti mettono energia!

Riepilogando, quali sono le novità più importanti di questa 5a edizione?
Come ho detto prima sicuramente le foto con i tracciati e le cartine di accesso, tutte rifatte con l’aiuto delle foto dal satellite. Ma c’è un’altra novità a cui tengo particolarmente. Nei tracciati non ho messo i gradi ma ho raggruppato le vie per livello, con i colori. Oltre a fornire con un solo colpo d’occhio la difficoltà del settore raffigurato, questo stratagemma porta il lettore a ragionare non in funzione del grado che vuole raggiungere ma ciò che più o meno è alla sua portata. Se vuoi trovare il numero devi andartelo a cercare nelle descrizioni, che sono state pure queste molto ampliate rispetto alle guide precedenti. Tutto ciò non è ovviamente frutto del caso, ma deriva dal mio modo di vedere l’arrampicata di oggi.

Ecco... il “problema” gradazioni come l'hai affrontato?
Il discorso dei gradi, ovviamente, è sempre una questione spinosa. Io sono fin troppo maniacale in questo, pur sapendo che la valutazione “giusta” è un paradosso, essendo pur sempre una questione soggettiva. Tuttavia oggi esistono dei database interattivi in rete che sono in grado di offrirti delle indicazioni su come la massa dei praticanti recepisce una valutazione, spesso quando questa è palesemente sbagliata. Quindi ho monitorato con attenzione e continuamente tutto ciò che c’era in rete, sia a livello italiano che internazionale, oltre a passare ore al telefono con i miei più stretti collaboratori! Io non sono schiavo del grado, ma dare i gradi è il mio lavoro!

Dunque, oltre al grado, qual è il significato che secondo te deve avere una guida di arrampicata?
Chi mi segue sa che, non da oggi, ho un’idea molto personale di cosa debba contenere una guida di arrampicata. Certamente non solo un libretto dove leggere come arrivare ad una parete e conoscere le valutazioni ed il nome della via che si sta facendo! Alcuni non riescono ad accettare il fatto che io utilizzi una guida per esprimere le mie opinioni e quella che è la mia idea della scalata. Invece è proprio questo a cui io maggiormente tengo e, dal momento che sulla copertina c’è il mio nome, mi sembra di espormi in prima persona e prendermi tutte le responsabilità di quel che scrivo. Io non rinuncio mai - molti pregano che qualche volta lo faccia!!!:)) - a dare la mia interpretazione di ciò che recensisco e questo spesso finisce per creare dei malumori, soprattutto da parte di chi vede le “sue” falesie preferite magari trattate meno bene di altre. E’ ovviamente la mia opinione, ma pur sempre quella di uno che arrampica da quasi 35 anni ed ha girato tutto il mondo. Per fortuna la maggiorparte dei miei lettori sembra apprezzare questa mia esperienza sul campo. Ognuno poi è libero di darle il peso che preferisce!

A proposito di peso... in Pietra di Luna c'è anche il “piano” dei personaggi e delle storie di falesia...
Sì, non rinuncio mai a raccontare le storie “di falesia” possibilmente con ironia, parlando dei personaggi che hanno fatto l’arrampicata in Sardegna, cercando di essere il più obiettivo possibile. Ovviamente non tutti prendono alla leggera le mie parole ed il momento più difficile finisce per essere quello in cui la guida esce e arrivano le critiche o “il gelo” da parte di alcuni. Nel mondo dell’arrampicata siamo tutti un po’ “permalosi” (addirittura i nostri politici si prendono meno sul serio!) e sarebbe molto più semplice, per me, dare un’informazione scarna e neutra. Ma, mi dispiace, non è questa la mia idea di guida!

Parliamo di numeri, nella guida ci sono quasi 4000 monotiri recensiti, sparsi su 200 falesie diverse... la domanda è d'obbligo: sono aumentati solo i numeri o è cambiata anche l'arrampicata nell'Isola?
Non credo sia cambiata più di tanto, è solo aumentata l’offerta. La Sardegna non è Kalymnos, è almeno 40 volte più grande. Puoi trovare tutti i tipi di ambiente su quest’isola, a parte l’alta montagna. Come dice uno slogan, è un (piccolo) continente! Pietra di Luna, soprattutto con le fotografie ed i testi descrittivi, cerca di trasmettere a chi vuole venire arrampicare qui soprattutto questo. La Sardegna è un microcosmo da scoprire, non solo un posto dove andare in vacanza a realizzare vie.

Come dicevi all'inizio questa edizione è dedicata ai monotiri e alle falesie... sono in arrivo altre Guide?
Certamente, se la voglia e la passione non verrà meno! La seconda puntata è dedicata al boulder, che è la “cenerentola” delle attività del verticale sull’isola, anche se in questi ultimi anni si registra un gran fermento. Le vie lunghe ed il trad verranno accomunate in un’ulteriore opera che per me richiederà nuovamente molto lavoro. Per ora posso dire che non ho ancora messo giù niente e tutte le informazioni si trovano al momento nella mia testa. Spero non mi si rompa il disco rigido, ah, ah!

Domanda delle 100 pistole... Si può fare cultura dell'arrampicata con una guida?
Ovviamente sì, per le ragioni che ho esposto poc’anzi. Io ci credo tanto e mi sembra di averlo ampiamente dimostrato con le guide che ho fatto per Versante Sud, soprattutto in quelle dedicate alla Valle dell’Orco. Sono sicuro che non tutti leggeranno tutto ciò che ho voluto mettere “in più” rispetto ad una normale guida. Questi stessi troveranno esagerato il prezzo di copertina, che l’editore ha deciso a fronte dell’investimento fatto e pensando che il libro rimarrà sul mercato almeno 10 anni. Ma non me ne posso fare un cruccio: a questi, contro il mio interesse, consiglio di continuare a collegarsi a quei siti che forniscono un semplice elenco di gradi e nomi.

Nella pagina dedicata ad “etica ed ambientalismo” scrivi che l'arrampicatore deve avere una coscienza “ambientalista” ma che l'arrampicata non deve diventare il capro espiatorio per un ambientalismo di facciata...
E’ vero, ma quella pagina è rimasta invariata dall’edizione precedente, segno peraltro che non ho cambiato le mie idee a riguardo. Allora mi riferivo particolarmente ad alcune zone italiane dove le falesie venivano chiuse spesso, non ovviamente sempre, con ragioni pretestuose. Fortunatamente questo in Sardegna non è quasi mai avvenuto.

Piccola disgressione... tu sei anche conosciuto anche come un prolifico apritore e chiodatore (non solo in Sardegna) quanti e quali problemi può riservare il “censire” il lavoro altrui?
In Sardegna non abbiamo molti problemi in questo senso, anche se esistono anche qui le “aree segrete”. Una volta ero molto più intransigente a questo riguardo e dove arrivavo recensivo, senza molti scrupoli. Molti chiodatori ne hanno fatto le spese e si sono risentiti nei miei confronti, siccome ero (e sono ancora) un vero cane da tartufo! Ora, pur continuando a trovare le aree segrete anche senza informazioni dirette, sono più diplomatico e chiedo all’apritore se desidera pubblicare o meno. Una falesia in più o in meno non aggiunge o toglie niente ad una raccolta di 4000 vie e soprattutto ad un turista che desidera “bei” posti, non “tutti” i posti. Il problema può essere recensire falesie che magari non ti piacciono per niente mantenendo una certa obiettività, stando attenti a non stroncare con i testi chi magari ti ha inviato le informazioni, e magari ci ha messo tanto lavoro per chiodare. Credimi, ci vuole tanta, tanta diplomazia, che spesso fa a cazzotti con i tuoi principi. Tuttavia, nel mondo di oggi, a tutti è data la possibilità di auto-pubblicarsi la propria zona sul web o al limite su facebook, scrivendo ciò che gli pare, anche che è la falesia più bella del mondo se questo lo fa stare bene. Però se uno acquista la mia guida, è anche per sapere il mio punto di vista su quella falesia, dopo che ci sono stato e vi ho arrampicato. No?

D'accordo, ma con le vie e le falesie che hai chiodato in prima persona, come ti comporti?
Ho chiodato ormai più di 1500 vie e in tante falesie sono vicino alla percentuale del 100% di vie chiodate. Stando alle consuetudini del mondo dell’arrampicata potrei dire che queste falesie sono “mie”, ma ciò nonostante faccio fatica a considerarle tali. Una delle mie scoperte di maggior successo è la zona di Isili, tuttavia la maggior parte delle vie di quest’area non mi piacciono proprio! Anche se le ho chiodate io! Mancano secondo me di estetica, che personalmente è un parametro importante, oltre che di individualità.

Estetica e bellezza... nella guida hai selezionato 70 vie imperdibili, ci puoi dire le 3 che per te (e magari solo per te) sono indimenticabili e perché?
Per me è molto difficile rispondere a questa domanda, perché è come chiedere ad un musicista qual è il brano più bello del suo ultimo album. Non ti risponderà mai e ci sono mille modi di eludere a questa domanda! E’ già stato difficile scegliere “le 70 più belle”, così come rispondere ad un’altra intervista per Escalade Mag che mi chiedeva la falesia più interessante chiodata negli ultimi anni sull’isola.

Ma quali sono i tuoi parametri di bellezza?
Per tanti ormai una via “bella” è una via in cui si tira e si fatica molto, per altri una che non si concede facilmente, per quasi tutti quella dove si “riesce”. La via “brutta”? Esattamente il contrario! Per me invece una via bella è quella la cui linea ti affascina, e quando la sali pensi (anche se è l’ennesima volta che la ripeti): mamma mia quanto è bella questa via! Ci sono vie che ho ripetuto centinaia di volte, e non scherzo! Molti dei miei amici quando fanno una via non la ripetono più, perché quello che gli interessa è “possederla”, piuttosto che il piacere in sé di arrampicarla.

Il momento più difficile e il momento più bello che ti ha regalato questa nuova Pietra di Luna?
Il momento più difficile è stato forse il far stare tutto in 600 pagine, operando delle scelte che si sono tradotte in qualche doloroso taglio. Non mi piace un libro scritto così piccolo, ma non ho trovato altre soluzioni. Il momento più bello è sempre la nascita, quando hai il libro tra le mani e puoi chiamare gli amici a te più cari e dire “finalmente è uscito”. Oppure quando qualcuno, anche da molto lontano, ti chiama e ti dice “bravo!”.

Gianni Battimelli, nella sua bella prefazione alla guida, scrive che “quel sentore di mirto e ginepro”, della Sardegna degli inizi dell'arrampicata sportiva negli anni '80, “è ancora lì, a condire il sapore di un'arrampicata che è cambiata più nelle sue manifestazioni esteriori che nello spirito che la anima”. Tu cosa ne pensi?
Dico che ha ragione, e non per nulla ho chiesto a lui di fare la prefazione! Ringrazio anche Erri De Luca, per le generose parole che ha scritto per la guida. Gianni ha una grande qualità, è sempre riuscito a prendere l’arrampicata per quello che è, senza insomma prenderla troppo sul serio. Ho letto che altri pensano invece che, mettendo i primi spit sull’isola, io abbia rovinato irrimediabilmente la Sardegna, aprendola ad un turismo di massa che poteva non esserci o essere perlomeno diverso. Le nostre azioni, nel bene e nel male, non sono mai prive di conseguenze e chi può dire a priori giusto o sbagliato? Non sono tra quelli, tanto per dire, che giudica così duramente Maestri per i pressione sul Torre. Ma in definitiva non mi sembra di aver rovinato più di tanto questa magnifica isola, con la mia – ammetto intensissima e a volte esagerata - attività di chiodatore e divulgatore. Anche nei luoghi più alla moda, per buona parte dell’anno si è soli e c’è esattamente la stessa atmosfera che c’era 30 anni fa.

Insomma, c'è ancora molto da “fare” e da scoprire in Sardegna...
Sì, per chi desidera esplorare e scoprire c’è ancora molto da fare, e chi non vuole dire nulla a nessuno può benissimo farlo e mantenere il segreto abbastanza a lungo, naturalmente se non è in uno dei luoghi più frequentati, come Cala Gonone. Dirò solo una cosa: ormai sono pochissimi, in Europa, i posti dove chiunque può chiodare una falesia senza chiedere il permesso agli arrampicatori o alle amministrazioni locali. La Sardegna è uno di questi, e mi sembra un’importante libertà da preservare…



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