La perla preziosa, nuova via sul Sass dla Crusc

Nicola Tondini, insieme a Nicola Sartori e Michele Zandegiacomo ha portato a termine “La perla preziosa” - IX+ (7c+) – sulla parete Ovest del Sass dla Crusc (Dolomiti, Val Badia) realizzandone anche la prima salita in libera.
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Nicola Tondini su La Perla preziosa
arch. N. Tondini

Non c’è che dire Nicola Tondini ormai ci ha abituati alle vie DOC. Questa volta, insieme al suo compagno di sempre, Nicola Sartori, e a Michele Zandegiacomo, ha scoperto e percorso un nuovo itinerario in una delle pareti mito per l’arrampicata dolomitica: la ovest del Sass dla Crusc. E, come se non bastasse, La Perla preziosa, così si chiama la nuova via, esplora proprio quello spazio ancora libero tra due classicissime e bellissime vie come il Diedro Mayerl e la via Messner al Grande muro.

5 giornate in parete distribuite su due anni di ricerca con il “sogno di aprire una via in libera e in stile tradizionale”, così è nata questa nuova perla che misura 375m per 8 tiri con difficoltà di IX+ (7c+). Una via che Tondini s’è già tolto la soddisfazione di ripetere in libera e che lui stesso definisce un: “sogno quasi stato perfetto”, dove quel pizzico di perfezione persa sta in quegli unici due spit del 6 tiro che nulla però tolgono al grado obbligatorio. Poco male, pensiamo noi, visto che il “90% dei passi chiave di ogni tiro sono tutti obbligatori e tutti sono stati aperti in libera”. Provare per credere.

Intanto la “Perla”, usando sempre le parole di Tondini, si propone come un viaggio di “grande soddisfazione per le molte forti cordate che girano per le Dolomiti alla ricerca di vie “trad” su ottima roccia”. C’è da credergli. In ogni caso per i prossimi ripetitori (e non) consigliamo di leggere il report della salita ma anche di ispirarsi alle foto di questa nuova “perla preziosa”.


LA PERLA PREZIOSA di Nicola Tondini

Di quante perle preziose è costellata la nostra vita. E’ importante però riconoscerle e non farsele sfuggire. Perle preziose: la famiglia, i bambini, le amicizie, i rapporti con le persone. E questa via, che si è protratta per due anni e 4 + 2 giorni in parete, mi ha fatto scoprire molte di queste perle. L’amicizia di Nicolino che mi ha seguito nei primi due giorni di questa avventura. Michele, un ragazzo conosciuto ai corsi guida, di un animo meraviglioso che mi ha accompagnato nelle giornate più faticose e fredde. Mia cugina Silvia e Marco: senza di loro sarebbe stata impossibile la terza giornata di apertura con tutto il materiale da portare in cima e da recuperare in parete. Dino e mia sorella che in giornate dedicate a loro (accompagnati sul Grande Muro e sul Mayerl) mi hanno dedicato ore preziose per recupero e trasporto materiale, e per il posizionamento di corde fisse. E ancora Nicolino e Michele per i giorni della libera e con Donato per fare alcune riprese. Sguardi, momenti condivisi, tramonti goduti insieme che diventano perle preziose nei miei ricordi.
Salite come questa mi riportano poi al mio essere uomo, al riscoprire la mia anima, il mio corpo, le mie paure e riportarmi e vedere chiaramente le cose importanti della mia vita: prima di tutto l’amore di, con e verso mia moglie e mio figlio. Anche se non sono lì con me, anzi forse mentre scalo fisicamente sono lontani da me, mai come in quei momenti sono dentro di me e ogni gesto è per loro. Quando torno, svuotato di ogni energia fisica e mentale, il sorriso e l’abbraccio del rientro a casa mi ripaga di ogni fatica.

“La perla preziosa” è nata dal sogno di aprire una via in libera e in stile tradizionale sulla mitica parete del Sass dla Crusc. Inizialmente avevo visto una linea che si presentava tutta percorribile in stile “Trad”. Sono così partito a settembre 2006 con Nicolino con 2 zaini abnormi (più di 30Kg a testa) per passare 2 giorni in parete e realizzare il mio sogno. Dopo la fatica della zoccolo e del recupero del materiale sui primi 2 tiri “facili” mi avventuro finalmente sul primo super tiro: un diedro perfetto e liscio. Nel tentativo di posizionare un buon chiodo appeso ad un nuts, allargo la fessura del nuts e precipito per quasi 20m. La giornata finisce in un bellissimo tramonto dentro i sacchi a pelo, con un bel po’ di graffi in tutto il corpo. Il Giorno dopo finisco il tiro traversando 25 metri su magnifica fessura orizzontale e continuo con un difficile tiro fino in cengia. Quando Nicolino mi raggiunge sono le 12,30 e parto deciso sulla parte alta… ma sorpresa! E’ già chiodata. La linea che avevo studiato attentamente col binocolo dalla cengia alla cima è già stata salita! Non so che fare. Subito non mi sembrano possibili altre linee e decidiamo di uscire per la Messner al Grande Muro.

L’estate successiva, leggendo gli innumerevoli articoli usciti su Hansjorg Auer (free solo sul Pesce), scopro che quella linea sul Sass dla Crusc è stata aperta da lui nell’estate del 2005. Ad agosto faccio un sopraluogo con mia sorella Giovanna, che in cambio di un giro sul “grande Muro” mi dedica un paio di ore per provare a cercare una nuova possibilità di salita. Riesco a salire 15m e mi pare che si possa continuare e che ci siano discrete possibilità di proteggersi. Tornerò solo ad ottobre con Michele Zandegiacomo, ragazzo conosciuto ai corsi per aspirante guida alpina dove faccio l’istruttore. Con l’aiuto preziosissimo di mia cugina Silvia e di Marco portiamo in cima tutto il materiale e 3 statiche. Io e Michele ci caliamo sul “Grande Muro” (non voglio sbirciare la linea che devo fare e che sale 150m più a sinistra) e attacchiamo la parete sopra la cengia. Raggiungo velocemente l’ultimo chiodo messo con mia sorella e dopo una battaglia di almeno 2 ore e un bel passaggio obbligatorio riesco a fare sosta su 3 ottimi chiodi e recuperare Michele. Da qui con 10m di traverso verso sinistra arrivo sotto un diedrino che porta ad un piccolo tetto. Sarà uno dei tratti chiavi della via. Alla fine del diedrino sono esausto e mi calo su 2 chiodi. Da lì in poi ci sono due possibilità: diritti si arriva su roccia marcia, forse chiodabile ma su scaglie che suonano tutte vuote; a destra roccia tipo Wenden: compattissima, bellissima ma senza alcuna possibilità di proteggersi. Ci penso su un anno.

Estate 2008: dopo un trasporto di materiale salendo il diedro Mayerl con Dino, torno il 12 Agosto con Michele in una giornata freddissima e ventosa. Dalla cima in doppia raggiungiamo la nostra via (sempre lontano dalla linea di salita). Raggiunti i chiodi alla fine del diedrino, mi alzo e vado verso destra, verso la roccia buona: un altro passaggio duro e obbligato mi fa raggiungere un prima presa discreta e poi una buona. Mi fermo sui cliff. Tutt’intorno è inchiodabile. Metto uno spit. Faccio 5 metri su micro appigli e ne metto un altro. Da qui faccio un paio di tentativi diritto e poi a destra con relativi voli. Ho visto come passare. Cerco di recuperare più forze possibile e mi lancio su uno dei passaggi più belli, che abbia fatto nella mia vita. Dopo 10 metri sono su una cengietta. Felice. Da qui la parete ci regala un altro tiro magnifico, che zizzaga fra le stupende placche a destra della Diretta al Grande Muro. Qualche chiodo e un po’ di freends mi portano ad un ottima fessura per fare sosta. E’ ormai tardi e Michele è ibernato. Con un lungo traverso verso destra ci colleghiamo all’ultimo tiro della “Diretta” e usciamo dalla parete.

Il 21 Agosto sono nuovamente in parete con Nicolino per la libera e per fare l’ultimo tiro della via. Non credevo, ma tutti i tiri arrampicati in continuità diventano belli impegnativi e gli avambracci se ne accorgono. Alla 17,00 sono sotto l’ultimo tiro ancora da aprire. I due boulder sopra la sosta sono la chiave per la paretina che porta al diedro perfetto che condurrà alla cima: tanto perfetto che sarà tutt’altro che facile da salire. Alle 19,30, al tramonto eccomi nuovamente in cima al Sass dla Crusc. Il sogno è quasi stato perfetto. Da una parte mi dispiace un po’ per quei due spit, dall’altra sono contento per la bellezza della via e perché il 90% dei passi chiave di ogni tiro sono tutti obbligatori e tutti sono stati aperti in libera. Ho utilizzato i cliff, infatti, solo per posizionare chiodi e spit. Penso che questa via possa essere di grande soddisfazione per le molte forti cordate che girano per le Dolomiti alla ricerca di vie “trad” su ottima roccia.

28 Agosto: ultimo atto. Torno in parete per rifare la via con Michele, che il 21 non poteva. Dalla cengia in poi si unisce Nicolino, che ha accompagnato Donato per la realizzazione di alcune riprese in parete… In cima una stretta di mano e il ricordo di una bellissima avventura che mi ha coinvolto per due anni e che si è intrecciata con l’apertura insieme a Nicolino di “Via di testa” a Brentino (Val d’Adige). Due stili di chiodatura diversi, ma due vie che rimarranno a lungo nel mio cuore per la loro bellezza e per l’impegno che mi hanno richiesto!


Note:
SCHEDA
La perla Preziosa in numeri:
11-12 Settembre 2006, 13 Ottobre 2007, 12-21 Agosto 2008
Nicola Tondini, Nicola Sartori, Michele Zandegiacomo
Sviluppo: 375m, 8 tiri
Difficoltà: IX+ (7c+), R3, II; EX (tecnica, chiodatura, ambiente; complessiva)
Attacco: La via attacca tra il "diedro Mayerl" e la "Messner al Grande Muro". Chiodo e ometto.
Discesa: A piedi per sentiero.
Materiale utile: Nuts, Friends (Metolius micro: 1-3; Camelot micro: 3-4; Camelot: 2x0.5-2x0.75-2x1.0-2x2.0-2x3.0-1x4.0), fettuccie e kevlar, 2 corde da 60m
Nota (1):
tutti i chiodi utilizzati sono stati lasciati. Le due serie di friends dal 0.5 al 3.0 Camelot servono anche per completare 3 soste, che hanno un solo chiodo o nessuno, ma ottime fessure. Sullo schizzo sono riportate le misure di friends necessarie per ogni tiro e per ogni sosta.
Nota (2): i due spit del 6° tiro non riducono l’obbligatorietà dei passaggi: i due tratti più duri (VIII+ obbl.) sono uno prima del primo spit e l’altro dopo il secondo.
Si ringraziano: Nepa climbing, Keyland, Ferrino (DMM e Edelweiss), Marmot.

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