Hama Jomjuma, nuova via di Bonino, Meli e Cantù
Dal 20 al 22 novembre scorsi Enrico Bonino, Nicolas Meli e Francesco Cantù hanno aperto “Ramri Keti” (1100m, WI5+/M7/5a) nuova via sull'Hama Jomjuma (5970m, Khumbu, Nepal)
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La parete Nord dell'Hama Yomjuma (5970m) con il tracciato della via Ramri Keti
arch. E. Bonino
La via aperta dalle guide alpine Enrico Bonino e Nicolas Meli insieme a Francesco Cantù ha uno sviluppo di 1100 metri e ha richiesto 2 bivacchi. Ramri Keti, questo il nome scelto dagli apritori per il nuovo itinerario, percorre una serie di belle goulotte con difficoltà proposte di 5+ su ghiaccio, M7 di misto e 5a su roccia. Probabilmente si tratta della prima salita della parete.
La via termina sotto una fascia rocciosa strapiombante a 100 metri dalla cima. Questo perché, come ci ha raccontato Enrico Bonino: “Dopo il secondo bivacco ho salito l'ultimo tiro di M7 della goulotte, dove questa termina contro una barra rocciosa strapiombante a 100m dalla cima. Saremmo potuti uscire per facili terrazze in cresta a sx ma qualche bontempone ha fatto precipitare per 1100m il mio zaino. Per non rischiare di bivaccare fuori senza materiale scendendo sul versante opposto e inoltre di perdere tutto e tornare a casa, abbiamo deciso di attrezzare la discesa in doppia alla fine della goulotte”.
L'Hama Jomjuma è una delle tante cime della valle del Khumbu (quella dell'Everest e dell'Ama Dablam) e si trova nelle vicinanze del villaggio di Lungden che si raggiunge con 4 giorni di cammino da Lukla attraverso il Renjo Pass.
HAMA JOMJUMA, PARETE NORD di Enrico Bonino
Arrivati al villaggio di lungden 4200m siamo rimasti bloccati 2 giorni per una tempesta di neve... allora cosa fare? ci si annoia (con nik mai...) e ci si guarda intorno. La neve fresca accentua le linee bianche che disegnano la roccia e allora si comincia a sognare... Due giorni dopo ecco che si parte per un obiettivo completamente diverso da quello preposto, la parete Nord dell' Hama Yomjuma: 1100m!
Francesco non ha mai affrontato una parete cosi, io e Nik sì, ma formiamo una bella squadra. Quello che abbiamo visto i giorni precedenti con il binocolo si rivela essere più duro del previsto. Pensavamo di attaccare lo "zoccolo" della via a mezzogiorno con il sole e bivaccare subito sopra alla base del nevaio impegnandoci in 1-2 tiri di corda e un po' di conserva facile! beh decisamente non è stato cosi... Ci siamo trovati ad affrontare difficoltà di misto moderno fino all'M6 con zaini pesantissimi in quanto avevamo tutto il materiale per dormire due notti.
Dopo 5 ore di scalata tecnica e delicata arriviamo finalmente in cima alla barriera di rocce dove ci organizziamo per la notte in un bivacco super confort. Guardiamo verso valle le luci del lodge e ci sentiamo vicini a "casa" in una notte gelida.
Il mattino successivo la sveglia non suona e per puro caso tutti in quel momento stavamo sonnecchiando... ma abbiamo perso poco tempo e ci siamo subito messi in marcia appena il russare dell'uno ha svegliato gli altri. Il pendio di neve è tagliato da una corta sezione di misto che ci permette di scaldare i motori delle braccia per la parte superiore: bella, estetica e dura!
Francesco, terminato il pendio, attacca la Goulotte superiore che si mostra rettilinea e logica e sempre più ripida. Io prendo il comando e con due tiri sostenuti di neve incollata alla roccia esco dalla prima parte ripida della parete, potendo così ammirare cosa ci aspetta per il resto della giornata. Quello che dal basso sembrava un canale appoggiato da percorrere in conserva si è dimostrato una serie di risalti di fine ghiaccio su placca di roccia liscia. Nik, calmo e riflessivo, si destreggia cercando la stada migliore e ci conduce alla strettoia finale.
Viene buio, in tre su queste difficoltà, a 5600m e con il forte peso degli zaini non riusciamo a progredire velocemente. Io percorro un ultimo strapiombo di roccia e ghiaccio e un corto ma ripido pendio di neve e raggiungo la base dell'ultmo tiro della goulotte. Si decide per il bivacco (previsto...) ...sì... ma dove? la parete è un continuo indovinello, ogni volta che ci immaginiamo una piazzola o un abbassamento della pendenza continuiamo a trovare tratti ripidi ed insidiosi. A volte bisogna fare di necessità virtù... fatta la sosta cominciamo a scavare una mini piazzola nel ghiaccio, giusto per appoggiare il sedere.
Tempo che ci organizziamo per la cena e per la notte ed è già notte fonda. Guardiamo l'orologio e ci consoliamo pensando che così abbiamo meno ore da passare scomodi e "seduti". Subito è difficile prendere sonno, la notte stellata è meravigliosa. Le stelle brillano ed illuminano le montagne. Ogni tanto l'occhio cade verso la voragine sotto di noi e subito li rialziamo un po' spaventati!
La mattina ci mettiamo in marcia alle 4:00 ma la scomodità del bivacco ci obbliga a prendere le piccozze in mano solo dopo 3 ore. Alle 7 parto per il tiro chiave. La sera prima mi ero detto tra me e me: "quasi quasi lo attacco con il buio e ci togliamo il pensiero." Alla fine del tiro sembrava esserci una cengia piatta che ci avrebbe concesso un bivacco piu confortevole. Subito mi sono presto reso conto che ho fatto bene ad aspettare la mattina.Dopo alcuni metri in ghiaccio delicato, la parete si trasforma in uno stretto diedro roccioso che mi impegna per un'ora. Siamo ormai a 5800 e ogni sforzo è un'impresa.
Verso la cima del tiro,cercando di piazzare una protezione veloce sotto ad uno strapiombo, la piccozza perde la presa e salto di sotto qualche metro. Nulla di grave, un voletto se non fa male dà la sveglia, e dopo un bivacco in parete è capitato al momento giusto. Esco dal tiro esultando come un bambino, sono il tiro e la via più duri che abbia mai salito nella mia breve vita, ed in apertura è ancora una soddisfazione piu grande.
Come sempre abbiamo fatto nei tiri piu duri, il primo arrampicava scarico e poi tirava su il sacco. Nik dalla sosta sotto mi grida di recuperare la gialla. Dopo alcuni minuti lo vedo arrivare in sosta, sì arriva Nik, non il sacco....?! "Enrico" mi dice con la sua solita calma "è successo un casino, il tuo sacco... è precipitato in fondo alla parete..." Non so come ho fatto ma non ho battuto ciglio. Forse perchè eravamo a 100m dalla cima ed il terreno terrazzoso ci mostrava la vetta vicina.
Recuperiamo Francesco, forse l'autore della distrazione e discutiamo sul da farsi. Di certo non stiamo a perderci in litigi o discussioni, ma ci attiviamo unitamente per la scelta migliore. Fatto il conto del materiale ci rendiamo conto che dentro il mio sacco c'erano sacco a pelo, piumino, pantaloni e alcuni chiodi. La vetta era vicina, ma la discesa sul versante opposto sarebbe stata eterna. Decidiamo allora di non rischiare un altro bivacco senza materiale e decidiamo di scendere in doppia.
Piu' scendiamo e più ritroviamo pezzi sparsi in parete tra cui il parmigiano perso il giorno prima: alla base della parete, dopo 1100m di toboga il mio sacco a pelo si mostra intatto. Non ci resta che guardare verso l'alto e goderci gli ultimi raggi di Sole, sognando un Dal Bath e dei Mixed Chowmein!
Enrico Bonino
SCHEDA
Hama Yomjuma 5970m, Khumbu, Himalaya, Nepal
versante: Nord
primi salitori: Enrico Bonino (Guida Alpina), Nicolas Meli: (Guida Alpina), Francesco Cantu (Medico) il 19-22/11/2009
sviluppo: 1100m
difficoltà: WI5+/M7/5a
avvicinamento: dall'aeroporto di Lukla verso il Passo Renjo alla frazione di Lungden (4 giorni) 4200m. Dal villaggio è possibile vedere la parte superiore dell'Hama Jomjuma. L'attacco si raggiunge con tre ore di cammino che iniziano proprio sopra le lodges del villaggio.
salita: alla base della parete partono tre couloirs. Si sale per quello centrale. 5 tiri, dal 5a al M6, conducono ad un canalone di neve e quindi presso un nevaio (buon posto per bivacco). Si prosegue per 150m su pendio di neve e una sezione di 80m di misto ripido che porta al secondo nevaio di 100m. Lo strapiombo superiore è ormai evidente. 12 tiri dal 4 / R a M7 conduce ad una barriera enorme roccia e al termine della linea. Da qui è possibile scendere alla base della parete in corda doppia. L'ultima corda doppia è fuori dalla linea di salita ed protetta dalle scariche di neve e sassi.
La via termina sotto una fascia rocciosa strapiombante a 100 metri dalla cima. Questo perché, come ci ha raccontato Enrico Bonino: “Dopo il secondo bivacco ho salito l'ultimo tiro di M7 della goulotte, dove questa termina contro una barra rocciosa strapiombante a 100m dalla cima. Saremmo potuti uscire per facili terrazze in cresta a sx ma qualche bontempone ha fatto precipitare per 1100m il mio zaino. Per non rischiare di bivaccare fuori senza materiale scendendo sul versante opposto e inoltre di perdere tutto e tornare a casa, abbiamo deciso di attrezzare la discesa in doppia alla fine della goulotte”.
L'Hama Jomjuma è una delle tante cime della valle del Khumbu (quella dell'Everest e dell'Ama Dablam) e si trova nelle vicinanze del villaggio di Lungden che si raggiunge con 4 giorni di cammino da Lukla attraverso il Renjo Pass.
HAMA JOMJUMA, PARETE NORD di Enrico Bonino
Arrivati al villaggio di lungden 4200m siamo rimasti bloccati 2 giorni per una tempesta di neve... allora cosa fare? ci si annoia (con nik mai...) e ci si guarda intorno. La neve fresca accentua le linee bianche che disegnano la roccia e allora si comincia a sognare... Due giorni dopo ecco che si parte per un obiettivo completamente diverso da quello preposto, la parete Nord dell' Hama Yomjuma: 1100m!
Francesco non ha mai affrontato una parete cosi, io e Nik sì, ma formiamo una bella squadra. Quello che abbiamo visto i giorni precedenti con il binocolo si rivela essere più duro del previsto. Pensavamo di attaccare lo "zoccolo" della via a mezzogiorno con il sole e bivaccare subito sopra alla base del nevaio impegnandoci in 1-2 tiri di corda e un po' di conserva facile! beh decisamente non è stato cosi... Ci siamo trovati ad affrontare difficoltà di misto moderno fino all'M6 con zaini pesantissimi in quanto avevamo tutto il materiale per dormire due notti.
Dopo 5 ore di scalata tecnica e delicata arriviamo finalmente in cima alla barriera di rocce dove ci organizziamo per la notte in un bivacco super confort. Guardiamo verso valle le luci del lodge e ci sentiamo vicini a "casa" in una notte gelida.
Il mattino successivo la sveglia non suona e per puro caso tutti in quel momento stavamo sonnecchiando... ma abbiamo perso poco tempo e ci siamo subito messi in marcia appena il russare dell'uno ha svegliato gli altri. Il pendio di neve è tagliato da una corta sezione di misto che ci permette di scaldare i motori delle braccia per la parte superiore: bella, estetica e dura!
Francesco, terminato il pendio, attacca la Goulotte superiore che si mostra rettilinea e logica e sempre più ripida. Io prendo il comando e con due tiri sostenuti di neve incollata alla roccia esco dalla prima parte ripida della parete, potendo così ammirare cosa ci aspetta per il resto della giornata. Quello che dal basso sembrava un canale appoggiato da percorrere in conserva si è dimostrato una serie di risalti di fine ghiaccio su placca di roccia liscia. Nik, calmo e riflessivo, si destreggia cercando la stada migliore e ci conduce alla strettoia finale.
Viene buio, in tre su queste difficoltà, a 5600m e con il forte peso degli zaini non riusciamo a progredire velocemente. Io percorro un ultimo strapiombo di roccia e ghiaccio e un corto ma ripido pendio di neve e raggiungo la base dell'ultmo tiro della goulotte. Si decide per il bivacco (previsto...) ...sì... ma dove? la parete è un continuo indovinello, ogni volta che ci immaginiamo una piazzola o un abbassamento della pendenza continuiamo a trovare tratti ripidi ed insidiosi. A volte bisogna fare di necessità virtù... fatta la sosta cominciamo a scavare una mini piazzola nel ghiaccio, giusto per appoggiare il sedere.
Tempo che ci organizziamo per la cena e per la notte ed è già notte fonda. Guardiamo l'orologio e ci consoliamo pensando che così abbiamo meno ore da passare scomodi e "seduti". Subito è difficile prendere sonno, la notte stellata è meravigliosa. Le stelle brillano ed illuminano le montagne. Ogni tanto l'occhio cade verso la voragine sotto di noi e subito li rialziamo un po' spaventati!
La mattina ci mettiamo in marcia alle 4:00 ma la scomodità del bivacco ci obbliga a prendere le piccozze in mano solo dopo 3 ore. Alle 7 parto per il tiro chiave. La sera prima mi ero detto tra me e me: "quasi quasi lo attacco con il buio e ci togliamo il pensiero." Alla fine del tiro sembrava esserci una cengia piatta che ci avrebbe concesso un bivacco piu confortevole. Subito mi sono presto reso conto che ho fatto bene ad aspettare la mattina.Dopo alcuni metri in ghiaccio delicato, la parete si trasforma in uno stretto diedro roccioso che mi impegna per un'ora. Siamo ormai a 5800 e ogni sforzo è un'impresa.
Verso la cima del tiro,cercando di piazzare una protezione veloce sotto ad uno strapiombo, la piccozza perde la presa e salto di sotto qualche metro. Nulla di grave, un voletto se non fa male dà la sveglia, e dopo un bivacco in parete è capitato al momento giusto. Esco dal tiro esultando come un bambino, sono il tiro e la via più duri che abbia mai salito nella mia breve vita, ed in apertura è ancora una soddisfazione piu grande.
Come sempre abbiamo fatto nei tiri piu duri, il primo arrampicava scarico e poi tirava su il sacco. Nik dalla sosta sotto mi grida di recuperare la gialla. Dopo alcuni minuti lo vedo arrivare in sosta, sì arriva Nik, non il sacco....?! "Enrico" mi dice con la sua solita calma "è successo un casino, il tuo sacco... è precipitato in fondo alla parete..." Non so come ho fatto ma non ho battuto ciglio. Forse perchè eravamo a 100m dalla cima ed il terreno terrazzoso ci mostrava la vetta vicina.
Recuperiamo Francesco, forse l'autore della distrazione e discutiamo sul da farsi. Di certo non stiamo a perderci in litigi o discussioni, ma ci attiviamo unitamente per la scelta migliore. Fatto il conto del materiale ci rendiamo conto che dentro il mio sacco c'erano sacco a pelo, piumino, pantaloni e alcuni chiodi. La vetta era vicina, ma la discesa sul versante opposto sarebbe stata eterna. Decidiamo allora di non rischiare un altro bivacco senza materiale e decidiamo di scendere in doppia.
Piu' scendiamo e più ritroviamo pezzi sparsi in parete tra cui il parmigiano perso il giorno prima: alla base della parete, dopo 1100m di toboga il mio sacco a pelo si mostra intatto. Non ci resta che guardare verso l'alto e goderci gli ultimi raggi di Sole, sognando un Dal Bath e dei Mixed Chowmein!
Enrico Bonino
SCHEDA
Hama Yomjuma 5970m, Khumbu, Himalaya, Nepal
versante: Nord
primi salitori: Enrico Bonino (Guida Alpina), Nicolas Meli: (Guida Alpina), Francesco Cantu (Medico) il 19-22/11/2009
sviluppo: 1100m
difficoltà: WI5+/M7/5a
avvicinamento: dall'aeroporto di Lukla verso il Passo Renjo alla frazione di Lungden (4 giorni) 4200m. Dal villaggio è possibile vedere la parte superiore dell'Hama Jomjuma. L'attacco si raggiunge con tre ore di cammino che iniziano proprio sopra le lodges del villaggio.
salita: alla base della parete partono tre couloirs. Si sale per quello centrale. 5 tiri, dal 5a al M6, conducono ad un canalone di neve e quindi presso un nevaio (buon posto per bivacco). Si prosegue per 150m su pendio di neve e una sezione di 80m di misto ripido che porta al secondo nevaio di 100m. Lo strapiombo superiore è ormai evidente. 12 tiri dal 4 / R a M7 conduce ad una barriera enorme roccia e al termine della linea. Da qui è possibile scendere alla base della parete in corda doppia. L'ultima corda doppia è fuori dalla linea di salita ed protetta dalle scariche di neve e sassi.
Note:
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