Makalu 2001 - spedizione gruppo Aquile San Martino
MAKALU STORIA & VARIE
Nel 1884 i topografi del Survey of India diedero alla cima il nome di 'Khamba Lung an', nome legato al distretto di Khamba nel Tibet. Il nome Makalu fu introdotto successivamente dopo le prime esplorazioni della zona.
Il significato del nome Makalu non è ancora oggi chiaro. L'ipotesi più accreditata è quella di una storpiatura del termine sanscrito Maha – kala (Dio defunto), un appellativo del grande Dio indù Shiva di cui il Makalu rappresenterebbe, per i tibetani, il trono.
Traducendo letteralmente la scrittura sanscrita 'Maha kala' (tempo solenne) doveva indicare proprio questo Dio che controllava il tempo. La letteratura tibetana attribuisce a questo nome il significato di 'grande negro', con un riferimento puntuale al tipo di rocce della montagna. Ma un'altra origine potrebbe essere legata al nome delle limitrofe valli a nord: Mallory nel 1921 in una sua guida parla di due cime, l'Everest e il Makalu.
Il Passo del Makalu La divide il Makalu dal Kangchuntse. A sud divide il colle sud della cima dalla bassa, ma significativa cresta che si innalza dalla Valle dell'Arun. Ad ovest , nella valle di Sakyetan e ad est del Barun G1, corrono due brevi creste. Oltre alla cima principale il Makalu possiede due bellissime cime secondarie, Makalu sud-est e Makalu Shar.
La prima ascensione della vetta del Makalu avvenne nel maggio del 1955 per merito di una forte spedizione francese che l'anno precedente aveva rinunciato dopo aver raggiunto quota 7800 m. Il 15 maggio del 1955 giunsero in vetta Lionel Terray e Jean Couzy, seguiti il giorno dopo da J. Franco, G. Magnone e lo sherpa Gyalzen e il 17 maggio da J. Bouvier, S. Coupè, P. Leroux e A. Vialatte. Per la prima volta nella storia della conquista degli ottomila, tutta la spedizione al completo raggiunse la vetta.
La prima spedizione italiana a salire il Makalu è stata quella di Sergio Martini, Fabio Stedile, Fausto De Stefani, Almo Giambisi nell'ottobre del 1985.
LA SPEDIZIONE
A 25 anni dalla storica spedizione al Dhaulagiri del 1976 - che portò in vetta Zortea e Simoni, giovani appartenenti al Gruppo Aquile di San Martino di Castrozza e Primiero - il glorioso sodalizio delle guide alpine delle Pale ritorna su uno dei colossi himalayani. L'obbiettivo, questa volta, è il Makalu splendida montagna a confine tra Nepal e Tibet.
E' un gruppo molto affiatato ed entusiasta quello che partirà il prossimo primo aprile per salire la 5a montagna per altezza della terra. Renzo Corona, Narciso Simion, Mariano Lott, Tullio Simoni, Sebastiano Zagonel, Donato Zagonel e Giampaolo Corona, infatti, sono tutti guide alpine del Gruppo Aquile ed hanno una lunga abitudine ad arrampicare e lavorare assieme.
Tutti hanno aderito con entusiasmo alla proposta di Renzo Corona ideatore e capo della spedizione, come del resto hanno fatto Gianfranco Dell'Antonia, che si occuperà delle comunicazioni, ed Alessandro Rigobello, medico della spedizione. E si sa quanto entusiasmo e affiatamento siano importanti per la riuscita su un 8000. D'altra parte il loro banco di prova, il Makalu, senz'altro avrà bisogno di tutto il loro impegno e di quell'esperienza e bravura acquisita e sperimentata su molte delle più difficili pareti alpine e Dolomitiche.
Con i suoi 8475 m il Makalu è una delle più belle montagne himalayane. Bella e isolata, tanto che l'avvicinamento richiederà al gruppo circa dodici giorni di cammino. Una volta arrivati al campo base, posto nel circo nord occidentale del ghiacciaio del Barun, sul versante Ovest della montagna, il programma prevede un primo periodo di acclimatamento, che servirà anche per montare il campo avanzato, a quota 5500m. Quindi, dal campo base avanzato, usufruendo di tre campi intermedi, il gruppo tenterà la cima lungo la stessa via seguita dalla spedizione francese che, con a capo Jean Franco, per prima nel 1955 salì la montagna. Il tutto si concluderà con il rientro a San Martino verso la fine di maggio.
La spedizione sarà presentata ufficialmente alla stampa sabato 17 marzo, alle ore 18,00 presso l'Auditorium Intercomunale di Primiero . Da notare che tutte le varie fasi dell'avvicinamento e della salita potranno essere seguite sul sito ufficiale della spedizione www.makalu2001.org, e su PlanetMountain.com.
Con il contributo di:
- Consorzio di Primiero
- Provincia Autonoma di Trento
- Azienda di Promozione Turistica San Martino di Castrozza e Primiero
- B.I.M. Consorzio dei Comuni del Bacino Imbrifero del Brenta
- Cassa Rurale Valli di Primiero e Vanoi
- The North Face
SCHEDA SPEDIZIONE
Obiettivo:
MAKALU HIMAL m.8.475
Himalaya (Nepal)
5a montagna del mondo
Partenza: 1 aprile 2001
Rientro: fine maggio 2001
Trasferimenti:
Volo Italia-Kathmandu
Volo interno Kathmandu-Tumlingtar
Trekking di avvicinamento Tumlingtar - Campo Base avanzato (m.5.500) 8 gg.
Permanenza al campo base: 35-40 gg. ca.
Rientro a Thumlingtar-Kathmandu-Italia
Campi previsti:
campo base avanzato: m.5.500
campo 1: m.6.400
campo 2: m.7.400 (Passo Makalu Lha)
campo 3: m.7.850
sommità: m.8.475
Iniziative collaterali:
Trekking di alta quota per escursionisti esperti: partenza 13 aprile 2001 con arrivo al campo base ed eventuale salita al campo base avanzato con pernottamento rientro previsto in Italia per l'8 maggio 2001. I partecipanti saranno accompagnati da alcune Guide Alpine di San Martino e Primiero.
DHAULAGIRI 1976
Spedizione Gruppo Aquile al Dhaulagiri del 1976
La spedizione 'Makalu Himal 2001' prende spunto anche da un passaggio fondamentale nella centenaria storia del Gruppo delle Aquile di San Martino.
Esattamente 25 anni fa il 4 maggio 1976, le 'Aquile' Giampaolo Zortea e Silvio Simoni, piantavano sulla vetta del Dhaulagiri avvolta nella bufera, a 8172 metri, le loro piccozze con i gagliardetti italiano, nepalese e naturalmente delle 'Aquile'. Quello delle guide del Primiero e San Martino era il primo ottomila conquistato da una spedizione di alpinisti trentini e in ordine di tempo, il terzo ottomila italiano.
La spedizione al Dhaulagiri nacque e fu organizzata in tempi strettissimi. Fu un incontro fra Francesco Santon in possesso di un permesso per l'inviolata cresta sud ovest, e Renzo Debertolis, allora capo delle guide di San Martino, a gettare le basi della spedizione al Dhaulagiri. Ai primi di dicembre del 1975 la Guide alpine di San Martino risposero affermativamente e quindi iniziò una febbrile preparazione. Il 23 febbraio 1976 la spedizione partiva da Milano per Kathmandu ed era così composta: Renzo Debertolis capospedizione, Francesco Santon vice, gli alpinisti Sergio Martini e Luigi Henry, il medico Achille Poluzzi, le 'Aquile' Camillo De Paoli, Gian Paolo De Paoli, Luciano Gadenz, Gian Pietro Scalet, Silvio Simoni, Giampaolo Zortea, Edoardo Zagonel.
La spedizione giunse il 17 marzo ai piedi della cresta sud del Dhaulagiri, dove venne allestito il campo – deposito. Cinque giorni più tardi fu innalzato il vero campo base ai piedi della parete nord a quota 4610 metri.
Il maltempo, soprattutto le nevicate e le bufere di vento ostacolano non poco la progressione della spedizione, ma nel corso del mese di aprile furono via via piazzati i vari campi lungo la cresta nord-est. In questo estenuante ma indispensabile lavoro per attrezzare i campi si logorarono le forze di molti degli alpinisti e la cordata di punta che intanto aveva superato quota 7000 metri lungo la cresta si trovò, di fatto, senza rincalzi. Le uniche chanches di vittoria erano dunque nelle mani dei tre alpinisti che avevano allestito il campo 5 a 7450 m.
Il 4 maggio Giampaolo Zortea, Silvio Simoni, Luciano Gadenz lasciarono la piccola tendina del campo 5 e iniziarono l'attacco finale. A 7900 metri Luciano Gadenz rinunciò a proseguire per un principio di congelamento. Sarà proprio lui a comunicare alle 16.05 di quel 4 maggio la notizia della vittoria al capospedizione Renzo Debertolis.
Giampaolo Zortea e Silvio Simoni toccarono la vetta del Dhaulagiri avvolta nella bufera e nella nebbia alle 14.30 del 4 maggio 1976.