Invisible Transformation aperta su Ajdovska deklica in Slovenia da Luka Lindič e Ines Papert
Come alpinisti, spesso fissiamo le pareti alla ricerca di linee da scalare. Nelle Alpi Giulie slovene c'è un parete che letteralmente fissa te. Con un volto umano ed una simmetria quasi perfetta, la parete con queste caratteristiche uniche viene chiamata la ragazza pagana (Ajdovska deklica in sloveno). Non sorprende che questa parete occupi un posto speciale nella storia e nella cultura slovena.
La leggenda narra che la fanciulla fosse una paesana di buon cuore che spesso guidava i viaggiatori attraverso le tempeste di neve. Era anche in grado di predire il destino dei bambini non ancora nati. Un giorno, ha profetizzato di un ragazzo che sarebbe diventato un cacciatore e avrebbe catturato Zlatorog, un mitico camoscio dai poteri magici. Infuriati per aver previsto la morte dello Zlatorog, così racconta la leggenda, i fratelli della fanciulla le lanciarono una maledizione. Quando tornò a casa sul monte Prisojnik, il suo corpo fu trasformato per sempre in pietra.
Questo mito è di tale importanza per la gente del posto che fino a non molto tempo fa, chi trasportava merci attraverso questo passo lasciava sempre un pezzo di pane al passo per la fanciulla. Oggi questa roccia può essere considerata una delle principali attrazioni turistiche della Slovenia, ma detiene ancora una posizione misteriosa nella storia delle Alpi Giulie. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che l'unico modo per avvicinarsi al volto della Ragazza Pagana, o addirittura toccarlo, sia quello di essere uno scalatore. L'unica via esistente attraverso la parete è stata salita nel 1984 da tre leggende dell'alpinismo sloveno: Janez Jeglič, Silvo Karo e Franček Knez. La loro via non è mai stata salita in libera, e la parete ha visto quasi zero attività negli ultimi anni. Gli alpinisti locali considerano la parete un posto dove si va soprattutto per l'arrampicata artificiale.
Non so quante volte mi sono arrampicato attraverso la bocca e il naso, e quante volte ho penzolato dalle sopracciglia, prima di raggiungere un terreno più facile nella mia fantasia. L'anno scorso io e Ines siamo andati a vedere bene la parete da vicino. Pochi metri a sinistra della via esistente, che segue principalmente roccia gialla, abbiamo individuato alcune caratteristiche promettenti su roccia più grigia. Questo tipo di roccia è solitamente di migliore qualità e con più prese rispetto alla roccia gialla. Siamo poi ritornati, ottimisti che avremmo trovato una linea da salire in libera.
Durante il primo giorno di salita dal basso abbiamo affrontato un passaggio chiave su roccia molto ripida tra i grandi tetti. Non sono riuscito a trovare abbastanza appigli per passare. La stagione si è quindi conclusa con noi che eravamo incerti riguardo la possibilità di passare in libera su quella linea. Quest'anno invece è diventato il mio progetto principale. Mi è sembrato impagabile riuscire a trovare un numero sufficiente di appigli sul tetto. I tiri seguenti offrivano un'arrampicata molto esposta con molti zig-zag tra i tetti. Durante le nostre visite in piena estate era alta stagione per i turisti. C'erano migliaia di persone che percorrevano la strada di montagna per il passo Vršič, da dove si può vedere chiaramente il viso. Probabilmente c'erano tante foto scattate ogni giorno quanti i turisti che passavano. Mi chiedevo se le loro foto e i numerosi selfie fossero diversi, con noi come due piccole figure dentro. Ed in effetti, mentre terminavamo la nostra nuova via verso la fine dell’estate, ci siamo sentiti osservati da due fronti: turisti ed escursionisti dalla strada e dai sentieri da un lato, dalla ragazza pagana stessa dall'altro.
L'estate molto calda e secca si è rapidamente conclusa con un periodo freddo e umido. Sembrava quasi che la stagione in montagna fosse finita. Tuttavia, in una giornata piuttosto fresca ho avuto la fortuna di salire in libera tutta la via senza cadere. Proprio come nel mio sogno, stavo penzolando dal sopracciglio destro prima di raggiungere il terreno più facile sulla sua fronte. Questa volta per davvero. Abbiamo chiamato la via Invisible Transformation. La fanciulla sembra essere sempre la stessa, ma credo che infondo abbiamo trasformato la parete in un difficile luogo per l'arrampicata libera. Lì su si ha la sensazione di arrampicare in un certo senso su qualcosa di sacro. Sentivamo di voler preservare questo. Ecco perché non do un grado numerico a questa salita. È sicuramente una delle vie più impegnative della Slovenia, ma mi auguro che chi verrà a ripeterla, sia motivato da un motivo diverso rispetto la pura difficoltà. Credo davvero che non ci sia nessun altra parete come questa sul nostro pianeta. Cos'altro dovrei aggiungere?