Mario Merelli, addio all'alpinista di Bergamo
18/01/2011. Alle ore 8:00 Mario Merelli è morto a causa di un incidente sul Pizzo Redorta (Val Seriana, Bergamo). Merelli era un alpinista e un himalaysta tra i più conosciuti e una delle anime dell'alpinismo bergamasco.
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Mario Merelli
Matteo Zanga
E' successo questa mattina verso le 8:00, sul Pizzo Redorta in Val Seriana. Mario Merelli è morto mentre saliva in compagnia di Paolo Valoti. Non si sa altro. Ma come sempre la notizia si è sparsa in un lampo. Mario Merelli non era uno qualsiasi per il mondo dell'alpinismo. Non era un uomo qualsiasi. Per Bergamo rappresentava una delle anime, un simbolo, dell'andare in montagna. Classe 1962, nato a Vertova, ma residente a Lizzola (Valbondione) a 60 chilometri da Bergamo, Merelli era uno dei più conosciuti himalaysti italiani. Al suo attivo aveva 10 Ottomila saliti, l'ultimo, il Dhaulagiri (8167m), il 15 maggio dello scorso anno. Aveva scalato 2 volte l'Everest. E, dal 1998, anno della sua prima spedizione in Himalaya, aveva all'attivo 18 spedizioni. Molte volte in compagnia con Silvio Mondinelli, altro grande himalaysta italiano. Merelli ne ha viste e vissute tante di storie, e anche di tragedie, sulle più alte montagne del mondo. Basti pensare a quella del 2005, sull'Annapurna, quando gli toccò di ritornare in elicottero sulla montagna per riprendere il suo amico Christian Kuntner travolto dalla valanga. Forse anche per questo la sua morte sulle sue montagne di casa fa ancora più male. A noi non resta che salutarlo e ringraziarlo con le parole e il ricordo di Manuel Lugli... Namasté Mario.
NAMASTÉ MARIO MERELLI di Manuel Lugli
“La sua prima volta all’Everest fu d’autunno, nel 1999, con un solo compagno e nessun’altra spedizione sulla montagna: impresa sovrumana. Lo conobbi allora. Vennero quasi sepolti dalla neve già al campo base e furono costretti ad una fuga precipitosa, con abbandono totale di materiale, per non rimanere bloccati a Rongbuk. Da allora è passato un sacco di neve sulle cime e Mario è diventato uno degli himalaysti più attivi e conosciuti degli ultimi anni, passando attraverso una collaborazione felice con Gnaro Mondinelli, fino alla dura esperienza dell’Annapurna nel 2005. Quando non è in Himalaya, si rintana in fondo alla Val Lizzola, intestino cieco della montagna bergamasca più genuina. Ricorda nel fisico un troll norvegese, robusto e dai lineamenti marcati, ma dai modi gentili. A Kathmandu, la sera, è sempre in baracca, come si dice da noi in Emilia. Del resto Mario ha un talento naturale nel farsi amici.”
Questo il ritratto che avevo fatto di Mario Merelli qualche anno fa e nonostante non ci vedessimo più molto spesso, penso sia rimasto sempre attuale. Mario era davvero un troll gentile. Una di quelle persone di cui fatichi davvero a immaginare doppi fondi o scomparti segreti, tanta era la sua immediatezza di pensiero e parola. Guardatevi l’intervista fatta alla Piramide del CNR di Lobuche dopo la salita del Lhotse: è il racconto bello e umano di un non-eroe, di un alpinista forte ma che conosce la bellezza della compagnia, della condivisione e la rimpiange quando questa non c’è. Un alpinista che lacrima di freddo e fatica sui pendii ghiacciati e di riconoscenza nel caldo di un lodge, senza vergognarsi delle emozioni che saldano pezzi importanti della propria vita.
Non era un superman Mario, nonostante i suoi undici ottomila. Tra una spedizione e l’altra, lavorava al meublé di famiglia nella sua val Lizzola come un uomo qualsiasi. Certo la sua carriera di himalaysta aveva raggiunto un livello alto, ma le sue radici profonde di uomo della montagna bergamasca erano intatte. Forse anche per questo, per questo suo essere uomo montagnoso in ogni sua fibra, che gli sherpa d’alta quota lo vedevano come uno di loro, un alpine sherpa. Perché questi sentimenti, quasi animali, quasi annusati, si avvertono al di là di ogni differenza di razza e cultura, a dispetto di ogni difficoltà linguistica.
Anche la sua caduta, proprio nel cuore delle sue montagne, è un tragico simbolo della sua profonda appartenenza, un suggello terribile che si compie per Mario come accaduto per diversi grandi alpinisti prima di lui: Loretan, Berhault, De Marchi. Un Lama direbbe che gli dei delle montagne hanno voluto così: laghyelo, hanno vinto gli dei. E forse il fatalismo tibetano sintetizza meglio di ogni altra espressione aspirazioni, fatica, dolore, successi, fracassi, vita e morte degli uomini di montagna. Ed allora saluto Mario con il classico Namasté, saluto il divino che è in lui, quella scintilla che, qualsiasi religione si abbia o non si abbia, fa alzare la testa e vivere in pieno la propria vita.
Manuel Lugli
www.nodoinfinito.com
Gli Ottomila in vetta di Mario Merelli
2001 - Everest (8848m) Parete Sud - 25 maggio 2001 sale il suo primo ottomila in compagnia di Silvio Mondinelli, Edurne Pasaban, Iván Vallejo ed Dawa II Sherpa.
2002 - Makalu (8472m) "Via de Francesi" - 16 maggio 2002 raggiunge la vetta in compagnia di Silvio Mondinelli, Carlos Pauner ed Edurne Pasaban.
2003 - Kangchenjunga (8586m) - Raggiunta la vetta il 22 maggio con Silvio Mondinelli, Carlos Pauner e Kristian Kuntner aprendo una nuova via sul versante sud.
2003 - Shisha Pangma (8012m) - Raggiunta la Cima Middle 8.012 mt (raggiunta per due volte, nel 2003).
2004 - Everest (8046m) Parete Nord [3]- 24 maggio raggiunge la vetta per la seconda volta in compagnia di Karl Unterkircher, Alex Busca e Claudio Bastrentaz,
2005 - Annapurna (8091m) Versante Nord. - Raggiunta la vetta il 12 maggio con Mario Panzeri, Daniele Bernasconi e Ed Viesteurs (quest'ultimo raggiungeva il proprio 14° ottomila).
2005 - Broad Peak (8034m) - Raggiunta la vetta il 21 luglio con Roberto Piantoni, Marco Astori, Domenico Belingheri, Giampaolo Corona, Franco Nicolini.
2005 - Shisha Pangma (8012m) - Raggiunta per la seconda volta la Cima Middle 8.012
2006 - Gasherbrum II (8035m) - Raggiunta la vetta il 24 luglio con Mario Panzeri e Lina Quesada.
2008 - Lhotse (8516m) - Raggiunta la vetta il 21 maggio.
2009 - Cho Oyu (8201m) - Raggiunta la vetta il 29 settembre il con Marco Zaffaroni.
2011 - Dhaulagiri (8167m) - Raggiunta la vetta il 15 maggio.
NAMASTÉ MARIO MERELLI di Manuel Lugli
“La sua prima volta all’Everest fu d’autunno, nel 1999, con un solo compagno e nessun’altra spedizione sulla montagna: impresa sovrumana. Lo conobbi allora. Vennero quasi sepolti dalla neve già al campo base e furono costretti ad una fuga precipitosa, con abbandono totale di materiale, per non rimanere bloccati a Rongbuk. Da allora è passato un sacco di neve sulle cime e Mario è diventato uno degli himalaysti più attivi e conosciuti degli ultimi anni, passando attraverso una collaborazione felice con Gnaro Mondinelli, fino alla dura esperienza dell’Annapurna nel 2005. Quando non è in Himalaya, si rintana in fondo alla Val Lizzola, intestino cieco della montagna bergamasca più genuina. Ricorda nel fisico un troll norvegese, robusto e dai lineamenti marcati, ma dai modi gentili. A Kathmandu, la sera, è sempre in baracca, come si dice da noi in Emilia. Del resto Mario ha un talento naturale nel farsi amici.”
Questo il ritratto che avevo fatto di Mario Merelli qualche anno fa e nonostante non ci vedessimo più molto spesso, penso sia rimasto sempre attuale. Mario era davvero un troll gentile. Una di quelle persone di cui fatichi davvero a immaginare doppi fondi o scomparti segreti, tanta era la sua immediatezza di pensiero e parola. Guardatevi l’intervista fatta alla Piramide del CNR di Lobuche dopo la salita del Lhotse: è il racconto bello e umano di un non-eroe, di un alpinista forte ma che conosce la bellezza della compagnia, della condivisione e la rimpiange quando questa non c’è. Un alpinista che lacrima di freddo e fatica sui pendii ghiacciati e di riconoscenza nel caldo di un lodge, senza vergognarsi delle emozioni che saldano pezzi importanti della propria vita.
Non era un superman Mario, nonostante i suoi undici ottomila. Tra una spedizione e l’altra, lavorava al meublé di famiglia nella sua val Lizzola come un uomo qualsiasi. Certo la sua carriera di himalaysta aveva raggiunto un livello alto, ma le sue radici profonde di uomo della montagna bergamasca erano intatte. Forse anche per questo, per questo suo essere uomo montagnoso in ogni sua fibra, che gli sherpa d’alta quota lo vedevano come uno di loro, un alpine sherpa. Perché questi sentimenti, quasi animali, quasi annusati, si avvertono al di là di ogni differenza di razza e cultura, a dispetto di ogni difficoltà linguistica.
Anche la sua caduta, proprio nel cuore delle sue montagne, è un tragico simbolo della sua profonda appartenenza, un suggello terribile che si compie per Mario come accaduto per diversi grandi alpinisti prima di lui: Loretan, Berhault, De Marchi. Un Lama direbbe che gli dei delle montagne hanno voluto così: laghyelo, hanno vinto gli dei. E forse il fatalismo tibetano sintetizza meglio di ogni altra espressione aspirazioni, fatica, dolore, successi, fracassi, vita e morte degli uomini di montagna. Ed allora saluto Mario con il classico Namasté, saluto il divino che è in lui, quella scintilla che, qualsiasi religione si abbia o non si abbia, fa alzare la testa e vivere in pieno la propria vita.
Manuel Lugli
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Gli Ottomila in vetta di Mario Merelli
2001 - Everest (8848m) Parete Sud - 25 maggio 2001 sale il suo primo ottomila in compagnia di Silvio Mondinelli, Edurne Pasaban, Iván Vallejo ed Dawa II Sherpa.
2002 - Makalu (8472m) "Via de Francesi" - 16 maggio 2002 raggiunge la vetta in compagnia di Silvio Mondinelli, Carlos Pauner ed Edurne Pasaban.
2003 - Kangchenjunga (8586m) - Raggiunta la vetta il 22 maggio con Silvio Mondinelli, Carlos Pauner e Kristian Kuntner aprendo una nuova via sul versante sud.
2003 - Shisha Pangma (8012m) - Raggiunta la Cima Middle 8.012 mt (raggiunta per due volte, nel 2003).
2004 - Everest (8046m) Parete Nord [3]- 24 maggio raggiunge la vetta per la seconda volta in compagnia di Karl Unterkircher, Alex Busca e Claudio Bastrentaz,
2005 - Annapurna (8091m) Versante Nord. - Raggiunta la vetta il 12 maggio con Mario Panzeri, Daniele Bernasconi e Ed Viesteurs (quest'ultimo raggiungeva il proprio 14° ottomila).
2005 - Broad Peak (8034m) - Raggiunta la vetta il 21 luglio con Roberto Piantoni, Marco Astori, Domenico Belingheri, Giampaolo Corona, Franco Nicolini.
2005 - Shisha Pangma (8012m) - Raggiunta per la seconda volta la Cima Middle 8.012
2006 - Gasherbrum II (8035m) - Raggiunta la vetta il 24 luglio con Mario Panzeri e Lina Quesada.
2008 - Lhotse (8516m) - Raggiunta la vetta il 21 maggio.
2009 - Cho Oyu (8201m) - Raggiunta la vetta il 29 settembre il con Marco Zaffaroni.
2011 - Dhaulagiri (8167m) - Raggiunta la vetta il 15 maggio.
Note:
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