La stagione 2008/09 dell'ice-climbing in Valle d'Aosta
Tutto o quasi quello che è successo sulle cascate di ghiaccio della Valle d'Aosta: nuove colate, ripetizioni di cascate riapparse in quest'inverno speciale ed in più alcune considerazioni su questa stagione e sull'arrampicata su ghiaccio. A cura di Matteo Giglio
1 / 8
Il tiro di A1 su Tchao Félix
arch. M. Giglio
Ambiente e sicurezza
Tutti concordi nell'affermare che quella che volge al termine sia stata una stagione eccezionale per le cascate di ghiaccio? Più o meno. Rispetto agli anni immediatamente passati, certamente. Guardando al passato, però, i più attenti ricorderanno inverni con condizioni simili, sia per l'arrampicata su cascate di ghiaccio sia per lo sci. Concentriamoci ora sull'ice-climbing. Il fattore a cui non eravamo più abituati è sicuramente la neve, caduta in abbondanza su tutto l'arco alpino. La prova inequivocabile sono purtroppo i numerosi incidenti anche mortali di ghiacciatori travolti da slavine.
A questo punto scatta la prima riflessione. Se è vero che, per quanto riguarda l'aspetto tecnico, l'ice-climbing può essere considerato la trasposizione invernale dell'arrampicata sportiva, dall'altra parte però occorre ricordare che le cascate di ghiaccio sono quasi sempre inserite in un contesto ambientale più simile a quello dell'alta montagna che a quello della falesia. Troppo spesso si assiste ad episodi in cui ignari cascatisti si avventurano lungo itinerari considerati normalmente pericolosi in caso di forti nevicate. Sarebbe auspicabile una maggiore cultura del territorio, che questa affascinante attività invernale impone. Bastano semplici accorgimenti ed un pizzico di umiltà per diminuire il rischio: innanzitutto informarsi presso i locals, guide alpine o appassionati che siano. Inoltre, risulta indispensabile la consultazione dei bollettini nivo-meteo che sono diventati ormai uno strumento utile e preciso per muoversi in montagna d'inverno.
La valutazione tecnica
Probabilmente è l’argomento più delicato quando si parla di cascate di ghiaccio. Ultimamente si è dibattuto molto in merito, sulle riviste specializzate, nei bar, nei forum del web… Occorre innanzitutto partire dal presupposto che il ghiaccio è un elemento effimero ed estremamente variabile. La stessa cascata si può presentare con forme e strutture che possono variare notevolmente di anno in anno e nel corso della stessa stagione. La difficoltà di una colata dovrebbe tenere conto della media stagionale, ragion per cui – in apertura – è difficile assegnare un grado preciso. Tante volte si è visto che cascate salite con poco ghiaccio e tratti di misto si sono poi trasformate in belle linee interamente ghiacciate. I casi più eclatanti di questa stagione sono stati “Cohésion zero” in Valsavarenche e “En attendant Marlier” in Valtournenche, di cui si parlerà più avanti.
La mia personalissima idea in merito è molto semplice. Esiste una scala di valutazione, quella canadese, sufficientemente chiara ed esauriente che tiene conto sia del fattore tecnico sia del fattore ingaggio/pericoli oggettivi. La difficoltà maggiore ovviamente è applicare questa scala ad una struttura che muta di anno in anno. La cosa migliore sarebbe poter assegnare un grado tenendo conto della media stagionale e del percorso più facile... ben sapendo che anche così possa esserci comunque uno scarto di mezzo grado in più o in meno. Tutta questione di condizioni del momento ed elasticità mentale...
L'attività in Vallée
Veniamo ora all'attività su cascate di ghiaccio in Valle d'Aosta, nella stagione 2008/2009. Come già detto in precedenza è stata una stagione mediamente propizia, caratterizzata però da un marcato pericolo valanghe. Le grandi colate di inizio stagione hanno poi modificato la conformazione abituale di molti itinerari: enormi accumuli nevosi hanno letteralmente accorciato molti primi tiri, come ad esempio a Lillaz, Rovenaud o Antares.
In Valeille (Cogne) si è consolidato nuovamente l'enorme free-standing di “Hard ice in the rocks” (III/5+) ma le condizioni del manto nevoso a monte ne hanno scoraggiato la scalata: poche cordate si sono lanciate. Per quanto riguarda altre colate di rara formazione, c'è stata una bella attività sull'ardita linea di “Tchao Félix” (300 m, III/5+ A1 M X). Arnaud Clavel e Maurizio Rossetto hanno aperto le danze il 3 gennaio, seguiti a ruota il giorno dopo da Matteo Giglio e Rémy Maquignaz, quindi Riccardo Olliveri e Adriano Trombetta che sono riusciti a liberare il tratto originale di A1, ora valutato da Adriano M6+ R.
In Valnontey (Cogne) è ricomparsa dopo tanti anni “Doccia fredda” (70 m, II/5) che però non è riuscita a consolidarsi fino in fondo. No problem: cinque spit permettono una bella progressione su roccia (M6+) per andare ad afferrare il ghiaccio. In ragione dell'avvicinamento brevissimo, la frequentazione è stata quasi giornaliera! Non aggiungo altro a quanto già riportato da Elio Bonfanti riguardo a “Repentance super”... quest'anno veramente enorme.
Rimanendo in Val di Cogne, c'è da segnalare anche una discreta attività sulle colate nella zona del ponte di Chevril. Si sono consolidate perfettamente le “Placche di Chevril” (300 m, II/3+) salite in passato (in condizioni molto precarie) solo da Patrick Gabarrou, Ezio Marlier e Alberto Cheraz e ripetute da Adriano Trombetta e Luca Vecchio. Sono state ripercorse quest'anno in condizioni super il 18 gennaio da Matteo Giglio e Ilaria Iemmi, successivamente dagli allievi del corso guide valdostano.
Le novità più importanti riguardano però la Valsavarenche. Il 31 dicembre 2008, Matteo Giglio e Rémy Maquignaz effettuano una perlustrazione dopo le abbondanti nevicate e salgono “Missione compiuta” (40 m, I/5) e “Alla ricerca del nàdor” (30 m, I/4). La storia di queste due colate è piuttosto confusa, pertanto nascono subito le solite piccole polemiche sugli ipotetici primi salitori... poco importa, sono due cascate di comodo accesso, prive di pericoli oggettivi, che riscuotono immediato successo.
Pochi giorni dopo, sempre Giglio e Maquignaz percorrono una linea di ghiaccio fine e misto di rara formazione, aperta nel 2000 dai francesi Jerome Blanc-Gras, Manu Ibarra e Guillaume Vallot: “La valse à trois manches” (80 m, II/5 M). Qualche foto e la relazione pubblicata sul blog di Matteo scatenano una serie di ripetizioni con picchi di 7/8 persone al giorno: the power of web!
Nel frattempo, buona frequentazione anche in Grotta Haston che presentava condizioni ottime. E a proposito di misto di alta difficoltà, c'è da segnalare la chiodatura - a fianco della celebre “Mission impossible” (M11) - di un nuovo itinerario logico e indipendente per mano di Matteo Giglio, Sergio Minoggio e Anna Torretta: si tratta di “No big” (M10), risolto da Anna al terzo tentativo senza speroni.
Ancora Giglio e Minoggio, il 9 gennaio, aprono una tra le colate più effimere della valle: “Crusty babe” (70 m, II/4+ R X), ovvero una sottile crosta di ghiaccio più o meno incollata a placche di roccia. Le difficoltà tecniche non sono elevate ma l'ingaggio è notevole... ridotto solo in parte dai due spit di progressione in posto.
Veniamo ora alla scoperta più curiosa di questa stagione, che riguarda una mitica cascata aperta nel dicembre 1994 da Ezio Marlier e Rudy Buccella: “Cohésion zero” descritta come una delle più difficili dell'arco alpino e finora mai ripetuta. Considerata la quantità di ghiaccio in zona, sempre Matteo Giglio e Sergio Minoggio si recano alla base per un sopralluogo e constatano che il ghiaccio che ricopre le placche di gneiss è più che abbondante! Gli originali due tiri in apertura vengono poi percorsi con un tiro unico da 60 metri, grazie all'enorme cono di valanga presente alla base. Risultato: con queste condizioni si è rivelato un bel muro ghiacciato che oppone difficoltà classiche di grado 4.
Non contenti, nello stesso giorno, Giglio e Minoggio salgono anche un esile free-standing non lontano da “Cohésion” e probabilmente mai consolidato al piede e quindi mai percorso: è stato battezzato “Attese disattese” (25 m, I/5).
Ultima notizia per quanto riguarda la Valsavarenche, la bella realizzazione on sight di Matteo Giglio sulla storica “Les compères”, uno dei pochi itinerari di grado 7 interamente su ghiaccio della valle. La via era stata aperta dai francesi Jean-Christophe Lafaille, Jean-François e Nathalie Hagenmuller nel 1997 e già ripetuta da Steve Haston, Laurence Gouault e Adriano Trombetta.
Rimanendo in alta valle e più precisamente in Valdigne, c'è da segnalare quella che probabilmente si candida come una delle più estetiche aperture della stagione in valle: “Hot spring” (200 m, IV/5 A2 M R) sule pendici del Mont de Noua, percorsa da Matteo Giglio e Anna Torretta il 22 gennaio. Si tratta di una linea evidentissima, situata appena a sinistra della pericolosa “Liaisons dangereuses”: segue l'andamento obliquo di una rampa/fessura quasi interamente ghiacciata, tranne un tratto strapiombante su roccia. E' stata aperta senza l'utilizzo del trapano e con limitato uso di materiale; per una ripetizione è consigliabile una buona abitudine a muoversi su terreno delicato.
E qualcosa si muove anche nel tetro Orrido di Pré-Saint-Didier, dove è stata ripetuta più volte la linea aperta in passato da Arnaud Clavel e Matteo Giglio chiamata “Le moment propice...” (120 m, II/5+ M7+) e dove Andrea Plat e Anna Toretta stanno preparando una serie di itinerari per un meeting di dry che si svolgerà a fine mese. Ancora una novità tra le due classiche cascate della Vacherie, lungo la strada statale tra Morgex e Prè-Saint-Didier: una bella linea di misto con ghiaccio fine e tratti di roccia delicata ma protetta a fix per mano di Arnaud Clavel, Mario Ravello e Matteo Pellin il 4 febbraio. Purtroppo il vento caldo insistente non ha consentito una ripetizione di questo itinerario che pare molto interessante.
Ci trasferiamo ora in Valtournenche dove la grande novità è stata senza dubbio “En attendant Marlier” (150 m, II/5+ R), aperta qualche anno fa parzialmente in dry (M7+) da Adriano Trombetta insieme a Paolo Intropido e Roberto Rossi, ora una bellissima linea interamente su ghiaccio (5+)! Anche in questo caso, il passa parola tra i ghiacciatori è stato fondamentale e dopo la prima ripetizione di Matteo Giglio, Rocco Perrone, Andrea Celesia e Roberto Ferraris (nell'ambito del corso valdostano di formazione per guide alpine) ne sono seguite poi molte altre. Tutti concordi nell'affermare che si tratta di una delle linee più estetiche della valle.
Ultima novità infine in Valpelline, dove il 2 febbraio i soliti Giglio e Minoggio hanno scovato una nuova evidente linea, battezzata “Connecting people” (280 m, III/5 M). Purtroppo la bassa quota e la sfavorevole esposizione al sole non hanno favorito la conservazione di questa cascata stalattitica, che comunque ha avuto l'onore di una ripetizione da parte dei locals Marco Farina, Roberto Ferraris e Thomas Scalise-Meynet.
di Matteo Giglio
giornalista, guida alpina, maestro di sci
www.matteogiglio.com
Tutta l'attività descritta in questo articolo è documentata sul sito web di Matteo Giglio all'interno della sezione blog.
con il supporto tecnico di: Cassin, Edelweiss, Montura, Scarpa
All pictures courtesy www.matteogiglio.com
Tutti concordi nell'affermare che quella che volge al termine sia stata una stagione eccezionale per le cascate di ghiaccio? Più o meno. Rispetto agli anni immediatamente passati, certamente. Guardando al passato, però, i più attenti ricorderanno inverni con condizioni simili, sia per l'arrampicata su cascate di ghiaccio sia per lo sci. Concentriamoci ora sull'ice-climbing. Il fattore a cui non eravamo più abituati è sicuramente la neve, caduta in abbondanza su tutto l'arco alpino. La prova inequivocabile sono purtroppo i numerosi incidenti anche mortali di ghiacciatori travolti da slavine.
A questo punto scatta la prima riflessione. Se è vero che, per quanto riguarda l'aspetto tecnico, l'ice-climbing può essere considerato la trasposizione invernale dell'arrampicata sportiva, dall'altra parte però occorre ricordare che le cascate di ghiaccio sono quasi sempre inserite in un contesto ambientale più simile a quello dell'alta montagna che a quello della falesia. Troppo spesso si assiste ad episodi in cui ignari cascatisti si avventurano lungo itinerari considerati normalmente pericolosi in caso di forti nevicate. Sarebbe auspicabile una maggiore cultura del territorio, che questa affascinante attività invernale impone. Bastano semplici accorgimenti ed un pizzico di umiltà per diminuire il rischio: innanzitutto informarsi presso i locals, guide alpine o appassionati che siano. Inoltre, risulta indispensabile la consultazione dei bollettini nivo-meteo che sono diventati ormai uno strumento utile e preciso per muoversi in montagna d'inverno.
La valutazione tecnica
Probabilmente è l’argomento più delicato quando si parla di cascate di ghiaccio. Ultimamente si è dibattuto molto in merito, sulle riviste specializzate, nei bar, nei forum del web… Occorre innanzitutto partire dal presupposto che il ghiaccio è un elemento effimero ed estremamente variabile. La stessa cascata si può presentare con forme e strutture che possono variare notevolmente di anno in anno e nel corso della stessa stagione. La difficoltà di una colata dovrebbe tenere conto della media stagionale, ragion per cui – in apertura – è difficile assegnare un grado preciso. Tante volte si è visto che cascate salite con poco ghiaccio e tratti di misto si sono poi trasformate in belle linee interamente ghiacciate. I casi più eclatanti di questa stagione sono stati “Cohésion zero” in Valsavarenche e “En attendant Marlier” in Valtournenche, di cui si parlerà più avanti.
La mia personalissima idea in merito è molto semplice. Esiste una scala di valutazione, quella canadese, sufficientemente chiara ed esauriente che tiene conto sia del fattore tecnico sia del fattore ingaggio/pericoli oggettivi. La difficoltà maggiore ovviamente è applicare questa scala ad una struttura che muta di anno in anno. La cosa migliore sarebbe poter assegnare un grado tenendo conto della media stagionale e del percorso più facile... ben sapendo che anche così possa esserci comunque uno scarto di mezzo grado in più o in meno. Tutta questione di condizioni del momento ed elasticità mentale...
L'attività in Vallée
Veniamo ora all'attività su cascate di ghiaccio in Valle d'Aosta, nella stagione 2008/2009. Come già detto in precedenza è stata una stagione mediamente propizia, caratterizzata però da un marcato pericolo valanghe. Le grandi colate di inizio stagione hanno poi modificato la conformazione abituale di molti itinerari: enormi accumuli nevosi hanno letteralmente accorciato molti primi tiri, come ad esempio a Lillaz, Rovenaud o Antares.
In Valeille (Cogne) si è consolidato nuovamente l'enorme free-standing di “Hard ice in the rocks” (III/5+) ma le condizioni del manto nevoso a monte ne hanno scoraggiato la scalata: poche cordate si sono lanciate. Per quanto riguarda altre colate di rara formazione, c'è stata una bella attività sull'ardita linea di “Tchao Félix” (300 m, III/5+ A1 M X). Arnaud Clavel e Maurizio Rossetto hanno aperto le danze il 3 gennaio, seguiti a ruota il giorno dopo da Matteo Giglio e Rémy Maquignaz, quindi Riccardo Olliveri e Adriano Trombetta che sono riusciti a liberare il tratto originale di A1, ora valutato da Adriano M6+ R.
In Valnontey (Cogne) è ricomparsa dopo tanti anni “Doccia fredda” (70 m, II/5) che però non è riuscita a consolidarsi fino in fondo. No problem: cinque spit permettono una bella progressione su roccia (M6+) per andare ad afferrare il ghiaccio. In ragione dell'avvicinamento brevissimo, la frequentazione è stata quasi giornaliera! Non aggiungo altro a quanto già riportato da Elio Bonfanti riguardo a “Repentance super”... quest'anno veramente enorme.
Rimanendo in Val di Cogne, c'è da segnalare anche una discreta attività sulle colate nella zona del ponte di Chevril. Si sono consolidate perfettamente le “Placche di Chevril” (300 m, II/3+) salite in passato (in condizioni molto precarie) solo da Patrick Gabarrou, Ezio Marlier e Alberto Cheraz e ripetute da Adriano Trombetta e Luca Vecchio. Sono state ripercorse quest'anno in condizioni super il 18 gennaio da Matteo Giglio e Ilaria Iemmi, successivamente dagli allievi del corso guide valdostano.
Le novità più importanti riguardano però la Valsavarenche. Il 31 dicembre 2008, Matteo Giglio e Rémy Maquignaz effettuano una perlustrazione dopo le abbondanti nevicate e salgono “Missione compiuta” (40 m, I/5) e “Alla ricerca del nàdor” (30 m, I/4). La storia di queste due colate è piuttosto confusa, pertanto nascono subito le solite piccole polemiche sugli ipotetici primi salitori... poco importa, sono due cascate di comodo accesso, prive di pericoli oggettivi, che riscuotono immediato successo.
Pochi giorni dopo, sempre Giglio e Maquignaz percorrono una linea di ghiaccio fine e misto di rara formazione, aperta nel 2000 dai francesi Jerome Blanc-Gras, Manu Ibarra e Guillaume Vallot: “La valse à trois manches” (80 m, II/5 M). Qualche foto e la relazione pubblicata sul blog di Matteo scatenano una serie di ripetizioni con picchi di 7/8 persone al giorno: the power of web!
Nel frattempo, buona frequentazione anche in Grotta Haston che presentava condizioni ottime. E a proposito di misto di alta difficoltà, c'è da segnalare la chiodatura - a fianco della celebre “Mission impossible” (M11) - di un nuovo itinerario logico e indipendente per mano di Matteo Giglio, Sergio Minoggio e Anna Torretta: si tratta di “No big” (M10), risolto da Anna al terzo tentativo senza speroni.
Ancora Giglio e Minoggio, il 9 gennaio, aprono una tra le colate più effimere della valle: “Crusty babe” (70 m, II/4+ R X), ovvero una sottile crosta di ghiaccio più o meno incollata a placche di roccia. Le difficoltà tecniche non sono elevate ma l'ingaggio è notevole... ridotto solo in parte dai due spit di progressione in posto.
Veniamo ora alla scoperta più curiosa di questa stagione, che riguarda una mitica cascata aperta nel dicembre 1994 da Ezio Marlier e Rudy Buccella: “Cohésion zero” descritta come una delle più difficili dell'arco alpino e finora mai ripetuta. Considerata la quantità di ghiaccio in zona, sempre Matteo Giglio e Sergio Minoggio si recano alla base per un sopralluogo e constatano che il ghiaccio che ricopre le placche di gneiss è più che abbondante! Gli originali due tiri in apertura vengono poi percorsi con un tiro unico da 60 metri, grazie all'enorme cono di valanga presente alla base. Risultato: con queste condizioni si è rivelato un bel muro ghiacciato che oppone difficoltà classiche di grado 4.
Non contenti, nello stesso giorno, Giglio e Minoggio salgono anche un esile free-standing non lontano da “Cohésion” e probabilmente mai consolidato al piede e quindi mai percorso: è stato battezzato “Attese disattese” (25 m, I/5).
Ultima notizia per quanto riguarda la Valsavarenche, la bella realizzazione on sight di Matteo Giglio sulla storica “Les compères”, uno dei pochi itinerari di grado 7 interamente su ghiaccio della valle. La via era stata aperta dai francesi Jean-Christophe Lafaille, Jean-François e Nathalie Hagenmuller nel 1997 e già ripetuta da Steve Haston, Laurence Gouault e Adriano Trombetta.
Rimanendo in alta valle e più precisamente in Valdigne, c'è da segnalare quella che probabilmente si candida come una delle più estetiche aperture della stagione in valle: “Hot spring” (200 m, IV/5 A2 M R) sule pendici del Mont de Noua, percorsa da Matteo Giglio e Anna Torretta il 22 gennaio. Si tratta di una linea evidentissima, situata appena a sinistra della pericolosa “Liaisons dangereuses”: segue l'andamento obliquo di una rampa/fessura quasi interamente ghiacciata, tranne un tratto strapiombante su roccia. E' stata aperta senza l'utilizzo del trapano e con limitato uso di materiale; per una ripetizione è consigliabile una buona abitudine a muoversi su terreno delicato.
E qualcosa si muove anche nel tetro Orrido di Pré-Saint-Didier, dove è stata ripetuta più volte la linea aperta in passato da Arnaud Clavel e Matteo Giglio chiamata “Le moment propice...” (120 m, II/5+ M7+) e dove Andrea Plat e Anna Toretta stanno preparando una serie di itinerari per un meeting di dry che si svolgerà a fine mese. Ancora una novità tra le due classiche cascate della Vacherie, lungo la strada statale tra Morgex e Prè-Saint-Didier: una bella linea di misto con ghiaccio fine e tratti di roccia delicata ma protetta a fix per mano di Arnaud Clavel, Mario Ravello e Matteo Pellin il 4 febbraio. Purtroppo il vento caldo insistente non ha consentito una ripetizione di questo itinerario che pare molto interessante.
Ci trasferiamo ora in Valtournenche dove la grande novità è stata senza dubbio “En attendant Marlier” (150 m, II/5+ R), aperta qualche anno fa parzialmente in dry (M7+) da Adriano Trombetta insieme a Paolo Intropido e Roberto Rossi, ora una bellissima linea interamente su ghiaccio (5+)! Anche in questo caso, il passa parola tra i ghiacciatori è stato fondamentale e dopo la prima ripetizione di Matteo Giglio, Rocco Perrone, Andrea Celesia e Roberto Ferraris (nell'ambito del corso valdostano di formazione per guide alpine) ne sono seguite poi molte altre. Tutti concordi nell'affermare che si tratta di una delle linee più estetiche della valle.
Ultima novità infine in Valpelline, dove il 2 febbraio i soliti Giglio e Minoggio hanno scovato una nuova evidente linea, battezzata “Connecting people” (280 m, III/5 M). Purtroppo la bassa quota e la sfavorevole esposizione al sole non hanno favorito la conservazione di questa cascata stalattitica, che comunque ha avuto l'onore di una ripetizione da parte dei locals Marco Farina, Roberto Ferraris e Thomas Scalise-Meynet.
di Matteo Giglio
giornalista, guida alpina, maestro di sci
www.matteogiglio.com
Tutta l'attività descritta in questo articolo è documentata sul sito web di Matteo Giglio all'interno della sezione blog.
con il supporto tecnico di: Cassin, Edelweiss, Montura, Scarpa
All pictures courtesy www.matteogiglio.com
Note:
Planetmountain | |
news Matteo Giglio | |
cascate di ghiaccio | |
www | |
www.matteogiglio.com |
Ultime news
Expo / News
Expo / Prodotti
Scarpone da montagna da donna pensato per il trekking, l’escursionismo e il backpacking.
Il nuovo PHANTOM 6000 HD è uno scarpone progettato per l'alpinismo estremo. Grazie alla tecnologia HDry, offre una protezione impermeabile e traspirante superiore.
Uno scarpone dal taglio mid-cut agile e leggero per hiking su terreni misti.
Scarpe da tempo libero AKU Nativa Canvas
Rampone a 10 punte in acciaio per alpinismo classico.
Imbracatura regolabile a tre fibbie per l’arrampicata in montagna, le grandi pareti e le vie di ghiaccio e misto.