Aurora Artika, alla scoperta dell'arrampicata nel Mythic Circle in Groenlandia
"Sto vomitando. Cazzo, la saggezza della mamma anche questa volta ha avuto la meglio". Stiamo uscendo dal porto di Isafjorod, un paese a nord dell’Islanda. "Artika", la barca a vela capitanata da Vidar (un islandese dall’aspetto vichingo), sta salpando per guidarci e farci da casa per 20 giorni in Groenlandia.
La zona l’ha cercata Paul, si chiama Mythic Circle ed il fiordo ha un nome talmente assurdo che non lo ricordo. L’inizio di questa mia avventura potrebbe davvero sembrare un romanzo di basso rango ma è vero. La colpa è del mix birra, caffe, sigaretta che pensavo fossero d’obbligo con un tramonto cosi.
Passai le 55 ore di traversata abbastanza male devo dire: non sono fatto per l’acqua. Il gioco era di stare sdraiato a letto sotto coperta a cercare di dormire il più possibile, giorno e notte alzandomi solo poche volte, il giusto per bere del the caldo.
Alla mattina del secondo giorno mi chiamano fuori, sono un po meno spossato. Quando mi danno il binocolo e mi fanno vedere enormi montagne all’orizzonte, sto decisamente meglio. Da quel preciso istante è passato ancora tutto il giorno, prima di entrare nel fiordo e buttare l’ancora.
Che posto magico, icerberg grandi come palazzi ci circondano, e più grandi di quelle bestie di ghiaccio ci sono solo le pareti. Sono miliardi, di granito, ripide, una figata. Vedo questo famoso Mythic: boia è stupendo.
Scendiamo (per la prima volta) dalla barca e facciamo un primo sopralluogo per guardarlo. Dopo mezza giornata passata con il binocolo agli occhi, decidiamo di guardare anche l’altro versante. Vediamo una linea particolarmente estetica, su questa torre dal nome Hidden tower. OK la notte la si passa al colle così da risparmiare qualche ora di camminata e al mattino si parte. Deciso!
Sveglia ore 5, o meglio, quella che suona è alla 5, io invece ho gli occhi aperti da ore, non ho dormito: tutti mi parlavano di sto orso bianco quindi ogni minimo rumore mi alzavo e accendevo la frontale.
Partiamo io, Paul, Vikki e Matt. La cordata è veloce, fin sotto al quinto grado andiamo via in simultanea slegati, e per il resto tiri. La cima nemmeno sto a descriverla… dico solo che è uno dei posti più fighi che io abbia mai visto, guardando la foto si capisce abbastanza.
Alle 11 di sera siamo di nuovo al colle. 800m di via, loro l’hanno data 5.11c o 5.11d, non mi ricordo, secondo me si aggira tra il 6c+ o qualcosina in più. Per quanto riguarda al nome… ahahahah Cindarella ridge dal momento che Vikki alla seconda doppia vede bene di perdere la scarpetta facendosi le altre 15 più la grande cengia a metà con un il calzino nastrato per avere un minimo di grip.
Mangiamo qualcosa già dentro nel sacco a pelo poi ci buttiamo a dormire. Il mattino seguente ci alziamo, colazione e giù dritti alla barca. Gli altri vogliono riposare qualche giorno, io invece ho avuto un’idea geniale: supboard e si vanno a cercare tiri sull’acqua! Paul accetta cosi per due giorni scaliamo, riposiamo, e mangiamo pesce.
Passa ancora qualche giorno e cerchiamo il secondo obiettivo, vogliamo scalare sempre li già che ci siamo. In quel "Circle" c’é una parete senza nome, mai scalata. OK, decidiamo di andare li, si passa ancora dal colle, ma a questo giro il sistema di cenge per arrivarci lo conosciamo e non perderemo ore ed ore per trovare la sequenza giusta.
Partenza prestissimo dalla barca, dopo 4 ore, vediamo la linea: una cresta davvero molto estetica, lunghissima, non sembra dura pero si, è proprio figa! Sono le 10 del mattino e l’attacco sembra li, a 400 metri di ghiacciaio circa. Morale: arriviamo a toccare roccia all’1.30, quel ghiacciaio è una merda, un continuo disarrampicare per entrare nel buco e scalare per uscirne fuori.
La via è estremamente estetica, semplice, e con una roccia probabilmente perfetta per 700 od 800 metri. Siamo in cima al tramonto. Un altro panorama indescrivibile! Iniziamo a creare ancoraggi e buttar giù doppie fino ad una grossa cengia dove avevamo abbandonato il materiale per dormire.
Il giorno dopo ricominciamo a fare doppie, è uno strano risveglio muscolare quello della calata in doppia, forse non identico al running in parco Sempione. La differenza principale è che mancano completamente tutte le ragazze che corrono con leggings super aderenti.
Mentre camminiamo per tornare alla barca capiamo che è ora di cambiare zona, vogliamo vedere qualcosa di differente, cosi decidiamo di partire il giorno successivo in direzione Tassilaq, il paese più grande della costa; e da li cercare qualcosa di interessante. 14 ore di navigazione circa, però sto bene, non mi viene da vomitare. Restiamo a Tassilaq qualche giorno ma dopo due lunghi giri a piedi non troviamo comunque nulla che ci interessa…
È ora di ripartire, danno tempo brutto più avanti nel Golfo di Danimarca quindi si deve anticipare anche perché da li le ore di navigazione sono di più. 70 ore passate in 18 metri di barca a vela con una notte di onde che si aggiravano sui 4 metri e 35 nodi di vento.
Non ero mai stato in barca se non sul traghetto, non sono per l'acqua eppure il tutto era figo. E' vero, alle volte mi sentivo come in carcere: rinchiuso in quattro mura, inchiodato li, relazionadomi solo con quelli che con me condividevano quei pochi metri quadrati e circondato da una gran distesa di acqua che però non potevo bere. Ma io sono riuscito ad evadere, svignandomela di tanto in tanto per scalare montagne che non avevo mai scalato.
VIE
- Mythic Circle, Hidden tower, via Cindarella ridge, 800m, diff 5.11d, no spit.
- Mythic Circle, Aurora tower, 800m, diff 5.10, no spit
TEAM
- Vikki Weldon (climber)
- Paul Mcsourley (climber)
- Paolo Marazzi (climber)
- Matthew Paul Invir (filmer)
- Angela Percival (photografer)
- Julian Kenchenten (filmer)
- Vidar Kristinsson (skipper)
- Rasmus Jonsson ( skipper)
RINGRAZIAMENTI
I ringraziamenti vanno innanzitutto ad arc'teryx che mi ha permesso di poter fare questo viaggio. Poi vanno a tutti quelli che anno passato questi fantastici giorni con me, dalle giornate in barca fino ad i bivacchi in parete.
di Paolo Marazzi
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