Salvaterra, il Cerro Torre e Maestri
L'intervento di Ermanno Salvaterra, dopo la sua ultima salita al Cerro Torre insieme a Rolando Garibotti e Alessandro Beltrami.
Pubblichiamo l'intervento di Ermanno Salvaterra nel nostro Forum, dopo la sua ultima salita al Cerro Torre insieme a Rolando Garibotti e Alessandro Beltrami. Ci sembra un intervento molto interessante, considerando anche il risalto dato dai quotidiani nazionali a questa nuova salita e alla rinnovata discussione sulla via Maestri-Egger del 1959. Salvaterra, il Torre e Maestri intervento di Ermanno Salvaterra (Forum di PlanetMountain) "Ciao a tutti. E' la mia prima volta in un forum e quindi non so nemmeno se sto facendo giusto quanto mi è stato richiesto. Forse però è giusto che l'interessato, io, o il colpevole per altri dica qualcosa al riguardo. Prima di tutto non credo di essere uno che ama la pubblicità perché io sto benissimo tranquillo a casa mia con mi moglie ed i miei fantastici bambini. Se giornali importanti come quelli di questi giorni hanno deciso di scrivere è perché credo avevano interesse di farlo, visto l'argomento. Qualcuno mi ha accuao di aver riaperto una storia ma si deve sapere che quella storia non si è mai chiusa. Forse in Italia se ne è parlato poco ma il mondo alpinistico internazionale non ha mai smesso di farlo. Il signor Garibotti, che poi è divenuto mio compagno per questa scalata se le è sentite anche da me perché non mi ha interpellato quando ha scritto, in oltre due anni di lavoro, il suo servizio pubblicato gratuitamente per l'annuario American Alpine Journal. Forse moli si dovrebbero informare e leggere anche quanto apparso tante volte sulla Rivista inglese Mountain. O leggere il libro di Maestri "Arrampicare è il mio mestiere", il Diario di Cesarino Fava pubblicato sul Bollettino della SAT di marzo-aprile 1959 o il suo libro "Patagonia: terra di sogni infranti". Già leggendo queste cose avremmo una discreta documentazione. Quella via io la provai per la prima volta nel '90 o '91 con Guido Bonvicini e Adriano Cavallaro. Facemmo un primo tentativo in ottobre ed arrivammo ad un tiro dal diedro degli inglesi e rinunciammo perché la parete era carica di neve. In attesa si pulisse scalammo la Franco-Argentina al Fitz e la via del compressore al Torre. A novembre abbiamo fatto un secondo tentativo ed abbiamo dormito nel box inglese alla base del loro diedro. Il giorno dopo il tempo era pessimo ed i miei soci volevano scendere. Io gli chiesi di lasciarmi qualche ora per salire un po'. Volevo arrivare al Colle della Conquista e ci riuscimmo. Ero curioso di vedere il posto. La bufera ci ricacciò indietro. Altri compagni, al momento di partire per quella storia si tirarono indietro ma io mai me la presi per l loro decisione. Nel 1994 feci un altro tentativo con l'austriaco Tommy Bonapace, già esperto di quella via. Partimmo quel giorno dl campo base ed alla sera eravamo alla base del primo nevaio triangolare. Ci successero un po' di cose spiacevoli e dopo un bivacco penoso al mattino lui mi disse:"Finish Ermano, never more"! Intendeva che con quella via aveva definitivamente chiuso. Gli anni passavano ed ogni tanto quella via mi assillava. Per diversi anni difesi Maestri, Egger e Fava. Non lo difesi in un forum o con chiacchiere da "bar". Lo difesi a spada tratta con il suo (mi perdoni il grande Ken Wilson) grande accusatore KEN WILSON della Rivista inglese Mountain. Poi lentamente iniziai a cambiare idea. Rilessi e ristudiai quanto avevo detto e scritto a difesa di Cesare e cambiai idea. L'idea di quella via non era quindi mai morta. Lo scorso novembre tornai a casa dalla Patagonia ed un due mesi dopo ho compiuto cinquant'anni. Per la prima volta dovevo guardare in faccia anche la realtà del tempo che passava ma la voglia era ancora tanta. A gennaio avevo praticamente deciso che sarei tornato là per provare questa salita. Verso fine inverno il mio amico Rolo Garibotti mi scrive con un progetto. L'idea mi alletta molto ma gli rispondo che prima vorrei provare quella "cosa". All'inizio lui non è molto convinto. Qualche anno fa voleva andarci con Silvo Karo, lo sloveno, ma Silvo gli disse che era troppo pericolosa quella via e Rolo accantonò il progetto. Quando l'ho proposto inizialmente non era molto convinto della cosa nemmeno lui ma poi accettò con entusiasmo e Ale già era d'accordo. Poi in estate le lunghe polemiche sui giornali. Noi non siamo partiti per fare un'indagine, siamo partiti per seguire quella linea. Gli austriaci Toni Panholzer e compagni fino allo scorso gennaio hanno efettuato molti tentativi a quella parete e sono giunti a circa 200 metri dalla cima seguendo la parete est nella prima parte e poi direttamente su uno dei due diedri sulla nord. Diedro seguito in parte anche da Giarolli-Orlandi. Inizialmente anche noi pensavamo di seguire quella linea ma l'insicurezza e la difficoltà di quell'itinerario ci ha spinti a cambiare obiettivo. Le parole del Grande Bruno Detassis dicono di cercare il facile fra il difficile e questo è stato il nostro obiettivo. Mi sarebbe piaciuto molto trovare uno dei chiodi a pressione che Maestri dice di aver usato. Ne abbiamo trovati un paio nel diedro iniziale di 300 metri ma poi niente più. Se avessi trovato qualcosa, non necessariamente vicino alla vetta, ma anche poco oltre il primo nevaio, sarebbe stato sufficiente per me e per gli scettici del mondo alpinistico. Se avessimo trovato qualcosa sarebbe stata una prova del loro passaggio. Non trovando niente non abbiamo la prova che non sono passati ma il dubbio permettetemi, che ci possa essere." Ermanno Salvaterra Nella foto il tracciato di 'El Arca de los Vientos' la nuova via di Salvaterra, Garibotti e Beltrami sul Cerro Torre (ph arch. E. Salvaterra). | ||
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