Alpinisti sloveni salgono nuove vie in Kirghizistan
Il viaggio ci ha portato da Lubiana attraverso Istanbul per poi atterrare a Bishkek, la capitale del Kirghizistan. I giorni successivi sono stati spesi a girovagare per la città e ad acquistare cibo. Già a Lubiana uno dei nostri zaini aveva deciso di non salire sull'aereo con noi, continuando invece la sua avventura da solo. Dopo tre giorni la Turkish Airlines non aveva ancora idea di dove fosse, così siamo stati costretti a comprare l’attrezzatura mancante e procedere. Due giorni in un vecchio furgone dell’esercito russo attraversando metà del Kirghizistan sono stati seguiti da cinque giorni a piedi, portando tutta la nostra attrezzatura, per poi stabilire il campo base ai piedi del ghiacciaio Kyzyl Asker.
Pik Carnovsky
Pochi giorni dopo il nostro arrivo al campo base, Anže, Uroš ed io siamo partiti per un giro di ricognizione. Con tempo perfetto ci siamo diretti verso il ramo orientale del ghiacciaio. Ma, come poi ci è stato confermato durante il nostro soggiorno, da queste parti il tempo non vuole proprio dare una mano agli alpinisti e, infatti, stava già nevicando quando abbiamo raggiunto la lingua di ghiaccio tra il Pik Gronky e il Pik Vernyi. Ciò nonostante abbiamo proseguito verso una bella linea di ghiaccio che avevamo individuato sulla parete ovest del Pik Carnovsky. Ma il maltempo faceva sul serio e quando siamo arrivati sotto la nostra linea non abbiamo avuto altra scelta che depositare il materiale e scendere. Due giorni più tardi abbiamo provato nuovamente, ma questa volta abbiamo bivaccato sotto il Pik Gronky. La via ha richiesto nove interminabili ore di arrampicata difficile e spesso - a causa delle cattive condizioni - anche pericolosa. Non esattamente la via di riscaldamento che speravamo. Per scendere ci siamo calati lungo la via utilizzando una serie di Abalakov e spuntoni di roccia. Il giorno successivo siamo rientrati al campo base, decisi a dirigere la nostra arrampicata verso le creste viste le brutte condizioni della neve e del ghiaccio.
La traversata della cresta tra il Pik Beggar e il Pik Ecstasy
Per facilitare il nostro acclimatamento siamo partiti verso la cresta immediatamente a est del campo base che affronta due cime minori e poi, in successione, le cime del Pik Beggar, Pik Ecstasy, Pik Yurnos, Pik Gronky, Pik Carnovsky e Pik Zuckermann. Ancora una volta, nostante le previsione fossero buone, il meteo è notevolmente peggiorato, così abbiamo piantato le nostre tende tra il Pik Estasi e il Pik Yurnos. Il mattino dopo, a causa del maltempo che continuava imperterrito, siamo scesi direttamente verso il ramo est del ghiacciaio Kyzyl Asker, avevamo comunque raggiunto il nostro obiettivo di passare la notte a quasi 5000m di altitudine.
Kyzyl Asker spalla ovest
Dopo alcuni giorni di brutto tempo le previsioni per i successivi giorni sembravano promettenti. Anche se avevamo imparato a non fidarci troppo, abbiamo comunque preparato materiale e cibo per quattro giorni e siamo partiti per la cresta ovest del Kyzyl Asker. Il tragitto sul ghiacciaio ha richiesto molto più tempo del previsto: una zona piena di crepacci a metà e molta neve fresca più in alto ci hanno infatti costretti a piazzare il campo a circa 5000m di altitudine, anche se il nostro obiettivo per quel giorno era un colle all'inizio della spalla ovest del Kyzyl Asker. Il giorno successivo abbiamo continuato su neve profonda verso questa sella, ben presto però ci siamo resi conto che c’era semplicemente troppa neve fresca e che eravamo troppo lenti per raggiungere la cima del Kyzyl Asker. Abbiamo lasciato i nostri zaini sotto il colle e abbiamo continuato verso l'inviolata spalla occidentale del Kyzyl Asker, a quota 5632m. Raggiunta la spalla occidentale lungo la cresta ovest, siamo poi tornati a dormire nello stesso luogo della notte precedente. Il giorno successivo siamo tornati al campo base.
Panfilovski Division e Pik Gronky
Avevamo a disposizione giusto il tempo sufficiente per tentare un'altra salita, così ci siamo divisi in due team. Ci eravamo stancati di pesanti zaini, pieni di materiale da bivacco e abbiamo quindi scelto un approccio leggero, per una salita in giornata. Uroš ed io siamo partiti alle 23:00 e abbiamo trascorso tutta la notte avvicinandoci alla parete NO del Panfilovski Division. All’alba abbiamo visto, immediatamente sopra di noi, l'orrore dei seracchi sul versante orientale del Kyzyl Asker, così abbiamo subito cominciato a salire per evitarli. Sulla barriera di roccia inferiore abbiamo scoperto ghiaccio verticale che ci ha portati al primo nevaio che abbiamo attraversato un po’ a destra, sotto un pilastro spezzato. Poi la sorpresa: fino ad ora avevamo sempre affrontato neve fresca, qui invece avevamo l'intera parete di neve perfetta, dura e consolidata. Si sentiva il rumore degli attrezzi per oltre metà tiro!
Anche se sembrava che questa potesse essere la prima salita con tempo bello per l’intera durata, una raffica di neve ci ha sorpreso nel pomeriggio. Abbiamo raggiunto la cima un’ora prima del tramonto, con appena il tempo sufficiente per verificare la nostra linea di discesa prima di essere inghiottiti dalle nubi. Siamo scesi dal versante NE, verso la sella tra le cime Zuccerman e Vernyi. La stanchezza aumentava di ora in ora mentre la nostra concentrazione scendeva di pari passo. Ci siamo persi sopra alcuni seracchi a sinistra del colle e abbiamo dovuto tornare sui nostri passi. Era tempo di luna nuova, quindi c’era un buio pesto. Dopo quella che ci è parsa un'eternità abbiamo raggiunto la parte del ghiacciaio che conoscevamo, sopra la cascata di ghiaccio tra le cime Vernyi e Gronky. All’inizio però eravamo completamente disorientati. Eravamo in movimento da oltre 24 ore, e svegli fin dalla mattina prima. Un sacco di neve si era sciolta rispetto all'ultima volta che eravamo stati lì, e tutto sembrava completamente diverso. Abbiamo persino pensato di essere nella valle sbagliata, o che ci fosse stata qualche tipo di calamità naturale che avesse cambiato completamente il paesaggio. Alla fine però siamo finalmente riusciti a controllare i nostri cervelli e abbiamo continuato. Un bella camminata di quattro ore, piena di allucinazioni, ci ha riportati al campo base.
Lo stesso giorno, Anže e Matjaž hanno salito una linea sulla parete sud-ovest del Pik Gronky. La loro via ha seguito un evidente couloir, inframmezzato da cascate di ghiaccio e alcune sezioni su roccia. In tutto circa 14 ore per avvicinamento, salita e rientro al campo base.
Con queste due salite abbiamo concluso il nostro isolamento di 28 giorni sotto il Kyzyl Asker. Nei giorni successivi abbiamo trasportato il nostro materiale sulla "strada" più vicina dove abbiamo preso un passaggio e siamo ritornati alla civiltà.
Vorrei ringraziare tutti coloro che ha reso possibile la nostra spedizione, in particolare: Salomon, Suunto, PZS, e Maja Hauptman per le previsioni meteo giornalieri.
di Miha Hauptman
LE VIE
Pik Carnovsky parete ovest
Mr Mojo Risin (prima salita)
Anže Jerše, Miha Hauptman, Uroš Stanonik 29/08/2015
V/AI5+, M5, R, X, 500m
Kyzyl Asker spalla ovest (5632 m)
Cresta ovest
(prima salita)
Anže Jerše, Matjaž Cotar, Miha Hauptman, Uroš Stanonik 07/09/2015
M4, 100m
Panfilovski Division parete nordovest
White Walker (prima salita)
Miha Hauptman, Uroš Stanonik 12/09/2015
V/AI5, M6, 900m
Pik Gronky parete sudest
Take a walk on the wild side (prima salita)
Anže Jerše, Matjaž Cotar 12/09/2015
V/WI4+, 6a, M6, 700m