Spigolo Casanova - Marchisio, nuova via d'arrampicata al Popera (Dolomiti)
La via era già stata tentata nell' ’85 dal fortissimo Gildo Zanderigo e Bruno Martini, storico gestore del rifugio Berti, e nel '95 sempre da Zanderigo, ma questa volta con Stefano De Martini e Francesco De Martini. In quest’ultimo tentativo la cordata era riuscita a raggiungere la vetta passando decisamente più a destra in piena parete, rinunciando allo spigolo a causa della roccia troppo "marcia" per potersi proteggere con il solo uso di chiodi. Informati della cosa dallo stesso Zanderigo, decidiamo di portarci dietro il trapano ed alcuni spit, con l’idea di avere delle soste sicure ma di limitare l’uso dei tasselli ai soli tratti non proteggibili e potenzialmente pericolosi.
Tutto è iniziato il primo agosto con un messaggio mandatomi dal mio compagno di corso (corso aspiranti guide alpine interregionale) Christian Casanova, in cui compariva la foto di una parete da sogno con una linea rossa tracciata su uno spigolo e una semplice frase: "venerdì vuoi venire ad aprire questa incredibile via? Sarebbe strafigo andarci assieme." Deciso, si parte!
All’alba del venerdì abbandoniamo il biv. Battaglion Cadore e alle 7,30, dopo un’ora di ghiaioni e 175 metri di zoccolo, siamo finalmente all’attacco della via vera e propria. Il primo tiro parte più a sinistra dei vecchi tentativi, su una facile placca di roccia buona ma, una volta entrati nel diedro-camino cambia, tutto: roccia molto marcia ovunque e protezioni buone praticamente inesistenti! Christian comunque riesce a salire il tiro utilizzando un solo spit piazzato, tra l’altro, molto in alto. Lo raggiungo in sosta e finalmente tocca a me.
Il secondo tiro è un bel diedro sbarrato a circa un terzo da un tetto che, visto da qui, non sembra per nulla semplice da superare. Raggiunto lo strapiombo riesco a piazzare un buon friend e a superarlo, qui la roccia è decisamente migliore e qualche buona protezione si riesce a mettere. Il tiro seguente è un diedro leggermente strapiombante che porta alla base dello spigolo vero e proprio.
Ci siamo! Questa sarà sicuramente la parte più impegnativa della via, ci troviamo davanti un muro leggermente strapiombate fatto di roccia gialla incrostata di licheni e con tratti che sembrano così marci da star su per miracolo. Parte Christian. Fatti i primi 8 metri senza mettere nulla riesce a raggiungere un terrazzino di circa 20 cm, da qui non può proseguire senza mettere uno spit, inizia quindi a recuperare il trapano. Non so bene come (data l’esiguità della tacca che tiene con la mano sinistra) riesce a mettere il tassello e a rinviare, facendo tirare un sospiro di sollievo a tutti e due.
Ma non è finita qui, continua a scalare scomparendo dietro lo spigolo, a me non resta che continuare a dar corda e incoraggiarlo. Dopo una quindicina di metri sento di nuovo il rumore del trapano e poi dopo 15 minuti lo vedo ricomparire e montare la sosta. Lo raggiungo in sosta e mi complimento con lui, ha aperto il tiro su roccia molto precaria con solo due spit e tre friend sicuramente non a prova di bomba.
Guardiamo cosa ci aspetta e capiamo subito che sarà ancora dura, la parete continua ad essere leggermente strapiombante, su roccia più buona ma sicuramente più difficile. Essendo indubbiamente il più forte dei due, parte di nuovo lui. Inizia a scalare iperconcentrato, fa un primo passo bello duro e continua a salire senza mettere nessuna protezione per 15 metri. Piazza due protezioni passando le due mezze sfalsate, riposa un attimo e riparte. Risale un fessurino scalando in modo divino, continua a salire ma non riesce a mettere nessun friend e non può fermarsi a mettere uno spit. Nessuno dei due dice una parola, la concentrazione è al massimo. Scala preciso e velocissimo, dopo 20-25 metri riesce finalmente a mettere un friend, poco dopo lo sento lanciare un urlo liberatorio bellissimo. Quell’urlo mi fa capire che ce l’abbiamo fatta, siamo fuori dalle difficoltà e la felicità arriva come un treno.
Lo raggiungo incredulo, ha aperto un tiro allucinante, 40 metri di 7a con un passo molto duro e poi continuità proteggendosi solo in un punto e facendo un run out di 25 metri fin quasi in sosta. Non c’è nulla da fare, questo ragazzo è di un altro pianeta. È mio l’onore di raggiungere la cima con un tiro di 40 metri non difficile.
Alle 13,30 finalmente ci abbracciamo in cima, consci di aver fatto una salita che rimarrà indelebile nei nostri ricordi. Siamo scesi dalla normale al Popera e abbiamo raggiunto il rifugio Berti, dove Bruno ci ha fatto reintegrare in un attimo tutti i liquidi e le calorie bruciate offrendoci un numero imprecisato di birre e un piattone di pasta.
Ringrazio il mio socio Christian per avermi dato questa opportunità rara per un cuneese, Bruno Martini per l’accoglienza squisita e, anche se non lo conosco personalmente, Gildo Zanderigo per le informazioni e le dritte.
di Nicola Marchisio