Per Karl Unterkircher

Dedicato all’amico Karl Unterkircher, da Ivo Rabanser suo compagno di scalate e sogni sulle pareti delle Dolomiti.
La scomparsa di Karl Unterkircher ci ha lasciati attoniti, sgomenti. Non poteva essere altrimenti, non può che essere così. E come spesso abbiamo scritto, in queste occasioni non ci sono parole né scritte né dette per misurare la perdita. Gli alpinisti lo sanno bene, conoscono questi momenti... per loro e di loro resta il ricordo della condivisione di una passione e la certezza di una speranza: questa è ed era la loro “vita”.

Mentre pubblichiamo questo ricordo dedicato a Karl, Silvio Mondinelli e Maurizio Gallo stanno raggiungendo il campo base del Nanga Parbat per cercare di portare soccorso a Walter Nones e Simon Kehrere, ieri ancora impegnati nella difficile fuga verso l'alto che dovrebbe consentirgli di uscire dalla parete e raggiungere una linea di discesa sicura. E' una lotta dura e complicata quella che si sta svolgendo sul Nanga Parbat, una battaglia per la salvezza che tutti stiamo seguendo con il fiato sospeso. Forza!

Dedicato a Karl
di Ivo Rabanser

Conobbi Karl più di vent'anni fa, sulle piste della Val Gardena. Mi colpì da subito la sua sciata, sicura ed ugualmente agressiva. Era regale sulla neve. Scivolava via incurante degli ostacoli, leggero e con guizzo. Diventammo amici, con quella spontaneità con cui stringono amicizia due ragazzi di diciassette anni. Ci trovavamo spesso nei locali di Selva, poiché a quell'età non si vive solotanto di montagna. Ricordo che una sera, fattasi tardi, volle accompagnarmi a casa in macchina. Quella notte parlammo a lungo dei sogni che avremmo voluto realizzare. Karl si era affacciato da poco all'alpinismo ed era elettrizzato dal mondo che gli si stava schiudendo. In modo pacato e sempre sorridente. Aveva trovato la sua dimensione e non vi avrebbe più rinunciato. Per nulla al mondo.

Insieme salimmo diversi itinerari sul Sella. Era il periodo “Sturm und Drang”, in cui saggiammo le nostre possibilità, mentre gradualmente si profilavano le nostre inclinazioni. Il bello della montagna è che ogni persona vi può trovare il suo giardino segreto, da coltivare con passione, per poi vederlo prosperare. Dopo il servizio militare Karl iniziò ad allenarsi metodicamente. Era attratto dalle grandi pareti e voleva presentarsi al loro cospetto ben preparato. Modesto - di quella autentica modestia così rara fra gli umani - aveva un approccio naiv alla montagna, così come nella vita. Dalle Dolomiti passò senza inibizioni alle Occidentali. Roccia, ghiaccio, misto, neve, dominava su ogni tipo di terreno. Mentre inanellava salita dopo salita, accrescendo sempre più il suo bagaglio d'esperienza. Divenne sempre più forte, deciso, risoluto.

Visse la sua passione per la montagna in modo imperioso, senza mezze misure. Puntando dritto a quelli che erano i suoi obiettivi. Nelle Dolomiti tracciò una serie di prime ascensioni senza mai forare la roccia. Ma le sue velleità erano rivolte sempre più verso l'alta quota. La professione di Guida Alpina gli permetteva di passare buona parte del tempo nell'ambiente che gli si era rivelato più congegniale e dove aveva potuto trovare la sua vera altezza.

Nel 2004 l'epica cavalcata che lo consacrò definitivamente sull'Olimpo dei grandi alpinisti: scalò l'Everest ed il K2, senza ossigeno e nell'arco di una sola stagione. Ricordo che prima di partire per il K2 venne a trovarmi a casa, parlandomi dell'esperienza sul tetto del mondo con quella sua abituale semplicità, così come se si fosse trattato di una scampagnata qualsiasi. Gli donai un libro sulla storia del colosso himalayano verso cui si stava avviando.

L'anno scorso surclassò questo prestigioso primato con l'impresa sulla temuta parete Nord del Gasherbrum II. Quando poi tornava a casa in Val Gardena, non vedeva l'ora di rimettere le mani sulla dolomia. E spesso ci incontravamo su per le crode, sia nell'ambito della nostra professione, che inseguendo i propri miraggi. E allora capitava di rimembrare i tempi ormai passati, oppure di pianificare qualche salita da compiere insieme. Sul Sassopiatto uno spigolo poderoso aveva attirato la nostra attenzione e quando sarebbe tornato dalla spedizione ci avremmo messo le mani…

Quella notte in macchina, tanti anni fa, Karl mi confidò che desiderava conoscere l'Himalaya e salire le vette più alte del mondo. Penso che abbia potuto realizzare tanti dei suoi sogni. E questo è un privilegio riservato a non tutti gli uomini.

Ivo Rabanser
Note:
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