Sichuan, nuove vie alpinistiche in Cina

Il report dell'alpinista neozelandese Robert Partridge della spedizione internazionale composta anche da Peter Linney (EIRE), Luca Vallata & Tito Arosio (IT), James Monypenny, Tom Nichols & Heather Swift (UK) che ha aperto diverse vie nel massiccio Genyen nello Sichuan in Cina, tra cui spiccano le prime salite del Monte Hutsa (5863m) e Peak 5912m.
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Salendo la sezione difficile della via Yak Attack durante la prima salita di Mt. Hutsa
James Monypenny

Il nostro team internazionale si è venuto a creare questo settembre a Litang, ultimo avamposto prima delle grandi montagne dell'Altipiano Tibetano nella regione cinese dello Sichuan.

Il gruppo era così composto: James Moneypenny (UK), Peter Linney (EIRE), Tom Nichols (UK), Rob Partridge (NZ), Luca Vallata (IT) e Tito Arosio (IT). Heather Swift (UK) ci raggiungerà all'incirca a metà del nostro viaggio. L'unica conoscenza che tutti avevamo in comune era quella del nostro expedition mastermind, James Monypenny.

James e Peter sono arrivati nello Sichuan tre settimane prima di noi e sono riusciti a sfruttare le brevi finestre di bel tempo della parte finale della stagione monsonica nella regione. Hanno compiuto varie salite sugli stupendi pilastri di granito del massiccio dello Jarjinjabo, luogo che hanno raggiunto da Litang su moto a noleggio. Tutti gli altri, con l'eccezione di Heather, sono arrivati a Chengdu il 17 settembre e di lì, con due giorni di autobus, a Litang. Dopo l'incontro con James and Peter, una giornata di fuoristrada fino al Nuovo Monastero Rengo, costruito ai piedi della montagna sacra Genyen/Genie (6204m).

Secondo i calcoli e i progetti di James, al monastero avremmo dovuto aspettare una mezza dozzina di cavalli per portare i nostri carichi fino al campo. Con nostro stupore i valligiani si sono presenati, il giorno seguente al nostro arrivo, con una mezza dozzina di...moto da cross. Ogni moto, caricato all'incirca di 60kg di materiale, è salita lungo il dissestato sentiero fino al luogo prefissato per il campo, a quota 4200m. I local hanno dato bella risposta al nostro iniziale scetticismo sulle possibilità di compiere il lavoro con quei mezzi sgangherati...

Le condizioni metereologiche non sono state ottimali nel corso dei primi giorni per via degli strascichi del monsone. Nonostante il tempo incerto, parte di noi decide di salire per un primo tentativo, mentre Tito e Luca sono costretti a trascorrere un altro giorno al campo base per via di un piccolo problema di salute.

Passiamo il primo giorno camminando fino al campo base avanzato, qui riusciremo finalmente a vedere l'inviolato monte Hutsa (5863m). Durante l'avvicinamento, sull'altipiano, ci siamo trovati circondati da decine di migliaia di ometti votivi, gli stessi che ci erano stati descritti da Dave Anderson nel suo report. Per rispetto e buon auspicio abbiamo attraversato l'area stando ben attenti a non rovinare nessuno di quei manufatti, creati presumibilmente dai monaci in secoli di pellegrinaggi.

Il giorno seguente le previsioni davano 0mm di precipitazioni, finestra sufficiente per un tentativo one push alla vetta. Abbiamo individuato una linea ripida di ghiaccio nella parete sud, questa sembrava portare ad un nevaio che ci avrebbe portato presumibilmente in vetta.

A causa di mancanza di acclimatamento o più probabilmente per le convulsioni ipoglicemiche causate dall'abuso di barrette Snickers, Tom e Pete decidono di restare al campo mentre io e James tentiamo la nuova via senza grandi aspettative. Nonostante lo scarso acclimatamento riusciamo a raggiungere la cima, dopo un coluoir di 500m, tiri di misto interessanti che si alternano a sezioni di conserva ed il ripido nevaio finale. Dalla cima abbiamo modo di vedere una moltitudine di stupendi e tecnici picchi di granito senza ascensioni. Dopo una serie interminabile di doppie raggiungiamo il campo avanzato dopo 17 ore da quando l'avevamo lasciato. Questa nuova via, che chiamiamo Yak Attack, è lunga 800m con difficoltà fino al 6 scozzese e M5.

Torniamo al campo base, sono i primi di ottobre e ormai è evidente che la stagione delle piogge è finita, riusciamo a vedere per la prima volta il Genyen dal campo base.
Luca e Tito nel frattempo hanno individuato un altra cima mai salita nei pressi dell'Hutsa, una montagna senza nome di 5912m, che diventerà il loro obiettivo. Per terminare l'acclimatamento, depositano del materiale alla base della via.

Acclimatatati e con una miglior conoscenza della zona e della parete, decidiamo di tornare sull'Hutsa per aprire una seconda linea. Tom ed io proviamo a ripetere la via aperta pochi giorni prima, ma a causa dell'aumento delle temperature troviamo il ripido pendio di neve finale in pessime condizioni. Scendiamo allora in corda doppia il couloir e torniamo al campo base.

James e Peter riescono invece a tracciare una incredibile salita su ghiaccio ripido nel couloir nascosto. Arrivano i vetta dopo mezzanotte e fanno ritorno al campo avanzato
dopo 30 ore, con grande solievo per Heather, salita per venire incontro a James e Peter. I ragazzi gradano la via WI6 e M6 e la chiamano Holographic Jesus, per via della trashissima icona dell'Ultima Cena che Pete ha comprato nel negozio del monastero lamaista!

Nel frattempo Tito e Luca riescono a salire il loro obiettivo: la vergine e innominata montagna di 5912m a S‐E dell'Hutsa. Sono stati necessari tre giorni e due bivacchi a causa del brutto tempo incontrato nel primo giorno. Hanno salito il varsante ovest attraverso un sistema di nevai e creste nella parte meridionale della parete, un chiodo è rimasto lungo la cresta nella sezione chiave. La cordata è poi scesa attraverso la parte nord della parete. Difficoltà complessive: D, M4, neve a 70 gradi (30 settembre - 2 ottobre).

Il 7 ottobre Peter, Tito e Luca lasciano il campo per tornare in Europa. Noi rimaniamo ed, ispirati dalle fantastiche foto di Dave Anderson, decidiamo di ripetere una via di roccia da lui aperta sul Shachun. La via, con difficoltà fino al E2 / 6b si rivelerà davvero di ottima qualità. Torniamo al campo e di lì iniziamo il lungo viaggio verso casa.

Il team ci tiene a ringraziare Rab & Vango/Force Ten per gli ottimi materiali and il BMC per il suo contributo alla spedizione. Inoltre:

Tom, Rob, Peter & James ringraziano DMM
Luca Vallata ringrazia Scarpa, Grivel, Salewa, Tutto Sport Longarone e Cousin Trestec
Tito Arosio ringrazia Grivel, Kayland, Cousin Trestec e WildClimb
Heather Swift ringrazia Mountain Hardware

di Robert Partridge




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