Climbing Trip to the USA - Part 3

Il tour arrampicata negli USA di Giambattista Calloni, Manrico Dell'Agnola (CAAI) e Marcello Sanguineti (CAAI). La terza puntata: Colorado: Lumpy Ridge.
Dopo i due colpacci sul Diamond, decidiamo di concederci una salita su qualche parete a quote più basse. La Lumpy Ridge sembra fatta apposta per soddisfare i nostri desideri! Situata nel settore nordorientale del Rocky Mountains National Park, offre un inesauribile terreno di gioco, in grado di soddisfare gli arrampicatori più esigenti. Lungo i suoi circa 4 chilometri e mezzo di sviluppo, si susseguono ben trentacinque strutture rocciose e pareti di fantastico granito, per un totale di oltre 500 vie. La quasi totalità degli itinerari è di tipo trad: come al solito, da queste parti le vie sportive sono un’eccezione. L’arrampicata è tecnicamente diversa da quella sul Diamond: mentre il Longs Peak e le montagne più alte sono state modellate dai ghiacciai, il granito della Lumpy Ridge non ha conosciuto l’azione del ghiaccio ed è stato lavorato “più gentilmente” dall’acqua e dai cicli di gelo-disgelo. Il risultato è una scalata estremamente varia, che alterna placche a fessure verticali, diedri e camini, con un granito molto cristallizzato e ottima aderenza.

Percorrendo il sentiero che dal Gem Lake s’inoltra nel Black Canyon, ci godiamo la vista di tutte le pareti principali, che fanno bella mostra di se stesse in una sorta di sfilata dedicata ad un pubblico di soli scalatori. Crescent Wall, con le sue stupende placche e fessure, precede Twin Owls, che annovera sulla strapiombante parete S alcune delle vie di fessura più dure della Lumpy Ridge, comprese numerose temibili off-widths (una per tutte: Crack of Fear – il nome è una garanzia). Seguono Little Twin Owls, Batman Rock e Batman Pinnacle. The Book è la struttura più frequentata, con estetici itinerari di face climb, grande aderenza, frequenti knobs (sorta di protuberanze della roccia), granito molto cristallizzato e fessure che si prestano particolarmente bene ad accogliere protezioni veloci. Superati Left Book, Bookmark e Bookend, è la volta di The Pear, l’ideale per chi cerca itinerari di moderata difficoltà, con eccezionale aderenza ed eleganti movimenti di face climb. Dopo l’Observatory Dome, un poco appartato, si arriva sotto la parete più alta e lontana della Lumpy Ridge: il Sundance Buttress. Il nome è tutto un programma e scalarvi è davvero una danza, disegnata su pareti incise da fessure e camini che si alternano a placche e tetti. Il tutto, accompagnato da un grandioso panorama sulla Estes Valley.

Il giorno prima avevamo letto da qualche parte: “all the Sundance routes are multi-pitch affairs that require a whole day to approach, climb, and descend”. Non prendiamo alla lettera queste parole e ci svegliamo dopo le 9 nella radura che la notte prima avevamo eletto a nostro posto da campeggio a spesa nulla. Per me il sonno non è stato dei più sereni: a notte fonda, nel bel mezzo di un incubo, ho svegliato i miei soci con tre urli che pensavano fossero di un coyote. Colpa dei bagordi della sera, forse. Riordiniamo pigramente le cose e ci dirigiamo in cerca di un posto dove fare una buona colazione: pane, uova, bacon, succo di frutta e l’immancabile “hot dark water” (quella cosa che gli americani si ostinano a chiamare “caffè”). Francamente, non abbiamo voglia di combinare nulla e, a forza di “far melina”, iniziamo dopo mezzogiorno l’ora e mezza di avvicinamento. Il nostro obiettivo è la via Idiot Wind, 5.10a/b, sul Turnkorner Buttress, separato dalla Guillottine Wall da un sistema di profondi camini. “Superb, spectacular, exposed, and exciting – a great adventure”, scrive Stewart Green. Le difficoltà sono moderate, ma queste parole, insieme alla presentazione eccitata ed eccitante che il giorno prima ci aveva fatto un local, sono un biglietto da visita irresistibile. Sui due tiri di placca di questa via fanno la comparsa alcuni spit – una vera eccezione da queste parti!

Su Idiot Mind siamo in forma: ce la fumiamo in 3 ore e mezza, pur essendo in tre e facendo una quantità vergognosa di foto e riprese con la telecamerina. Con la scusa che Manrico ed io andiamo a tiri alterni da primi e, quando siamo da secondi, ci dedichiamo ai video, un po’ vigliaccamente affibbiamo lo zaino al povero Garafao… In fondo, sappiamo che ci vuole bene e che è contento così… o forse ce ne convinciamo, per mettere a tacere i sensi di colpa (ebbene sì, a volte anche noi li abbiamo). Chiudiamo con le doppie al tramonto e il rientro con l’ultimissima luce, ma ancora in tempo per farci una bistecca con patatine al Mary Lake’s Lodge.

Abbiamo messo in saccoccia la terza via in una manciata di giorni. Festeggiamo con una bottiglia di rosso californiano della Napa Valley. Con i suoi 14.5° e il suo sapore vellutato, dovuto al blend di Sirah, Zinfandel e Malbec, concludiamo la prima parte della nostra climbing trip: l’indomani lanceremo la Chrysler verso il Wyoming, alla volta della Devil’s Tower.


Thanks to:
Karpos/Sportful: abbigliamento per il tempo libero e l’outdoor.
Totem Cams: new high performance cams for climbing.
Climbing Technology: climbing equipment.
Dolomite: calzature per alpinismo, trekking e outdoor.

di Marcello Sanguineti (CAAI)

CLIMBING TRIP TO THE USA 2012
- Climbing Trip to the USA - Part 1

- Climbing Trip to the USA - Part 2




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