Gipsy Ice Tour 2014 - Parte 1. Di Marcello Sanguineti
Il viaggio in Canada e USA di Gian Luca Cavalli, Fulvio e Giulio Conta, Claudio Melchiorri, Pierluigi Perona, Francesco Rubbiani, Marcello Sanguineti e Marco Scagnetto, a caccia di quel “water ice” di cui le Alpi sono state così avare in questo strano inverno. Undici giorni trascorsi girovagando fra il Québec e gli stati americani di New York, Vermont, New Hampshire e Maine, per un totale di circa 3000 chilometri.. decisamente un “gipsy tour”…!
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Mt Pisgah - Reign of Terror, L1
archivio Gipsy Ice Tour 2014
Gennaio 2014: un piccolo gruppo di ghiacciatori incalliti si dà appuntamento in una pizzeria del Canavese, per definire gli ultimi dettagli di una breve trasferta oltreoceano. Nasce così il nostro “Gipsy Ice Tour 2014”, alla ricerca di ghiaccio genuino in Canada e USA, per compensare un inverno alpino a dir poco anomalo.
7 febbraio: appena atterrati a Montreal, giusto il tempo per “raccattare” in fretta e furia i bagagli (fortunatamente nessuno dei borsoni manca all’appello…), poi, un po’ storditi dal fuso orario (ma decisi a sfruttare ogni minuto della vacanza!) noleggiamo al volo due minivan Dodge e partiamo alla volta del confine con gli USA. A Fulvio, Giulio, Marco e Pierluigi (“Fulvio&C”) tocca il Dodge nero, mentre a me, Claudio, Francesco e Gian Luca (“Claudio&C”) quello bianco. Prima di dedicarci al Québec abbiamo deciso di lasciar salire un po’ le temperature – pochi giorni prima arrivate a -36° nei pressi di Montreal - scalando negli stati americani del New England, nel Nordest degli USA.
La prima tappa è lo Stato di New York. La frontiera con gli States è presidiata da guardie convinte di salvare quotidianamente la Nazione da attacchi chimico-nucleari e terroristi suicidi. Siamo disposti a lasciare che continuino a crederlo, pur di passare in fretta controlli, rilevazioni di impronte digitali, scansioni oculari, interrogatori, ecc. ecc. Troviamo alloggio poco oltre il confine, in un motel di Plattsburgh; ci corichiamo cercando di recuperare al meglio la stanchezza della trasferta aerea e del viaggio in auto.
Senza indugi, l’indomani inauguriamo le danze nel settore di Poke-O-Moonshine, sulle Adirondack Mountains: The Waterfall (dx, centro, sx) e Positive Thinking segnano l’inizio delle nostre “spiccozzate” nordamericane. Il giorno successivo è la volta della Keene Valley, sempre nelle Adirondack Mountains. Un gruppo scala Power Play, magra a sufficienza per offrire anche un divertente tiro di misto, mentre altri di noi si dedicano al Chapel Pond Canyon, con linee come Bubba e Buford.
Il giorno dopo decidiamo che è il momento giusto per dirigere i nostri Dodge alla volta del Vermont e, in circa quattro ore, arriviamo a Lyndonville, dove pernottiamo. A breve distanza dalla cittadina si trova la parete del Mount Pisgah, sopra il Lake Willoughby. I local la descrivono senza mezzi termini: “A mile and a half long and in places over 600 feet high, this is the most spectacular ice climbing area in the entire Northeast”. Quando ci troviamo di fronte alla parete, capiamo che non esagerano affatto… Fulvio&C. si dedicano subito al Pisgah e vi scalano Crazy Diamond. Noi di Claudio&C, invece, ci spostiamo direttamente in New Hampshire. In un paio d’ore siamo a North Conway, dove ci concediamo uno dei gioielli della Saco River Valley: la mitica Repentence, alla Cathedral Ledge. Aperta nel 1973, è un’antenata della nostra Repentance Super (nel cui nome la “a” ha sostituito una delle “e”). Uno degli apritori, Rick Wilcox, gestisce l’International Mountain Equipment Inc., nella via centrale di North Conway, un attrezzatissimo negozio di materiale alpinistico. È con non celato orgoglio che firma le copie della sua “An Ice Climber’s Guide to Northern New England”, acquistate da lui. L’indomani i nostri due gruppi si scambiano i ruoli: Claudio&C al Mount Pisgah, su Crazy Diamond e Reign of Terror, mentre Repentence tocca a Fulvio&C. Il giorno successivo i nostri amici, non sazi del delirio di ghiaccio offerto dalla parete del Mount Pisgah, vi ritornano per aggiudicarsi Glass Menagerie e Twenty Below Zero.
Nel frattempo il Dodge bianco, con il suo carico di “zingari del ghiaccio”, rientra direttamente da Lyndonville in Québec, facendo tappa, dopo circa sei ore di viaggio, a Trois Rivières. L’indomani si parte alla volta di Québec City e delle Chute de Montmorency, dove saliamo Super Momo e Le Pilier Direct. Incredibile! Si scala pochi metri a sinistra della stessa colata in “versione liquida”, una cascata d’acqua di enorme portata. Forti emozioni garantite… compresa la rottura imprevista del lago ghiacciato su cui stiamo camminando, con conseguente bagno – per fortuna con le sole gambe – per uno di noi. Il giorno successivo ci raggiungono in Québec Fulvio&C, che si dirigono al Bras du nord de la Rivière Sainte-Anne, a binocolare il settore Mer de Glace. Avendolo reputato troppo lontano per un avvicinamento senza ciaspole, continuano lungo la strada bianca e, alcuni chilometri dopo, intravedono tra le fronde dei pini, sul versante destro orografico, una linea non censita e senza esitare la salgono. Nel frattempo, noi di Claudio&C ci spostiamo in auto verso il Parc des Grands Jardins, dove si trova la parete del Mont du Gros Bras. I nostri obiettivi sono P’tite Tête o Gaston et Mademoiselle Jeanne, due superbe linee di misto. Binocolando accuratamente le vie, però, ci rendiamo conto che sono troppo secche. Per non perdere la giornata, facciamo dietro-front e puntiamo alla Petite Rivière Saint-François, nel settore di Charlevoix. Lì saliamo Joseph-Arthur, in un ambiente decisamente particolare: la cascata si trova a pochi passi dalle sponde del San Lorenzo completamente ghiacciato, qui talmente grande che lo confondiamo con il mare…
Marcello Sanguineti
THANKS:
Grazie ad Air Canada e Lufthansa per la preziosa collaborazione e il supporto logistico.
Alcuni di noi hanno avuto supporto da:
Karpos/Sportful
Grivel
Climbing Technology
Trango World
Geoborders Italy: vendita, noleggio e assistenza di dispositivi satellitari
Kong
CAI Sezione di Biella
Gipsy Ice Tour 2014 - Parte 2
7 febbraio: appena atterrati a Montreal, giusto il tempo per “raccattare” in fretta e furia i bagagli (fortunatamente nessuno dei borsoni manca all’appello…), poi, un po’ storditi dal fuso orario (ma decisi a sfruttare ogni minuto della vacanza!) noleggiamo al volo due minivan Dodge e partiamo alla volta del confine con gli USA. A Fulvio, Giulio, Marco e Pierluigi (“Fulvio&C”) tocca il Dodge nero, mentre a me, Claudio, Francesco e Gian Luca (“Claudio&C”) quello bianco. Prima di dedicarci al Québec abbiamo deciso di lasciar salire un po’ le temperature – pochi giorni prima arrivate a -36° nei pressi di Montreal - scalando negli stati americani del New England, nel Nordest degli USA.
La prima tappa è lo Stato di New York. La frontiera con gli States è presidiata da guardie convinte di salvare quotidianamente la Nazione da attacchi chimico-nucleari e terroristi suicidi. Siamo disposti a lasciare che continuino a crederlo, pur di passare in fretta controlli, rilevazioni di impronte digitali, scansioni oculari, interrogatori, ecc. ecc. Troviamo alloggio poco oltre il confine, in un motel di Plattsburgh; ci corichiamo cercando di recuperare al meglio la stanchezza della trasferta aerea e del viaggio in auto.
Senza indugi, l’indomani inauguriamo le danze nel settore di Poke-O-Moonshine, sulle Adirondack Mountains: The Waterfall (dx, centro, sx) e Positive Thinking segnano l’inizio delle nostre “spiccozzate” nordamericane. Il giorno successivo è la volta della Keene Valley, sempre nelle Adirondack Mountains. Un gruppo scala Power Play, magra a sufficienza per offrire anche un divertente tiro di misto, mentre altri di noi si dedicano al Chapel Pond Canyon, con linee come Bubba e Buford.
Il giorno dopo decidiamo che è il momento giusto per dirigere i nostri Dodge alla volta del Vermont e, in circa quattro ore, arriviamo a Lyndonville, dove pernottiamo. A breve distanza dalla cittadina si trova la parete del Mount Pisgah, sopra il Lake Willoughby. I local la descrivono senza mezzi termini: “A mile and a half long and in places over 600 feet high, this is the most spectacular ice climbing area in the entire Northeast”. Quando ci troviamo di fronte alla parete, capiamo che non esagerano affatto… Fulvio&C. si dedicano subito al Pisgah e vi scalano Crazy Diamond. Noi di Claudio&C, invece, ci spostiamo direttamente in New Hampshire. In un paio d’ore siamo a North Conway, dove ci concediamo uno dei gioielli della Saco River Valley: la mitica Repentence, alla Cathedral Ledge. Aperta nel 1973, è un’antenata della nostra Repentance Super (nel cui nome la “a” ha sostituito una delle “e”). Uno degli apritori, Rick Wilcox, gestisce l’International Mountain Equipment Inc., nella via centrale di North Conway, un attrezzatissimo negozio di materiale alpinistico. È con non celato orgoglio che firma le copie della sua “An Ice Climber’s Guide to Northern New England”, acquistate da lui. L’indomani i nostri due gruppi si scambiano i ruoli: Claudio&C al Mount Pisgah, su Crazy Diamond e Reign of Terror, mentre Repentence tocca a Fulvio&C. Il giorno successivo i nostri amici, non sazi del delirio di ghiaccio offerto dalla parete del Mount Pisgah, vi ritornano per aggiudicarsi Glass Menagerie e Twenty Below Zero.
Nel frattempo il Dodge bianco, con il suo carico di “zingari del ghiaccio”, rientra direttamente da Lyndonville in Québec, facendo tappa, dopo circa sei ore di viaggio, a Trois Rivières. L’indomani si parte alla volta di Québec City e delle Chute de Montmorency, dove saliamo Super Momo e Le Pilier Direct. Incredibile! Si scala pochi metri a sinistra della stessa colata in “versione liquida”, una cascata d’acqua di enorme portata. Forti emozioni garantite… compresa la rottura imprevista del lago ghiacciato su cui stiamo camminando, con conseguente bagno – per fortuna con le sole gambe – per uno di noi. Il giorno successivo ci raggiungono in Québec Fulvio&C, che si dirigono al Bras du nord de la Rivière Sainte-Anne, a binocolare il settore Mer de Glace. Avendolo reputato troppo lontano per un avvicinamento senza ciaspole, continuano lungo la strada bianca e, alcuni chilometri dopo, intravedono tra le fronde dei pini, sul versante destro orografico, una linea non censita e senza esitare la salgono. Nel frattempo, noi di Claudio&C ci spostiamo in auto verso il Parc des Grands Jardins, dove si trova la parete del Mont du Gros Bras. I nostri obiettivi sono P’tite Tête o Gaston et Mademoiselle Jeanne, due superbe linee di misto. Binocolando accuratamente le vie, però, ci rendiamo conto che sono troppo secche. Per non perdere la giornata, facciamo dietro-front e puntiamo alla Petite Rivière Saint-François, nel settore di Charlevoix. Lì saliamo Joseph-Arthur, in un ambiente decisamente particolare: la cascata si trova a pochi passi dalle sponde del San Lorenzo completamente ghiacciato, qui talmente grande che lo confondiamo con il mare…
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THANKS:
Grazie ad Air Canada e Lufthansa per la preziosa collaborazione e il supporto logistico.
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Gipsy Ice Tour 2014 - Parte 2
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