Here today gone tomorrow, nuova via allo Scoglio delle Metamorfosi in Val di Mello

Nel 2014 Pietro Biasini, Daniele Bianchi e Mirko Masè avevano aperto i primi 7 tiri di Here today gone tomorrow (X-, 215m) allo Scoglio delle Metamorfosi in Val di Mello. Nel novembre 2015 Bianchi e Masé hanno completato la via in ricordo del loro amico Pietro Biasini, scomparso in Norvegia nel febbraio del 2015.
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Here today gone tomorrow allo Scoglio delle Metamorfosi, Val di Mello: Mirko Masè sul primo tiro
Bianchi, Biasini, Masè
Tutta questa storia inizia il giorno in cui accompagno il mio amico Simone Pedeferri allo Scoglio delle Metamorfosi: devo aiutarlo a ripulire una vecchia linea che ha chiodato qualche anno fa e che non ha ancora salito. La via è Io non ho paura, liberata poi dallo stesso Simone nell’estate del 2015.

Mentre siamo in parete, osservando lo Scoglio con luci e angolazioni diverse, riesco a cogliere forme e aspetti di quel luogo che fino ad allora non avevo notato. La luce del sole, grazie alla sua diversa altezza ed intensità nelle varie ore del giorno (ma anche con l’alternarsi delle stagioni), permette di notare particolari che vengono evidenziati dai giochi di luci e ombre, e fa risaltare sfumature non sempre percepibili. O forse percepibili solo in quel preciso istante, semplicemente perché prima non eravamo pronti.

In quell’occasione ho notato sulla nostra sinistra una logica sequenza di fessure slanciate verso l’alto. Sono sporche d’erba solo in alcuni tratti, e attirano immediatamente la mia attenzione, anche perché della via di Simone non me ne frega nulla, visto che per me è fuori grado. Così scatta la scintilla e, con gli occhi che seguono quelle linee, si accende la voglia di andare. Ho accantonato momentaneamente quel pensiero fino alla sera in cui mi sono incontrato al bar con Pietro "Pana" e Daniele, quello di Parma. Tra una birra e l’altra sono collimati tutti i presupposti ed è finita che ho proposto loro di attaccare quella linea che chissà con quale entusiasmo gli avevo descritto.

È il 26 Ottore 2014 e Pana, Dani e io siamo alla base della struttura, armati di qualsiasi ferro il mercato possa offrire (forse anche di più), ma senza niente che possa forare la roccia. Abbiamo deciso che quella via deve essere salita in stile tradizionale e così bisogna fare. Attacca Pietro, salendo a vista il primo tiro che conclude fortunatamente su un comodo terrazzino soleggiato dove trascorriamo alcune ore per l’apertura della seconda lunghezza, che vede impegnati prima Dani e poi me. Col terzo e facile tiro arriviamo gasatissimi alla fine della prima giornata, già intuendo dove il nostro viaggio sarebbe continuato.

Quella è stata per me una giornata che ricorderò per sempre. L’ultima in cui ho scalato con Pietro. Il Pana, l’amico di tutti, se n’è andato quell’inverno, lasciando un vuoto incolmabile, ma avendoci regalato l’opportunità di conoscerlo.

Poi è arrivata la primavera e con Dani abbiamo deciso che era arrivato il momento di riprendere la via. Così in aprile abbiamo concluso la salita con l’apertura di altri tre tiri, l’ultimo dei quali è stato particolarmente impegnativo. A questo punto l’idea era di tentare la libera, ma la via andava sistemata, togliendo l’erba dalle fessure in alcuni tratti e pulendo la roccia con la spazzola di acciaio per renderla perfettamente scalabile. Abbiamo lavorato tre giornate tra l’estate e l’autunno per riuscire a provare i singoli tiri.

Avvantaggiati dall’incredibile periodo di alta pressione che nel 2015 ci ha regalato un autunno estremamente secco e condizioni eccezionali per la scalata, finalmente è giunto il momento di tentare l’intera salita dal basso, in libera e posizionando le protezioni, nel puro stile trad. È la mattina del 16 Novembre quando Dani e io ci incamminiamo lungo la Val di Mello; gelida, fondo valle in ombra, e deserta. All’attacco ci stupiamo delle particolari condizioni di secco: anche sul secondo tiro, che durante i tentativi passati, da bagnato ci aveva fatto tribolare non poco. E comunque: tempo bello, neanche una nuvola, sole caldo, aria frizzante, roccia fresca e zero umidità. Praticamente perfetto.

Sappiamo che si fa e che possiamo liberarla. Attacco io, conosco la via, so quello che mi serve tiro per tiro, ricordo i passi. La prima lunghezza va liscia, la seconda ci impegna parecchio, poi si respira. Ancora due tiri da scalare fino alla base del nostro incubo. Fino qui tutto ok, adesso c’è il palo. L’ultimo tiro è una fessura strapiombante ad incastro con un ingresso off-width che poi continua di mano stretta, spesso con degli squali che ti mordono i palmi, rendendo obbligatori guantini e nastro per preservare le povere mani.

Con un’adrenalina incredibile saliamo tutti e due anche questa lunghezza, usciamo dallo strapiombo e arriviamo sulle pacifiche placche sommitali dello Scoglio. Ce l’abbiamo fatta: siamo riusciti a scalare l’intera via dal basso consecutivamente in libera, piazzando e togliendo le protezioni. Ora la Valle è tutta per noi, riempita dalla nostra gioia che vogliamo goderci da soli. Solamente noi TRE.


SCHEDA: Here today gone tomorrow, Scoglio delle Metamorfosi, Val di Mello


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