Iran, arrampicata, alpinismo ed amicizie. Di Angelika Rainer
Il mio recente viaggio in Iran è stato decisamente diverso dai miei viaggi precedenti, non solo per la meta poco usuale, ma anche per il fatto di non avere un singolo obiettivo preciso. Di solito nei miei viaggi avevo come progetto una certa via difficile da scalare, questa volta invece, insieme al mio compagno Marco, avevamo programmato una serie di attività e volevamo visitare diverse zone del paese.
A questo punto vorrei dire che il regalo più bello per i vent’anni della mia attività agonistica, sono sicuramente le amicizie nate in tutto il mondo. Sei anni fa, io e Marco abbiamo conosciuto un gruppetto di ragazzi Iraniani alla loro prima esperienza in Coppa del Mondo di Iceclimbing, e da li si è sviluppata un'amicizia che quest'anno ci ha portato ad accettare il loro invito per andare a trovarli in Iran.
Sapendo che le gare di Iceclimbing in Iran sono in forte sviluppo, ci siamo offerti di organizzare un corso per donne e uomini che volessero migliorare la loro scalata con le piccozze, il tutto con patrocinato ed organizzato della Federazione della montagna e dell’arrampicata Iraniana.
Mi é stato a cuore soprattutto la parte dedicata alle donne, in quanto, a causa delle tradizioni locali e della religione, non sempre possono liberamente scegliere le loro attività; è quindi stato bellissimo vedere come questo gruppo di donne, di età compresa tra i 13 e i 40 anni, si divertiva praticando questa disciplina di arrampicata che io stessa amo, e il riscontro positivo avuto con i locali è stato assolutamente ben augurante per il futuro!
La seconda parte del viaggio ci ha visti scambiare piccozze e ramponi con scarpette e magnesite per partecipare al Festival di arrampicata a Bisotun. Il paesino di Bisotun si trova nella provincia di Kermanshah, nella parte ovest del paese, e la parete di 1.200 metri viene considerata la quinta parete più alta del mondo. Qui attualmente si trovano circa 50 vie multi-pitch di varie lunghezze, sia da scalare con protezioni tradizionali che con spit. Oltre a queste, nei dintorni ci sono diverse falesie di arrampicata sportiva, e noi abbiamo deciso di visitare proprio due di queste. La falesia di Cheshme Sohrab ci ha sorpresi con un settore con vie di quaranta metri. Diverse vie sulla guida non risultano ancora liberate, mentre quelle scalate sono tra il 7a+ e l'8a+. La scalata nella prima parte della parete è tecnica su goccie e tacche, mentre l'ultima parte strapiomba. Sull’8a+ il passaggio chiave si trova su una canna, è una via bellissima che mi ha dato una immensa soddisfazione nel chiuderla. Esiste anche un secondo settore con vie più corte ed intense, e abbiamo piacevolmente notato che in zona ci sono molti pareti ancora da scoprire e da chiodare.
La falesia di Chalabeh invece si trova in un canyon, e i vari settori sono distribuiti sui due lati di questo. Si può quindi scegliere se scalare al sole o all'ombra, e i gradi comprendono vie tra il 5c e l'8c. La roccia in tutta l'area di Kermanshah è calcare e devo dire che sono rimasta sorpresa di quanto fosse bella, in entrambe le falesie, anche se tra loro erano abbastanza distanti.
Ogni tanto mi capita di vedere una foto e di rimanere talmente colpita dal posto di scalata, che poi mi vien assolutamente voglia andarci. È stato questo il caso della parete di Sefid, anche chiamata White Mountain, situata a Isfahan, dove ad aspettarci c’era Mohammad Reza Safdarian, amico di lunga data e vincitore della tappa di Coppa del Mondo di Iceclimbing a Rabenstein la scorsa stagione. Questo fungo di roccia sorge sul lato Sud della città e presenta una roccia molto lavorata con tasche e buchi, come non ho mai visto prima. Le vie sono poche, con un 6c+ considerato dagli iraniani come la via più bella del mondo, e un 7a, entrambi corti ma molto strapiombanti, un 7b+, un 7c chiodati dal fortissimo boulderista, ma non solo, Kilian Fischhuber durante la sua visita di qualche anno fa; questi ultimi due tiri sono lunghi circa 40 metri, e oltre a questi ci sono anche due vie di 6b e 6c e qualche via facile sui lati non strapiombanti del fungo. A Isfahan esistono altre due falesie, che purtroppo non siamo riusciti a visitare visto il tempo ristretto che avevamo a disposizione. Questa città è la più turistica del paese grazie alla sua bellezza architettonica. Diversi ponti che attraversano il fiume Zayandeh, la Moschea del venerdì e la piazza Meidan-e Emam fanno tutti parte del patrimonio dell'umanità dichiarato dall’Unesco. La piazza è una delle più grandi del mondo e la moschea con la sua facciata e le cupole blu é di una bellezza straordinaria.
Finito il nostro purtroppo troppo breve giro turistico a Isfahan siamo tornati nella capitale Teheran per proseguire subito verso Polour, il punto di partenza per salire il monte Damavand. Questo vulcano quiescente con i suoi 5.609 metri, non è solo la montagna più alta dell'Iran, ma anche di tutto il Medio Oriente. Marco ed io avevamo deciso di fare una prima esperienza su una montagna più alta rispetto alle Alpi, ed era la prima volta che salivamo oltre i 4.000 metri. Dopo aver trascorso due notti al rifugio Bargah-e-Sewom a 4.200 metri dove, a causa della quota, non siamo riusciti a dormire un granché, la salita in vetta è stata molto dura ma come su ogni montagna, la vista spettacolare e la felicità di aver tenuto duro ci hanno ripagato per ogni fatica fatta.
L'ultimo obiettivo del nostro viaggio era quello di chiodare una nuova via di Drytooling per regalare ai locali una via da allenamento con la quale misurarsi in questa ancora giovane disciplina di scalata in Iran. Dopo 3 giorni di duro lavoro appeso in strapiombo, Marco ha finito la via, che ho liberato due giorni dopo, seguita dal nostro grande amico e fortissimo climber Masoud Zeynali, che ha fatto la prima ripetizione. Per questa via abbiamo proposto il grado D13-, e è quindi la via di drytooling più dura del paese. L'abbiamo chiamata La via della seta, ricordando questa antica via di collegamento tra i nostri paesi. Abbiamo chiodato questa via durante il primo "drytooling festival" organizzato in Iran, a Meygoon, una vallata molto fredda a nord di Teheran, dove è stata creata anche una scuola di arrampicata di ghiaccio, ed in inverno viene creata una grande cascata grazie ad un impianto per spruzzare l’acqua. Non c’è da stupirsi quindi se i locali hanno voluto che chiodassimo un tiro, in questa falesia, dove l’arrampicata su roccia, non sarebbe praticabile.
È stato un viaggio molto vario, a volte faticoso a causa delle molte attività, dei tanti spostamenti e dei tantissimi bagagli da maneggiare, ma rimarrà sicuramente nella mia memoria come uno dei migliori viaggi che abbia fatto, grazie alle bellezze naturali e culturali che abbiamo potuto visitare e soprattutto grazie all'ospitalità immensa con la quale siamo stati accolti.
Per l'arrampicata sportiva in Iran abbiamo usato la guida Face of Iran, comprata su internet, il testo è in inglese, tedesco e persiano. Oltre a questa, esistono anche altre guide per l'arrampicata sportiva a Pol e Khab vicino a Teheran, ed anche per la zona di Kermanshah e per la parete di Bisotun, quest’ultima è solo in persiano.
di Angelika Rainer
Ringrazio il negozio Sherpa per la fornitura degli spit e i miei sponsor La Sportiva, Grivel e Berghaus.
Link: FB Angelika Rainer, www.angelika-rainer.com