Petrohradske Padani Festival, il raduno boulder a Petrohrad nella Repubblica Ceca

Il racconto di Andrea Trivisonno che poche settimane fa, insieme ad altri amici, si è recato a Petrohrad nella Repubblica Ceca per partecipare al 'Petrohradské Padání Festival'. Un raduno di arrampicata boulder che si svolge da una decina di anni, che secondo gli organizzatori finora non era mai stata frequentata da climbers italiani e che, soprattutto, è un pretesto per viaggiare e conoscere nuove culture e realtà.
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Durante il Petrohradske Padani Festival 2015, il raduno boulder a Petrohrad nella Repubblica Ceca
Andrea Trivisonno
Premessa doverosa: si può parlare di gusto del viaggio, sapore della ricerca. Si può persino dissertare di commistione tra stile alpino e bouldering. Ma in sostanza, nella società dell’informazione in cui viviamo, per partire senza aver nemmeno guardato il nome del posto dove si sta andando, bisogna essere un bel po’ stronzi. "Questo weekend c’è il raduno in Repubblica Ceca, in quel posto là che ne parlano bene" "Ah, figo! Hai qualche info?" "Mah, metti Petrohrad nel navigatore, poi una volta là troviamo facile"

Si parte alle 22 da Vicenza, tappa ad Udine a raccogliere il quarto socio e poi su. Asfalto e musica. La Carinzia è il massacrante rumore della musica elettronica sparata a tutto volume da Francesco e Nick. La Stiria è la più rilassante chitarra di Eddie Vedder. Il Franken qualche radio a caso e l’ennesima sigaretta per cercare di rimanere svegli alla guida mentre fuori albeggia. Pilsen ancora elettronica (Francesco è di nuovo alla guida..) e infinita voglia di scendere dalla macchina per attaccarsi ad un sasso.

Boschi di conifere, campi di colza e poi finalmente, in mezzo ad un sostanziale nulla, il cartello: Petrohrad! Quasi non ci si credeva più, i sobillatori sussurravano già di deviare verso le birrerie di Praga: invece ci siamo, esiste. Entriamo trionfali in paese, nel nostro immaginario già popolato da una festa senza eguali, con roccia, donne e birra fiumi: cinquecento metri e venti case dopo, Petrohrad è finito. Di sassi, arrampicatori e raduni nemmeno l’ombra.

Proviamo a chiedere alle poche anime in giro. La contadina china al lato della strada ci guarda spaesata: il mimo messo in scena da Francesco per far capire che cerchiamo sassi da scalare deve sembrarle più un rozzo tentativo di approccio da parte di forestieri che ‘guarda questi che credono ancora di venire qui a barattare biro e calze a rete’.

L’uomo dal volto rosso accasciato sulla panchina forse sa consigliarci sulla birra ma, in quanto a sassi, difficile. Il proprietario dell’unico negozio del paese ci dà speranza. Al nostro agitare le braccia in aria in cerca di invisibili appigli si illumina "Ah! Skala!" e con un contro-mimo ci spiega come arrivare ai sassi. Entriamo così nella foresta. Ci troviamo effettivamente di fronte dei blocchi di granito compatto e due arrampicatori che, alle nostre reiterate domande sul raduno, scuotono la testa dicendosi convinti che abbiamo sbagliato o luogo, o data.

Ripieghiamo su Jesenice, dove sappiamo esserci il campeggio dei climber – il cui indirizzo è rimasto miracolosamente salvato in qualche pagina di cache di un cellulare – e qui veniamo salvati dal gestore. Ci fa capire che non siamo i primi ad essersi persi e schiacciando il dito sul monitor ci mostra dove dobbiamo andare: un punto a caso, in mezzo alla foresta, a circa quindici chilometri dalla vera Petrohrad.

Viaggio faticoso? Tutto ripagato. "Complimenti" ci sorride il ragazzo dell’organizzazione "in tredici edizioni del Padani, siete i primi italiani". Oscilliamo tra l’orgoglio dei conquistatori che hanno piantato la bandiera e l’atroce sospetto che siamo i primi perché gli altri stanno ancora vagando in cerca del raduno…

Crash in spalla, ci lanciamo verso il bosco. La cartina che ci hanno fornito è molto stilizzata, ma in quanto a facilità di comprensione gareggia con la mappa del Simone Pedeferri. Dopo venti minuti, ci siamo chiaramente persi. Dietro e davanti a noi altre anime, che vagano con un materasso in spalla, cercando di far combaciare con un po’ di fantasia le linee tracciate sul foglio con quelle presenti per terra. Infiliamo le scarpette alle 4 del pomeriggio, 18 ore dopo essere partiti da casa. E sappiamo già che ne è valsa la pena

E il raduno? Il Padani è quasi un ritorno alle origini, per noi italiani abituati alle adunate oceaniche tappezzate di pubblicità come un centro commerciale. 400 iscritti, 600 persone presenti e un’aria assolutamente familiare, quasi intima. Il consueto, illogico piacere di trovarsi a discutere animatamente con degli sconosciuti davanti ad un pezzo di roccia che assurge a linea e cristalli che battezzati con il bianco del magnesio diventano prese. L’allegria data dal trovarsi in mezzo all’Europa in una foresta a caso, popolata da gente con la tua stessa malattia. Dove arrampicare diventa quasi un pretesto, per sedersi intorno ad una birra con ragazzi appena conosciuti e riscoprire una geografia comune di luoghi che si chiamano Frankenjura, Finale, Sperlonga, Zillertal.

... la strada scorre al contrario, i cartelli parlano prima tedesco e poi italiano. Rimane, come sempre, la sensazione che è proprio necessario farli questi 1800km. Perché in fondo ci piace così. "Oh, ho letto che in Siberia c’è un raduno boulder con picche e ramponi." "Prova un po’ a scrivere Kransoyarsk Stolby nel navigatore..."

INFO
Petrhorad si trova a circa settanta chilometri ad ovest di Praga, immersa in una foresta sterminata. Gli organizzatori del Padani cercano ad ogni edizione di pulire un’area nuova e quindi quest’anno il raduno si è svolto in una zona più marginale, verso il paese di Zihle, ma la maggior parte dei settori sono comunque arroccati sulle colline vicino al paese da cui l’area prende il nome e tutti raggiungibili a piedi uno dall’altro. Per dormire il posto più vicino è il campeggio di Jesenice, a circa 5 km.

La guida "Petrhorad a okolì" è ricca e ben strutturata, con le foto della maggior parte delle linee. Contiene anche la descrizione di alcuni tiri di corda sui sassi più alti. La roccia è un granito compatto e ruvido, spesso avaro di prese e con forme tondeggiati, quasi ad uovo. Il che tradotto significa: problemi spesso tecnici con ribalte che hanno poco da invidiare a Bleau e pelle che vi abbandonerà ben presto. In tre giorni non abbiamo avuto modo di valutare realmente il potenziale della zona, ma l’impressione che ci siamo fatti è quella di una interessante meta alternativa, probabilmente mai sovraffollata e sicuramente abbinabile con una visita a Praga. La birra ad un euro poi, può essere un valido incentivo per dirigere la macchina qui…

Nota:
la zona è ricca di zecche (lo abbiamo sperimentato) e un articolo di UKClimbing avvisa che è endemica per il morbo di Lyme.


di Andrea Trivisonno


SCHEDA: Petrohrad boulder, Repubblica Ceca




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