Erri De Luca, la montagna, l'alpinismo e la vita
Intervista allo scrittore, poeta e alpinista Erri di Luca di Manuel Lugli. 9 domande per parlare di alpinismo, montagna, amicizia e vita.
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Erri De Luca
Manuel Lugli
Alessandro Gogna in un articolo apparso di recente sullo Scarpone (rivista del CAI) e su Planetmountain, fa rilevare come negli ultimi anni sia aumentata la tendenza da parte delle autorità di mettere restrizioni alle attività in montagna. Cosa pensi di questo?
Si pretende che la montagna sia sicura o praticata dietro polizza assicurativa? Impossibile, chi va in montagna anche su un sentiero, affronta un suo rischio festivo. Abolite le solitarie integrali? Una guardia armata sotto ogni attacco di parete? Multe in cima? La montagna non si lascia devitalizzare da pacchetti sicurezza, da divieti. Altrimenti nasceranno gli alpinisti di frodo.
A proposito di "regolare" l’attività in montagna, anche in Himalaya ultimamente si è assistito ad un aumento della quantità - e qualità - dei soccorsi. Credi sia pensabile un vero e proprio “soccorso himalayano”?
Il soccorso himalayano aumenta con la progressione della capacità degli elicotteri di volare in altissima quota. Ma quell'ambiente resterà a lungo fuori dalle possibilità del pronto intervento effettuato in ambiente alpino, molto più popolato e servito di infrastrutture. L'Himalaya resta un posto poco addomesticabile.
Tu hai conosciuto l'ambiente himalayano ed hai sperimentato la forza della "fabbrica del bianco". Cosa ti aveva spinto e cosa è rimasto dopo un po' di anni passati?
Mi ha spinto un desiderio di pellegrinaggio. Uno che ama le montagne, almeno una volta nella vita, se può permetterselo, deve fare una visita ai supremi colossi della geografia. Ho avuto l'occasione di viaggiare con Romano Benet e Nives Meroi, di guardarli muoversi e già solo da questo ho imparato. E ho viaggiato anche con uomini che non sono tornati a casa, imparando l'esistenza di naufragi in terraferma.
Da quell'esperienza hai riportato un'amicizia speciale con Nives e Romano, tanto da scriverne (Sulla traccia di Nives - Mondadori). "L'ammore" è stato la chiave della sopravvivenza di Romano alla malattia? Loro due hanno inventato l'alpinismo di coppia che non somiglia a nessun alpinismo di cordata, che alla fine del giorno scioglie il nodo. Loro lo tengono serrato , invisibile e certo, in tutti i gesti del giorno, in buona sorte sulle cime più alte e in cattiva sorte nei reparti di terapia intensiva attraversati da Romano in questi ultimi due anni. Loro sono coppia e alleanza, il contrario dell'alpinismo che resta individualista anche quando va in cordata.
Le notizie di salite speciali, nuove, difficili in Himalaya, sono merce sempre più rara. E' anche questo un segno dei tempi?
All'alpinismo di alta difficoltà restano le solitarie integrali su gradi estremi e le salite sulle ultime cime Himalayane ancora non scalate nella peggiore stagione. Resta da realizzare l'irripetibile.
A proposito di imprese estreme, molti alpinisti sacrificano affetti e carriere, vite e famiglie per vivere la montagna in maniera assoluta. Che cosa ne pensi ?
Sono considerazioni semplici e di facile riscontro: le imprese alpinistiche non fanno di un atleta un uomo, così come i traguardi, i primi posti nelle classifiche delle professioni e delle arti, non bastano a garantire la specialità umana del titolare.
Anche nel Peso della farfalla (ed. il protagonista sacrifica il suo tempo alla caccia e alla montagna, trascurando il resto della sua vita fino a quando è troppo tardi . E' così?
Per me è un racconto sul declino fisico di due esemplari della biologia in montagna, un uomo e un camoscio. La differenza tra le due specie sta nel modo in cui affrontano la vicinanza della fine. L'uomo immagina di potersi ritirare in un ambiente protetto a valle, e però ancora vuole scippare una vittoria alla montagna, mentre la bestia sa che deve cedere il passo alla vita.
Walter Bonatti è stato alpinista fortissimo ed al culmine della sua forza ha deciso di dedicarsi ad altro. Una scelta di coraggio estremo?
I grandi si ritirano in tempo, lasciano la tavola quando sono ancora desiderati. Bonatti ha proseguito la sua ricerca di spazi su terreni diversi. Era un esploratore, di quelli che si inoltrano da soli nelle immensità, con la loro curiosità, lo spirito di adattamento a ogni superficie e clima, caricandosi sempre il peso in più di carta e penna e di un apparecchio fotografico. Chiamarlo alpinista è riduttivo: è stato l'ultimo dei nostri esploratori, a piedi e con una bussola.
Il mare, che tu conosci bene, spesso viene paragonato, per l’ "assolutezza" dell’ambiente, alla montagna. La tua idea?
Il mare è un'antica via di comunicazione, con la quale la specie umana ha conosciuto il pianeta. Navigare è obbligatorio, dice un proverbio portoghese. La montagna è l'opposto, uno sbarramento, da aggirare, un posto di confine duro da abitare. Non valgono le regole per il mare in montagna. Solo i nodi, presi dalle barche, si sono trasferiti alle corde degli scalatori, con il puntiglio di cambiargli i nomi.
Intervista di Manuel Lugli
Erri de Luca, giornalista, scrittore, poeta è nato a Napoli nel 1950. Appassionato di alpinismo e arrampicata ha fatto mille lavori. Studioso della Bibbia e di lingue antiche, tra cui lo yiddish e l'ebraico. Ha pubblicato tra gli altri: Non ora, non qui (1989), Una nuvola come tappeto (1991), Aceto, Arcobaleno (1992), Alzaia (1997), Tu, mio (1998), Tre cavalli (1999), Montedidio (2001), Opera sull'acqua e altre poesie (2002), Il contrario di uno (2003), Sulla traccia di Nives (2005), Solo andata. Righe che vanno troppo spesso a capo (2005), In nome della madre (2006), Sottosopra. Alture dell'Antico e del Nuovo Testamento (con Gennaro Matino)(2008), L'ospite incallito (2008), Il giorno prima della felicità (2009), Il peso della farfalla (2009), I pesci non chiudono gli occhi (2011).
Si pretende che la montagna sia sicura o praticata dietro polizza assicurativa? Impossibile, chi va in montagna anche su un sentiero, affronta un suo rischio festivo. Abolite le solitarie integrali? Una guardia armata sotto ogni attacco di parete? Multe in cima? La montagna non si lascia devitalizzare da pacchetti sicurezza, da divieti. Altrimenti nasceranno gli alpinisti di frodo.
A proposito di "regolare" l’attività in montagna, anche in Himalaya ultimamente si è assistito ad un aumento della quantità - e qualità - dei soccorsi. Credi sia pensabile un vero e proprio “soccorso himalayano”?
Il soccorso himalayano aumenta con la progressione della capacità degli elicotteri di volare in altissima quota. Ma quell'ambiente resterà a lungo fuori dalle possibilità del pronto intervento effettuato in ambiente alpino, molto più popolato e servito di infrastrutture. L'Himalaya resta un posto poco addomesticabile.
Tu hai conosciuto l'ambiente himalayano ed hai sperimentato la forza della "fabbrica del bianco". Cosa ti aveva spinto e cosa è rimasto dopo un po' di anni passati?
Mi ha spinto un desiderio di pellegrinaggio. Uno che ama le montagne, almeno una volta nella vita, se può permetterselo, deve fare una visita ai supremi colossi della geografia. Ho avuto l'occasione di viaggiare con Romano Benet e Nives Meroi, di guardarli muoversi e già solo da questo ho imparato. E ho viaggiato anche con uomini che non sono tornati a casa, imparando l'esistenza di naufragi in terraferma.
Da quell'esperienza hai riportato un'amicizia speciale con Nives e Romano, tanto da scriverne (Sulla traccia di Nives - Mondadori). "L'ammore" è stato la chiave della sopravvivenza di Romano alla malattia? Loro due hanno inventato l'alpinismo di coppia che non somiglia a nessun alpinismo di cordata, che alla fine del giorno scioglie il nodo. Loro lo tengono serrato , invisibile e certo, in tutti i gesti del giorno, in buona sorte sulle cime più alte e in cattiva sorte nei reparti di terapia intensiva attraversati da Romano in questi ultimi due anni. Loro sono coppia e alleanza, il contrario dell'alpinismo che resta individualista anche quando va in cordata.
Le notizie di salite speciali, nuove, difficili in Himalaya, sono merce sempre più rara. E' anche questo un segno dei tempi?
All'alpinismo di alta difficoltà restano le solitarie integrali su gradi estremi e le salite sulle ultime cime Himalayane ancora non scalate nella peggiore stagione. Resta da realizzare l'irripetibile.
A proposito di imprese estreme, molti alpinisti sacrificano affetti e carriere, vite e famiglie per vivere la montagna in maniera assoluta. Che cosa ne pensi ?
Sono considerazioni semplici e di facile riscontro: le imprese alpinistiche non fanno di un atleta un uomo, così come i traguardi, i primi posti nelle classifiche delle professioni e delle arti, non bastano a garantire la specialità umana del titolare.
Anche nel Peso della farfalla (ed. il protagonista sacrifica il suo tempo alla caccia e alla montagna, trascurando il resto della sua vita fino a quando è troppo tardi . E' così?
Per me è un racconto sul declino fisico di due esemplari della biologia in montagna, un uomo e un camoscio. La differenza tra le due specie sta nel modo in cui affrontano la vicinanza della fine. L'uomo immagina di potersi ritirare in un ambiente protetto a valle, e però ancora vuole scippare una vittoria alla montagna, mentre la bestia sa che deve cedere il passo alla vita.
Walter Bonatti è stato alpinista fortissimo ed al culmine della sua forza ha deciso di dedicarsi ad altro. Una scelta di coraggio estremo?
I grandi si ritirano in tempo, lasciano la tavola quando sono ancora desiderati. Bonatti ha proseguito la sua ricerca di spazi su terreni diversi. Era un esploratore, di quelli che si inoltrano da soli nelle immensità, con la loro curiosità, lo spirito di adattamento a ogni superficie e clima, caricandosi sempre il peso in più di carta e penna e di un apparecchio fotografico. Chiamarlo alpinista è riduttivo: è stato l'ultimo dei nostri esploratori, a piedi e con una bussola.
Il mare, che tu conosci bene, spesso viene paragonato, per l’ "assolutezza" dell’ambiente, alla montagna. La tua idea?
Il mare è un'antica via di comunicazione, con la quale la specie umana ha conosciuto il pianeta. Navigare è obbligatorio, dice un proverbio portoghese. La montagna è l'opposto, uno sbarramento, da aggirare, un posto di confine duro da abitare. Non valgono le regole per il mare in montagna. Solo i nodi, presi dalle barche, si sono trasferiti alle corde degli scalatori, con il puntiglio di cambiargli i nomi.
Intervista di Manuel Lugli
Erri de Luca, giornalista, scrittore, poeta è nato a Napoli nel 1950. Appassionato di alpinismo e arrampicata ha fatto mille lavori. Studioso della Bibbia e di lingue antiche, tra cui lo yiddish e l'ebraico. Ha pubblicato tra gli altri: Non ora, non qui (1989), Una nuvola come tappeto (1991), Aceto, Arcobaleno (1992), Alzaia (1997), Tu, mio (1998), Tre cavalli (1999), Montedidio (2001), Opera sull'acqua e altre poesie (2002), Il contrario di uno (2003), Sulla traccia di Nives (2005), Solo andata. Righe che vanno troppo spesso a capo (2005), In nome della madre (2006), Sottosopra. Alture dell'Antico e del Nuovo Testamento (con Gennaro Matino)(2008), L'ospite incallito (2008), Il giorno prima della felicità (2009), Il peso della farfalla (2009), I pesci non chiudono gli occhi (2011).
Note:
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