SuperAlp!4 – istantanee di viaggio sostenibile tra le Alpi

Maurizio Guagnetti racconta la quarta edizione della grande traversata sostenibile dell’arco alpino. Organizzata, dal 4 al 12 settembre 2010, dalla Convenzione delle Alpi.
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Il gruppo di SuperAlp!4
arch. Maurizio Guagnetti
Dodici giornalisti con una giacca rossa e la scritta Alpconv.com. Click. Piazza Grimaldi a Monaco con il Principe Alberto II a dare il via ad un viaggio di 1600 chilometri. Click. Nove giorni di cammino, tra passi e passaggi con treni e su autobus di linea in compagnia di pendolari montani. Le foto del “SuperAlp” caricate sui blog e stampigliate nella memoria sono centinaia. Il nome evoca più una gara di sci che un viaggio per cronisti appassionati di montagna, ma, a ben guardare, “SuperAlp” è assolutamente calzante al ritmo frenetico dell'attraversata organizzata dalla Convenzione Internazionale delle Alpi.

Il cibo è stato il nutrimento adatto a ripagare gli sforzi delle ore passate a camminare sulla via alpina: la gastronomia delle Alpi era il tema di approfondimento della quarta edizione. Una missione: misurare l’efficienza dei trasporti pubblici che attraversano l'arco alpino e dimostrare che sulle Alpi si può arrivare anche senza Suv e affini. Al viaggio ho partecipato come inviato per Radio Montecarlo con tanto di portatile sempre in mano per caricare foto, video e tenere aggiornate sul blog tutte le tappe del viaggio. Un’esperienza condivisa con giornalisti provenienti da tutto il mondo. Un gruppo eterogeneo per età ed esperienze. Da Stephen Goodwin, editore del britannico dell’Alpine Journal con il K2 a far da lustro al suo curriculm di alpinista, a Zdenka Miheli, giornalista slovena che cura una rubrica per una radio di Maribor. Spagnoli, francesi, il russo Yuri Eldyshev e l'indiano Maxmillan Martin. Una babele di taccuini e di macchine fotografiche.

La quotidianità delle conferenze stampa milanesi tra colleghi annoiati e attaccati al cellulare trasformata per qualche giorno da questa comitiva di giornalisti montani. Una diversa percezione della categoria e di come si raccolgono le notizie. Le fasi ufficiali, i saluti delle istituzioni e le conferenze infinite sbiadiscono nella memoria dove restano gli incontri non programmati: i malgari in altura e le chiacchiere con Olvier Patrile, rifugista abbarbicato ai piedi del Monviso con moglie, figlia e genitori. Un “albergo” con tanto di banda larga e San Bernardo.

Dopo quattro giorni di cammino a Torino ho abbandonato la comitiva con la speranza di riuscire a riacciuffare la “carovana” all'arrivo a Maribor, in Slovenia. L’assenza di un elemento fondamentale del mio vivere la montagna, l’alpinismo, era evidente nel pur intenso programma. Dopo le prime quattro tappe tutti gli elementi necessari per imbastire l’inchiesta erano tangibili. I mezzi pubblici sulle Alpi? Fantastici in territorio francese, a macchia di leopardo in Italia. Tanti buchi nella programmazione delle linee urbane ed extra- urbane. Falle chiuse con il “safety bus” messo a disposizione dalla Convenzione e sempre e comunque con mezzi collettivi.

L'alpinismo è stato dunque il tema della seconda parte della nove giorni di racconti montani per conto di Radio Monte Carlo. Due compagni d'eccezione: Daniele Nardi, alpinista romano e Nives Meroi che certo non ha bisogno di presentazioni. La parete nord della Tour Ronde, un microfono e la ricerca disperata della linea per trasmettere a quota 3900. Click. Arnad, una puntata in falesia, una parete di roccia a fare da studio radiofonico. Click. Il lago di Fusine, in barca con Nives Meroi per registrare un’intervista con il Monte Mangart come spettatore. Click.

“La montagna non è assassina, ma è un mondo dove sperimentarsi - sostiene Nardi - ci sono diversi livelli di rischio per approcciarsi all'alpinismo. Ognuno può scegliere il proprio”. Telecamera sul caschetto, microfono imbragato e corde per documentare anche la falesia, la “palestra” degli alpinisti. Un luogo che per qualcuno è un punto di partenza per altri d’arrivo. Daniele sul blog racconta le sue dodici spedizioni, i cinque ottomila e l'alpinismo che sposa la solidarietà e i progetti delle Ong. Il Pakistan e la sua ultima esperienza, Peak of Freedoom, un seimila metri mai raggiunto prima e una botta di fortuna: non essere nella porta portaledge, quando le rocce la distruggono.

Come la carovana del SuperAlp, dopo aver lasciato Arnad, mi sposto all'estremo est con il treno. Da Torino a Venezia, e poi su verso il Tarvisio dove il racconto alpino prosegue con le parole di Nives Meroi. La sua scoperta della montagna, il limite come finestra da raggiungere, ma da non superare. L’intelligenza della rinuncia, la sofferenza del quotidiano e il suo “quindicesimo ottomila” scalato nel silenzio dell’alpinismo che si presta alla banalizzazione dei media. Sua è la frase del viaggio: “Le montagne non sono barriere, ma cerniere che uniscono i popoli che le abitano”. Click.

Maurizio Guagnetti

Tutto SuperAlp sul blog: http://blog.radiomontecarlo.net/superalp/



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