La Cina chiude l'Everest per 'pulizia' nella primavera 2009

L'Environmental Protection Bureau Tibetano ha annunciato la chiusura del versante nord dell'Everest per un progetto di pulizia dei rifiuti abbandonati sulla montagna.
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Everest visto dal nord.
Francesco Tremolada
La prossima primavera si annunciano nuove restrizioni per il versante nord dell'Everest, questa volta per consentire la pulizia della più alta montagna della terra. La notizia è stata data dall'Environmental Protection Bureau Tibetano e arriva dopo la sospensione dei permessi di salita all'Everest imposta lo scorso maggio per permettere la salita indisturbata della fiamma olimpica sul tetto del mondo: una misura adottata, secondo l'opinione più diffusa dai media internazionali, per prevenire ed evitare eventuali manifestazioni pro indipendenza del Tibet. Invece ora l'annunciato nuovo blocco del versante nord che, come ha dichiarato Zhang Yongze responsabile della Tibetan environmental protection agency, avrebbe lo scopo di salvaguardare il fragile sistema ecologico dell'Everest.

"Abbiamo la responsabilità di garantire che la fonte di acqua che alimenta il fiume che dall'Everest va al mare sia pulita", ha detto Zhang Yongze, aggiungendo inoltre che l'obiettivo dell'agenzia "è evitare che ancora più persone abusino dell'Everest". Naturalmente è un buon obiettivo. E naturalmente è vero che l'Everest, sia sul versante nord tibetano sia su quello sud nepalese, ha accumulato una quantità talmente enorme di rifiuti, abbandonati dagli alpinisti in 55 anni di salite, da essere definito come la più alta discarica del mondo. Ma è anche vero che finora la Cina, a differenza di quanto disposto delle autorità nepalesi per il versante sud, non si è mai preoccupata né di considerare né di adottare misure di contenimento del problema.

Fino ad ora per esempio, l'autorità cinese non ha limitato in alcun modo gli accessi - il costo dei permessi di salita dal Tibet è notoriamente molto inferiore rispetto a quello dal Nepal - né ha predisposto un controllo efficiente sullo smaltimento dei rifiuti delle spedizioni. Anzi ha progettato e iniziato la costruzione di una strada (meglio sarebbe definirla un'autostrada) di accesso al campo base del costo di 20 milioni di dollari. Dunque? Dunque, ora c'è l'annunciata "svolta" con le buone intenzioni di pulizia e di restrizione degli accessi. Meglio tardi che mai?

Che ci sia bisogno di misure per la salvaguardia ambientale e la regolamentazione dell'area è indubbio. Nel 2007 sono state stimate 40.000 presenze sul versante tibetano dell'Everest. Mentre è risaputo che sulla montagna giacciono non solo tonnellate di rifiuti (ne sono state trasportate a Valle circa 8 solo nella pulizia effettuata da un gruppo di volontari nel 2004) ma anche, secondo alcune stime, almeno 120 salme di alpinisti. E' una pesante eredità al negativo di cui è responsabile in primo luogo la comunità alpinistica internazionale e che da molto tempo e da più parti è stata discussa e affrontata, senza peraltro soluzioni tangibili.

Quello che difficilmente si spiega è quest'improvviso cambio di tendenza che molti, dopo le feroci repressioni della protesta tibetana della scorsa primavera con il conseguente annullamento dei permessi all'Everest, leggono come l'ennesimo atto per riaffermare il dominio cinese sul Tibet. Anche perché questo nuovo progetto ecologista cinese ancora una volta si presenta come un dictact unilaterale. Infatti, non risulta essere stata interpellata nessuna delle parti in causa, né le associazioni alpinistiche internazionali né tanto meno quelle ecologiste. E questo, purtroppo, non fa ben sperare sulle motivazione e sulle reali finalità del progetto.
Note:
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