Ne Veden, la via in ricordo di Renzo Zambaldi, Samuele Scalet e Fabio Giacomelli

Ne Veden (145m, 8a max, 7a obbl.) è la nuova via aperta da Rolando Larcher e Lino Celva sulla parte di Sardagna (Gruppo del Monte Bondone, Trento) per ricordare gli amici Renzo Zambaldi, Samuele Scalet e Fabio Giacomelli.
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Rolando Larcher su Ne Veden - Parete di Sardagna, Trento
Giampaolo Calzà
La parete è quella di Sardagna. Renzo Zambaldi abitava proprio lì sotto. Fabio Giacomelli stava a Sardagna, dove terminava questo scudo di roccia. Il maestro Samuele Scalet, invece, la vedeva tutti i giorni dalla sua casa di Trento. A loro Rolando Larcher e Lino Celva, dedicano questa nuova via che "galleggia" su Trento ed è segnata dal ricordo di questi loro tre amici alpinisti che quest'ultimo (terribile) anno s'è portato via. Renzo (a cui il prossimo 7 novembre è dedicato il Km Verticale di Ravina) è scomparso mentre percorreva la ferrata dei Colodri. Samuele, grande alpinista "matematico" innamorato delle pareti, in una di quelle sue esplorazioni a cui non poteva rinuciare. Mentre l'ultimo viaggio di Fabio si è concluso ai piedi dell'amato Cerro Torre. La via percorre i 120m di una parete "dimenticata" ma che ha fatto da sfondo alla loro vita... Un modo per ricordarli, scrivono Rolando e Lino, che l'hanno aperta e liberata. Un modo per dire, a questi loro amici e a tutti quelli che non ci sono più, Ne Veden... Ci vediamo...


NE VEDEN...

Lo scorso 7 novembre 2009, l'amico e collega accademico Renzo Zambaldi ci lasciava, cadendo dalla ferrata dei Colodri. Increduli per l'accaduto, ci ritrovammo in tanti per l'ultimo saluto. Renzo lo conoscevo da quando ero ragazzo, il suo carattere gioviale e la sua energia erano contagiosi e proprio per questo avevo per lui simpatia e stima. Condividevamo lo stesso innamoramento per la Sardegna, ricordo con piacere le lunghe chiacchierate in merito.
Appena dopo l'accaduto, per ricordare Renzo, assieme a Lino pensammo di fare lo cosa più consueta e classica per noi alpinisti, dedicargli una via nuova. Renzo abitava a Ravina, periferia di Trento, ai piedi di una parete mai salita, luogo adatto per metter in pratica i nostri propositi (solo all'estrema destra vi è una vecchia via in artificiale).
Visto il fine di questa nuova via, speravamo d'incontrare difficoltà non troppo esigenti, tali da permettere numerose ripetizioni. Quando però andammo ad ispezionare la parete, vedendo quanto strapiombava, ci rendemmo immediatamente conto che non era luogo per vie plasir. La linea comunque c'era, bella ed interessante e rimandammo il tutto al tepore primaverile.
A Marzo scalpitavamo ed aprimmo le danze e già per fine aprile la via era aperta e liberata. Il risultato è un itinerario interessante, con buona qualità di roccia, che ha superando le nostre migliori aspettative. Sempre strapiombante ed atletica, con il valore aggiunto di galleggiare sopra la città di Trento. Cosa che ho apprezzato moltissimo, soffermandomi in sosta ad osservare la mia città, cercando e frugando con gli occhi, realtà e ricordi.
Purtroppo mentre aspettavamo la primavera, sono avvenute altre gravi perdite di amici e conoscenti in montagna. Due di queste ci hanno toccato particolarmente, perché anche loro erano nostri grandi amici: Samuele Scalet collega accademico e Fabio Giacomelli, morto ai piedi del Cerro Torre.
Samuele lo ricorderò per la sua sensibilità e delicatezza nel porsi e per la grande competenza in molti ambiti. Giak per la sua risata inconfondibile e contagiosa e la passione irrefrenabile per l'arrampicata e la montagna. Era consuetudine che quando ci incontravamo, facessi dell'ironia alla sua costante sfortuna meteorologica, la nuvoletta lo inseguiva sempre... Così abbiamo deciso di dedicare la via non solo a Renzo Zambaldi, ma anche a loro due. A Renzo, che abitava ai piedi della parete.
A Fabio, che viveva dove termina, a Sardagna. Infine a Samuele Scalet, che dalla sua finestra di casa osservava con il cannocchiale le pendici del Bondone, e ne sono certo anche questa parete vergine.
La via la dedichiamo anche a tutti gli amici alpinisti recentemente scomparsi. Un elenco funesto, una triste litania, quasi un bollettino di guerra, che oramai non da tregua da 12 mesi. Un brutto anno, un anno da dimenticare, un anno da concludere al più presto, perché troppe sono le persone care da ricordare.
Dare un nome alla via non è stato facile. Abbiamo deciso per “Ne Veden”, un saluto trentino che significa “Ci vediamo”. Un sereno ed inevitabile arrivederci, prima o poi...
Rolando Larcher - C.A.A.I.

Ho voluto dedicare questa via alle 2 persone che alpinisticamente sono state più importanti per me: Sam il padre matematico che avrei desiderato, con tutti i suoi calcoli, le sue formule, teorie, numeri primi. ”Sam” per non confonderlo con mio figlio “Mele”, che porta il suo stesso nome, con l’augurio di diventare una forza come lui. Renzo la mia coscienza, il compagno ideale per le grandi salite, il mio collegamento con l’alpinismo classico, con le idee non troppo estreme, con l’entusiasmo che a chiunque trovasse trasmetteva con il suo sorriso scanzonato, che tutti i giorni mi porto nel zaino che ho dentro di me.
Lino Celva - C.A.A.I


>> Scheda NE VEDEN





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