Vacanze Romane, prima ripetizione sul Monte Camicia per Andrea Di Pascasio ed Emanuele Pontecorvo

Il 28 e 29 luglio Andrea Di Pascasio ed Emanuele Pontecorvo hanno realizzato la prima ripetizione di Vacanze romane (2070m, 43 tiri, difficoltà complessiva EX-), la via aperta nel 1999 da Ezio Bartolomei e Roberto Iannilli sulla parete Nord del Monte Camicia (Gran Sasso).
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Il tracciato di Vacanze romane (2070m, 43 tiri, EX-) parete Nord Monte Camicia (Gran Sasso).
archivio A. Di Pascasio, E. Pontecorvo
Aperta nel 1999 da Ezio Bartolomei e lo scrivente (Roberto Iannilli ndr), erano anni che se ne parlava ma nessuno andava, chi sa, forse nel racconto i primi salitori ad arte avevano messo un po' di ansia agli eventuali ripetitori. Andrea ed Emanuele non si sono fatti intimidire e attratti dall'innegabile fascino della parete sono partiti per il viaggio attraverso l'Orco. Ma gli orchi non sono poi così cattivi come li disegnavano nelle favole, ed infatti il nostro è stato benevolo, occorreva solo la giusta sintonia. L'amicizia fu la strategia di chi per primo è salito tra queste rocce ed è stata anche la forza di Andrea ed Emanuele. In fondo è solo Appennino, quello vero, quello severo, complicato ma ospitale… almeno finché va tutto bene.
Duemilasettanta metri di sviluppo, un'infinità di tiri di corda, tratti di roccia pessima e, infine, placconate compattissime. Un assortimento di avventura, un mondo dentro un mondo, la parete più terribilmente affascinante che ci sia in Appennino.
Andrea Di Pascasio ed Emanuele Pontecorvo hanno ripetuto Vacanze romane il 28 e 29 luglio, senza patemi, con la tipica spudoratezza di chi arrampica perché ce l'ha nel sangue. Andrea e Emanuele sono parte di quella schiera che sta rinnovando l'ambiente alpinistico del centro Italia, ragazzi che macinano pareti in ogni condizione e in ogni stagione e qui di seguito raccontano la loro vacanza, come appunto fosse una vera vacanza, anche se molto particolare.


Andrea (Di Pascasio)
Vento d'estate … Le cene all'aperto, gli amici, le notti fresche e le stelle.
Cosa fanno gli italiani in estate, quando il caldo è opprimente e in giro ci sono tante belle ragazze e ragazzi, che diventa quasi impossibile tenere il filo di un ragionamento? ... mi chiedo spesso cosa fanno gli italiani.
Vado al mare e mi annoio, al parco mi annoio, non trovo una soluzione su come impiegare il mio tempo. Cosa si può fare per staccare dalla routine del lavoro degli impegni?
Ci vuole una vacanza!!
Ma dove??
Resto ore a pensare ... ma niente!
Poi una telefonata di un amico, anche lui non sa bene cosa fare del tempo che ha a disposizione prima di incontrare la Nostra Signora.
Parliamo a lungo e decidiamo: di sicuro si va al fresco della montagna, ma non conosciamo posti comodi e belli dove stare un po' tranquillini come piace a noi.
Su una rivista di moda un articolo parla di una meta esotica e chic; è il posto giusto per noi!!
È in Abruzzo, in Italia del sud, terra di vino e pastori, terra che a volte si innalza a creare pareti.
Faremo delle Vacanze Romane sulla parete nord del Monte Camicia, meta già nota all'epoca dei romani per l'aria salubre e i verdi prati verticali.
Il luogo era stato visitato da Roberto Iannilli ed Ezio Bartolomei ormai stufi delle classiche passeggiate nelle solite dolci campagne. Diedri perfetti e verdi pascoli per camosci ci conducono al cammino dei pionieri esploratori dell' ignoto e quando dico pionieri parlo delle nostre maestà Marsilii e Panza.
Ci avviamo per solide rocce rotte e camminiamo verso l'alto. Facili traversi e tettini pronti a caderti sul pancino vanno aggirati con eleganza e tatto, fino a giungere alla tanto meritata spiaggia segreta. Sotto due splendide cascate che incidono la roccia ci spalmiamo la crema, mangiamo il cocomero e beviamo i nostri cocktail.
Si riparte su quello che il depliant pubblicitario definisce come il tratto più bello della gita... ed è veramente bello. L'erba è alquanto ripida ed è un piacere conficcare le dita nella terra e salire su in sicurezza ed in totale relax seguendo il mood del sentiero. Solo qualche goccia di sudore sulla fronte mi ricorda che è estate: finalmente siamo in Vacanze Romane!
Camosci impazziti attraversano e corrono davanti nostri occhi come nei sogni. Forse sono scesi dal cielo e noi stiamo vedendo immagini psichedeliche, forse in preda agli effetti delle acque magiche bevute nella spiaggia segreta.
Decidiamo di riposarci su un'altra spiaggetta sospesa, con acqua a disposizione e panorami mozzafiato. Siamo nel cuore della montagna.
Mangiamo un po' e ci sdraiamo come due docili cagnolini su un letto di pietre, un tetto di stelle e una coperta di vento … e non chiedo di più.
Colazione in camera, i soliti scherzi tra ragazzi, i commenti sugli ultimi gossip sui vip e via.
Ci sono tre creste sulla sinistra davanti a noi e il foglio pubblicitario dice di tenere la cresta di sinistra. Vai a capire quale sinistra: estrema sinistra, centro-sinistra, sinistra-destra ? … Ovviamente siamo per le scelte estreme.
Camminando camminando giungiamo sotto il famoso belvedere d'Abruzzo: le balconate del Camicia.
Roccia compatta dai colori d'argento ci invita ad avvicinarci al sole, ma la parete finisce ed il sole rimane lontano.
Delle sirene si affacciano e ci chiamano e non possiamo resistere al canto, le seguiamo.
Il viaggio è finito, Ulisse è tornato, Ercole ha attraversato le colonne, Jimi Hendrix è morto ...

Ringrazio gli sponsor: Pecorini d'Abruzzo, gli Arrosticini, il Freak che mi ha autorizzato a partire e Didonà ... perchè se è passato lui passo anche io!
E ovviamente Manuelito!! Il mio Marc (non Twight)!!

Emanuele (Pontecorvo)
Siamo in cerca di avventure con il Pasc... in fondo ci leghiamo da poco tempo ma sembra una vita tanto ci brillano gli occhi per le stesse cose (… humm! Non proprio tutte ma vabbé). Un viaggio così lo fai con un amico, qualcuno con cui sai di condividere le stesse emozioni mentre scali. Infatti questo viaggio l' ha disegnato la storia di un amicizia, quella tra Roberto e Ezio.
Avevo letto gli articoli di Roberto e visto la parete infiammarsi mille volte scendendo al tramonto sull'Arapietra. Eppure non ero mai stato al Fondo della Salsa e avvicinandomi, quando la montagna finalmente è uscita dal bosco, così vicina e all'improvviso, l'emozione ha superato qualsiasi aspettativa virtuale.
Entriamo in quel mondo a parte dove arrampicare assume una semantica tutta sua. Ma in fondo è anche questo, è proprio questo, che cerchiamo. Adattarci all'ambiente che ci accoglie e scivolare tra le braccia gentili dell'Orco, con leggerezza, come direbbe un certo Topo amico mio che sicuramente ci sta girando intorno nascosto da qualche parte. E prima ti adatti e meglio è, la parete mostra da subito le sue ben note peculiarità.
Una consistenza tutta sua, un caratterino tutto particolare, che non ricorda ne i gialli delle Dolomiti, ne le rotte creste del Delfinato. Un poco la nord del Pelmo, forse... Humm... No, questo pensiero lo mettiamo subito da parte.
Il diedro in basso si chiude ma in fondo non c'è mai bisogno di infilarsi dentro. La relazione annuncia un tiro minaccioso per uscire dalla prima sezione, la risolviamo con un tettino sulla sinistra di un alberello … è tutto rotto ma si può piazzare qualcosa di decente e si passa felici.
E subito arriva il premio! Sulla prima rampa della Panza-Marsilii ci accolgono i camosci, sono tantissimi, e scappano veloci sparendo in breve in un canalone. Mi sa che non saranno tanto abituati al viavai da queste parti. Domani il Parco festeggia i vent'anni della reintroduzione del camoscio, un vero successo a giudicare da questi. Il Pasc è la massima autorità locale in fatto di camosci ma acc, quando arriva sono già spariti, poco male, altri ci accompagneranno nel resto del viaggio.
Ormai siamo in simbiosi con gli abitanti del luogo, l'ambiente ci avvolge e i tiri scorrono veloci. Verso le 13 abbiamo superato il primo dei tiri spinosi. Un ragno enorme ha tessuto la sua tela sullo spigoletto pericolante, evidentemente lui non è abbastanza pesante ma io potrei non avere lo stesso effetto architettonico una volta lì sopra. Ma siamo gentili, la roccia accoglie un buon friend, il ragno si sposta, la tela si apre come un sipario e dietro lo spigolo ci regala la vista mozzafiato dei due grandi colatoi gemelli, le cui cascate creano un gioco di vasche e saltini poco sotto di noi. Chissà, vista l'ora forse si potrebbe uscire... ci guardiamo ma è un attimo... "non se ne parla proprio!", qua nessuno ha voglia di "uscire"... di lasciare questo mondo in fretta... è tutto bellissimo e le condizioni sono perfette, noi non ci troveremo qui tutti i giorni e io lunedì sarò ancora sotto terra, in laboratorio. Uno sguardo e ... tutti in piscina! Ci caliamo dieci metri verso le vasche, piedi a bagno e acqua a volontà.
I tiri successivi sono severi, ma noi siamo sereni e la lentezza sarà una carta vincente. Roberto dice che ricorda l'arrampicata artificiale dove devi saggiare pazientemente ogni cosa prima di caricarla dolcemente. Io non ho molta esperienza, in fondo la progressione mi ricorda di più, paradossalmente, una placca delicata e sprotetta, dove i movimenti sono dolci e lenti e cerchi di immaginare una strada tra i dettagli della roccia ... qui si deve tracciare un sentiero tra l'erba e i sassi appoggiati e ogni zolla e' una storia a se.
Sui tiri é difficile proteggersi e la lentezza é una carta vincente, la progressione è aleatoria ma in fondo non mi sembra così insicura ... magia del luogo forse. Anche le soste non mi vengono tanto male, riesco quasi sempre a piazzare un paio di chiodi decenti. Per fortuna ne abbiamo un bel po', ci serviranno tutti, soprattutto quelli belli lunghi che riescono a pescare oltre la superficie incerta della roccia … comunque la sicura la faccio in vita.
Sbuchiamo sulla Panza-Marsilii e ci affacciamo sul bivacco a cinque stelle che l'accoglienza ci ha preparato. Snobbiamo un po' il grottino degli apritori, ormai siamo abituati troppo bene dalla montagna. Scendiamo in fondo al canale dove c'e' tanta acqua e comodi terrazzini, forse un po' esposti, è meglio restare su quelli attaccati alla parete destra per essere protetti.
Il tramonto è infuocato e per una volta lo vediamo da dentro al quadro. Il vento che comincia ad alzarsi sarà l'unica nota a dare ai sogni notturni dei toni romantici.
Sopra di noi l'ambiente cambia radicalmente, la parete si irradia nelle sue molte cime e relativi canali. Il pilastro scelto dalla nostra via per uscire sembra essere il più bello e compatto, e una bella cresta si snoda naturalmente dalla sua base fino a noi con suggestiva soluzione architettonica. All' inizio, dal bivacco, può sorgere qualche dubbio, ma è quella più evidente, la più a sinistra (beh! L'ha aperta Iannilli …), sospesa sui nevai che formano la cascata. La seguiamo slegati fino alla base delle placche e c'è sempre bisogno di attenzione, la roccia ancora non è molto cambiata, ma chi fosse attratto da una ripetizione più veloce qui può essere rapido.
Al termine della cresta la roccia, come annunciato, subisce una transizione di fase, diventa compattissima e ci si può sbizzarrire a seguire la linea preferita. Superiamo la prima placconata, aggiriamo a destra un nevaietto e attacchiamo in uno dei caratteristici diedrini che interrompono la compattezza (e anche la solidità) della struttura ... humm! Decisamente meglio le placche, sono piuttosto lisce ma appoggiate. Qui si perdono un po' i riferimenti della relazione ma ci si può affidare alla fantasia tanto la parete è generosa.
Purtroppo, come spesso capita, qualcuno ha deciso che la fantasia va un po' imbrigliata e ha disegnato una prepotente linea di spit sulla parte più bella delle placche. Viste le difficoltà decisamente più che abbordabili non se ne vede davvero la ragione e qualche vecchissimo chiodo isolato mostra che forse qualcuno era già passato con leggerezza e rispetto.
Seguiamo per un paio di tiri ma verso la fine ecco che sento un "Manuelito!" dalle balconate ... Wow! Ma e' la nostra amica Irene che come un angelo ci è venuta a prendere ... che dolce!
Tiro rapidamente verso il richiamo e proprio dove finisce la corda vedo in alto un chiodo con cordone che segna l'uscita originale della via, la placca si verticalizza e voila' la ciliegina, un tiretto bellissimo di quinto sostenuto, aderisce perfettamente alla descrizione di Roberto e ci porta sui prati tra la gente curiosa che sale il sentiero.
Di corsa giù a festeggiare! Arrosticini e bagno al fiume! ... E ritorno a Roma a sera tardi, sicuramente la parte più pericolosa del weekend!
Grazie a Roberto per le info e per il viaggio. Un pensiero per Ezio che non c' è più. Non l'ho conosciuto che di sfuggita, ma sono sicuro che si è divertito con noi durante la salita, magari chiacchierando con il Topo che, si sa, ha sempre contatti più alti. E grazie anche per il Mozzo, il mio vero coach, che palpitava aspettando notizie, e per Filippo. Lo so che avrà sofferto un bel po' ma poi è stato felice, con me.
E ovviamente grazie al Pasc... ma sarebbe come ringraziare me stesso!

VACANZE ROMANE - la scheda
Prima salita Roberto Iannilli ed Ezio Bartolomei, 21 e 22 agosto 1999. Sviluppo 2070 metri, 43 tiri di corda, difficoltà complessiva, considerato l'isolamento, la difficoltà di una eventuale ritirata, la qualità della roccia e le possibilità di protezione, EX-. Le difficoltà tecniche non superano mai il V+, ma nei tre tiri chiave ed in altri della parte bassa (primi mille metri), la roccia ha la caratteristica di non sembrare roccia, ma un agglomerato instabile di tasselli, tenuti insieme da ciuffetti di erba. E' la tipica parete appenninica, terribile ed affascinante. I tiri in questine non hanno una valutazione, ci vorrebbe una scala delle difficoltà apposita, come quella della libera e dell' artificiale, la scala della friabilità e dell' impossibilità a proteggersi.
Fino a Vacanze romane sulla nord esisteva solo una grande via, quella del 1935 di Panza e Marsilii, da allora solo diciotto le ripetizioni (con apertura di lunghe varianti di uscita sui vari pilastri/speroni che chiudono in alto la nord). Ad oggi non credo che in tutto si superino le trenta salite della nord, compresa la solitaria estiva, qualla invernale e due invernali, una tragicamente terminata.
Vacanze romane sale più rettilinea la parete con due brevi tratti in comune con la Panza-Marsili, che invece intelligemntemente sale con lunghi traversi per ivitare le difficoltà. Per parete nord del Monte Camicia in questo caso si intende la parete che sale dal Fondo della salsa (mai nome fu più evocativo), non tutta la nord del complesso (la nord del Dente del Lupo, dove invece sale la via di cui ti ho dato notizia la settimana passata).


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