Alex Honnold: super solitaria sullo Yosemite Triple

Alex Honnold fa il bis: dopo la velocissima salita del trittico Mount Watkins, El Capitan e l'Half Dome effettuata con Tommy Caldwell, il 26enne climber statutinitense tra il 5 e il 6 giugno ha riaffrontato e risolto la Yosemite Triple con un'incredibile quanto veloce solitaria.
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Alex Honnold sulla cengia Thank God Ledge, sulla Regular Northwest Face route su Half Dome, Yosemite
www.senderfilms.com

La notizia non poteva fare più rumore: a Yosemite Alex Honnold ha salito il Triple Crown in solitaria. E già questo sarebbe una signora notizia. Ma c'è di più, il 27enne climber di Sacramento ha linkato, senza soluzione di continuità il Mount Watkins, El Capitan e l'Half Dome, appunto la Triple, ad una velocità pazzesca. Qualcosa come circa 18 ore di scalata effettiva, 25 compresi gli spostamenti. Il tutto per più di 2000 (difficili) metri complessivi di parete. Una performance... pazzesca.

Insomma, in queste ore lo stupore del mondo dell'alpinismo si tocca con mano. Anche perché nessuno se l'aspettava visto che, solo un paio di settimane fa Honnold aveva salito, in poco più di 20 ore, la stessa tripletta assieme a Tommy Caldwell... Invece, ecco che Alex ha rilanciato con questa nuova versione della salita in solitaria, che solo in parte è comprensibile con la sua vertiginosa tabella di marcia: Mount Watkins in 2 ore e 20, poi nella notte 6 ore per The Nose (e non per Freerider come con Caldwell) su El Cap, per concludere la grande corsa il mattino successivo sulla famosa Regular Northwest Face di Half Dome.

Non è finita... c'è ancora qualcosa da aggiungere: Honnold è riuscito a salire quasi il 95% del trittico in libera. "Ho usato l'attrezzatura soltanto nelle sezioni chiave" ha spiegato Honnold in un'intervista pubblicata sul sito della The North Face "quindi ho salito in free solo circa 2000 metri di 5.10 e 5.11 poi per i restanti 150 metri circa ho usato altre tecniche."

Dopo le tre vie Honnold ha subito detto "OK, that was a big deal" e questa è sicuramente la prima volta che lo sentiamo ammettere di aver fatto qualcosa di grande. Di molto grande aggiungiamo noi, che, conoscendo le vie e quelle pareti, non solo si fa fatica a credere ma perfino ad immaginare.

Ora si aspettano ulteriori notizie. Di sicuro se ne parlerà ancora, e per molto. Intanto, e senza fare impossibili confronti, questa salita merita sicuramente un posto di primissimo piano negli annali delle più incredibili realizzazioni solitarie di sempre. Ma forse, quello che più conta, è che questa salita sembra essere una perfetta interpretazione di quello “stile Honnold” che in questi ultimi anni abbiamo imparato a conoscere con le sue sempre più difficili solitarie. Come dire che il pericolosissimo gioco delle solitarie ha bisogno di essere interiorizzato, vissuto e sofferto. Non è per tutti. Anzi forse non è per nessuno. Sicuramente non va mai consigliato. Per questo quando trovi qualcuno che lo interpreta e lo vive con la grandezza di Honnold. Oppure di Auer sul Pesce. O di Alex Huber sulla Hasse Brandler, solo per citarne alcuni. Puoi solo pensare: “questi sono pazzi!”... e poi fare chapeau!


Arrampicare nella Yosemite Valley - 5 vie classiche





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