Iran e le grotte di sale esplorate dal Gruppo La Venta
La prima volta che sono stato in Iran è stato un momento molto speciale, agosto 2017 si coronava un sogno, andare a esplorare sui monti Zagros. Avevo letto mille e mille libri dove venivano citati, già dagli albori della storia come monti insormontabili alti oltre 3000 metri, ed è stato durante un campo esplorativo estivo a quota msl oltre la città di Kermanshah, a 80 km dalla frontiera Irakena, scortati dai militari che durante le ore notturne attorno al fuoco abbiamo iniziato a parlare di grotte di sale.
Tornati nell’aprile 2018 ci siamo trovati davanti a qualcosa di spettacolare ma anche di inquietante, nulla di quello che avevo visto fino ad allora poteva essere paragonato alla visione di montagne di sale alte oltre 1000 metri e estese per ettari, montagne senza alberi, senza erba ed all’apparenza senza vita animale, un paesaggio spettrale, direi marziano, dove il sale fuoriuscendo dal terreno scalza la roccia e la fa franare su se stessa attorno alla montagna o dentro i pozzi che si sono creati durante la fuoriuscita del sale.
Ed è proprio qui, che dopo tre anni nel febbraio 2019, nella zona meridionale del paese, a sud della città di Shiraz, dopo le città di Firuzabad e Lars, scendendo verso il golfo di Hormuz, dove fuoriescono dal terreno queste montagne di sale, che è iniziata la nostra terza spedizione nel sale. Ci siamo approcciati all’esplorazione avanzando a tentativi. L’anno precedente avevamo sceso pozzi anche di 100 metri di profondità interamente scavati nel sale ma non c’era abbastanza esperienza, le esplorazioni precedenti fatte dai geologi della Repubblica Ceca si erano limitate alla zona costiera, grotte orizzontali quindi senza difficolta dovute a pozzi o salti da affrontare in corda.
Abbiamo invece trovato delle montagne vuote. Ci siamo calati in un dedalo di corridoi di sale, sceso pozzi di mille colori interamente nel sale, dove i nostri chiodi a vite aderivano perfettamente, percorso la via di fiumi sotterranei fino ad arrivare alla pianura sottostante.
Abbiamo scoperto come si sviluppano queste grotte, la similitudine con i ghiacciai, dove l’acqua scava la grotta, qui la poca acqua piovana della zona scioglie il sale rendendo sempre diverse queste grotte e rendendole ogni anno più profonde.
Sul posto abbiamo avuto la fortuna di conoscere tramite il nostro autista e il nostro amico Younes gli abitanti dei villaggi che ci hanno indicato i passaggi per affrontare la montagna, ma poi abbiamo dovuto fare da soli, li guide che si avventurano sul massiccio non c’è ne sono.
Dopo tre giorni di ricognizioni a piedi in squadre di due persone abbiamo trovato una grotta che era in pieno stato di avanzamento dovuto al violento nubifragio che ci aveva tenuto fermi due giorni. Qui Luca Bussolati ed io abbiamo provato la prima discesa, ma siamo stati costretti a desistere a causa di una cascata di acqua salata che ci impedito di proseguire. Tornati il giorno dopo siamo riusciti a superare la cascata e proseguire nell’esplorazione fino a desistere per rispettare l’appuntamento a valle con il resto della squadra.
Il terzo giorno sempre noi due, complice la riduzione del flusso d’acqua salata, siamo riusciti a superare anche il limite del giorno prima e evitando masse di sale bagnato in lento disfacimento siamo arrivati a valle. Mancava solo l’ultimo pozzo una cascata di circa 30 metri, ma non avevamo più corda... niente da fare, zaino in spalla e su verso l’ingresso, circa 4 km di grotta in risalita per poi tornare a valle per ricongiungerci con il resto della squadra.
Finalmente il quarto giorno siamo ritornati in forze per documentare tutta la grotta, un team composto da un Geologo, un videoperatore, tre fotografi, due topografi e tre tecnici attrezzisti, per filmare, topografare con laser scanner, fare ricerca e descrivere la morfologia e la costituzione del Diapiro salino. E noi tecnici ad armare pozzi, tirare corrimano per rendere percorribile in sicurezza tutta la grotta, sempre con la spada di Damocle sulla testa, dei crolli improvvisi dovuti al collasso di masse di sale che imbevute d’acqua crollano al suolo rischiando di esserne schiacciati.
Arrivati all’ultima cascata dopo aver documentato tutta la grotta per poter mappare l’esplorazione, ho armato in corda doppia "tecnica alpinistica presa in prestito" l’ultima discesa, quella di Francesco Spinelli e mia per recuperare più materiale possibile e non dover ritornare da dove eravamo partiti; un nuovo tassello di conoscenza nelle esplorazione nei diapiri salini, da sfruttare per le prossime esplorazioni.
di Luca Imperio, Ass Esplorazioni Geografiche La Venta
Sponsor: Ferrino, Scurion, Amphibious, Tiberino, Vigea
Info: www.laventa.it