Che Spalle questo Gran Sasso... di Massimo Marcheggiani
Alpinismo: il 7 e 8 dicembre 2015 Massimo Marcheggiani e Lorenzo Trento hanno realizzato il concatenamento delle tre Spalle del Corno Piccolo (Gran Sasso d'Italia) in veste invernale. Il report di Massimo Marcheggiani
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Contro il cielo le tre Spalle del Corno Piccolo. Si inizia con la terza spalla, la più bassa, poi la seconda e la prima e in alto la vetta del Corno Piccolo.
archivio M. Marcheggiani - L. Trento
Non è ancora inverno ma è nevicato, ai Prati di Tivo si scia e la montagna è in condizioni tipicamente invernali e questo basta per fare di una scalata “un'invernale”: almeno per me. Lorenzo è alla ricerca di un ingaggio e gli propongo la concatenazione delle tre spalle del Corno Piccolo, non finisco la frase e tipico di lui mi fa: “bello, daje!”
Alle 5 meno 5 del 7 dicembre, in anticipo come mio solito sto al parcheggio e un suo sms lapidario fa: “Max, sto riversato sulla tazza del cesso a vomitare; non me la sento!” Alle 6 le lenzuola del mio letto si sono raffreddate ma le riscaldo in un nano secondo.
Esattamente 24 ore dopo ci vediamo. Viaggio, caffè, chiacchiere tra cui “Daniele s’è sposato e me so ‘mbriacato “ e alla fine zaino in spalla dai 1450 metri dei Prati risaliamo parte della val Maone scavalcando svariate slavine di cui alcune belle inquietanti.
Raggiungiamo faticosamente la base della terza spalla e la scaliamo, scarponi ai piedi, in un misto tra la via di Morandi - Consiglio e la via storica, lungo roccia solida, pulita e ben assolata. Il sole è alto ma trovare un posto da bivacco come quello che abbiamo trovato noi e non fermarsi equivarrebbe a un offesa a chiunque bivacca.
Queste sono le giornate più corte in assoluto e la nostra lunga notte inizia alle 16 e 45 per terminare nel freddo mattino successivo 14 ore dopo. Stelle a non finire e chicca mattutina con la luna a barchetta sulla vetta del Corno Grande.
La lunga e sottile cresta della terza spalla ci porta alla base della seconda; le vie di roccia sono tutte pulite ma vogliamo spuntare un po’ i ramponi e ci infiliamo nel semplice, quando è ben coperto, canale Bonacossa che generosamente ci oppone tratti di misto che col cavolo faremmo slegati. La roccia levigata e scivolosa richiede la maestria tipica di chi scala con i ramponi ai piedi e, dopo tanta ombra e freddo usciamo, al sole in vetta alla spalla.
Lungo traverso su neve ripida con la prima spalla tutta sulla nostra testa. Saliamo il lungo camino della via Bonacossa per seguire poi in alto impegnative varianti su roccia pulita mentre un vento freddissimo ci fa rivestire di corsa.
In cima svanisce l’ipotesi di discesa dalla parete nord est della prima spalla poiché è intasata tra neve e una sottile crosta di ghiaccio. Quindi niente comode corde doppie ma successiva salita fino in vetta al Corno Piccolo e discesa per il canale a sinistra del monolito dove non trovo quasi nessuno degli ancoraggi per le doppie. Risolviamo in parte con nostri kevlar e in una neve profondissima e non trasformata raggiungiamo la base.
Lorenzo si sente la febbre, io mi sento la stanchezza e non ci facciamo scappare il locale invernale del rifugio Franchetti, tantomeno un risotto bello caldo delle scorte d’emergenza.
Questa montagna è magica, affascinante e sento che mi vuole bene. Scenderemo domani...
Massimo Marcheggiani e Lorenzo Trento
Concatenamento delle tre spalle del Corno Piccolo in preludio d’inverno il 7 e 8 dicembre 2015. Dislivello 1200 metri circa con difficoltà max M3 e 5°/5°+ su roccia.
Alle 5 meno 5 del 7 dicembre, in anticipo come mio solito sto al parcheggio e un suo sms lapidario fa: “Max, sto riversato sulla tazza del cesso a vomitare; non me la sento!” Alle 6 le lenzuola del mio letto si sono raffreddate ma le riscaldo in un nano secondo.
Esattamente 24 ore dopo ci vediamo. Viaggio, caffè, chiacchiere tra cui “Daniele s’è sposato e me so ‘mbriacato “ e alla fine zaino in spalla dai 1450 metri dei Prati risaliamo parte della val Maone scavalcando svariate slavine di cui alcune belle inquietanti.
Raggiungiamo faticosamente la base della terza spalla e la scaliamo, scarponi ai piedi, in un misto tra la via di Morandi - Consiglio e la via storica, lungo roccia solida, pulita e ben assolata. Il sole è alto ma trovare un posto da bivacco come quello che abbiamo trovato noi e non fermarsi equivarrebbe a un offesa a chiunque bivacca.
Queste sono le giornate più corte in assoluto e la nostra lunga notte inizia alle 16 e 45 per terminare nel freddo mattino successivo 14 ore dopo. Stelle a non finire e chicca mattutina con la luna a barchetta sulla vetta del Corno Grande.
La lunga e sottile cresta della terza spalla ci porta alla base della seconda; le vie di roccia sono tutte pulite ma vogliamo spuntare un po’ i ramponi e ci infiliamo nel semplice, quando è ben coperto, canale Bonacossa che generosamente ci oppone tratti di misto che col cavolo faremmo slegati. La roccia levigata e scivolosa richiede la maestria tipica di chi scala con i ramponi ai piedi e, dopo tanta ombra e freddo usciamo, al sole in vetta alla spalla.
Lungo traverso su neve ripida con la prima spalla tutta sulla nostra testa. Saliamo il lungo camino della via Bonacossa per seguire poi in alto impegnative varianti su roccia pulita mentre un vento freddissimo ci fa rivestire di corsa.
In cima svanisce l’ipotesi di discesa dalla parete nord est della prima spalla poiché è intasata tra neve e una sottile crosta di ghiaccio. Quindi niente comode corde doppie ma successiva salita fino in vetta al Corno Piccolo e discesa per il canale a sinistra del monolito dove non trovo quasi nessuno degli ancoraggi per le doppie. Risolviamo in parte con nostri kevlar e in una neve profondissima e non trasformata raggiungiamo la base.
Lorenzo si sente la febbre, io mi sento la stanchezza e non ci facciamo scappare il locale invernale del rifugio Franchetti, tantomeno un risotto bello caldo delle scorte d’emergenza.
Questa montagna è magica, affascinante e sento che mi vuole bene. Scenderemo domani...
Massimo Marcheggiani e Lorenzo Trento
Concatenamento delle tre spalle del Corno Piccolo in preludio d’inverno il 7 e 8 dicembre 2015. Dislivello 1200 metri circa con difficoltà max M3 e 5°/5°+ su roccia.
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