Cima Tosa: Carpe Diem, nuova via di Ermanno Salvaterra
Nuova via in solitaria sulla Ovest della Cima Tosa (Dolomiti di Brenta) ad opera della Guida Alpina, e gestore del Rifugio XII Apostoli, Ermanno Salvaterra: Carpe Diem (6+, 350m).
Nuova via in solitaria sulla Ovest della Cima Tosa ad opera della Guida Alpina, e gestore del Rifugio XII Apostoli, Ermanno Salvaterra. Carpe Diem - questo il nome dell'elegante linea sull'altrettanto bella e imponente parete della famosa e bella cima del Gruppo delle Dolomiti di Brenta - percorre il gran pilastro centrale della Ovest caratterizzato da un'evidente fessura obliqua che attraversa gli strapiombanti gialli della parte superiore. Salvaterra descrive la salita - aperta la scorsa estate negli scampoli lasciati liberi dal suo lavoro in Rifugio - come "molto elegante" precisando che, visto lo stile (patagonico) della chiodatura, per affrontarla occorre: "buon morale unito a perizia alpinistica". la difficoltà della salita secondo il primo salitore è 6+. Un buon allenamento per il prossimo obiettivo di Salvaterra: ovviamente in Patagonia, naturalmente sulla Est del Torre.... ne riparleremo! CARPE DIEM - PARETE OVEST CIMA TOSA di Ermanno salvaterra In estate il lavoro al rifugio non mi permette di allontanarmi spesso e quindi, per i miei progetti arrampicatori, mi devo accontentare di qualche ora nel pomeriggio. Già lo scorso anno ero riuscito a farmi una bella via sulla ovest della Cima Tosa e questanno, cercando di capire dove salivano le vie non ancora ripetute del fortissimo Tiberio Quecchia, cercavo di tracciare con lo sguardo una linea per una nuova salita. Forse nella prima parte la via poteva risultare un po ricercata ma il grande pilastro superiore, giallo ed un po strapiombante, con quella sua fessura obliqua che lo segnava nellultima parte mi indicava la linea che avrei dovuto seguire. Nei primi due pomeriggi, 3 ore per volta, di cui una per andare alla base, unaltra per arrampicare ed una per ritornare al rifugio, salgo 4 tiri. Il secondo è abbastanza duro e c'è qualche passo in cui occorre stare attenti per la roccia non troppo affidabile. Il terzo ed il quarto qualche passo difficile ma roccia ottima. Oggi mi trovo a superare una piccola pancia; ripeto i primi movimenti alcune volte per memorizzare la sequenza in caso di ritorno e poi parto deciso e convinto di poter mettere un buon chiodo dopo qualche metro. Ma non è così ed i metri aumentano come pure il mio stress. La parete è molto verticale ed una prima pessima protezione mi rilassa un po. Ancora metri ed un altro chiodo insicuro. Dopo circa 30 metri arrivo ad una cengia gialla e finalmente piazzo due chiodi per la sosta e fissata la corda inizio a scendere. Quando arrivo al rifugio credo di avere lo sguardo ancora un po sconvolto perché mia moglie e mia sorella mi chiedono che cosa mi è capitato. Forse il tiro non è poi difficile ma sicuramente necessita di un buon morale. Qualche giorno dopo, mentre risalgo il tiro con la corda dallalto metto altri due chiodi discreti pensando ad eventuali ripetitori. Lo stesso giorno provo il tiro successivo. La placca è grigia e salgo verso destra. Salgo prima 5-6 metri un paio di volte poi trovo coraggio e ne salgo altri 2 o 3 sperando di riuscire a mettere una protezione e prendere spirito. Niente da fare, a fatica ritorno alla sosta e con le orecchie basse ritorno alla mia casa. Ora dovrò lasciar passare agosto e poi mi potrò prendere una giornata intera. Finalmente settembre e così giornata libera. Già alle 10 sono alla base del mio tiro ma oggi ho una scelta migliore di chiodi ed un cliff. Senza problemi salgo al punto dove non riuscivo a mettere un chiodo e poco dopo metto la mia prima protezione. Poi traverso a destra e di nuovo ritorno a sinistra. Ora il grigio ha lasciato posto al giallo e la parete è molto ripida. Un altro chiodo e poi ancora destra. Sudo un po ma non credo sia per il caldo. Forse oggi era la volta buona. Finalmente la roccia diventa ancora grigia e non così in piedi. Provo a mettere dei chiodi di sosta ma non ci riesco. Mi alzo ancora un po e riprovo senza risultato. Ancora 3 metri ad una cengetta e trovo una clessidra ma niente di più. Dopo numerosi tentativi mi sposto 5 metri a destra ed uno sopra laltro infilo quattro chiodini; meglio di niente. Torno giù per disattrezzarmi il tiro e liberarmi la corda. Mi ripreparo la mia autosicura ma della sosta non mi fido troppo e così nel moschettone della clessidra faccio un mezzo barcaiolo. Sopra di me una fessura che sottovaluto in quanto si presenta più ardua del previsto. Al suo termine, anche se il tiro è breve, decido di fare la sosta, forse semplicemente perché ora lambiente è meno ostile. Di nuovo la calata e la risalita e poi mi aspetta un tranquillo tiro in fessura di quarto grado. Sono fuori, carpe diem, forse sono riuscito a coglierlo anchio. Preparo la sosta e poi mi slego dai miei ferri e mi avvio verso la cima. Facili roccette ma non arrivo in alto perché giù mi aspettano. Ritorno alla sosta e preparo la doppia con la corda che mi ero portato in spalla solo su questo ultimo tiro. Scendo a corde doppie perché devo recuperare le corde che avevo lasciato in parete. Verso la fine una doppia mi si incastra e così esco dalla via Castglioni-Detassis e due miei amici me la recupereranno qualche giorno dopo. Sono soddisfatto di questa salita, sono stato molto stressato su quei due tiri. La via è molto elegante ma certo non mi sento di consigliarla a chi non abbia un buon morale. Dedico questa via allAmico Bruno Giardina che ci ha lasciati qualche mese fa dopo una lunga malattia.
Nelle foto, la parete Ovest della Cima Tosa con il tracciato di Carpe Diem. |
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