Corrado Pesce e la solitaria della via dei Polacchi sulle Grandes Jorasses

Lunedì 8 settembre 2014 l'alpinista italiano Corrado "Korra" Pesce ha effettuato una velocissima ripetizione in solitaria della via Polacca alla Punta Elena, sulla parete nord delle Grandes Jorasses (Monte Bianco).
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Durante la salita solitaria di Corrado Pesce della via Polacca sulle Grandes Jorasses, Monte Bianco
Corrado Pesce
Corrado "Korra" Pesce ieri mattina ha ripetuto, in solitaria, la Via Polacca sulla parete nord delle Grandes Jorasses nel massiccio del Monte Bianco. Una via di 800m che, come ci ha spiegato la guida alpina italiana nell'intervista che segue, è in realtà una combinazione invernale delle due vie Polacche che salgono alla Punta Helena: quella aperta nel luglio del 1970 da Eugenius Chrobak, Jacek Poreba e Wojtek Wroz, e quella aperta cinque anni più tardi, nell'agosto del 1975, dai re degli Ottomila Wojciech Kurtyka e Jerzy Kukuczka insieme a Marek Lukaszewski. Korra ha salito la combinazione, chiamata semplicemente Voie Polonaise, in un tempo velocissimo di sole 2 ore e 10 minuti. Tra l'altro probabilmente la sua è la prima solitaria della linea.

Ma, quello che è interessante, a proposito della velocità ma soprattutto della scelta e dello spirito anche di questa salita, è quello che ci spiega Corrado "Korra" Pesce. Prima di tutto, precisa, a volte si dà troppo valore alla velocità con cui è stata risolta una salita e in particolare a queste salite solitarie. In realtà, ci spiega, lui tende ad essere veloce anche in cordata, solo che per queste tipo salite sceglie vie tendenzialmente più difficili o anche molto più difficili di quelle che poi sceglie per le sue solitarie. In ogni caso, lui cerca sempre di salirle al meglio nel tempo dato, il che vuol dire rispetto alle condizioni meteo del momento e alla difficoltà della via. E' chiaro che questo approccio gli dà margine anche per le sue solitarie. Poi, aggiunge, che quella delle solitarie non è una cosa che ha nell'anima, che sente nel profondo. Perché da un lato non ama affrontare in solitudine per lungo tempo progetti troppo difficili, o meglio che richiedono magari un lungo tempo di preparazione o lunghe permanenze in parete. D'altro non sente l'esigenza estrema di vivere da solo queste esperienze. Gli piace invece vivere le sue solitarie senza forzature, senza troppa angoscia ma anche senza doversi fidare troppo dell'imponderabile.

Insomma, quando va da solo gli piace che avvenga un po' per caso (come questa volta) senza troppi patemi, attese, sofferenze. Partendo, ovviamente, da una capacità e una sensibilità, costruita e affinata negli anni, che gli permette di leggere le condizioni, il ghiaccio e di essere cosciente delle scelte che fa in parete. Poi, aggiunge, "Ho grande rispetto per chi sta giorni e giorni in parete. In fin dei conti, il mio approccio viene da una mia debolezza, quella di non amare e forse mal sopportare quella pressione psicologica che richiedono questi progetti protratti per lungo tempo". D'altra parte, aggiungiamo noi, il suo sembra un alpinismo veramente pensato e vissuto a tutto campo, per le sue voglie ed esigenze, e soprattutto – per riprendere quel mantra tanto caro agli alpinisti – davvero per se stesso.

Ecco, nell'intervista che segue, come Korra Pesce ci ha presentato la sua salita:

Korra, innanzitutto perché proprio questa via
La via che avevo scelto è una di quelle che sono molto evidenti sulla nord delle Grandes Jorasses, insomma è molto bella. Ce l'avevo in testa da qualche tempo ed era in condizioni buone e formata molto bene. Sono già stato sulla nord 9 volte, la Colton - Macintyre l'ho fatta due volte e volevo fare qualcosa di diverso, qualcosa che non conoscevo ancora. Ecco il perché di questa scelta.

Allora parlaci di questa via
Le due vie Polacche sono state aperte in estate, salgono cercando più buoni della roccia. Quello che ho salito è in sostanza una versione invernale della combinazione di queste due vie, anche se a volte le parti ghiacciate ovviamente non corrispondono esattamente ai tracciati originali. Da una decina di anni ormai, questo "concatenamento", è stato salito in questa versione di misto. Da quel momento in poi la Polonaise è abbastanza conosciuta, anche perché la linea è molto evidente, e si forma relativamente spesso. Avrà forse una dozzina di ripetizioni, e credo nessuna in solitaria.

Fino alla tua ieri
Della mia salita non saprei che raccontare. Avevo parlato con la rifugista del Leschaux che mi aveva detto che già qualche giorno prima la via era stata salita da un'altra cordata, quindi non avevo dubbi sulle condizioni. Ho comunque portato con me 50m di corda, qualche Friends e chiodi da ghiaccio nel caso in cui avessi dovuto auto-assicurarmi. Poi sono partito dal rifugio Leschaux alle 3:50 di mattina e ho iniziato l'avvicinamento.

Sempre un primo ostacolo da superare...
inizialmente ho seguito l'ottima traccia che porta alla Colton - Macintyre, poi sono partito in traversata sotto lo Sperone Croz. Questo mi ha permesso di evitare molti crepacci, e così l'avvicinamento è stato abbastanza tranquillo. Quindi la parte che mi preoccupava di più sono riuscito a farla in 2 ore e 10.

Poi sei partito sulla via...
Sì, e sono arrivato in cresta dopo altre 2 ore e 10. Alle 8.10 di mattina ero in cresta e ho iniziato la discesa.

Alt! Qualcosa della salita ce la devi pur raccontare!
E' stata veloce. Un susseguirsi di colate di ghiaccio. C'era poco misto a dire il vero, più neve verticale. A volte non ottima, perché deve ancora consolidarsi, ma parlare del grado di M5+, nella versione in cui l'ho fatta io, non ha senso, meglio parlare di WI5+. Non mi sono mai auto-assicurato e praticamente non mi sono mai fermato, solo ogni tanto per scattare qualche foto. poi siccome, più o meno, era sempre lo stesso tipo di terreno, una volta entrato in movimento, non avevo più voglia di fermarmi.

L'hai salita velocissimo, comunque
Sì, ma davvero non cercavo un record, non volevo perdere il ritmo, i passaggi filavano via rapidamente, uno dopo l'altro e volevo mettere dietro di me la parte che rappresentavano un'incognita, tipo quella sotto la cresta terminale, poco prima di sbucare in cresta. Ma anche questa fortunatamente si è rivelata tranquilla.

Poi da lì la discesa, come dicevi quella la conoscevi già...
Si, la conosco bene ormai, giù per la via normale della Punta Croz. Poco prima di mezzogiorno ero al bar in Val Ferret.

Come ce la racconti sembra davvero una passeggiata. Sappiamo però che non lo è affatto.
Beh come dicevo era già da un po' che avevo in mente questa via. A dire il vero, dopo l'estate particolarmente piovosa qui a Chamonix, ce la aspettavamo, pensavamo che avrebbe potuto entrare in condizioni presto, ma bisogna sempre cogliere il momento giusto. Il ghiaccio lì su è effimero, basta soltanto un po' di vento caldo autunnale e si scioglie tutto subito. Avevo voglia di salirla e adesso ci sono riuscito. Lo vivo un po' come un piccolo regalo.

Corrado Pese ringrazia: La Sportiva, Black Diamond e Blue Ice


Note:
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