Prima invernale solitaria sulla Nord-Ovest della Civetta per Fabio Valseschini
Mentre stiamo scrivendo Fabio Valseschini è sul Sentiero Tivan, diretto verso il Rifugio Coldai. E' insieme ad alcuni amici che gli sono andati incontro, e ora la sua grande avventura è veramente terminata. Cominciamo così - come abitualmente facciamo per le grandi salite sulle montagne Himalayane che finiscono solo al Campo Base - a dare la notizia di questa bellissima salita appena conclusa. Perché ci sembra il modo più corretto per restituire il senso della grande prima solitaria invernale di Valseschini sull'immensa Nord Ovest del Civetta, lungo la mitica Via dei cinque di Valmadrera. Un'impresa arrivata dopo 7 bivacchi in parete, a cui si è aggiunto l'ottavo di questa notte poco sotto la cima. Un ultimo bivacco fatto ancora sotto le stelle visto che il piccolo Rifugio Torrani era completamente sommerso dalla neve. Una prova e un'avventura che può essere compresa solo se si ha presente cos'è la passione che spinge gli uomini verso l'alpinismo e le grande pareti.
Ma andiamo con ordine. Quella di Valseschini è la prima solitaria invernale della mitica Via dei cinque di Valmadrera. 1350 metri con difficoltà di VI+ e A3 aperti, nel 1972, in inverno, dai grandi fratelli Gianni e Antonio Rusconi insieme a Gianbattista Crimella, Giambattista Villa e Giorgio Tessari. Tutti e 5 di Valmadrera frazione di Lecco, appunto. Una via grandiosa - come solo quelle che si avventurano sulla grande nord ovest del Civetta sanno essere. Una linea che s'insinua tra le classiche vie del “Diedro Philipp-Flamm” e della “Via degli amici” aperta da Reinhold Messner, Heini Holzer, Sepp Mayerl e Renato Reali nel 1967. Una linea che, non a caso, conta pochissime ripetizioni. Quella di Gianni Rusconi, Gianbattista Crimella, Paolo Crippa e Mosè Butti nell'estate del 1983. Poi quella di Claudio Moretto e Rosy Buffa nel 2003 a cui successe la prima solitaria da parte di Nico Rizzotto nel 2004. E quindi questa prima invernale, 4a ripetizione e 5a salita assoluta, di Fabio Valseschini che l'ha visto sbucare in vetta ieri verso le 13,00.
A chi si domandasse come mai così poche ripetizioni basterebbe un po' di storia del Civetta. Oppure basterebbe immaginarsi per un attimo sotto la grande muraglia. Ma più semplicemente basterebbe ricordare il viaggio pieno di incognite, e il più delle volte privo di onori, che accompagna avventure come quelle di Fabio. Basterebbe pensare a 7 giorni e 8 notti passate da solo, in inverno, per inseguire un sogno che i più forse non capiranno.
Ecco, nell'attesa di sentire direttamente da Fabio il racconto della sua avventura, a noi sembra giusto ricordare il suo alpinismo, solitario e forse fuori dalle mode. Perché Valseschini sembra dare il meglio di sé in salite come queste. Come ha fatto, prima di questa sua invernale sulla Civetta, con le bellissime prime solitarie invernali della Via degli Inglesi e della Via Del Fratello, sul Pizzo Badile. Ed è bello pensare a questa sua avventura, a questo suo sentire la montagna come luogo di difficili e coinvolgenti viaggi solitari.
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