Alpinismo vagabondo #1: fare lo zaino, partire, andare in montagna
Foto di rito: noi e i bagagli. Almeno loro sembrano pronti a partire. E ora, al posto che salire in cabina stringendoci la mano, ci diciamo l’un l’altro “buon volo”. Io e te, che viaggeremo insieme in un continente sconosciuto per i prossimi due mesi, ci salutiamo quasi banalmente all’aeroporto di Venezia. Non solo non saremo seduti fianco a fianco, ma, per motivi di convenienza economica, viaggeremo su voli diversi. Il mio aereo punta diritto verso ovest per un primo scalo a Parigi, mentre tu farai una giravolta a est, e passerai la notte a Istanbul. Voli diversi, proprio come noi: io che guardo alla meta, focalizzato sull’obiettivo futuro, tu che vivi sulla strada gustandone ogni attimo presente, specialmente quando c’è qualche deviazione, meglio se inaspettata. Mentre passo i controlli aeroportuali rido di questo assurdo per quanto previsto scherzo del destino e addento un biscotto di pastafrolla che una sorella dal cuore d’oro mi ha ficcato previdentemente in zaino: non me lo ero immaginato così questo momento, qualche mese fa quando abbiamo preso i biglietti per Buenos Aires. Anzi, a pensarci bene non avevo neanche provato ad immaginarlo, l’inizio del nostro vagabondare alpinistico per il Sud America.
Ci sentiamo alpinisti perché attirati in maniera passionale ed irrefrenabile dalle montagne, vagabondi perché scaliamo senza preconcetti e senza fretta; ci prendiamo tempo per vivere al di fuori dei luoghi comuni e dei progetti scontati.
In fondo non c’è niente di diverso dal solito, anche se la Patagonia è un po’ più distante delle Dolomiti: abbiamo fatto lo zaino, stiamo partendo, e andremo in montagna. Sono passaggi concatenati, ripetuti innumerevoli volte nella vita da alpinisti e viaggiatori: fare lo zaino, partire, andare in montagna. Azioni senza epoca o luogo di appartenenza, che ovunque hanno regalato e regalano brividi di avventura a famosi alpinisti come a semplici amanti degli orizzonti verticali. Azioni che preannunciano l’ignoto oscuro: presto sarà reale e più grande di noi. Azioni che ci caricano di vibrante tensione positiva, elettrizzano la nostra mente come il vento che precede un violento temporale.
Per fare lo zaino, questa volta, abbiamo impiegato più tempo del solito: roccia, ghiaccio, vogliamo essere pronti a tutto, ma senza far alterare la bilancia del nastro trasportatore al check-in. Rimpiangendo la rilassante comodità di poter caricare tutto in macchina, scegliamo il materiale ascoltando intuito, esperienza e qualche consiglio. Grazie a questi ultimi, ed alla competenza di amici o parenti, i nostri bagagli sono impreziositi dalla presenza di qualche chicca. Con Andrea, papà di Alice e abile lavoratore di metalli, costruiamo le “alette”, mitico accessorio delle piccozze, forse utile per superare la neve inconsistente dei funghi sommitali. Con Leopoldo invece impariamo l’arte del taglia e cuci. In un pomeriggio allarghiamo un sacco a pelo per trasformarlo in un leggero, ma speriamo anche comodo e caldo, letto a due piazze. Queste attrezzature potrebbero essere utili anche sulle nostre Alpi, ma le sconosciute Ande ci spaventano di più e ci fanno passare rapidamente dalla progettazione alla realizzazione. Allora il viaggio diventa, ancora prima del suo inizio, occasione per discutere, pensare e creare qualcosa insieme. La costruzione di questi oggetti sembra un vero e proprio rito propiziatorio: mettendoli dentro lo zaino, assieme ai biscotti, ai libri ed altri svariati regali e messaggi di buona fortuna, sentiamo palpabile il supporto di chi ci vuole bene e ci accompagna con il pensiero.
Siamo pronti a partire. Lo stato d’animo del “partire” dipende dal tempo a disposizione: a volte abbiamo acceso la macchina in fretta, ancora pensando alle cose dimenticate. Altre volte abbiamo inforcato una bicicletta e gustato il momento, con la calma di altri tempi ad accompagnarci e la certezza di non avere dimenticato nulla di indispensabile; o forse di non possedere nulla di indispensabile. In ogni caso il tempo della partenza si condensa in un attimo solamente. Quell’istante in cui si voltano le spalle al passato, ai preparativi ed alle cose rimaste da fare. Si proiettano gli occhi verso il futuro e si assapora finalmente il vuoto della propria libertà. Oggi la mia libertà sa di pastafrolla. Mastico il biscotto mentre tasto il sacchetto, e tiro a indovinare quanti altri biscotti avanzano: dovrebbero bastare fino a Buenos Aires.
Ventiquattro ore e due scali dopo sono sempre in aeroporto, ma dall’altra parte del mondo. Tu mi hai guardato imbarcarmi in anticipo rispetto al tuo volo, ora tocca a me aspettarti in Argentina, cercando la tua sagoma oltre i cancelli “Arribos internacionales”. Sono sicuro che anche tu avrai finito i tuoi biscotti. Ci guarderemo intensamente, come a ricordarci che “due è il contrario di uno”. Poi caricheremo sulle spalle tutto quello che abbiamo e, semplicemente, andremo in montagna…
Ringraziamo per il supporto: S.C.A.R.P.A. - Climbing Technology - Beal
Giovanni Zaccaria ha 27 anni, vive a Padova ma fa il pendolare con le Dolomiti. Ama i viaggi all’avventura e gli orizzonti, meglio se verticali, odia la routine. Dopo l’infanzia tra i pali e le gare sulle piste da sci, ha scoperto lo scialpinismo e il freeride. Non ha più abbandonato la sua libertà, e l’alpinismo in ogni stagione è diventata di conseguenza passione ed ossessione. Ha salito oltre 200 vie di roccia lungo tutto l’arco alpino fino al IX grado, confrontandosi con le grandi classiche estreme ed aprendo vie nuove. Ha scalato dalle fessure trad delle isole Lofoten (Norvegia) fino alle falesie del Portogallo e del Verdon, raggiungendo difficoltà sportive di 7c. Ha salito oltre 50 vie di ghiaccio dal massiccio del Monte Bianco alle Alpi Orientali fino alla difficoltà ED+, e cascate di ghiaccio fino al grado WI6+ e M8 a vista. Ha compiuto oltre 100 gite di scialpinismo in Dolomiti, sui 4000 della Svizzera e giù verso il mare dalle Alpi Liguri. Appassionato di sci ripido, ha sciato lungo discese famose come il Canalone Marinelli e la Nord della Tour Ronde, ma anche probabili prime discese, come il Canalone Oppel e la Cima dei Toni. Laureato in ingegneria chimica e dei materiali, ha studiato a Padova, Lisbona e Zurigo, è interessato alle tematiche ambientali ed energetiche. Scrittore autodidatta e suonatore di flauto irlandese improvvisato, pratica lavori in quota con funi su piante ad alto fusto e strutture artificiali. Cresciuto negli scout e capo a sua volta per diversi anni, è convinto dell’essenziale ruolo educativo della montagna e della natura nella crescita dei ragazzi, oltre che come terapia per lo stress della frenetica società moderna. E’ volontario del Soccorso Alpino, Istruttore del CAI, e ha iniziato l’impegnativo percorso per diventare Guida Alpina.
Alice Lazzaro ha 24 anni e vive... nel Paese delle Meraviglie! Cresciuta con il complesso della figlia mezzana ha dovuto fin da piccola imparare a difendersi dall’alleanza dei fratelli, ma anche a mediare in molte situazioni. Può vantare, grazie anche a loro, di un animo sensibile, ma battagliero.
Si è dedicata volentieri a diversi sport: da quelli individuali, come la ginnastica artistica, a quelli di squadra, come la pallavolo, sempre senza particolare attitudine all’agonismo. Finalmente alla tenera età di 18 anni incontra... lo Yoga, disciplina che unisce il corpo con la mente e l’animo, che riesce per qualche momento a toglierle quella sete di Equilibrio che va cercando ovunque. Forse è proprio quel gioco di equilibrio che ricerca durante le sue ascensioni su roccia e ghiaccio. La passione del papà per la Montagna, vissuta con uno stile classico e romantico, si è trasferita direttamente nelle vene e fin da piccola camminare scalza sui prati, respirare il forte vento di forcella e immergersi in scroscianti torrenti sono state le sue gioie. La montagna è una costante nella sua vita, una casa sicura in cui ritrovarsi, ma anche un luogo di profonde amicizie e grosse risate. Il CAI di Padova le ha aperto le braccia e dopo il primo corso di roccia a 17 anni ha proseguito la sfavillante carriera entrando nel corpo istruttori dell’Alpinismo a 20 anni, e conquistandosi il titolo regionale di Istruttrice di Alpinismo a 23! Anche l’ambiente dell’alpinismo è spesso sessista e forse è per questo che con orgoglio ha accettato la sfida di far vedere come possono portare ricchezza sguardi di donne ad alta quota. Grazie al mondo Scout ha imparato a gustare la fatica, ad assumersi le sue responsabilità, ad aiutare gli altri e a lavorare (e sopportare) in staff! È convinta che la magia della vita sia nascosta dietro le piccole cose, che dobbiamo continuamente imparare a Meravigliarci.. guardando un po’ ai bambini e permettendoci il lusso di essere noi stessi! Proprio per questo si tiene allenata praticando varie forme di teatro, da laboratori con i ragazzi a workshop con gli adulti, e nel tempo libero si diverte ad appendersi su tessuti aerei o trapezi! Si è avvicinata alla fotografia con diversi corsi.. ma “l’incisione della pelle del mondo” più bella è quella che segue istinto ed emozioni. Nella sua frenetica vita ha avuto tempo anche di studiare… e raggiunta la Laurea triennale a Padova in Servizio Sociale si è messa subito alla prova sul campo. Ha lavorato come Assistente Sociale con improbabili contratti... ma il suo vero sogno è costruire qualcosa che possa lasciare un segno positivo e possibilmente colorato in questo mondo! Unire la passione per le arti, il movimento, il teatro con il fine più grande di un benessere personale e quindi sempre di più collettivo e sociale. Mettere l’Arte al Servizio del Sociale!
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