Ala Daglar, Turchia, due vie nuove per Larcher, Oviglia, Paissan
Nel luglio 2005 Rolando Larcher, Maurizio Oviglia e Michele Paissan hanno aperto due vie nuove nella catena dell'Ala Daglar (Anatolia meridionale, Turchia): via “Uc Muz”, 650 m, 8a max, 7b obbl. sulla parete est del Demirkazik (3757 m); via “Mezza luna nascente” (270 m, 7c max, 7a+ obbl.) sulla parete est del Parmakkaya (2880m).
Cosa c'è in Turchia per i climbers? Per farsene un'idea basta leggere il report delle avventure verticali (e non) di Maurizio Oviglia, Rolando Larcher e Michele Paissan, appena rientrati dal loro viaggio-esplorazione nella catena dell'Ala Daglar (in Anatolia meridionale). Non c'è dubbio: c'è molta, anzi moltissima roccia nel sud della Turchia. E ci sono pareti fantastiche. E, non secondariamante, anche dei bravi climbers con cui far amicizia e progetti. Morale: il trio, Rolando + Maurizio + Michele, ha trovato di che suonare la sua migliore musica. Le note più alte? Sicuramente le due belle (e difficili!) vie nuove: la prima (Uc Muz, 650 m, 8a max, 7b obbl.) sulla grande parete est del Demirkazik (3757 m); la seconda (Mezza luna nascente, 270 m, 7c max, 7a+ obbl.) sulla parete est del fantasco obelisco del Parmakkaya (2880m). Insomma, per chi ancora non lo sapesse, c'è di che scalare in Turchia: ed è un gran bel scalare! SPEDIZIONE NELLA CATENA DELL'ALA DAGLAR (Anatolia meridionale, Turchia) componeti: Rolando Larcher (CAAI), Maurizio Oviglia (CAAI), Michele Paissan testo di Maurizio Oviglia Come a volte capita nella musica jazz, dove tre persone che vengono da percorsi assai differenti si uniscono a formare un trio, con l'obiettivo di suonare un certo tipo di musica e non altra... così noi ci siamo ritrovati un giorno sulle montagne dell'Atlante con la bella prospettiva di passare 25 giorni insieme sulle pareti di Taghia, e vedere che ne sarebbe venuto fuori. Da quella bella esperienza e dalla via che ne uscì, giudicata da Arnaud Petit (unico ripetitore) una delle più belle che avesse mai affrontato, sono passati due anni ed ognuno è stato preso dai propri progetti. Ma quando c'è da suonare quella musica il trio non esita a riformarsi, cercando un nuovo terreno dove esprimersi. Ci interessa aprire una via moderna difficile, in un luogo poco conosciuto, dove gli obiettivi devi anche trovarteli, senza magari sapere come sarà la roccia, se veramente ci sarà roccia... Improvvisare, appunto. Nella sala del Monte dei Capuccini, a Torino, dopo una proiezione sul Marocco mi si era avvicinato Renzo Barbiè, un appassionato sci-alpinista globe trotter, che mi aveva confidato: Conosco un posto come Taghia in Turchia, ci sono stato tre volte a sciare... ti mando un po' di foto via mail... e poi ci ritroviamo qui e mi fai vedere le foto della nuova via che aprirete. Il resto lo immaginate, ai primi di luglio mettiamo piede ad Ankara. I primi giorni percorriamo in lungo e in largo la catena, migliaia di metri di dislivello a esplorare valli e canyon... per avere un'idea di massima... fino a che, eccola là la parete dei nostri sogni! Installiamo il campo base a 2900 m e ci arriviamo alla base ma, maledizione, non ci sono appigli, non si può salire come piace a noi! Un paretone di 700 m, la cima principale, sovrasta il campo... Non osiamo tanto, mettersi su una via di 700 m vuol dire passare la vacanza su questa parete! Ma decidiamo di provare ugualmente, le altre possibilità non ci convincono. A volte cadono fischiando le pietre, l'ambiente è quello dell'alta montagna, non certo di una falesia! Ma le giornate sono splendide, spesso senza una nuvola. Al sole fa molto caldo, all'ombra fa molto freddo. Passiamo dalla t-shirt al piumino nel giro di 15 minuti. In 10 gg di permanenza al campo abbiamo terminato e liberato questa via da sballo, con un arrivo in vetta alle 17 in un pomeriggio dai colori e dalla limpidezza fantastici. Sulla cima del Demirkazik, a 3756 m, ti sembra di avere veramente il mondo ai tuoi piedi! Il giorno della Rotpuntk, poi, ho vissuto una giornata memorabile, non ho sbagliato un colpo ed ho concatenato i 13 tiri in libera anche io, una di quelle giornate che non si dimenticano. I compagni del trio malignano che sono dopato, perchè il giorno prima avevo scambiato la benzina del fornello per Isostad e ne avevo bevuto un sorso, tra le risate loro e la preoccupazione mia... sono sempre stato un diesel! Rolando e Michele nel frattempo attrezzano e realizzano uno spettacolare monotiro di 7c, Dead man walking, nei pressi del campo base. Alcuni locali, venuti su per vederci all'opera, si cimentano con la negativ climb, come la chiamano loro. Solo 4 gg di scalata per venire a capo della nostra parete, incredibile! Magie della meteo o dell'affiatamento? Siamo scesi con ancora una settimana di libertà, con l'intenzione di fare i turisti in Capadocia. Ma non è vita per noi e siamo fuggiti ancora una volta verso le montagne... un richiamo irresistibile. La voce della nostra via si è sparsa in un battibaleno per tutta la Turchia, e qui è l'unico posto dove i climber turchi arrampicano in estate. Due di loro ci offrono di ospitarci, sono Recep e Zeynep che vivono in una piccola casa di legno ai piedi della catena. Un pezzo della Istambul più occidentale in un villaggio di contadini dalle strade piene di polvere, un contrasto stridente. Musica rock, birre, e se vuoi anche il pannello... ci sembra di sognare. Nel giardino alberi stracarichi di albicocche, colazioni fantastiche e kebab e insalate a cena. Siamo forse in paradiso? Decidiamo di ripetere con loro una via francese molto temuta sull'obelisco del Parmakkaya. Tre ripetizioni in dieci anni. Pensiamo che sarà una passeggiata, si parla di 6c spittato e su una via francese (ah, i luoghi comuni!) E invece gli spit sono a 7/10 m e i gradi (a quanto pare solo stimati dai francesi) tiratissimi, come poi ci confermeranno due ragazzi ticinesi che l'hanno ripetuta l'anno scorso. I francesi, sapremo dopo, sono "solo" climbers da 8b e 7b obbligatorio, cresciuti all'ombra del Monte Bianco... Le difficoltà sfiorano il 7b e per tutta la via dobbiamo procedere felpati per non saltare di sotto per 20 m... Riusciamo comunque nella salita on-sight in un'altra giornata memorabile con la trasbordante simpatia di Recep e Zeynep. Dopo le foto sulla vetta e la parodia di Gaston Rebuffat, pensiamo che ora sia davvero finita e che gli ultimi due giorni non saranno che ozio al campo tra i pini. Ma Rolly si ferma un po' troppo spesso sul sentiero a guardare il Parmakkaya. E' in trance, letteralmente soggiogato dalla bellezza dell'obelisco e non può andare via senza... Ok Rolly, veniamo, veniamo... ma come faremo a salire su di là in soli due giorni che ci rimangono? Oramai ti conosciamo, mica hai in testa una via di 6a! Due giornate di 14 ore con tanto di temporale e grandine ci riconsegnano all'esile vetta del Parmakkaya, aprendo a turno e poi liberando i tiri nello stesso giorno, con ancora i chicchi di grandine nei buchetti. Se questa non è improvvisazione... forse è solo voglia smisurata di suonare, e continuare a farlo anche se il concerto sembra finito ed il pubblico se ne è andato da un pezzo. Grazie ancora - mi ha scritto via mail Recep - per noi siete stati un'autentica rivoluzione...... mentre qualcun'altro nelle città turche ha pensato che forse dei nostri spit l'Ala Daglar poteva fare a meno perchè gli inglesi non li usano... Niente di nuovo sotto il sole, insomma, così discutiamo appassionatamente di to bolt or not to be senza sapere nulla delle bombe di Londra o Sharm El Sheik... per una volta il nostro orizzonte si ferma alle montagne appena al di là della porta... Maurizio Oviglia, agosto 2005 LE VIE DELLA SPEDIZIONE ALA DAGLAR 2005 - Rolando Larcher (CAAI), Maurizio Oviglia (CAAI), Michele Paissan DEMIRKAZIK, 3757 m, parete est Via Uc Muz, 650 m, 8a max, 7b obbligatorio PARMAKKAYA, 2880 m, parete est Via Mezza luna nascente, 270 m, 7c, 7a+ obbligatorio Si ringraziano per il supporto tecnico LA SPORTIVA, NORTH FACE, KONG e MELLO'S. E, inoltre, Recep Ince per averci messo a disposizione gli spit che ci mancavano per aprire la seconda via. |
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