Il seracco delle Jorasses, intervista a Michèle Curtaz della Fondazione Montagna Sicura

In data 16/09/2014, il Sindaco di Courmayeur ha emesso una ordinanza di divieto di passaggio sia sul sentiero che conduce al rifugio Boccalatte che sulle aree sottostanti al seracco Wymper delle Grandes Jorasses. Un eccesso di zelo da parte dell'amministrazione comunale o il pericolo di crollo del seracco era reale? Tra il 20 e il 22 settembre il distacco di una parte di questo ha certificato la bontà della scelta, che è stata presa in seguito alla segnalazione della Fondazione montagna sicura. Intervista di Elio Bonfanti a Michèle Curtaz della Fondazione Montagna Sicura.
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Le Grandes Jorassess e il grande seracco prima del crollo - foto scattata il 12/09/2014 dai tecnici della Fondazione Montagna sicura su incarico delle struttura Attività Geologiche della RAVA (Regione autonoma Valle d'Aosta)
Fondazione Montagna sicura
La montagna, e più precisamente l'alta montagna, hanno per secoli evocato storie di spiriti malefici che solo con l‘avvento del secolo dei lumi hanno iniziato a scemare lasciando il posto ad una nuova attività: l'alpinismo. Ma si badi bene questo era un alpinismo di "ricerca scientifica" e metto il virgolettato perché era una delle ragioni più usate per salire le montagne. Barometri, ampolle e vari marchingegni presero così la via delle vette, e furono da spinta e pretesto per raggiungere poi obiettivi sempre più importanti dando la stura a quello che attualmente consideriamo l'alpinismo.

Oggi, attraverso le empiriche rilevazioni fatte dai nostri avi, molto dello scibile montano è stato percorso, e gli strumenti che abbiamo oggi ci permettono con buona approssimazione di prevedere molte delle cose che accadono in montagna. Relativamente ai seracchi, una tra le certezze che abbiamo, è data dal fatto che questi prima o dopo cadono e per la forza di gravità precipitano poi verso valle. L'altra certezza è però data dal fatto che non sappiamo quando!

Ripensiamo alla beffa che il seracco della Poire fece al grande Gianni Comino che una volta terminata la sua salita venne risucchiato dal vuoto d'aria provocato dal distacco del fronte del seracco stesso. Si fosse staccato due minuti dopo Gianni sarebbe ancora tra noi. Ripenso a quante vittime hanno fatto i seracchi che si incontrano sulla via dei Gran Mulets al Monte Bianco piuttosto che a quelle dell'itinerario che risale la parete nord del Mt Blanc du Tacul che lo scorso anno ha coinvolto graziandolo, tra gli altri la guida Giorgio Passino. Ripenso alle corse fatte da ognuno di noi per attraversare il più rapidamente possibile le zone a rischio ben sapendo che comunque è il caso a regolare la roulette delle buona sorte e che quella cattiva di solito è sempre più rapida perché inaspettata.

Un seracco che da alcuni anni è al centro delle attenzioni è quello della punta Whymper delle Jorasses che dalla vetta estende la sua massa sul versante sud di questa cima. Alcuni anni addietro e più precisamente nel 1998 questa prominenza glaciale ha scaricato verso valle circa 150.000 metri cubi di ghiaccio che sono arrivati ad un centinaio di metri dalla strada della val Ferret. Per cui se è vero che gli alpinisti hanno più o meno il libero arbitrio sulla loro vita è altrettanto vero che in qualche misura è bene proteggere chi alpinista non è e si trova lontano qualche chilometro da un pericolo intangibile.

Così dal 2008 questo seracco è stato oggetto di un monitoraggio continuo da parte della Fondazione Montagna Sicura, per conto della Struttura Attività geologiche della Regione automa Valle d'Aosta. Cogliamo quindi l'occasione per farci raccontare qualcosa sui ghiacciai Valdostani da Michèle Curtaz - laureata al Politecnico di Torino in Ingegneria per l'Ambiente e il Territorio e responsabile tecnico dei progetti della Fondazione Montagna Sicura.

Le saremmo grati se ci illustrasse in breve le attività della Fondazione legate all'ambiente
Fondazione Montagna sicura ha come mission il consolidamento e lo sviluppo di una cultura della sicurezza in montagna; è un centro di ricerca applicata, di documentazione e di formazione per le tematiche legate all'alta montagna e alla sicurezza. Possiamo dire che si occupa a 360° di montagna: dallo studio e monitoraggio dei ghiacciai, del permafrost, dei rischi naturali, della neve e delle valanghe fino ad arrivare agli aspetti di sicurezza, importanti per chi vive e frequenta la montagna. Oltre ad essere un centro di ricerca che lavora in collaborazione con Università e centri di ricerca internazionali, supporta la Regione in diverse attività di monitoraggio e di prevenzione dei rischi naturali, ad esempio nella redazione del Bollettino neve e valanghe così come nella gestione di un Piano di monitoraggio del rischio glaciale. Per quanto riguarda la sicurezza, sul suo sito web www.fondazionemontagnasicura.org si trova una sezione dedicata alle condizioni in montagna (gemellata con la sezione de “La Chamoniarde” sul versante francese del Monte Bianco) e negli ultimi anni ha organizzato diverse iniziative con le scuole, ad esempio atelier sulla neve in cui, in collaborazione con tecnici cinofili, guide alpine e pisteurs sécouristes, i bambini vengono coinvolti in diverse attività per spiegare loro come comportarsi in montagna sulle piste e fuoripista e in caso di incidente. Per rimanere al passo coi tempi è inoltre attiva su Facebook con una pagina che viene aggiornata con informazioni legate ai temi affrontati e alle iniziative in corso.

Quanti ghiacciai ci sono in Valle d'Aosta?
Circa 200 e coprono circa il 4 % del territorio regionale; nel Catasto Ghiacciai della Regione autonoma Valle d'Aosta, aggiornato dalla Fondazione e disponibile online (http://geonavsct.partout.it/INVA/component/GlobalPage/repertorio.asp?repertorio=ghiacciai), sono indicati 209 ghiacciai nel 2006; vista la tendenza in regresso degli ultimi anni, c'è da attendersi che nel prossimo censimento alcuni di questi, i più piccoli, saranno spariti.

Quanti di questi sono monitorati per rischi legati all'incolumità delle cose e delle persone?
Sulla base delle informazioni storiche e di altre analisi eseguite, ad oggi sono tenuti sotto osservazione 22 ghiacciai che potrebbero costituire pericoli per cose e persone, ma il grado di pericolo è differenziato; al momento solo in tre casi è stato necessario ricorrere ad approfondimenti e monitoraggi specifici mentre per gli altri casi viene annualmente fatto un sorvolo in elicottero all'inizio dell'autunno (quando c'è meno neve) per vedere come stanno evolvendo e che non ci siano nuove situazioni di possibile pericolosità.

Si registra come dicono sempre un effettivo regresso delle masse glaciali o un anno come questo ha contribuito a rallentarne la fusione?
Stiamo conducendo ora l'ultima campagna di misura dei “bilanci di massa”; si tratta della misura più significativa della perdita di volume di un ghiacciaio e viene calcolata come differenza tra gli accumuli (neve) e le perdite (fusione di neve e ghiaccio) che il ghiacciaio subisce nell'arco dell'anno. Dai primi dati, non ancora elaborati, possiamo dire che per i ghiacciai è stato un anno meno negativo dei precedenti, in molti casi si osserva che buona parte dei ghiacciai è ancora coperta da neve dell'inverno, il che vuol dire che il ghiaccio sottostante, almeno per quest'anno, non è stato intaccato. Per sapere effettivamente come è stato quest'anno per i ghiacciai dobbiamo comunque aspettare di avere i risultati di queste campagne; i risultati vengono pubblicati sul nostro sito (www.fondazionemontagnasicura.org).

Cosa ne pensate di alcune tecniche di copertura dei ghiacciai per preservarne la superficie. Sono effettivamente efficaci? L'impatto ambientale di lavori di così grande portata è trascurabile rispetto al beneficio offerto?
Queste tecniche sono state e sono tuttora applicate con degli scopi specifici; ad esempio, sul ghiacciaio del Presena per preservare la neve ai fini sciistici o in corrispondenza di strutture, come pali di seggiovie poste su ghiacciai per evitare che la fusione dia dei problemi di stabilità. E' invece impensabile stendere teli e coprire vaste superfici di ghiacciaio per evitare che il clima e la natura facciano il loro corso. I ghiacciai sono infatti un elemento in stretto equilibrio col clima, e se il clima si riscalda, a prescindere da quali siano le cause del riscaldamento, i ghiacciai devono per forza ridursi.

Come e con quali strumenti vengono effettuati i rilevamenti di movimento di una massa come quella sospesa del seracco Whymper?? Sul ghiacciaio sono posizionate delle paline con in cima dei prismi ottici la cui posizione viene misurata ogni ora da uno strumento (stazione totale) posto a valle, a Planpincieux, in Val Ferret. Inoltre stiamo sperimentando l'utilizzo di ricevitori GNSS (GPS) da noi sviluppati perché questi sono in grado di dare misure anche in caso di copertura nuvolosa e visibilità non buona; infatti, il sistema con i prismi necessita che il ghiacciaio sia visibile dal fondo valle e questo non sempre avviene, viste le quote e la particolare posizione delle Grandes Jorasses, lungo la cresta di confine italo-francese dove spesso si concentrano perturbazioni. Inoltre abbiamo delle fotocamere automatiche poste sia a monte del ghiacciaio, sia al fianco, che trasmettono immagini utili a seguire l'evoluzione delle fratture del seracco e i crolli che si verificano nella falesia frontale.

Il punto di collasso della struttura immagino che sia frutto di calcoli matematici che tengono conto di una serie di valori ci potete a grandi linee dare un idea di quali sono?
Il ghiacciaio sospeso delle Grandes Jorasses è un ghiacciaio cosiddetto “freddo”, ciclicamente cresce e aumenta di volume fino a quando si arriva ad un punto di non equilibrio, che si manifesta con un aumento della velocità di spostamento, cioè un'accelerazione, fino ad arrivare al crollo. Questo comportamento è tipico dei ghiacciai freddi ed è stato verificato in altri casi simili in Svizzera, oltre che per il ghiacciaio Whymper nel crollo del 1998.

Nelle proiezioni matematiche ed in base ai rilievi geologici in una zona tipo quella del rifugio Boccalatte quali sono, nel caso di distacco, le zone più ad alto rischio di impatto?
I parametri in gioco nelle modellazioni sono diversi; dipende essenzialmente dai volumi instabili e dalle condizioni dei versanti al di sotto; in inverno, quando c'è neve fino al fondo valle, anche crolli di piccoli volumi possono innescare valanghe di grandi dimensioni. Nella situazione attuale, viste le diverse fratture che abbiamo osservato svilupparsi in quest'estate che suddividono la massa glaciale e vista l'assenza di neve alle quote inferiori, non è stato ritenuto possibile un coinvolgimento del fondovalle. I fatti stanno confermando le ipotesi fatte ed un primo crollo che ha interessato una porzione di ghiacciaio si è verificato lo scorso fine settimana.

Le amministrazioni comunali in genere per non far correre rischi alla popolazione ed evitare di esporre loro stesse a rischi civili e penali interdicono abbastanza abitualmente il transito su strade o sentieri ove esista anche un sia pur minimo rischio ambientale. Nel caso specifico l'ordinanza comunale di Courmayer ha interdetto il passaggio sul sentiero dal 16/09/2014 a data da destinarsi e cioè sino a cessato pericolo. Considerato però che si trova sulla via normale di una delle montagne più importanti delle Alpi se questo pericolo perdura a lungo ritenete che debbano essere valutate delle soluzioni alternative al collasso naturale?
Le conoscenze sulla dinamica dei ghiacciai e le soluzioni operative sono troppo limitate per pensare a delle soluzioni alternative al distacco naturale. Non sono nemmeno chiare le condizioni giuridiche in cui si potrebbe operare in tal senso, soprattutto valutando che allo stato attuale non vi sono rischi a livello di protezione civile, per il fondovalle.

Una piccola provocazione... il distacco programmato di piccole porzioni critiche del seracco quali contro indicazioni potrebbe avere?
Diversi sono i problemi: in primo luogo il ghiaccio è un mezzo molto diverso sia dalla neve che dalla roccia, materiali nei quali normalmente vengono utilizzati gli esplosivi. L'utilizzo di esplosivi potrebbe quindi rivelarsi inefficace, e comunque richiederebbe l'effettuazione di operazioni (perforazioni in sito etc) impensabili nelle attuali condizioni di sicurezza. Esistono inoltre dei vincoli di carattere giuridico e normativo, ad esempio sull'utilizzo di esplosivi da mezzi aerei. Infine, anche ammettendo di poter utilizzare dei metodi di distacco artificiale, le incognite su quale sarebbe la risposta del ghiacciaio sono troppo grandi: ad esempio si potrebbe verificare un crollo di proporzioni maggiori del dovuto, o si potrebbero destabilizzare anche settori più estesi di quelli attualmente instabili. Insomma si andrebbero a generare più incertezze di quelle che si potrebbero risolvere, con in più delle forti responsabilità.

In conclusione la cosa più saggia da fare è attendere che la natura faccia il suo corso e che in conseguenza a ciò il comune di Courmayeur possa ritirare l'ordinanza di divieto. Fermo restando che la mancata osservanza di questo potrebbe avere dei risvolti penali da non sottovalutare.

intervista di Elio Bonfanti



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