Nuova via sulla Torre di Rumsiki, Camerun
Lo scorso febbraio Massimo Faletti, Mario Cavagnini, David Rigotti hanno aperto "Malaria", nuova via di arrampicata sulla Torre di Rumsiki in Camerun.
1 / 18
via Malaria, Torre di Rumsiki, Camerun
arch. M. Faletti
Nel febbraio 2007 Massimo Faletti, Mario Cavagnini, David Rigotti hanno aperto una nuova via, la prima italiana della zona, sulla Torre di Rumsiki situata a nord del Camerun, al confine con la Nigeria e il Ciad.
La nuova via, a cui è stato dato non casualmente il nome di "Malaria", ha uno sviluppo di 340m, supera difficoltà di 7b, A2 con un grado obbligatorio in libera di 7a+ e corre tra le due precedenti vie aperte da un team francese e da un team americano-sud africano.
Il tour africano in Camerun è nato da un idea del regista e alpinista Marco Preti che, insieme a Liana Trentin e Fabrizio Bianchi, completava il team.
AFRICAN TOUR ALLA TORRE RUMISIKI
di Massimo Faletti
A gennaio di quest’anno la stagione non prometteva nulla di buono per il mio lavoro di guida alpina in Trentino. Verso la fine di quel terribile mese lavorativo, mi arriva una telefonata da un vecchio amico, Marco Preti, che mi racconta di una torre in mezzo agli altipiani a nord del Camerun, dove sognava di girare un film di scalata visto la bellezza del posto e la chanche di fare una prima italiana - essendoci solo una via nuova francese e una aperta da climbers americani e sud africani oltre alla via normale di salita.
Senza nessuna titubanza decisi che il viaggio ci stava a pennello e, dopo aver visto questa mega torre rossa del Camerun su internet, è arrivata pure una sorta di ”gasatura”. Restava solamente da predisporre la logistica e gli inviti. Dopo un giro di telefonate sono riuscito a trovare la gente “giusta” per affrontare il viaggio: Liana Trentin, un’amica biologa e fotografa di Cembra, Mario Cavagnini di Brescia, un vecchio compagno di viaggio e buon climber, il suo amico Fabrizio Bianchi, Davide Rigotti di San Lorenzo in Banale e il buon vecchio Marco Preti (l’ideatore del tour) oltre che gran regista, grande alpinista e buon amico.
Dopo svariati acquisti, vaccini, profilassi antimalaria, visite mediche etc si parte. La prima metà del viaggio era dedicata alla salita della torre di ”Rumsiki” all’estremo nord del Camerun, al confine con il Ciad e la Nigeria. L’avvicinamento è in treno e bus navetta pubblici stile ”panico”. L’impatto con l’Africa profonda non è mai dei più facili. Anche il Camerun è un paese ancora largamente sfruttato da noi occidentali per oro, diamanti, legno pregiato che si ricava dalle foreste vergini e per finire pure per il petrolio estratto in piattaforme marine.
Tutto ciò fa sì che la gente sia un po’… incazzata con il nostro mondo e conseguentemente con noi che troviamo veramente lungo ed avventuroso questo viaggio. Talvolta capita che l’agente di polizia non sia altro che un qualsiasi civile travestito con kalashnikov in mano in cerca di un gruzzolo. Qui si sente parlare di brigantaggio e cannibalismo. E la gente muore di fame o di malattie curabilissime. Qui, ancora, i missionari e le suore sono al fronte e la gente sorride e fa ancora festa malgrado i grandi problemi di sopravvivenza ed essendo nella miseria totale.
Da Douala arriviamo a Rumsiki sani e salvi. Nel tragitto scopriamo le superpotenzialità di aree boulder non troppo distante dalla nostra meta (diciamo delle zone grandi come il Trentino Alto Adige cosparse di Boulder granitici). Nella nostra zona invece la roccia è un basalto alleggerito e metamorfizzato abbastanza fragile e molto liscio chiamato liparite.
Il nostro itinerario, realizzato da Massimo Faletti Mario Cavagnini e Davide Rigotti, la prima via italiana della torre, si sviluppa per poco più di trecento metri con difficoltà di 7b e A2 (7a+ obbl.). Ogni sosta ha uno spit o due; ci sono due spit di passaggio su un tiro e nove chiodi su tutto l’itinerario.
Gli incontri ed i problemi per salire l’itinerario dal basso sono stati svariati. Un Mamba al secondo tiro ci ha fatto ingrigire un po’ la chioma. Un barbagianni al terzo mi ha alzato l’adrenalina a livelli iper, come pure il nido di vespe lunghe una “spanna” sotto il grande tetto.
A causa della stagione troppo avanzata e alle temperature troppo elevate che non davano tregua ai piedi e cuocevano le mani (il periodo ideale è dicembre) non siamo riusciti a liberare tutti i tiri.
Il viaggio poi è continuato nelle foreste tropicali del sud con visite alle popolazioni pigmei. Ed è finito con qualche giorno di relax meritato sull’oceano e su un fiume che a Mario ha regalato... la malaria!
Torre di Rumsiki (Camerun)
via Malaria
Posizione: Nord del Camerun al confine con Nigeria e Ciad
Apritori: Massimo Faletti, Mario Cavagnini, David Rigotti, 2007
Altre vie: Francese sulla dx e Americana e Sud Africana sulla sin Dislivello: circa 300m (sviluppo 340m)
Difficoltà: 7b e A2 (7a+ obbl.)
Roccia: liparite (basalto metamorfizzato molto scivoloso)
Materiale: 9 spit usati per le soste; 2 di passaggio; 8 chiodi sui tiri + protezioni veloci.
La nuova via, a cui è stato dato non casualmente il nome di "Malaria", ha uno sviluppo di 340m, supera difficoltà di 7b, A2 con un grado obbligatorio in libera di 7a+ e corre tra le due precedenti vie aperte da un team francese e da un team americano-sud africano.
Il tour africano in Camerun è nato da un idea del regista e alpinista Marco Preti che, insieme a Liana Trentin e Fabrizio Bianchi, completava il team.
AFRICAN TOUR ALLA TORRE RUMISIKI
di Massimo Faletti
A gennaio di quest’anno la stagione non prometteva nulla di buono per il mio lavoro di guida alpina in Trentino. Verso la fine di quel terribile mese lavorativo, mi arriva una telefonata da un vecchio amico, Marco Preti, che mi racconta di una torre in mezzo agli altipiani a nord del Camerun, dove sognava di girare un film di scalata visto la bellezza del posto e la chanche di fare una prima italiana - essendoci solo una via nuova francese e una aperta da climbers americani e sud africani oltre alla via normale di salita.
Senza nessuna titubanza decisi che il viaggio ci stava a pennello e, dopo aver visto questa mega torre rossa del Camerun su internet, è arrivata pure una sorta di ”gasatura”. Restava solamente da predisporre la logistica e gli inviti. Dopo un giro di telefonate sono riuscito a trovare la gente “giusta” per affrontare il viaggio: Liana Trentin, un’amica biologa e fotografa di Cembra, Mario Cavagnini di Brescia, un vecchio compagno di viaggio e buon climber, il suo amico Fabrizio Bianchi, Davide Rigotti di San Lorenzo in Banale e il buon vecchio Marco Preti (l’ideatore del tour) oltre che gran regista, grande alpinista e buon amico.
Dopo svariati acquisti, vaccini, profilassi antimalaria, visite mediche etc si parte. La prima metà del viaggio era dedicata alla salita della torre di ”Rumsiki” all’estremo nord del Camerun, al confine con il Ciad e la Nigeria. L’avvicinamento è in treno e bus navetta pubblici stile ”panico”. L’impatto con l’Africa profonda non è mai dei più facili. Anche il Camerun è un paese ancora largamente sfruttato da noi occidentali per oro, diamanti, legno pregiato che si ricava dalle foreste vergini e per finire pure per il petrolio estratto in piattaforme marine.
Tutto ciò fa sì che la gente sia un po’… incazzata con il nostro mondo e conseguentemente con noi che troviamo veramente lungo ed avventuroso questo viaggio. Talvolta capita che l’agente di polizia non sia altro che un qualsiasi civile travestito con kalashnikov in mano in cerca di un gruzzolo. Qui si sente parlare di brigantaggio e cannibalismo. E la gente muore di fame o di malattie curabilissime. Qui, ancora, i missionari e le suore sono al fronte e la gente sorride e fa ancora festa malgrado i grandi problemi di sopravvivenza ed essendo nella miseria totale.
Da Douala arriviamo a Rumsiki sani e salvi. Nel tragitto scopriamo le superpotenzialità di aree boulder non troppo distante dalla nostra meta (diciamo delle zone grandi come il Trentino Alto Adige cosparse di Boulder granitici). Nella nostra zona invece la roccia è un basalto alleggerito e metamorfizzato abbastanza fragile e molto liscio chiamato liparite.
Il nostro itinerario, realizzato da Massimo Faletti Mario Cavagnini e Davide Rigotti, la prima via italiana della torre, si sviluppa per poco più di trecento metri con difficoltà di 7b e A2 (7a+ obbl.). Ogni sosta ha uno spit o due; ci sono due spit di passaggio su un tiro e nove chiodi su tutto l’itinerario.
Gli incontri ed i problemi per salire l’itinerario dal basso sono stati svariati. Un Mamba al secondo tiro ci ha fatto ingrigire un po’ la chioma. Un barbagianni al terzo mi ha alzato l’adrenalina a livelli iper, come pure il nido di vespe lunghe una “spanna” sotto il grande tetto.
A causa della stagione troppo avanzata e alle temperature troppo elevate che non davano tregua ai piedi e cuocevano le mani (il periodo ideale è dicembre) non siamo riusciti a liberare tutti i tiri.
Il viaggio poi è continuato nelle foreste tropicali del sud con visite alle popolazioni pigmei. Ed è finito con qualche giorno di relax meritato sull’oceano e su un fiume che a Mario ha regalato... la malaria!
Torre di Rumsiki (Camerun)
via Malaria
Posizione: Nord del Camerun al confine con Nigeria e Ciad
Apritori: Massimo Faletti, Mario Cavagnini, David Rigotti, 2007
Altre vie: Francese sulla dx e Americana e Sud Africana sulla sin Dislivello: circa 300m (sviluppo 340m)
Difficoltà: 7b e A2 (7a+ obbl.)
Roccia: liparite (basalto metamorfizzato molto scivoloso)
Materiale: 9 spit usati per le soste; 2 di passaggio; 8 chiodi sui tiri + protezioni veloci.
Note:
www.sunnyclimb.com |
Ultime news
Expo / News
Expo / Prodotti
Una piccozza per cascate di ghiaccio con l’anima.
Scarpone ultraleggero, veloce per alpinismo tecnico.
Scarpone per alpinismo in alta quota e arrampicata su ghiaccio.
Moschettone con ghiera a vite, ultracompatto e ultraleggero con forma a pera
Realizzati uno ad uno in Dolomiti con lana merinos italiana.
Zaino da freeride e skitouring, equipaggiato con 2 device di sicurezza in caso di valanga: Sistema Airbag Alpride E2 e Riflettore RECCO