Cerro Torre e le salite italiane in Patagonia
Martedì Marcello Cominetti, Massimo Lucco e Francesco Salvaterra sono tornati nel pueblo di El Chaltèn dopo aver scalato il Cerro Torre domenica 14 dicembre per la via dei Ragni di Lecco. Nel farlo hanno passato sei giornate in montagna veramente indimenticabili e difficilmente descrivibili.
La via dei Ragni aperta nel gennaio del 74' dal team di Lecco sulla parete ovest della montagna è una scalata di ghiaccio e "misto" lunga circa seicento metri. Fino a pochi anni fa solo relativamente pochi alpinisti vi si sono cimentati, negli ultimi tempi anche a causa della schiodatura della via Maestri sul versante est la Ragni è diventata a tutti gli effetti la "normale" al Cerro Torre e può considerarsi una classica di alta difficoltà, certamente una delle vie di ghiaccio più belle e giustamente ambite del mondo. Va tenuto conto che per arrivare alla base della parete e tornare a "casa" se ne vedono delle belle e occorre macinare parecchi chilometri in luoghi decisamente "wild". La scalata è durata due giorni ma dalla partenza dal paese di El Chaltén al rientro alla civiltà ce ne sono voluti sei. Il team giovedì si è portato in sei ore di marcia al campo Niponino nella valle del Torre, per poi risalire in una vera e propria ascensione il Colle Standhardt, una breccia che permette di accedere al circo de Los Altares e al versante orientale della montagna.
Il terzo giorno è stato il primo di scalata al Torre, partendo alle quattro del mattino e risalendo al Colle della Speranza, (chiamato così dai primi a tentare la via, i grandi Walter Bonatti e Carlo Mauri) hanno poi proseguito fino all' Elmo, uno spallone ghiacciato posto a circa metà strada della scalata. Essendo i primi ad "aprire" la via fino a questo punto dopo un lungo periodo di brutto tempo è stato necessario per un breve tratto "scavare" un tunnel negli incredibili funghi di neve che caratterizzano questa montagna. In un pomeriggio stupendo di cielo terso hanno bivaccato in tenda con tutti i comfort, in un contesto a dir poco surreale. Nell'immaginario comune questo genere di scalate viene spesso associato a sofferenza e privamenti, piedi ghiacciati, fame e fatica, la famigerata "lotta con l'Alpe". Fortunatamente non sempre la cosa risponde al vero, nella fattispecie i tre hanno bivaccato in un posto decisamente ostile scherzando e rilassandosi in un comfort degno di un camping in Riviera.
Domenica 14 dicembre, il giorno della vetta altre cordate di alpinisti si uniscono alla scalata partendo da sotto il colle della Speranza, tra loro i militari del gruppo sportivo dell' Esercito Marco Majori, Marco Farina e François Cazzanelli, amici con cui Marcello e Francesco hanno scalato la Supercanaleta al Fitz Roy lo scorso anno. Dopo aver superato la parte di scalata di misto e la famigerata headwall, una cascata di ghiaccio molto verticale il trio ha continuato per i tre funghi di neve, l'ultimo dei quali rappresenta il "crux" dell'ascensione. Si tratta di formazioni di neve incredibili e uniche al mondo, formate dalle tempeste che provenienti dal Pacifico cozzano sull' "urlo di Pietra" creando formazioni di neve strapiombante grandi come palazzi e spesso complessi e "psicologici" da scalare. Alle due circa sono in vetta, dopo le foto di rito inizia la lunga discesa, fino al Filo Rosso e il giorno successivo concludendosi dopo undici ore e venticinque chilometri di marcia al confortevole rifugio del Fraile, nella valle del Rio Electrico.
Per tutti e tre i membri della cordata è stato un sogno realizzato, Massimo è un'ottimo alpinista con una lista di salite all'attivo da lasciare basiti, cliente di lunga data di Marcello ha sempre sognato di scalare questa montagna e tuttora sembra non assimilare bene di esserci riuscito. Marcello è una delle Guide Alpine più esperte di Patagonia del mondo, lui ci scherza sopra ma è la prima Guida Alpina Italiana e la terza al mondo a scalare questa montagna simbolo con un cliente, nel 92 è stato anche la prima guida al mondo a salire il Fitz Roy per lavoro. Francesco è un neo Aspirante Guida Alpina del Trentino, anche lui appassionato di Patagonia lo scorso anno ha tentato questa via con degli alpinisti Sloveni desistendo a una trentina di metri dalla vetta, è felice di aver concluso la scalata e di iniziare la sua esperienza da guida imparando da un buon amico in una indimenticabile avventura.
Breve escursus delle scalate degli Italiani in Patagonia in questa stagione: in Settembre il team trentino di guide costituito dall'inossidabile Ermanno Salvaterra, Thomas Franchini, Nicola Binelli e Francesco Salvaterra hanno tentato per la seconda stagione una big wall sulla parete ovest della Torre Egger, desistendo sul nascere per il grave pericolo di scariche di ghiaccio. Come ripiego di lusso Tomas, Nicola e Francesco hanno salito per la prima volta un pilastro di 400mt con difficoltà di M6+/6b+ sulla parete ovest del Domo Blanco, battezzandolo Pilastro dei Rampegaroi in onore del rinato gruppo giovanile di alpinismo della val Rendena. Ermanno, Nicola e Tomas hanno anche salito la via dei Ragni al Cerro Torre mettendo a segno la prestigiosa prima salita della stagione.
Nicola e Tomas rimasti soli hanno poi salito l'Aguja dell'S e la Saint Exupery. Successivamente Tomas e Silvestro Franchini visto il brutto tempo costante hanno dovuto accontentarsi di salire il Mocho e l'Aguja dell'S. Gianni Canale con Aldo Mazzotti hanno messo a segno un importante progetto di via nuova sul Pilastro Goretta del Fitz Roy. Le pessime condizioni della parete li hanno costretti a desistere per il momento. I militari del gruppo sportivo di Aosta Marco Majori, Marco Farina e François Cazzanelli hanno salito l'Aguja dell'S e il Cerro Torre dalla via dei Ragni. Enrico Bonino ha salito con Olivier Colaye l'Aguja Poincenot.
A cura di Francesco, Marcello e Max. El Chaltèn mercoledì 17 dicembre
Marcello e Francesco ringraziano: Ferrino, S.C.A.R.P.A., Zamberlan, Patagonia, Climbing Technology, C.A.M.P. - Cassin, Salice, GM, Lizard.
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