Nuove salite invernali in Alpago per Barry Bona e Peter Moser
Lo scorso gennaio gli alpinisti Barry Bona e Peter Moser hanno aperto sul Cimon di Palantina (Gruppo Col Nudo-Cavallo, Alpago, Dolomiti) Questo Gioco Di Fantasmi (320m, ED) nuova via di misto moderno che si aggiunge a una campagna di esplorazione che ha fruttato varie ripetizioni e nuove varianti.
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Questo Gioco Di Fantasmi, primi salitori: Barry Bona e Peter Moser (Cimon di Palantina 2190m, Gruppo Col Nudo - Cavallo)
arch. B. Bona - P. Moser
Ci sarebbero molte cose interessanti da dire su “Questo Gioco Di Fantasmi”, la via aperta lo scorso 29 gennaio dall'alpinista e artista Barry Bona e dall'asp. guida alpina Peter Moser sulla Nord Ovest del Cimon di Palantina – Gruppo Col Nudo-Cavallo – nel profondo e selvaggio Alpago. Intanto andrebbe detto che questa montagna, o meglio queste montagne, rientrano tra quelle ingiustamente meno conosciute, anche come storia alpinistica. Poi, si dovrebbe aggiungere che questa invernale di Bona e Moser ha tutte le caratteristiche di quelle avventure che nascono da una passione pura. Ma anche che questi 320 metri, gradati dai primi salitori ED (con punte di difficoltà che raggiungono il WI6 R4 80°) ci sembrano, ancora una volta, la bella testimonianza di come l'evoluzione, in questo caso del misto moderno, si possa sposare con la storia e la tradizione dell'alpinismo. Perché basta un po' di passione e di amore per le proprie montagne, per scoprire quelle linee “fantasma”, quelle possibilità e avventure che nascondono il “gioco” dell'alpinismo. In effetti val la pena di leggere, in questo senso, anche il prologo di “Questo gioco di fantasmi” - un nome che a molti non sfuggirà essere lo stesso del bel libro di Joe Simpson... Si tratta di una serie di salite tutte dello scorso gennaio e, a loro modo, tutte “dentro” alla stesso progetto e sensibilità per la montagna. Si parte dalla solitaria di Barry Bona su una via aperta dal padre e dallo zio sul Pilastro Càotes del monte Messer. Per continuare con “La via della Nicchia”, sulla nord-est del Cimon di Palantina, sempre opera dei fratelli Bona e primo 6° grado della zona, che Barry Bona e Peter Moser hanno salito in piolet traction aggiungendo una variante finale che hanno chiamato “Ritorno al Futuro”. Ma non è ancora finita, perché al percorso si aggiunge anche la “Goulotte Zio Ragno”: 5 tiri, saliti da Barry sulla Nord Ovest del Cimon di Palantina, con il padre... Loro ancora non lo sanno ma proprio lì a fianco correrà “Questo gioco di fantasmi”. E' questa la storia e il percorso (in due puntate) che vi invitiamo a leggere. Ovvero la storia dell'alpinista e artista Barry Bona, del suo compagno Peter Moser e del loro alpinismo invernale in quello che definiscono il “nostro piccolo mondo raccolto in una valle per noi magica”.
VOGLIA DI RIMETTERMI IN GIOCO
di Barry Bona (redazione di Simone Favero)
“Voglia di rimettermi in gioco”, proprio questo desiderio girava dentro la mia testa, durante la logorante pausa forzata dell’autunno scorso. Mi mancava l’alpinismo di ricerca che aveva caratterizzato un certo periodo della mia vita. Sentivo il bisogno di fare qualcosa di mio e sulle montagne di casa, ma negli ultimi anni le condizioni buone per salire pareti ghiacciate si erano fatte desiderare, com’è ovvio, del resto la modesta conca dell’Alpago non può offrire quello che le Alpi Occidentali mettono in palio 360 giorni all’anno. Quindi, rassegnato, avevo rivolto l’attenzione su altri fronti.
Verso la metà del mese di gennaio sento di esser pronto: d’impulso, un mattino parto alla volta del Pilastro Càotes alle pendici del monte Messer; salgo in solitaria, auto-assicurandomi con la corda, una via di 160 metri fino al 6° A2, che mio padre con il fratello Ettore avevano aperto trent’anni fa. Nel frattempo il babbo mi assisteva in silenzio dal ghiaione, sicuramente meditando sui valori della passione ereditata da padre in figlio.
Dopo pochi giorni, in compagnia di Peter Moser, socio ormai storico e fidato, rivolgo l’entusiasmo verso un’altra via appartenente alla storia dei fratelli Bona. Da anni era in sogno di rivisitare la via della Nicchia, sulla nord-est del Cimon di Palantina, 350 metri di dislivello per quello che è stato giudicato il primo 6° grado della zona. Con la tecnica della piolet traction superiamo la prima parte della via, grazie anche alla presenza di ghiaccio abbondante, salendo in simultanea e slegati fino alla nicchia. Lisi decide di legarsi e di raddrizzare la linea continuando con la logica suggerita dal flusso del ghiaccio.
La variante, denominata da Peter Moser “Ritorno al Futuro” ci porta dritti in cresta, uscendo autonomamente e lontani dalla linea usata dai primi salitori, costretti a collegarsi alla classica via Vazzoler del ’25, che sale la parete nord-ovest. Mio padre, che immancabilmente ci fotografava dal basso, assisteva orgoglioso all’evoluzione della tecnica, intrecciando il suo passato con il presente, osservandoci mentre avanzavamo in cordata sul diedro, là dove d’estate la qualità della roccia non permetterebbe alcun attacco, salendo armati di piccozze e ramponi, usando soltanto protezioni veloci.
In quei giorni la montagna di casa aveva qualcosa di meraviglioso: miriadi di colate di ghiaccio rigavano la parete grigia, tappezzata da ciuffi d’erba. I sogni erano diventati realtà anche per mio padre, legato al Cimon di Palantina in maniera viscerale.
Le piogge, in concomitanza con le nevicate e le gelate avevano realizzato la difficile opera. Assieme a mio padre, la stessa settimana salgo una vera e propria goulotte di ghiaccio, con 5 tiri di corda su uno dei solchi della parete nord-ovest. La Goulotte Zio Ragno ci regala l’emozione di ritrovarsi a pochi passi da casa a compiere gesti usuali sulle grandi pareti nord delle Alpi. Un centinaio di metri alla nostra sinistra, un ‘altra di quelle “righe bianche” campeggia al centro di un pilastro di 300 metri dalla verticalità perfetta.
QUESTO GIOCO DI FANTASMI
di Barry Bona e Peter Moser (redazione di Simone Favero)
E’ Peter Moser ad avere l’intuizione di provare a seguire quella linea fantasma, che nemmeno Bona aveva ancora preso in considerazione, pur trattandosi di una linea nel “suo” Cimon di Palantina. Si tratta sicuramente di qualcosa di superiore nel suo genere a tutto ciò che è stato salito in zona finora: è nell’aspirazione dei due forti alpinisti manifestare il loro punto di vista. Il 29 gennaio decidono così di attaccare quella linea prima che le condizioni meteorologiche la facciano svanire, per continuare quei giorni di “ri-scoperta” nelle montagne di casa.
Peter c’è, come sempre: è sabato mattina, in Val de Piera la Bora dell’Est caccia via con violenza le perturbazioni dell’Ovest. Oggi non abbiamo bisogno delle Alpi Occidentali e le salite di misto che lì si trovano, oggi il nostro Alpinismo parla il “Pagotto”. Siamo armati fino ai denti, agghindati di ogni possibile giocattolo da scalata, sappiamo che sarà una bella battaglia.
Dopo un primo tiro che credevamo più facile la parete si ripulisce dall’erba e s’impenna a piombo, qui il ghiaccio non è riuscito a posarsi sulle sporgenze. Assisto per più di un’ora impotente agli sforzi di Peter che cerca di piazzare una soddisfacente protezione, alla sua lotta con le fessure svase e cieche, refrattarie a qualsiasi attrezzo, un ice-hooks piantato sul muschio gelato è l’unica protezione decente sui 25 metri del tiro. La sosta è appesa su ghiaccio, che ora fa la sua umile comparsa. Parto alla volta del tiro su ghiaccio, che dovrebbe aumentare in seguito. Le becche entrano a colpo unico obbligato, la vite da 10 continua a trovar calcare, ma prima della placca decisiva riesco a trovare una fessura da camalot rosso… da lì alla fine del muro verticale più niente, soltanto un’estasi di movimenti sospesi su un velo di vetro e il calcare ai lati sembra quello della Marmolada!
Poi il ghiaccio aumenta ed ecco svelarsi la tanto desiderata goulotte sospesa, sotto i ramponi il piombo perfetto precipita fino alla base del pilastro. Una sosta comoda e decente su chiodi e friend: ora possiamo iniziare a divertirci! Scorgo una persona giù alle Baracche di Mognol, il puntino si blocca al centro della radura: è Niki, la mia fidanzata che è salita per vederci in parete. Faccio echeggiare nella valle un allegro “parti” indirizzato a Peter e mi rilasso sui miei pensieri. Penso a dove mi trovo, alla mia presenza su questa linea effimera, penso al 2009 e a tutti i miei fantasmi nati in quell’anno. Lascio che gli “spindrift” mi cadano dall’alto, interpretandoli come una loro pacca sulle spalle.
Procediamo per altre tre lunghezze intere di corda su goulotte cariche di ghiaccio, sospese su un vuoto meraviglioso. L’ultimo tiro non deve tradire la linea retta finora mantenuta, così forziamo una fessura aggettante che ci porta dritti in cima al pilastro. La nostra via finisce bruscamente sullo scivolo di neve. Oggi nessun sci-alpinista in zona, soltanto il “mio vecchio” che ha raggiunto Niki e fa segnali di fumo dalle Baracche. Ci stringiamo le mani ridendo, non c’è bisogno di scenate, riconosciamo perfettamente il valore di ciò che abbiamo fatto. Propongo il nome della via a Peter: Questo Gioco Di Fantasmi, una dedica intima a quelle risa lontane che a noi che rimaniamo qui appaiono nella nostra mente, a volte, ancor più vive.
Un cerchio che si chiude, quindi, con la proposta di questa nuova via, nel nostro piccolo mondo raccolto in questa valle per noi magica e trova la conclusione delle aspirazioni più alte nelle cose più sfuggenti e precarie che solo i sogni possono eguagliare.
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VOGLIA DI RIMETTERMI IN GIOCO
di Barry Bona (redazione di Simone Favero)
“Voglia di rimettermi in gioco”, proprio questo desiderio girava dentro la mia testa, durante la logorante pausa forzata dell’autunno scorso. Mi mancava l’alpinismo di ricerca che aveva caratterizzato un certo periodo della mia vita. Sentivo il bisogno di fare qualcosa di mio e sulle montagne di casa, ma negli ultimi anni le condizioni buone per salire pareti ghiacciate si erano fatte desiderare, com’è ovvio, del resto la modesta conca dell’Alpago non può offrire quello che le Alpi Occidentali mettono in palio 360 giorni all’anno. Quindi, rassegnato, avevo rivolto l’attenzione su altri fronti.
Verso la metà del mese di gennaio sento di esser pronto: d’impulso, un mattino parto alla volta del Pilastro Càotes alle pendici del monte Messer; salgo in solitaria, auto-assicurandomi con la corda, una via di 160 metri fino al 6° A2, che mio padre con il fratello Ettore avevano aperto trent’anni fa. Nel frattempo il babbo mi assisteva in silenzio dal ghiaione, sicuramente meditando sui valori della passione ereditata da padre in figlio.
Dopo pochi giorni, in compagnia di Peter Moser, socio ormai storico e fidato, rivolgo l’entusiasmo verso un’altra via appartenente alla storia dei fratelli Bona. Da anni era in sogno di rivisitare la via della Nicchia, sulla nord-est del Cimon di Palantina, 350 metri di dislivello per quello che è stato giudicato il primo 6° grado della zona. Con la tecnica della piolet traction superiamo la prima parte della via, grazie anche alla presenza di ghiaccio abbondante, salendo in simultanea e slegati fino alla nicchia. Lisi decide di legarsi e di raddrizzare la linea continuando con la logica suggerita dal flusso del ghiaccio.
La variante, denominata da Peter Moser “Ritorno al Futuro” ci porta dritti in cresta, uscendo autonomamente e lontani dalla linea usata dai primi salitori, costretti a collegarsi alla classica via Vazzoler del ’25, che sale la parete nord-ovest. Mio padre, che immancabilmente ci fotografava dal basso, assisteva orgoglioso all’evoluzione della tecnica, intrecciando il suo passato con il presente, osservandoci mentre avanzavamo in cordata sul diedro, là dove d’estate la qualità della roccia non permetterebbe alcun attacco, salendo armati di piccozze e ramponi, usando soltanto protezioni veloci.
In quei giorni la montagna di casa aveva qualcosa di meraviglioso: miriadi di colate di ghiaccio rigavano la parete grigia, tappezzata da ciuffi d’erba. I sogni erano diventati realtà anche per mio padre, legato al Cimon di Palantina in maniera viscerale.
Le piogge, in concomitanza con le nevicate e le gelate avevano realizzato la difficile opera. Assieme a mio padre, la stessa settimana salgo una vera e propria goulotte di ghiaccio, con 5 tiri di corda su uno dei solchi della parete nord-ovest. La Goulotte Zio Ragno ci regala l’emozione di ritrovarsi a pochi passi da casa a compiere gesti usuali sulle grandi pareti nord delle Alpi. Un centinaio di metri alla nostra sinistra, un ‘altra di quelle “righe bianche” campeggia al centro di un pilastro di 300 metri dalla verticalità perfetta.
QUESTO GIOCO DI FANTASMI
di Barry Bona e Peter Moser (redazione di Simone Favero)
E’ Peter Moser ad avere l’intuizione di provare a seguire quella linea fantasma, che nemmeno Bona aveva ancora preso in considerazione, pur trattandosi di una linea nel “suo” Cimon di Palantina. Si tratta sicuramente di qualcosa di superiore nel suo genere a tutto ciò che è stato salito in zona finora: è nell’aspirazione dei due forti alpinisti manifestare il loro punto di vista. Il 29 gennaio decidono così di attaccare quella linea prima che le condizioni meteorologiche la facciano svanire, per continuare quei giorni di “ri-scoperta” nelle montagne di casa.
Peter c’è, come sempre: è sabato mattina, in Val de Piera la Bora dell’Est caccia via con violenza le perturbazioni dell’Ovest. Oggi non abbiamo bisogno delle Alpi Occidentali e le salite di misto che lì si trovano, oggi il nostro Alpinismo parla il “Pagotto”. Siamo armati fino ai denti, agghindati di ogni possibile giocattolo da scalata, sappiamo che sarà una bella battaglia.
Dopo un primo tiro che credevamo più facile la parete si ripulisce dall’erba e s’impenna a piombo, qui il ghiaccio non è riuscito a posarsi sulle sporgenze. Assisto per più di un’ora impotente agli sforzi di Peter che cerca di piazzare una soddisfacente protezione, alla sua lotta con le fessure svase e cieche, refrattarie a qualsiasi attrezzo, un ice-hooks piantato sul muschio gelato è l’unica protezione decente sui 25 metri del tiro. La sosta è appesa su ghiaccio, che ora fa la sua umile comparsa. Parto alla volta del tiro su ghiaccio, che dovrebbe aumentare in seguito. Le becche entrano a colpo unico obbligato, la vite da 10 continua a trovar calcare, ma prima della placca decisiva riesco a trovare una fessura da camalot rosso… da lì alla fine del muro verticale più niente, soltanto un’estasi di movimenti sospesi su un velo di vetro e il calcare ai lati sembra quello della Marmolada!
Poi il ghiaccio aumenta ed ecco svelarsi la tanto desiderata goulotte sospesa, sotto i ramponi il piombo perfetto precipita fino alla base del pilastro. Una sosta comoda e decente su chiodi e friend: ora possiamo iniziare a divertirci! Scorgo una persona giù alle Baracche di Mognol, il puntino si blocca al centro della radura: è Niki, la mia fidanzata che è salita per vederci in parete. Faccio echeggiare nella valle un allegro “parti” indirizzato a Peter e mi rilasso sui miei pensieri. Penso a dove mi trovo, alla mia presenza su questa linea effimera, penso al 2009 e a tutti i miei fantasmi nati in quell’anno. Lascio che gli “spindrift” mi cadano dall’alto, interpretandoli come una loro pacca sulle spalle.
Procediamo per altre tre lunghezze intere di corda su goulotte cariche di ghiaccio, sospese su un vuoto meraviglioso. L’ultimo tiro non deve tradire la linea retta finora mantenuta, così forziamo una fessura aggettante che ci porta dritti in cima al pilastro. La nostra via finisce bruscamente sullo scivolo di neve. Oggi nessun sci-alpinista in zona, soltanto il “mio vecchio” che ha raggiunto Niki e fa segnali di fumo dalle Baracche. Ci stringiamo le mani ridendo, non c’è bisogno di scenate, riconosciamo perfettamente il valore di ciò che abbiamo fatto. Propongo il nome della via a Peter: Questo Gioco Di Fantasmi, una dedica intima a quelle risa lontane che a noi che rimaniamo qui appaiono nella nostra mente, a volte, ancor più vive.
Un cerchio che si chiude, quindi, con la proposta di questa nuova via, nel nostro piccolo mondo raccolto in questa valle per noi magica e trova la conclusione delle aspirazioni più alte nelle cose più sfuggenti e precarie che solo i sogni possono eguagliare.
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Note:
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