Aspettando il Melloblocco #3: i sassisti e l'arrampicata sui massi
Il sassimo (questo sconosciuto) e la nascita della scalata sui massi in Val di Mello che hanno ispirato il Melloblocco. Per la serie da dove veniamo: un po' di storie raccontate da Michele Comi.
1 / 7
Con Paolo allenamenti continui al Masso di Arquino. Roccia, equilibrio e io appeso alla fessura ad incastro artificiale che aveva costruito Guido Merizzi.
arch. Popi Miotti
Quando nel 2004 inventammo il Melloblocco, come sottotitolo sulle locandine dell’evento venne scelta la frase: raduno internazionale di sassisti. Allora fu del tutto naturale associare a questa semplice formula - fatta di granito e natura potente, poi rivelatasi vincente - il richiamo ai sassisti. Perché, seppur dopo un quarto di secolo, lo spirito del neonato meeting della Val di Mello ci parve in gran sintonia con l’intuizione “sassista”.
Dare ascolto a quelle giovani generazioni, che cominciavano ad uscire in massa dalle climbing room metropolitane, utilizzando il gioco arrampicata sui massi, ci sembrò un buon motivo per spingere il collegio delle Guide lombarde a supportarne le prime tre edizioni, con la convinzione che ciò potesse costituire una sorta di viatico per attivare un contatto consapevole con la natura e le più alte montagne.
Ormai siamo vicini all’ottava edizione. In questi anni tanti ragazzi si sono avvicinati al bouldering; qualcuno ha iniziato a scalare proprio grazie ai massi, per altri è l’unico terreno di gioco verticale, altri ancora lo miscelano con sapienza alla falesia e alla montagna. Ma tornando al “sottotitolo”, quanti del giovane e colorato popolo del Melloblocco conoscono l’origine e il significato del termine sassista?
Il nome nasce dall’epopea e dalla sua storia del “Nuovo Mattino”, e in particolare all'esperienza di quell'avanguardia rappresentata da un gruppetto di giovani arrampicatori di Sondrio. Nei primi anni ’70 del secolo scorso quei ragazzi (al secolo Popi Miotti, Paolo e Gianpi Masa, Jacopo e Guido Merizzi, Antonio Boscacci, Ermanno Gugiatti, Francesco Boffini, Giovanni Pirana…) cominciarono a inanellare una serie di scalate di prim’ordine nei gruppi Badile e Bernina.
Con gran semplicità, rapidità ed efficacia e non poco spirito di avventura, andarono a ripetere le salite codificate a quel tempo come estreme. Contestualmente, poi, furono i primi a dedicarsi all’arrampicata sulle strutture di fondovalle e sui massi per il puro piacere di farlo, per la ricerca del gesto e anche del contenuto sportivo dell’arrampicata: tutte azioni assolutamente distanti dal verbo alpinistico della “conquista della vetta” in voga in quegli anni.
Tutto ciò, naturalmente, creò non poco scompiglio negli ambienti conservatori del CAI dell'epoca. Così, nel 1976, fu indetta una tavola rotonda dalla sezione Valtellinese del CAI per analizzare queste “inquietanti” derive dell’andar per monti. Fu allora che un alto esponente del Club si rivolse duramente a uno dei giovani nuovi arrampicatori presenti dicendo: “Queste cose che fate non dobbiamo farle passare per alpinismo, questo è sassismo…”.
Da allora, fieramente, i ragazzi di Sondrio si definirono i sassisti. Continuarono le loro incursioni “dissacratorie” passando dai massi, alle pareti selvagge e, curiosamente, pur disponendo di poche informazioni, rivelarono una gran somiglianza con i giovani arrampicatori di altre realtà geografiche, molto distanti come lo Yosemite, ma anche più vicine come le Dolomiti o le Alpi Piemontesi.
Tra il '76 e l' 84 i sassisti esplorarono l'intonso e sterminato parco boulder della Val Masino, salendo le linee più accessibili ed estetiche ma anche alzando l'asticella della scala delle difficoltà. Era un'esperienza del tutto nuova, una piccola grande rivoluzione che contribuì ad aprire la via a tutti i climbers del futuro...
testo: Michele Comi
foto e dida: Popi Miotti
Le foto “d’epoca” e le relative didascalie sono tratte dagli “Archivi ritrovati” di Popi Miotti (vedi pag. facebook): una vasta raccolta di immagini che ben riassume la vita verticale e la filosofia “sassista”
> Aspettando il Melloblocco #1, Cieli ramati di Monolith di Popi Miotti
> Aspettando il Melloblocco # 2: L'arte del büciun e lo spirito della Val di Mello
Dare ascolto a quelle giovani generazioni, che cominciavano ad uscire in massa dalle climbing room metropolitane, utilizzando il gioco arrampicata sui massi, ci sembrò un buon motivo per spingere il collegio delle Guide lombarde a supportarne le prime tre edizioni, con la convinzione che ciò potesse costituire una sorta di viatico per attivare un contatto consapevole con la natura e le più alte montagne.
Ormai siamo vicini all’ottava edizione. In questi anni tanti ragazzi si sono avvicinati al bouldering; qualcuno ha iniziato a scalare proprio grazie ai massi, per altri è l’unico terreno di gioco verticale, altri ancora lo miscelano con sapienza alla falesia e alla montagna. Ma tornando al “sottotitolo”, quanti del giovane e colorato popolo del Melloblocco conoscono l’origine e il significato del termine sassista?
Il nome nasce dall’epopea e dalla sua storia del “Nuovo Mattino”, e in particolare all'esperienza di quell'avanguardia rappresentata da un gruppetto di giovani arrampicatori di Sondrio. Nei primi anni ’70 del secolo scorso quei ragazzi (al secolo Popi Miotti, Paolo e Gianpi Masa, Jacopo e Guido Merizzi, Antonio Boscacci, Ermanno Gugiatti, Francesco Boffini, Giovanni Pirana…) cominciarono a inanellare una serie di scalate di prim’ordine nei gruppi Badile e Bernina.
Con gran semplicità, rapidità ed efficacia e non poco spirito di avventura, andarono a ripetere le salite codificate a quel tempo come estreme. Contestualmente, poi, furono i primi a dedicarsi all’arrampicata sulle strutture di fondovalle e sui massi per il puro piacere di farlo, per la ricerca del gesto e anche del contenuto sportivo dell’arrampicata: tutte azioni assolutamente distanti dal verbo alpinistico della “conquista della vetta” in voga in quegli anni.
Tutto ciò, naturalmente, creò non poco scompiglio negli ambienti conservatori del CAI dell'epoca. Così, nel 1976, fu indetta una tavola rotonda dalla sezione Valtellinese del CAI per analizzare queste “inquietanti” derive dell’andar per monti. Fu allora che un alto esponente del Club si rivolse duramente a uno dei giovani nuovi arrampicatori presenti dicendo: “Queste cose che fate non dobbiamo farle passare per alpinismo, questo è sassismo…”.
Da allora, fieramente, i ragazzi di Sondrio si definirono i sassisti. Continuarono le loro incursioni “dissacratorie” passando dai massi, alle pareti selvagge e, curiosamente, pur disponendo di poche informazioni, rivelarono una gran somiglianza con i giovani arrampicatori di altre realtà geografiche, molto distanti come lo Yosemite, ma anche più vicine come le Dolomiti o le Alpi Piemontesi.
Tra il '76 e l' 84 i sassisti esplorarono l'intonso e sterminato parco boulder della Val Masino, salendo le linee più accessibili ed estetiche ma anche alzando l'asticella della scala delle difficoltà. Era un'esperienza del tutto nuova, una piccola grande rivoluzione che contribuì ad aprire la via a tutti i climbers del futuro...
testo: Michele Comi
foto e dida: Popi Miotti
Le foto “d’epoca” e le relative didascalie sono tratte dagli “Archivi ritrovati” di Popi Miotti (vedi pag. facebook): una vasta raccolta di immagini che ben riassume la vita verticale e la filosofia “sassista”
> Aspettando il Melloblocco #1, Cieli ramati di Monolith di Popi Miotti
> Aspettando il Melloblocco # 2: L'arte del büciun e lo spirito della Val di Mello
Note:
Links Planetmountain | |
Melloblocco 2010 | |
Melloblocco 2009 | |
Melloblocco 2008 | |
Melloblocco 2007 | |
Melloblocco 2006 | |
Melloblocco 2005 | |
Melloblocco 2004 | |
Links Expo.Planetmountain | |
La Sportiva Expo | |
CAMP | |
Petzl | |
Links www | |
Melloblocco.it | |
Comune di Val Masino |
Ultime news
Vedi tutte le ultime news
Expo / News
Expo / Prodotti
Rinvio arrampicata super versatili con moschettone Keylock
Scarpe da tempo libero AKU Nativa Canvas
Scarpone da montagna da donna pensato per il trekking, l’escursionismo e il backpacking.
Imbracatura regolabile a tre fibbie per l’arrampicata in montagna, le grandi pareti e le vie di ghiaccio e misto.
Un secondo strato termico robusto ed efficace.
Uno scarpone dal taglio mid-cut agile e leggero per hiking su terreni misti.