Cugnisiun zero' al Monviso
Attendendo le condizioni giuste per la nuova stagione di arrampicata su ghiaccio, presentiamo Cugnisiun zero' (350m, M6/E4), la via aperta da Paola Secco, Marco Appino, Umberto Bado nel dicembre dello scorso anno sulla parete Nord (Settore Nord Est) del Monviso.
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Umberto Bado su L2 di Cugnisiun zerò, Monviso, Parete Nord, Settore Nord Est
archivio M. Appino, U. Bado
"Questa via nasce dall'esigenza di mettere mano alle piccozze anche quando (come l'anno scorso) all'inizio della stagione bisognerebbe ancora attendere un poco...". Così Marco Appino, ci dà notizia di Cugnisiun zero', nuova via di misto aperta nel dicembre del 2011 e che sale la parete nord del Monviso. Cominciata con un primo tiro aperto da Umberto Bado in compagnia di Paola Secco, Cugnisun zero' - ovvero giudizio o buon senso zero, è stata completata sempre da Bado con Marco Appino il primo dicembre dell'anno scorso. 350 metri di via con difficoltà M6/E4 (vedi link) che nell'attesa che arrivino le condizioni per tirare fuori le piccozze, dedichiamo alla nuova stagione del ghiaccio e, soprattutto, ad una grande montagna: il Monviso.
CUGNISIUN ZERO' di Marco Appino
La prima volta che mi trovai al cospetto della parete nord del Monviso, fu per salire una difficile via di ghiaccio. Ricordo bene le parole della relazione che la descrive come la più difficile via di misto del massiccio. Come ogni volta approcciammo quella linea con il dovuto timore riverenziale, ma con la determinazione giusta che ci permise di effettuarne la salita, non senza alcuni imprevisti e qualche insegnamento in più da mettere nel fascicolo Cose da non fare... Già allora, una volta con i piedi per terra, in compagnia del compagno di tante salite, e tanti insegnamenti, Umberto Bado, ci guardammo intorno cercando di scorgere su quella porzione di parete nuove possibilità. Più volte durante gli ultimi anni lidea di tornare ci sfiorava la mente, ma senza concretizzarsi.
Solo lautunno scorso, Umberto in compagnia di Paola Secco, come ripiego da una salita non in condizioni, individua una possibile linea e ne sale la prima lunghezza. Pochi giorni dopo ci sentiamo, ed a seguito del solito scambio di foto e di opinioni decidiamo di provare insieme a seguire quella esile linea bianca.
Giovedì 1 dicembre, è la giornata che tra i vari impegni siamo riusciti a ritagliarci; con la tipica sveglia delle salite in giornata al Monviso... h 2:30 per sfruttare tutte le ore di luce disponibili, partiamo alla volta della Valle Po. Vista lora, in auto le parole non sono molte. Ho letto che il silenzio tra persone che si conoscono poco è imbarazzante, ma noi per fortuna siamo legittimati a continuare la nostra fase REM anche in auto. Arrivati al parcheggio di Pian della Regina i preparativi sono veloci e di li a poco partiamo alla volta della parete.
Passo dopo passo anche le parole iniziano ad essere dei nostri, e quando lalba ci emoziona per lennesima volta siamo armai a ridosso del re di pietra. Nel lieve chiarore iniziamo a scorgere le linee bianche che incidono la parte bassa di questa porzione di parete. La nostra idea, è una linea obliqua di neve incollata, posta a sinistra del couloir nord est. Da vicino pare piuttosto fine, e sicuramente di ghiaccio non ne toccheremo granchè. Alla base, lasciamo gli sci, cambiamo le scarpe e dopo esserci rifocillati con qualche biscotto ed un buon thè caldo, partiamo.
Il primo tiro tocca a me siccome Umbi lha già salito pochi giorni prima. Capisco subito che il menù del giorno sarà il seguente: roccia e neve, un po di ghiaccio, qualche provvidenziale ciuffo derba, il tutto condito da protezioni piuttosto distanziate. Dopo lantipasto, la via ci riserva il piatto forte, un tiro di 55m con difficoltà sostenute e protezioni buone, ma piuttosto distanziate. Umbi si impegna a fondo nel salirlo, lultimo tratto si appoggia e, nonostante ciò, non capisco (50m più in basso) come mai il mio compagno salga così lentamente. Di lì a poco percorro il medesimo itinerario, e tutti i miei dubbi si dissolvono; arrivato in sosta non posso che farmi una risatina e dire meno male che te lo sei beccato te!.
Memore dellesperienza appena vissuta, parto per la lunghezza successiva armato di tutto il materiale di cui disponiamo. Faccio bene, un altro tiro lungo circa 60m, anche se più facile del precedente. Ora siamo già piuttosto alti, secondo le nostre stime dovremmo essere a circa metà distanza tra lattacco e la cengia che ci consentirà di uscire. Ci troviamo allinterno di una grande nicchia, sovrastati da uno strapiombo, decidiamo di uscire a sinistra aggirando il tetto di roccia cattiva. Così facendo con un paio di lunghezze più facili, accediamo finalmente alla cengia spiovente. Grazie a questa in poco meno di unora, raggiungiamo lintersezione con in coulior nord est, dal quale ci caleremo. Prima di iniziare la discesa, ci sediamo e gustando un po di thè ed un bel panino ci godiamo qualche istante di relax pensando al nome per lidea che da poco si è concretizzata.
Trovare il nome per una nuova linea, non è semplice, è come per uno scrittore trovare il titolo di un capitolo o di un libro, a volte nasce da una casualità di eventi , a volte è una ricerca difficile perché si vuole racchiudere sinteticamente lidea della linea e perché no anche qualcosaltro Scegliamo CUGNISIUN ZERO.
Attrezziamo un paio di doppie nuove e siamo sulla via di Grassi della quale sfruttiamo le soste per tornare con i piedi per terra. Ora non ci resta che scendere alle auto, voltandoci saltuariamente ad osservare se cè ancora qualche idea che attende di essere concretizzata.
Marco Appino
SCHEDA: Cugnisiun zero' - Monviso
CUGNISIUN ZERO' di Marco Appino
La prima volta che mi trovai al cospetto della parete nord del Monviso, fu per salire una difficile via di ghiaccio. Ricordo bene le parole della relazione che la descrive come la più difficile via di misto del massiccio. Come ogni volta approcciammo quella linea con il dovuto timore riverenziale, ma con la determinazione giusta che ci permise di effettuarne la salita, non senza alcuni imprevisti e qualche insegnamento in più da mettere nel fascicolo Cose da non fare... Già allora, una volta con i piedi per terra, in compagnia del compagno di tante salite, e tanti insegnamenti, Umberto Bado, ci guardammo intorno cercando di scorgere su quella porzione di parete nuove possibilità. Più volte durante gli ultimi anni lidea di tornare ci sfiorava la mente, ma senza concretizzarsi.
Solo lautunno scorso, Umberto in compagnia di Paola Secco, come ripiego da una salita non in condizioni, individua una possibile linea e ne sale la prima lunghezza. Pochi giorni dopo ci sentiamo, ed a seguito del solito scambio di foto e di opinioni decidiamo di provare insieme a seguire quella esile linea bianca.
Giovedì 1 dicembre, è la giornata che tra i vari impegni siamo riusciti a ritagliarci; con la tipica sveglia delle salite in giornata al Monviso... h 2:30 per sfruttare tutte le ore di luce disponibili, partiamo alla volta della Valle Po. Vista lora, in auto le parole non sono molte. Ho letto che il silenzio tra persone che si conoscono poco è imbarazzante, ma noi per fortuna siamo legittimati a continuare la nostra fase REM anche in auto. Arrivati al parcheggio di Pian della Regina i preparativi sono veloci e di li a poco partiamo alla volta della parete.
Passo dopo passo anche le parole iniziano ad essere dei nostri, e quando lalba ci emoziona per lennesima volta siamo armai a ridosso del re di pietra. Nel lieve chiarore iniziamo a scorgere le linee bianche che incidono la parte bassa di questa porzione di parete. La nostra idea, è una linea obliqua di neve incollata, posta a sinistra del couloir nord est. Da vicino pare piuttosto fine, e sicuramente di ghiaccio non ne toccheremo granchè. Alla base, lasciamo gli sci, cambiamo le scarpe e dopo esserci rifocillati con qualche biscotto ed un buon thè caldo, partiamo.
Il primo tiro tocca a me siccome Umbi lha già salito pochi giorni prima. Capisco subito che il menù del giorno sarà il seguente: roccia e neve, un po di ghiaccio, qualche provvidenziale ciuffo derba, il tutto condito da protezioni piuttosto distanziate. Dopo lantipasto, la via ci riserva il piatto forte, un tiro di 55m con difficoltà sostenute e protezioni buone, ma piuttosto distanziate. Umbi si impegna a fondo nel salirlo, lultimo tratto si appoggia e, nonostante ciò, non capisco (50m più in basso) come mai il mio compagno salga così lentamente. Di lì a poco percorro il medesimo itinerario, e tutti i miei dubbi si dissolvono; arrivato in sosta non posso che farmi una risatina e dire meno male che te lo sei beccato te!.
Memore dellesperienza appena vissuta, parto per la lunghezza successiva armato di tutto il materiale di cui disponiamo. Faccio bene, un altro tiro lungo circa 60m, anche se più facile del precedente. Ora siamo già piuttosto alti, secondo le nostre stime dovremmo essere a circa metà distanza tra lattacco e la cengia che ci consentirà di uscire. Ci troviamo allinterno di una grande nicchia, sovrastati da uno strapiombo, decidiamo di uscire a sinistra aggirando il tetto di roccia cattiva. Così facendo con un paio di lunghezze più facili, accediamo finalmente alla cengia spiovente. Grazie a questa in poco meno di unora, raggiungiamo lintersezione con in coulior nord est, dal quale ci caleremo. Prima di iniziare la discesa, ci sediamo e gustando un po di thè ed un bel panino ci godiamo qualche istante di relax pensando al nome per lidea che da poco si è concretizzata.
Trovare il nome per una nuova linea, non è semplice, è come per uno scrittore trovare il titolo di un capitolo o di un libro, a volte nasce da una casualità di eventi , a volte è una ricerca difficile perché si vuole racchiudere sinteticamente lidea della linea e perché no anche qualcosaltro Scegliamo CUGNISIUN ZERO.
Attrezziamo un paio di doppie nuove e siamo sulla via di Grassi della quale sfruttiamo le soste per tornare con i piedi per terra. Ora non ci resta che scendere alle auto, voltandoci saltuariamente ad osservare se cè ancora qualche idea che attende di essere concretizzata.
Marco Appino
SCHEDA: Cugnisiun zero' - Monviso
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