Come mi piacciono queste cose: l'alpinismo tra ragione e passione
Sulla via Antonello Cardinale al Monte Disgrazia con Ivo Ferrari: l'alpinismo in equilibrio tra ragione e passione.
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Sulla via Antonello Cardinale al Monte Disgrazia
Ivo Ferrari
Mentre illumino i miei passi in questa gelida notte, non posso fare a meno di pensare al perché sono qua! La notte è fatta per sognare, per dormire, per riposare. La notte è calda... ed io sono qua, da solo per scelta, da solo per passione! Oggi ho voglia di neve, di ghiaccio, di silenzio, di solitudine. Ho voglia di guardarmi intorno, di immaginare e immaginarmi...
Ho scelto una linea poco ripetuta, quasi sconosciuta, una linea dedicata ad un giovane alpinista lecchese, una promessa, una certezza troppo presto rapita dal destino. La “Antonello Cardinale” tracciata da Benigno "Ben" Balatti, G. Rampone e R. Riva nel sempre più lontano 1985, l’ho osservata ad inizio anno mentre con Dario ripetevamo la vicina “Corvi”, sempre del Ben! Uno scivolo invitante, una linea logica e naturale.
Questo autunno strano, per niente nevoso, caldo e freddo, mi ha fatto salire il “dislivello” e con esso la gamba! Cammino spedito, la fretta impedisce ai pensieri di divagare, ai ripensamenti di pensare ed io ne approfitto per arrivare “velocemente” alla base della linea. Gli occhi puntati verso l’alto studiano la salita, le mani sono calde nei guanti. Come mi piacciono queste cose, queste fughe verso l’alto.
A volte, quando la ragione prevale, riesco anche a condividerle, ma lo faccio solo con amici, quelli veri, quelli rari. A volte, quando la ragione perde, quando “non ce niente che tenga”, quando lungo la strada della normalità capisco, sento, di accelerare troppo, rallento e mi sposto in quella corsia poco battuta, dove non devi guardarti attorno, la corsia che interessa poco, la più sicura, quella personale.
Amo stare da solo, amo avere paura, amo la sera preparare il domani e vivere oggi nell’incertezza. Vorrei scalare uno scivolo senza fine solamente per non finirlo mai, senza sentire (perché anche io lo sento) il bisogno “moderno” del doverlo raccontare...
Come un “forsennato” tolgo e metto le mie picche in una neve ghiacciata. Salgo sicuro accompagnato dal “rumore” del mio corpo... Come mi piacciono queste cose. La cima è una bella cima nel bel mezzo di una cresta fantastica, orlata di cornici e lame nevose. La cima è la fine di qualche cosa... la cima è sempre il punto più alto!
Con poca storia scendo di nuovo verso valle. Cosa fare ora, avvertire qualcuno, mandare foto, cosa fare? In questi anni di “piccoli racconti” ho ricevuto complimenti e critiche. In questi anni ho conosciuto amici e non amici... cosa fare? Perché raccontare? Forse per ricordare che certe linee meritano di più, certi “omaggi” vanno ricordati. Forse per vedere il mio nome stampato, forse per passione... una passione che mi fa sempre dire “come mi piacciono queste cose”. Ve le consiglio...
Ivo Ferrari
>>> Tutte le news di Ivo Ferrari
Ho scelto una linea poco ripetuta, quasi sconosciuta, una linea dedicata ad un giovane alpinista lecchese, una promessa, una certezza troppo presto rapita dal destino. La “Antonello Cardinale” tracciata da Benigno "Ben" Balatti, G. Rampone e R. Riva nel sempre più lontano 1985, l’ho osservata ad inizio anno mentre con Dario ripetevamo la vicina “Corvi”, sempre del Ben! Uno scivolo invitante, una linea logica e naturale.
Questo autunno strano, per niente nevoso, caldo e freddo, mi ha fatto salire il “dislivello” e con esso la gamba! Cammino spedito, la fretta impedisce ai pensieri di divagare, ai ripensamenti di pensare ed io ne approfitto per arrivare “velocemente” alla base della linea. Gli occhi puntati verso l’alto studiano la salita, le mani sono calde nei guanti. Come mi piacciono queste cose, queste fughe verso l’alto.
A volte, quando la ragione prevale, riesco anche a condividerle, ma lo faccio solo con amici, quelli veri, quelli rari. A volte, quando la ragione perde, quando “non ce niente che tenga”, quando lungo la strada della normalità capisco, sento, di accelerare troppo, rallento e mi sposto in quella corsia poco battuta, dove non devi guardarti attorno, la corsia che interessa poco, la più sicura, quella personale.
Amo stare da solo, amo avere paura, amo la sera preparare il domani e vivere oggi nell’incertezza. Vorrei scalare uno scivolo senza fine solamente per non finirlo mai, senza sentire (perché anche io lo sento) il bisogno “moderno” del doverlo raccontare...
Come un “forsennato” tolgo e metto le mie picche in una neve ghiacciata. Salgo sicuro accompagnato dal “rumore” del mio corpo... Come mi piacciono queste cose. La cima è una bella cima nel bel mezzo di una cresta fantastica, orlata di cornici e lame nevose. La cima è la fine di qualche cosa... la cima è sempre il punto più alto!
Con poca storia scendo di nuovo verso valle. Cosa fare ora, avvertire qualcuno, mandare foto, cosa fare? In questi anni di “piccoli racconti” ho ricevuto complimenti e critiche. In questi anni ho conosciuto amici e non amici... cosa fare? Perché raccontare? Forse per ricordare che certe linee meritano di più, certi “omaggi” vanno ricordati. Forse per vedere il mio nome stampato, forse per passione... una passione che mi fa sempre dire “come mi piacciono queste cose”. Ve le consiglio...
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