Argento vivo sulla nord della Piccola Civetta
Dal 12 al 15 maggio 2013 Stefano Angelini, Alessandro Beber e Fabrizio Dellai hanno aperto Argento vivo, una nuova via di ghiaccio e misto sulla nord della Piccola Civetta, Dolomiti. Il racconto di Alessandro Beber.
Con questa calura estiva sembra quasi impossibile che nemmeno un mese fa ci fossero, su tutto l'arco alpino, delle condizioni invernali eccezionali. Le stesse che hanno permesso alle guide alpine Stefano Angelini, Alessandro Beber e Fabrizio Dellai di aprire Argento vivo, una grande linea di 1350 metri sulla Piccola Civetta che affronta difficoltà fino a WI 6+, M8, A2, V+, superate con due bivacchi in parete.
ARGENTO VIVO... OVVERO LE DOLOMITI COME L'EIGER di Alessandro Beber
Prima nota: in quest'inverno tanto generoso di neve le picche, le mie intendo, hanno visto ben poche volte la luce del sole... Quando un paio di mesi fa mi sveglio con un strano tarlo in testa, aprire una via di misto sul parete Nord della Piccola Civetta, sono quindi anche il primo a stupirsi di questa idea balzana.
Seconda nota: nonostante frequenti con dedizione il Civetta da vari anni, in inverno non ci sono mai venuto, e quindi di foto in condizioni invernali non ne avevo... della Piccola Civetta neanche di estive in realtà, perchè la porzione di parete a destra del Cristallo per l'arrampicata non se la fila nessuno, penso da un secolo almeno!
Con queste premesse in tasca, mi viene in mente di chiedere a Debora, un'amica di Colle S. Lucia, se cortesemente può scattare qualche foto alla parete e mandarmele, giusto per verificare se la linea immaginata avesse anche un corrispettivo nel mondo reale. Quando le foto arrivano, per poco non svengo: "la via" esiste davvero! Certo ci sono varie sezioni poco decifrabili, ma per più di tre quarti la parete è solcata da un evidente sistema di goulottes infossate tra i pilastri.
Scatta allora la spasmodica attesa della "congiunzione astrale": serve una finestra di 4 giorni di bel tempo con basse temperature, in corrispondenza ad impegni di lavoro almeno derogabili. Sabato 11 maggio Matteo, uno dei partecipanti al corso primaverile di sci-ripido, mi avverte che non può presenziare (lo ringrazierò a lungo!) per un problemino al ginocchio, e quindi in accordo con gli altri decidiamo di posticipare l'uscita finale. Ecco all'orizzonte qualche giorno libero...
Le previsioni meteo sono buone, peccato che da giovedì 16 è in arrivo un'altra perturbazione, quindi... Ora o mai più Devo trovare dei compagni disposti a partire domani mattina (domenica 12), cosa più facile a dirsi che a farsi: alla fine rispondono all'appello Fabrizio "Bicio" Dellai e Stefano "Malcom" Angelini, amici e colleghi del gruppo Guide Alpine Mountime.
Domenica mattina svaligiamo quindi il primo supermercato aperto, raggiungiamo Capanna Trieste dove prepariamo il materiale e ci avviamo belli carichi (in senso sia metaforico che letterale!) verso il rifugio Tissi. Ridiamo e scherziamo fino al Pian dela Lora, dove la neve marcia ci toglie ogni sorriso dal volto. Nonostante le racchette da neve affondiamo fino al ginocchio, inizia pure a piovere e i pesi degli zaini iniziano a sembrarci insopportabili. Siamo già un po' sconfortati quando d'improvviso le nubi si aprono e il sole della sera illumina la parete e la "nostra" linea...da vicino, e soprattutto dal vero, è ancora più attraente. Con un moto d'orgoglio, dopo 5 ore e mezza, raggiungiamo finalmente il bivacco invernale del Tissi, meglio di qualsiasi suite imperiale!
All'alba siamo già sui primi tiri del traverso d'entrata, e poi su lungo la linea obbligata che si snoda tra un canalone e l'altro...dopo due tiri di misto già più delicati, ci ritroviamo alla base di una stretta colata verticale dall'aspetto non troppo difficile: peccato che quel che sembra ghiaccio "un po' cotto" in realtà si rivela neve spugnosa e inconsistente, e Stefano si ritrova ad avanzare sorretto principalmente dalla speranza di riuscire a proteggersi "pi√π su" illusione che ahimé coltiverà fino in sosta. Poco dopo arriva però una sorpresa sufficiente a ridarci morale: un tiro, su ghiaccio vero questa volta, nascosto all'interno di una sorta di camino dove enormi massi incastrati avrebbero altrimenti sbarrato la strada... quando si dice la fortuna aiuta gli audaci!
Allora via a ritmi serrati, oltre il nevaio che sovrasta il Cristallo... alcune lunghezze su ghiaccio più impegnative si alternano a canaloni di neve più ampi, dove comunque le pendenze non consentono mai di abbandonare la progressione "a quattro zampe"... Iniziamo a guardarci attorno alla ricerca di un posto vagamente pianeggiante dove bivaccare, ma all'arrivo del buio lo stiamo ancora cercando senza successo... si prospetta una nottataccia sulle punte dei ramponi, ma Bicio non si lascia scoraggiare ed inizia a "vangare selvaggiamente" il pendio (si, mi sembra l'espressione più indicata!) fino a ricavarne una sorta di miniappartamento open-air, abbastanza confortevole da contenerci sdraiati tutti e tre. Cosa chiedere di più ...sì, beh, magari il riscaldamento, ma bisogna sapersi accontentare.
L'indomani ripartiamo fiduciosi: in teoria mancano solo 250m di dislivello... Il canale diventa però sempre più ripido e stretto, mentre il ghiaccio comincia a scarseggiare e si riduce ad una delicata patina sopra la roccia. Un altro "passaggio segreto" sotto ad un masso incastrato e... fine dei giochi. La goulotte si esaurisce sotto una fascia di enormi tetti. Ci guardiamo: da tempo ci siamo tutti resi conto che sulla parete non esistono vie di fuga laterali, e un rientro da qui sarebbe semplicemente improponibile. Proviamo allora a forzare lungo l'unica linea di fessura che sembra percorribile, così 7 ore e 2 tiri più tardi, per merito principale di Stefano e della sua stoffa di dry-tooler, finalmente sbuchiamo sopra gli strapiombi! Ancora un bel tiro su un pilastro "asciutto", unica sezione di tutta la via scalabile senza ramponi, e poi l'ultimo pendio che ci porta finalmente in cresta: arrivo giusto a sbirciare sul versante opposto con l'ultima luce, quindi ridiscendo qualche metro per scavare con gli altri la piazzola del nostro secondo bivacco (che sarà molto più gelido del primo!), forti dell'ormai collaudato "metodo Dellai". Festeggiamo la nostra salita dando fondo alle provviste e battendo i denti a ritmo, evitando di pensare alle incognite della discesa...
Se la notte ci regala una stellata con tanto di mare di nebbie in fondovalle, al mattino seguente nella nebbia più fitta ci siamo noi, quindi cambiamo la nostra idea iniziale di risalire la cresta del Civetta e dirigerci verso il rifugio Torrani, ed improvvisiamo una discesa sul versante Sud-Est, calandoci un po' a naso (o a caso, se preferite..) lungo il canalone che divide la Piccola Civetta dalla "Grande" Civetta. Quando tocchiamo finalmente la piana del Van delle Sasse baciamo la neve come Colombo le coste americane, quindi tutti felici trotterelliamo (leggi: "stanchi morti ci trasciniamo") verso valle e verso casa.
P.S.: "Argento Vivo" sembrava la nostra linea all'imbrunire, illuminata da una falce di luna. "Argento Vivo" è anche quella smania ben nota agli alpinisti, e ti trascina a forza sulle montagne, e che magari ti fa pure tornare a casa felice dopo aver speso quattro giorni di ferie in freezer!
Note tecniche
- materiale "in dotazione": 1 serie di friends dal 0.3 al 4 + 1 mazzetta di dadi
21 chiodi misti
4 corpi morti (3 a fittone e 1 a paletta)
viveri per 3 persone per 3 giorni
3 sacchi a pelo
2 fornelletti (per non finire come Piussi sulla Solleder in invernale, a bruciare cunei di legno per sciogliere l'acqua!)
- materiale lasciato: 3 chiodi sulla via
2 corpi morti e 11 chiodi in discesa
Alessandro Beber ringrazia gli sponsor Millet, Scarpa, Climbing Technology e Smith Optics.
Fabrizio Dellai e Stefano Angelini ringraziano gli sponsor Millet, La Sportiva, Climbing Technology.
Ringraziamo inoltre i nostri colleghi del gruppo guide alpine Mountime per averci "coperto i turni" e concesso questa scampagnata!
ARGENTO VIVO... OVVERO LE DOLOMITI COME L'EIGER di Alessandro Beber
Prima nota: in quest'inverno tanto generoso di neve le picche, le mie intendo, hanno visto ben poche volte la luce del sole... Quando un paio di mesi fa mi sveglio con un strano tarlo in testa, aprire una via di misto sul parete Nord della Piccola Civetta, sono quindi anche il primo a stupirsi di questa idea balzana.
Seconda nota: nonostante frequenti con dedizione il Civetta da vari anni, in inverno non ci sono mai venuto, e quindi di foto in condizioni invernali non ne avevo... della Piccola Civetta neanche di estive in realtà, perchè la porzione di parete a destra del Cristallo per l'arrampicata non se la fila nessuno, penso da un secolo almeno!
Con queste premesse in tasca, mi viene in mente di chiedere a Debora, un'amica di Colle S. Lucia, se cortesemente può scattare qualche foto alla parete e mandarmele, giusto per verificare se la linea immaginata avesse anche un corrispettivo nel mondo reale. Quando le foto arrivano, per poco non svengo: "la via" esiste davvero! Certo ci sono varie sezioni poco decifrabili, ma per più di tre quarti la parete è solcata da un evidente sistema di goulottes infossate tra i pilastri.
Scatta allora la spasmodica attesa della "congiunzione astrale": serve una finestra di 4 giorni di bel tempo con basse temperature, in corrispondenza ad impegni di lavoro almeno derogabili. Sabato 11 maggio Matteo, uno dei partecipanti al corso primaverile di sci-ripido, mi avverte che non può presenziare (lo ringrazierò a lungo!) per un problemino al ginocchio, e quindi in accordo con gli altri decidiamo di posticipare l'uscita finale. Ecco all'orizzonte qualche giorno libero...
Le previsioni meteo sono buone, peccato che da giovedì 16 è in arrivo un'altra perturbazione, quindi... Ora o mai più Devo trovare dei compagni disposti a partire domani mattina (domenica 12), cosa più facile a dirsi che a farsi: alla fine rispondono all'appello Fabrizio "Bicio" Dellai e Stefano "Malcom" Angelini, amici e colleghi del gruppo Guide Alpine Mountime.
Domenica mattina svaligiamo quindi il primo supermercato aperto, raggiungiamo Capanna Trieste dove prepariamo il materiale e ci avviamo belli carichi (in senso sia metaforico che letterale!) verso il rifugio Tissi. Ridiamo e scherziamo fino al Pian dela Lora, dove la neve marcia ci toglie ogni sorriso dal volto. Nonostante le racchette da neve affondiamo fino al ginocchio, inizia pure a piovere e i pesi degli zaini iniziano a sembrarci insopportabili. Siamo già un po' sconfortati quando d'improvviso le nubi si aprono e il sole della sera illumina la parete e la "nostra" linea...da vicino, e soprattutto dal vero, è ancora più attraente. Con un moto d'orgoglio, dopo 5 ore e mezza, raggiungiamo finalmente il bivacco invernale del Tissi, meglio di qualsiasi suite imperiale!
All'alba siamo già sui primi tiri del traverso d'entrata, e poi su lungo la linea obbligata che si snoda tra un canalone e l'altro...dopo due tiri di misto già più delicati, ci ritroviamo alla base di una stretta colata verticale dall'aspetto non troppo difficile: peccato che quel che sembra ghiaccio "un po' cotto" in realtà si rivela neve spugnosa e inconsistente, e Stefano si ritrova ad avanzare sorretto principalmente dalla speranza di riuscire a proteggersi "pi√π su" illusione che ahimé coltiverà fino in sosta. Poco dopo arriva però una sorpresa sufficiente a ridarci morale: un tiro, su ghiaccio vero questa volta, nascosto all'interno di una sorta di camino dove enormi massi incastrati avrebbero altrimenti sbarrato la strada... quando si dice la fortuna aiuta gli audaci!
Allora via a ritmi serrati, oltre il nevaio che sovrasta il Cristallo... alcune lunghezze su ghiaccio più impegnative si alternano a canaloni di neve più ampi, dove comunque le pendenze non consentono mai di abbandonare la progressione "a quattro zampe"... Iniziamo a guardarci attorno alla ricerca di un posto vagamente pianeggiante dove bivaccare, ma all'arrivo del buio lo stiamo ancora cercando senza successo... si prospetta una nottataccia sulle punte dei ramponi, ma Bicio non si lascia scoraggiare ed inizia a "vangare selvaggiamente" il pendio (si, mi sembra l'espressione più indicata!) fino a ricavarne una sorta di miniappartamento open-air, abbastanza confortevole da contenerci sdraiati tutti e tre. Cosa chiedere di più ...sì, beh, magari il riscaldamento, ma bisogna sapersi accontentare.
L'indomani ripartiamo fiduciosi: in teoria mancano solo 250m di dislivello... Il canale diventa però sempre più ripido e stretto, mentre il ghiaccio comincia a scarseggiare e si riduce ad una delicata patina sopra la roccia. Un altro "passaggio segreto" sotto ad un masso incastrato e... fine dei giochi. La goulotte si esaurisce sotto una fascia di enormi tetti. Ci guardiamo: da tempo ci siamo tutti resi conto che sulla parete non esistono vie di fuga laterali, e un rientro da qui sarebbe semplicemente improponibile. Proviamo allora a forzare lungo l'unica linea di fessura che sembra percorribile, così 7 ore e 2 tiri più tardi, per merito principale di Stefano e della sua stoffa di dry-tooler, finalmente sbuchiamo sopra gli strapiombi! Ancora un bel tiro su un pilastro "asciutto", unica sezione di tutta la via scalabile senza ramponi, e poi l'ultimo pendio che ci porta finalmente in cresta: arrivo giusto a sbirciare sul versante opposto con l'ultima luce, quindi ridiscendo qualche metro per scavare con gli altri la piazzola del nostro secondo bivacco (che sarà molto più gelido del primo!), forti dell'ormai collaudato "metodo Dellai". Festeggiamo la nostra salita dando fondo alle provviste e battendo i denti a ritmo, evitando di pensare alle incognite della discesa...
Se la notte ci regala una stellata con tanto di mare di nebbie in fondovalle, al mattino seguente nella nebbia più fitta ci siamo noi, quindi cambiamo la nostra idea iniziale di risalire la cresta del Civetta e dirigerci verso il rifugio Torrani, ed improvvisiamo una discesa sul versante Sud-Est, calandoci un po' a naso (o a caso, se preferite..) lungo il canalone che divide la Piccola Civetta dalla "Grande" Civetta. Quando tocchiamo finalmente la piana del Van delle Sasse baciamo la neve come Colombo le coste americane, quindi tutti felici trotterelliamo (leggi: "stanchi morti ci trasciniamo") verso valle e verso casa.
P.S.: "Argento Vivo" sembrava la nostra linea all'imbrunire, illuminata da una falce di luna. "Argento Vivo" è anche quella smania ben nota agli alpinisti, e ti trascina a forza sulle montagne, e che magari ti fa pure tornare a casa felice dopo aver speso quattro giorni di ferie in freezer!
Note tecniche
- materiale "in dotazione": 1 serie di friends dal 0.3 al 4 + 1 mazzetta di dadi
21 chiodi misti
4 corpi morti (3 a fittone e 1 a paletta)
viveri per 3 persone per 3 giorni
3 sacchi a pelo
2 fornelletti (per non finire come Piussi sulla Solleder in invernale, a bruciare cunei di legno per sciogliere l'acqua!)
- materiale lasciato: 3 chiodi sulla via
2 corpi morti e 11 chiodi in discesa
Alessandro Beber ringrazia gli sponsor Millet, Scarpa, Climbing Technology e Smith Optics.
Fabrizio Dellai e Stefano Angelini ringraziano gli sponsor Millet, La Sportiva, Climbing Technology.
Ringraziamo inoltre i nostri colleghi del gruppo guide alpine Mountime per averci "coperto i turni" e concesso questa scampagnata!
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