Dani Arnold sale slegato Crack Baby sulla Breitwangflue in 27 minuti e 13 secondi
Intanto ci siamo chiesti chi è Dani. E abbiamo cercato di trovare e mettere assieme i vari pezzi del puzzle. Eccoli quindi qui, ve li mettiamo sul tavolo, se volete in modo sparso e disordinato. Se provate a metterli assieme forse comporranno un mosaico bello ed affascinante. Ma anche dannatamente pericoloso e al limite del fattibile e del comprensibile.
Dani di professione fa la guida alpina. Di stampo classico, il più delle volte va in montagna con un cliente, ed è per questo che si sente poco parlare di lui. Ma anche perchè è un tipo di poche parole, uno di quelli che preferisce far parlare le sue salite. Come il record di velocità sull'Eiger. Ma anche la prima invernale della Torre Egger in Patagonia, oppure l'apertura della difficile vie di misto sulla Moose's Tooth in Alaska assieme a David Lama l’anno scorso. Insomma, un curriculum di spessore che ogni anno diventa sempre più grande.
Da piccolo Dani è cresciuto in un maso in una valle piuttosto remota della Svizzera centrale. Per andare a scuola doveva camminare, doveva scendere e poi risalire un bel pendio di fronte a casa. Bello erto, si intende. E’ probabilmente questa la base della sua immensa forza fisica, ma anche il motivo del forte legame con la natura. Da junior era persino entrato nell'ambita squadra nazionale dello snowboard, poi però ha capito che quello che gli interessava di più era vivere la montagna in ogni suo aspetto ed angolazione. Intensamente. Che spesso, per Dani, si coniuga con velocemente.
Nel 2011, nemmeno un anno dopo la prima invernale sulla Egger con Stephan Siegrist e Thomas Senf, Dani ha lasciato tutti a bocca aperta con la sua solitaria sulla nord dell’Eiger, la classica Heckmaier in soli 2 ore 28 minuti. Un tempo assurdo, impensabile, che ha polverizzato quello apparentemente imbattibile di Ueli Steck. Ma che non veniva certo dal nulla; pochi sanno che prima di far partire il cronometro, Dani era tornato indietro due volte dall’attacco perché le condizioni e le sensazioni, non erano quelle giuste.
Nel curriculum di Dani c’è anche la Triologia sulla Breitwangflue. Ovvero Flying Circus, Mach 3 e Crack Baby in giornata, per un totale di 650m di difficile ghiaccio e misto. Una vera maratona effettuato assieme a Walter Fetscher e Renato Gisler un freddo giorno del gennaio 2013 , che però non ha fatto altro che aprire la strada verso l’ultimo recente exploit. Era possibile, si è chiesto Arnold quel giorno, salire Crack Baby ancora più velocemente e, se sì, in quanto?
Adesso, all’inizio di marzo, era arrivato il momento per capirlo. O quasi, perché sabato 8 marzo c’era troppa gente sulla Breitwangflue, troppo movimento per i suoi gusti. Quindi Dani ha ripetuto Crack Baby assieme all’amico e fotografo Thomas Senf, ha depositato in cima una corda ed un imbrago, ed è sceso a valle. Ma quella perlustrazione gli ha fatto capire che la cascata era in condizioni ottimali, che questo era il momento decisivo. E domenica mattina, presto e in grande velocità, il 30enne ha trovato la risposta da solo. In 27' e 13.
Impossibile. Una parola che si ripresenta spesso. Ma non per Arnold. E non per altri come lui, come per esempio Ueli Steck, Hansjörg Auer e Alex Honnold per citare tre dei massimi esponenti della dimensione dell’impensabile odierno. Climbers, alpinisti, atleti - chiamateli come volete - coscienti dell’altissimo rischio che prendono. E allo stesso tempo così sicuri di se stessi e delle loro capacità. La storia dimostra purtroppo che a volte non tutto va nel verso giusto. E loro lo sanno bene. Sanno che questo può sembrare una contrazione. Ma forse anche questo è un altro piccolo pezzo del puzzle chiamato alpinismo.
Breitwangflue, Oberland Bernese, Svizzera
Crack Baby
340m, 11 tiri, IV WI 6
Prima salita: Xavier Bongard, Michael Gruber 1993
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