Cho Oyu, Nanga, Everest
Vetta del Cho Oyu per Mario Vielmo. Partenza di Blanc, Kuntner e Andres per il Nanga Parbat. La cima del Makalu per le Aquile. Ricordo di Erich Resch. Ultime chance per Moro e Urubko impegnati nella traversata Lhotse-Everest; e per Mondinelli e Merelli ch
Cho Oyu (8201m) Il vicentino Mario Vielmo, membro di una spedizione internazionale al Cho Oyu (organizzazione Focus World Expeditions), ha raggiunto la vetta del Cho Oyu nonostante le condizioni generali del tempo siano state veramente pessime per gran parte della stagione. Vento fortissimo e neve alta hanno condizionato tutta l'attività alpinistica himalayana, tanto che i primi arrivi in vetta ai colossi nepalesi e tibetani hannno iniziato solo da metà maggio in avanti. Maggiori particolari della salita del vicentino, che ha raggiunto la cima del Manaslu lo scorso anno con i vicentini di Montecchio, si avranno nei prossimi giorni. Nanga Parbat (8125m) Sono partiti venerdi mattina da Malpensa Abele Blanc, Christian Kuntner e Stefan Andres, terzetto ormai affiatato e molto forte che si cimenterà nella salita del Nanga Parbat (organizzazione Focus World Expeditions) lungo la via tentata dai fratelli Messner lo scorso anno. Nelle intenzioni dei tre alpinisti c'è anche la salita in vetta - e relativa discesa - con gli sci. Blanc potrebbe così realizzare la salita del suo dodicesimo ottomila, mentre Kuntner si porterebbe a quota undici. L'arrivo al campo base è previsto per il 26 maggio circa, mentre il rientro in Italia indicativamente verso la metà di luglio. (news su: blancabele.com). Makalu (8475m) Le Aquile di San Martino sono rientrate a Kathmandu oggi, 20 maggio, dopo 45 giorni di duro lavoro sul Makalu, lavoro che, com'è ormai noto, ha portato all'arrivo in vetta di Giampaolo Corona, fratello di Renzo, capospedizione. Il rientro è previsto attorno al 23-24 maggio. (www.makalu2001.org - PlanetMountain e Makalu 2001) Pare ormai accertato che una sola persona sia scomparsa sul Makalu. Si tratta dell'austriaco Erich Resch, che tentava la salita condividendo il permesso con alcuni alpinisti di diversa nazionalità. Non si conoscono per ora i particolari della storia. Everest e Lhotse in questa primavera martoriata dal maltempo è arrivata, da poco (19/05), anche la prima salita stagionale all'Everest. L'hanno realizzata Mingma Ongel Sherpa, Kami Sherpa, Danuru Sherpa, Lhakpa Nuru Sherpa, Terry LaFrance e Mike Otis. Prima salita del 2001 anche al Lhotse la cui cima è stata raggiunta nei giorni scorsi dal forte coreano Young Park Lee, che ha raggiunto così il suo 13° 8000. Buon segno per Simone Moro e Denis Urubko che già da domani dovrebbero ritornare 'in campo', sul versante sud, per il loro secondo ('vero') tentativo stagionale per la, grande ed altissima, traversata Lhotse-Everest. Simone e Denis hanno visto sfumare la prima prova pochi giorni fa quando, a quota 8100m, con il vento che "ci portava lodore della cima - come ha detto Moro -, hanno dovuto desistere per la troppa neve accumulata sulle parete del Lhotse. Ora la strada è aperta e con il favore del tempo... Intanto, ed è sempre Simone Moro che ne da notizie, anche Silvio Mondinelli e Mario Merelli gli altri due italiani impegnati sul 'tetto del mondo' dovrebbero essere di nuovo al campo 3. Anche per loro, forse, questo è l'ultimo tentativo alla vetta prima dell'arrivo del monsone. (Altre notizie sulla traversata Lhotse-Everest su www.freeridespirit.com/.) Informazioni: Manuel Lugli www.focusworldexpeditions.com | Erich Resch Erich Resch è scomparso sul Makalu. Presumo che il nome non dica niente a nessuno, ma io ho incontrato Erich a Tashigaon, tappa importante lungo il trekking che porta verso il campo base del Makalu. Un bell'incontro, casuale, con un alpinista solitario. Dopo poco, come spesso accade, il ghiaccio è rotto ed i discorsi fluiscono come se ci si conoscesse da lungo tempo: montagne, persone, luoghi, conoscenze in comune - è un mondo piccolo, in fondo - E poi birre, parecchie, e dal bat. L'atmosfera a Tashigaon è magica: la temperatura perfetta, qualche goccia di pioggia, il verde dei terrazzi coltivati e la bella confusione dei portatori e dei suoi abitanti. Il vero Shangri La. Mentre Erich ed io chiacchieriamo, mi sento come gli esploratori inglesi degli anni venti, con i loro privilegi di incontri strani ed extra-ordinari, con le loro vite sempre in movimento. Il temporale ci costringe dentro il piccolo lodge, dove le chiacchiere continuano. Io scendo e torno verso casa, mentre Erich sale, solo, verso il campo base, verso il Grande Nero. Erich dovrebbbe incontrare là alcuni compagni con cui divide il permesso di salita, ma i suoi progetti non sono proprio definiti. Si lascia spazio e tempo per decidere se tentare la salita o vagabondare attraverso i Tre Colli, verso il Khumbu, nei labirinti grandiosi dell'Himalaya. Non c'è in lui ansia di vetta, ma il piacere di godere ogni istante del cammino, con le sue pause, con i libri, con la scrittura. Mi sembra un gran bel modo di andare. Der Weg ist das Ziel, la via è la meta, diceva Reinhard Karl, uno che se ne intendeva. Mai come allora, parlando con Erich, lì a Tashigaon, la cosa mi era sembrata così vera. L'intero percorso verso la montagna, verso la vetta, è la vera meta: ritmi ed incontri, tempi e temporali, previsti ed imprevisti, tutto fa salita... Ci siamo salutati a sera, prima di coricarci, dopo l'ultima Tuborg. Ora so che Erich probabilmente - mi concedo ancora un briciolo di dubbio - non tornerà. Alla fine, forse, come spesso accade sulle grandi montagne, la vetta è tornata ad essere La Meta. L'incantesimo - o la malìa - si è ripetuto. Ma Erich aveva belle idee in testa, credo che me ne ricorderò. Manuel Lugli (Sopra il Makalu all'alba e a lato dal campo base. - Foto Manuel Lugli) |
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