Vanessa robe neire, nuova via di ghiaccio e misto in Valle dell'Orco
Dopo una partenza a rilento l'inverno è giunto anche tra le pieghe di roccia della Valle Orco. In poco tempo sono comparse linee ovunque e il gioco è iniziato come non succedeva da qualche anno. Sono periodi da cogliere al volo senza troppi indugi perchè " oggi siamo a meno quindici e domani potremmo essere a scalare al Sergent in maglietta!"
Nel 2010 scoprimmo con Andrea Ruffino questa gola ed il suo nastro ghiacciato ma salimmo solo la prima parte deviando poi a sinistra su alcune colonne invitanti. Naque la Cascata della Ninfa ( III/4, 150 m), ma il vero obiettivo era la grande colonna sospesa in cima alla gola.
Tornai con Marco e Mauro Appino poco tempo dopo e riuscimmo a salire tutta la goulotte, attrezzare il tiro di dry e mettere le soste sulla colonna ma, a causa dell'ora tarda e ancor più dei timori, non salimmo la colonna. Grave errore. Vanessa non si formò più. Da allora, ogni inverno prevedeva il pellegrinaggio con il binocolo sotto la colonna ma nulla. Non ne volle sapere di formarsi. Fino ad oggi. Sette anni dopo.
Decisi a concludere il corteggiamento a tutti i costi, ci ritroviamo a salire veloci per la fine goulotte che in quattro lunghi e stupendi tiri "montagna-style" porta sotto la colonna. Con noi c'è Davide Sacchetti , amico di vecchia data, gran ghiacciatore e amante delle avventure (ravange).
Diamo la precedenza alla salita della colonna, per cui ci caliamo dall'alto, evitando il dry, fino alla sua base. Quest'anno è magra e non tocca per cui piazziamo quattro spit sulla roccia per poter proteggere adeguatamente l'aggancio della grande stalattite.
L'onore tocca a Marco. È un piacere vederlo scalare tranquillo e delicato sulla colonna. Soprattutto perchè sotto ci sono io! Sbuffi ad ogni passaggio strapiombante, sospiri di sollievo ad ogni riposo e poi un urlo secco:" yeppaaa!". La colonna di Vanessa è salita! Ora tocca a me ma il più lo ha fatto il socio. Io devo solo salire in fretta per festeggiare!
Rimane il tiro di dry da liberare. E quello tocca a me. Un onore a testa. Il ricordo era di un tiro fattibile. Il ricordo. Non riesco a passarlo tutto in libera. Cerco di dare fondo al repertorio di posizioni assurde (grazie yaniro di esistere) tipiche del dry ma non basta. Dopo alcuni resting arrivo alla frangia di ghiaccio.
Il primo attacco finisce male. Un cavolfiore si spezza e mi trovo a penzoloni di sotto ma "sbagliando si impara" oppure "chi non ha tecnica metta braccia" e con ampie mazzate da minatore mi ribalto sul ghiaccio ed in breve è "sostaaaa!". Vanessa robe neire è nata.
I tre momenti più belli? Sentire lo "Yeppaaa!" di Marco, arrivare in cima ed abbracciarci, uscire dal dry appeso al cofano di ghiaccio.
Un grazie agli amici che ci hanno accompagnato: Mauro Appino, Andrea Ruffino e Davide Sacchetti. Un grazie speciale al negozio Mountain Sicks di Rivarolo Canavese per il materiale tecnico che ci ha concesso di creare questa grande linea.
di Umberto Bado
SCHEDA: Vanessa robe neire,Valle dell'Orco
NOTIZIE CORRELATE
26/09/2016 - Tempo Tiranno, nuova via d'arrampicata in Valle dell'Orco
24/12/2010 - Due cascate tra la Valle dell'Orco e Piantonetto